L'occhio del terapeuta. Il timoniere, l'era atomica e la pratica dell'incertezza
Narrativa Sistemica
1. Associazione Episteme, Torino
20 settembre 2008
Massimo Giuliani
TERAPIA SISTEMICA E
APPROCCIO NARRATIVO
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2. Due affermazioni “vere”:
“Il quadrato costruito sull’ipotenusa è
uguale alla somma dei quadrati costruiti
sui cateti”
(Pitagora)
“Da bambina sono stata piuttosto chiusa,
fino ai dodici anni... dopo il trasferimento
in un'altra città le cose sono cambiate. In
quegli anni è stato molto importante il
rapporto con mia sorella...”
(Sandra)
3. “La comprensione che ognuno
ha di se stesso è narrativa: non
posso cogliere me stesso al di
fuori del tempo e dunque al di
fuori del racconto” (Paul
Ricoeur, 1988)
“Questo mi fa venire in mente
una storia...” (Gregory Bateson)
Accanto al pensiero
paradigmatico che persegue
l’ideale di un sistema descrittivo
ed esplicativo formale e
matematico, esiste un pensiero
narrativo. (v. J. Bruner, 1996)
4. Le premesse dell’“apertura” alla narrativa
Nella sistemica:
il costruttivismo, il sociocostruzionismo, il postmoderno,
la cibernetica del II ordine,
ma anche le tecniche tese a valorizzare “punti di vista” (le
domande circolari),
l’attenzione alle storie familiari,
l’interesse per il tempo (Boscolo, Bertrando),
la “curiosità” (Cecchin)...
6. Nella terapia familiare postmoderna:
I sistemi umani sono sistemi linguistici
che costruiscono e condividono significati.
Nella seconda rivoluzione cognitiva:
La mente non è un sistema di elaborazione di
informazioni o di risposta a stimoli esterni:
essa è il sistema che controlla l’attività di
persone che interagiscono.
Il modello dell’attività mentale è il discorso.
7. Harré e Gillet:
Il vecchio paradigma della psicologia
attinge ai modelli di spiegazione della
scienza fisica.
L’antropologia dà alla psicologia la
consapevolezza del carattere locale dei
suoi saperi.
Non ci sono processi mentali che
preesistono al discorso: i processi
mentali sono il discorso!
La “mente” è creata dalle “pratiche
conversazionali” degli studiosi e delle
persone coinvolte nel “discorso sociale”
attraverso il linguaggio.
Oggetto della psicologia sono
sistemi simbolici e significati, che sono
modificati attraverso un processo
interpretativo che coinvolge individui
consapevoli che interagiscono
simbolicamente tra loro.
8. Nella terapia cognitiva della “seconda
rivoluzione”:
Il cambiamento avviene attraverso pratiche discorsive.
Nella terapia si sovrappongono diversi linguaggi:
ordinario; letterario; psicologico; medico;
psicologia popolare (folk psychology).
Nella terapia familiare narrativa e
postmoderna:
La terapia è una conversazione trasformativa.
Il cambiamento consiste nell'espandere i significati.
Rifuto di metafore cibernetiche e biologiche a vantaggio di
metafore letterarie e testuali.
Rifiuto dello strutturalismo sull'onda del “new criticism”.
Il punto di vista “esperto” non è gerarchicamente superiore né
più valido di quello del cliente.
9. I sistemi
oltre la cibernetica del I ordine
Per Maturana e Varela i sistemi viventi
sono “autopoietici”, cioè in grado di auto-
organizzarsi, autoriprodursi ed evolvere.
Questo vuol dire che in nessun modo è
possibile modificare intenzionalmente lo
stato di un sistema: il suo cambiamento
non dipende da un intervento esterno.
Per il costruzionismo sociale il Sé cresce
all’interno degli scambi e la “realtà” è il
prodotto di un consenso.
Ruolo del linguaggio nella costruzione
della realtà.
10. Nella terapia sistemica
Un approccio Un approccio
“strutturale” “story-telling”
Una narrativa Una narrativa
“riparativa” “moltiplicativa”
(tecnologia della (tecnologia del
coerenza) coordinamento)
11. Postmodernità e
moltiplicazione di narrazioni
In letteratura:
narrativa multilineare
Nell'intercultura:
coordinamento
vs. coerenza
In terapia: il
Milan Approach
12. Michael White:
Le persone arrivano con una
descrizione saturata dal
problema.
La storia saturata è una
storia dominante della vita
familiare.
White non trasforma le storie,
né propone connessioni
inesplorate: identifica aspetti
negativi o trascurati
dell’esperienza e li inserisce
in una nuova storia.
13. Da M. White, D. Epston:
“Narrative Means to
Therapeutic Ends”
14. Da M. White, D. Epston:
“Narrative Means to
Therapeutic Ends”
15. Da M. White, D. Epston:
“Narrative Means to
Therapeutic Ends”
16. John Byng-Hall
“Il terapeuta può avere un ruolo nello stimolare la
famiglia a fornire una storia più coerente di quel che
accade [...] Il terapeuta deve avere un'idea di che
cosa sia una narrazione coerente o incoerente”
A tale scopo è utile l'Adult Attachment Interview (M.
Main), in cui viene chiesto all'individuo di descrivere
i propri attaccamenti da bambino: il clinico valuta la
coerenza fra episodi raccontati ed aggettivi attribuiti
ai genitori
(v. più avanti, la coerenza secondo le “massime” di
Grice)
17. Umberto Eco:
testo aperto, testo chiuso
“Testi chiusi cercano di indirizzare in
modo stringente l’interpretazione del
lettore, in modo che ogni termine, ogni
modo di dire e ogni riferimento
enciclopedico sia quello che
prevedibilmente il lettore può capire.”
“Non solo i testi a funzione estetica,
ma qualunque altro atto comunicativo
è in qualche misura ‘aperto’, cioè
richiede la collaborazione del
destinatario.
Ambiguità e incompletezza sono insite
in ogni testo: ogni testo è strutturato in
modo tale da lasciare un certo margine
(variabile) di manovra interpretativa.
I testi aperti sono quelli che sfruttano
questa situazione pragmatica come
ipotesi regolativa della propria
strategia.”
18. La terapia tenta di restituire “apertura”
(“congiuntività”?) ai testi “chiusi” del
cliente o della famiglia...
Carmela (dopo l'incidente del figlio Stefano): “Era
l'ultima chance, ha tradito la nostra fiducia. È un
bugiardo, aveva giurato di aver chiuso con la
droga”.
Diego (il padre): “Io ho per lui lo stesso amore di
sempre, ma è ora che dimostri di avere davvero un
progetto di vita”.
Stefano: “Non sopporto che se la prendano così.
Ormai è successo”.
19. Christopher Booker: le sette trame
1. La sconfitta del mostro (Davide e Golia, Lo Squalo, James Bond...)
2. Da povero a ricco (Cenerentola, David Copperfield, La Febbre dell'Oro, My
Fair Lady...)
3. La rinascita (Biancaneve, Tutti Insieme Appassionatamente, Delitto e
Castigo, Canto di Natale...)
4. La ricerca (Odissea, Divina Commedia, I Predatori dell'Arca Perduta, Il
Giro del Mondo in 80 Giorni...)
5. La commedia (Le Vespe di Aristofane, I film dei Fratelli Marx, le commedie
di Feideaux...)
6. Il viaggio e il ritorno (Robinson Crusoe, Alice nel Paese delle
Meraviglie...)
7. La tragedia (Orestea, Madame Bovary, Anna Karenina, Lolita...)
23. In terapia una “buona storia” è
una “storia al congiuntivo”
Introdurre congiuntività vuol dire applicare
strumenti linguistici con la funzione di
trasformare il fatto descritto
originariamente (“x commette un delitto”) in
un processo psicologico, e dunque
“congiuntivo” (Bruner, 1988):
1) l’utilizzo di un verbo modale (“x
potrebbe commettere un delitto”);
2) l’intenzione (“x vorrebbe commettere
un delitto”);
3) il risultato (“x riesce a commettere
un delitto”);
4) il modo (rende soggettiva l’azione:
“x ha voglia di commettere un delitto”);
5) l’aspetto (“x si accinge a
commettere un delitto”);
6) lo status (“io non commetto mai
delitti”).
24. Contributi della scrittura
ipertestuale alla terapia
1. La riconfigurazione dell'Autore
2. L'ipotizzazione multilineare
3. La virtualizzazione della realtà
4. Il disorientamento
5. I link fra testi (connettere storie e
personaggi)
6. Multimedialità e tecniche non
verbali
25. Ipertestualizzazione nel dialogo terapeutico
Lui: “Non usciamo mai
con i miei amici”
Terapeuta: “Siete bravi a chiudere
le cose in comparti stagni”
Lei: “È vero, non siamo capaci di
condividere il dolore”
Un approccio story-telling non mira a “scoprire”
pattern o giochi, ma a trasformare e far evolvere le
descrizioni
26. Una “buona storia” / 1
Secondo Aristotele (“Poetica”): linearità e unitarietà, coerenza
formale, nodo e scioglimento, preparazione a un finale:
“In questa differenza sta anche il divario tra la tragedia e la commedia, giacché l’una
tende ad imitare persone migliori, l’altra peggiori di quelle esistenti.”
“Quanto ai caratteri, quattro sono le cose a cui si deve mirare, di cui una,
e la prima, è che siano buoni. Il personaggio avrà poi un carattere se,
come si è detto, il suo discorso e la sua azione rendono manifesta una
qualche risoluzione e, se questa è buona, buono sarà il carattere. E ciò è
possibile in ciascuna condizione, perché buona lo è anche la donna e
buono lo schiavo, benché di questi l’una sia inferiore e l’altro di infimo
rango.
La seconda cosa a cui si deve mirare è la convenienza, perché è
anche possibile che una donna sia di carattere coraggioso, ma
non è conveniente per una donna essere fino a questo punto
coraggiosa o fiera.
La terza è la somiglianza, e questa è cosa diversa dal fare il
carattere buono e conveniente come si è detto.
Quarta è la coerenza, giacché anche se il modello
dell’imitazione sia una persona incoerente e si sia supposto
un tale carattere, deve essere coerentemente incoerente.”
27. Ian McEwan analizza le
narrazioni ricorrenti sulla fine
del mondo.
Le persone hanno bisogno di
pensare che le storie abbiano
una fine?
Ma le storie hanno una fine?
Hanno un inizio?
28. Una “buona storia” / 2
secondo il principio di
cooperazione di H. P. Grice:
I. Quantità:
- dai un contributo tanto
informativo quanto è richiesto;
- non dare un contributo più
informativo di quanto è richiesto.
II. Qualità (tenta di dare un
contributo che sia vero):
- non dire ciò che credi essere falso;
- non dire ciò per cui non hai prove
adeguate.
III. Relazione:
- sii pertinente.
IV. Modo (sii perspicuo):
- evita l’oscurità di espressione;
- evita l’ambiguità;
- sii breve;
- sii ordinato nell’esposizione.
29. Carlos Sluzki:
la “realtà” è una
descrizione
Le descrizioni (strutture
narrative) sono sistemi
semantici che contengono una
trama (“che cosa”), dei
personaggi (“chi”) e una
situazione (“dove e quando”).
I significati di queste
componenti narrative sono
regolati e regolano lo
svolgimento e il contenuto
della storia, restringendo la
gamma possibile delle
interpretazioni.
30. Carlos Sluzki: trasformazione terapeutica delle trame narrative
Statico / fluttuante
Trasformazioni nel tempo Sostantivi / verbi
A-storico / storico
Trasformazioni nello spazio Non contestuale / contestuale
Trasformazioni nella causalità Origini / effetti
Trasformazioni
nella natura Intra / inter-personale
delle storie Intenzioni / effetti
Trasformazioni nelle interazioni Sintomi / conflitti
Ruoli / regole
Buoni / cattivi propositi
Trasformazioni nei valori Sano / insano
Legittimo / illegittimo
Passivo / attivo
Trasformazioni nella narrazione delle storie Interpretazioni/descrizioni
Incompetenza/competenza
31. Approccio narrativo e questioni etiche
John Shotter (1984):
pratiche di accountability
I. Responsibility: knowing that
II. Reliability: knowing how
III. Accountability: knowing of the third kind
Vernon Cronen (1991):
narrazioni e “moral agency”
Bianciardi e Bertrando (2002):
se la pratica clinica non ha un fondamento “forte”
è esplicita la responsabilità del clinico
32. Femminismo e approccio narrativo
in terapia della famiglia
Mary Olson:
il ricercatore come “testimone esterno”
La sua ricerca “analizza i temi dell'avere voce in
capitolo e della comunicazione e sviluppa pratiche di
ricerca relazionale che consentono al singolo di fare
esperienza di sé stesso nella sua intierezza. Le idee
narrative e riflessive e le pratiche conversazionali
provenienti dalla terapia familiare sono qui
incorporate in un metodo di studio che ha preso in
considerazione casi particolarmente significativi.”
33. Alcuni approfondimenti utili...
- Harlene Anderson, Harold A. Goolishian (1992), “I sistemi umani come sistemi linguistici. Implicazioni per
una teoria della clinica”. In Connessioni, 2.
- Lynne E. Angus, John McLeod (eds.) (2004), The Handbook of Narrative and Psychotherapy. Practice,
Theory and Research. Sage Pub., California.
- Paolo Bertrando (1998) “Testo e contesto. Narrativa, postmoderno e cibernetica”. In Connessioni, 3.
- Marco Bianciardi e Paolo Bertrando (2002), “Terapia etica: una proposta per l’epoca postmoderna”. In
Terapia Familiare, 69.
- Luigi Boscolo e Paolo Bertrando (1993), I tempi del tempo. Bollati Boringhieri, Milano.
- Luigi Boscolo e Paolo Bertrando (1996), Terapia sistemica individuale. Raffaello Cortina, Milano.
- Jerome Bruner (1992), La ricerca del significato. Per una psicologia culturale. Bollati Boringhieri, Torino.
- Jerome Bruner (1993), La mente a più dimensioni. Laterza, Roma - Bari.
- Gianfranco Cecchin (1988), “Revisione dei concetti di ipotizzazione, circolarità, neutralità: un invito alla
curiosità“. Ecologia della Mente n. 5.
- Vernon Cronen (1991), “Coordinated Management of Meaning Theory and Postenlightenment Ethics”. In
Greenberg, K. J. (1991), Conversations on Communication Ethic. Ablex, New Jersey.
- Massimo Giuliani (2006), Terapia ipertestuale: nuove metafore postmoderne per la clinica sistemica. Terapia
Familiare, 82.
- Paul Grice (1978), “Logica e conversazione”, in M. Sbisà (a cura di), Gli atti linguistici, Feltrinelli, Milano.
- Rom Harré, G. Gillet (1996), La mente discorsiva, Raffaello Cortina, Milano.
- James Hillman (1984), Le storie che curano. Raffaello Cortina, Milano.
- Lynn Hoffman (1990), “Constructing realities. An Art of Lenses”. Family Process, 29. Trad. it. sul sito
Terapiasistemica.info.
- Mary Olson (2003), (2003), “Ascoltando le voci dell’anoressia: il ricercatore come testimone esterno”, in P.
Barbetta, P. Benini, R. Naclerio (a cura di) Diagnosi della diagnosi. Guerini Editore.
- John Shotter (1984), Social Accountability and Selfhood. Blackwell Pub.
- Carlos Sluzki (1991), “La trasformazione delle trame narrative”, Terapia Familiare 36.
- Michael White (1992), La terapia come narrazione. Proposte cliniche, a cura di Umberta Telfener, Astrolabio,
Roma.