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Associazione Episteme, Torino
20 settembre 2008

Massimo Giuliani
TERAPIA SISTEMICA E
APPROCCIO NARRATIVO



www.massimogiuliani.it
info@massimogiuliani.it
Due affermazioni “vere”:
  “Il quadrato costruito sull’ipotenusa è
  uguale alla somma dei quadrati costruiti
  sui cateti”
  (Pitagora)

  “Da bambina sono stata piuttosto chiusa,
  fino ai dodici anni... dopo il trasferimento
  in un'altra città le cose sono cambiate. In
  quegli anni è stato molto importante il
  rapporto con mia sorella...”
  (Sandra)
“La comprensione che ognuno
ha di se stesso è narrativa: non
posso cogliere me stesso al di
fuori del tempo e dunque al di
fuori del racconto” (Paul
Ricoeur, 1988)

“Questo mi fa venire in mente
una storia...” (Gregory Bateson)

Accanto al pensiero
paradigmatico che persegue
l’ideale di un sistema descrittivo
ed esplicativo formale e
matematico, esiste un pensiero
narrativo. (v. J. Bruner, 1996)
Le premesse dell’“apertura” alla narrativa



                         Nella sistemica:
 il costruttivismo, il sociocostruzionismo, il postmoderno,
                   la cibernetica del II ordine,
ma anche le tecniche tese a valorizzare “punti di vista” (le
                       domande circolari),
                l’attenzione alle storie familiari,
       l’interesse per il tempo (Boscolo, Bertrando),
                    la “curiosità” (Cecchin)...
J.-F. Lyotard:
“Possiamo considerare
postmoderna l'incredulità nei
confronti delle metanarrazioni”
(1979)
Nella terapia familiare postmoderna:
  I sistemi umani sono sistemi linguistici
che costruiscono e condividono significati.

Nella seconda rivoluzione cognitiva:
La mente non è un sistema di elaborazione di
 informazioni o di risposta a stimoli esterni:
   essa è il sistema che controlla l’attività di
          persone che interagiscono.
 Il modello dell’attività mentale è il discorso.
Harré e Gillet:
   Il vecchio paradigma della psicologia
  attinge ai modelli di spiegazione della
                            scienza fisica.
      L’antropologia dà alla psicologia la
consapevolezza del carattere locale dei
                               suoi saperi.
        Non ci sono processi mentali che
       preesistono al discorso: i processi
                 mentali sono il discorso!
      La “mente” è creata dalle “pratiche
  conversazionali” degli studiosi e delle
persone coinvolte nel “discorso sociale”
                   attraverso il linguaggio.
           Oggetto della psicologia sono
 sistemi simbolici e significati, che sono
        modificati attraverso un processo
    interpretativo che coinvolge individui
          consapevoli che interagiscono
                 simbolicamente tra loro.
Nella terapia cognitiva della “seconda
                rivoluzione”:
   Il cambiamento avviene attraverso pratiche discorsive.
       Nella terapia si sovrappongono diversi linguaggi:
          ordinario; letterario; psicologico; medico;
             psicologia popolare (folk psychology).


      Nella terapia familiare narrativa e
                postmoderna:
         La terapia è una conversazione trasformativa.
     Il cambiamento consiste nell'espandere i significati.

   Rifuto di metafore cibernetiche e biologiche a vantaggio di
                   metafore letterarie e testuali.
    Rifiuto dello strutturalismo sull'onda del “new criticism”.
Il punto di vista “esperto” non è gerarchicamente superiore né
                  più valido di quello del cliente.
I sistemi
oltre la cibernetica del I ordine
Per Maturana e Varela i sistemi viventi
sono “autopoietici”, cioè in grado di auto-
organizzarsi, autoriprodursi ed evolvere.
Questo vuol dire che in nessun modo è
possibile modificare intenzionalmente lo
stato di un sistema: il suo cambiamento
non dipende da un intervento esterno.

Per il costruzionismo sociale il Sé cresce
all’interno degli scambi e la “realtà” è il
prodotto di un consenso.
Ruolo del linguaggio nella costruzione
della realtà.
Nella terapia sistemica



Un approccio                     Un approccio
 “strutturale”                   “story-telling”




               Una narrativa                       Una narrativa
                  “riparativa”                     “moltiplicativa”
            (tecnologia della                      (tecnologia del
                   coerenza)                       coordinamento)
Postmodernità e
   moltiplicazione di narrazioni

                         In letteratura:
                     narrativa multilineare


Nell'intercultura:
 coordinamento
   vs. coerenza


                        In terapia: il
                       Milan Approach
Michael White:
Le persone arrivano con una
descrizione saturata dal
problema.
La storia saturata è una
storia dominante della vita
familiare.
White non trasforma le storie,
né propone connessioni
inesplorate: identifica aspetti
negativi o trascurati
dell’esperienza e li inserisce
in una nuova storia.
Da M. White, D. Epston:
“Narrative Means to
Therapeutic Ends”
Da M. White, D. Epston:
“Narrative Means to
Therapeutic Ends”
Da M. White, D. Epston:
“Narrative Means to
Therapeutic Ends”
John Byng-Hall

“Il terapeuta può avere un ruolo nello stimolare la
famiglia a fornire una storia più coerente di quel che
accade [...] Il terapeuta deve avere un'idea di che
cosa sia una narrazione coerente o incoerente”

A tale scopo è utile l'Adult Attachment Interview (M.
Main), in cui viene chiesto all'individuo di descrivere
i propri attaccamenti da bambino: il clinico valuta la
coerenza fra episodi raccontati ed aggettivi attribuiti
ai genitori
(v. più avanti, la coerenza secondo le “massime” di
Grice)
Umberto Eco:
 testo aperto, testo chiuso
 “Testi chiusi cercano di indirizzare in
 modo stringente l’interpretazione del
lettore, in modo che ogni termine, ogni
     modo di dire e ogni riferimento
       enciclopedico sia quello che
 prevedibilmente il lettore può capire.”
  “Non solo i testi a funzione estetica,
 ma qualunque altro atto comunicativo
    è in qualche misura ‘aperto’, cioè
      richiede la collaborazione del
                destinatario.
Ambiguità e incompletezza sono insite
in ogni testo: ogni testo è strutturato in
modo tale da lasciare un certo margine
  (variabile) di manovra interpretativa.
 I testi aperti sono quelli che sfruttano
  questa situazione pragmatica come
     ipotesi regolativa della propria
                 strategia.”
La terapia tenta di restituire “apertura”
(“congiuntività”?) ai testi “chiusi” del
cliente o della famiglia...

Carmela (dopo l'incidente del figlio Stefano): “Era
l'ultima chance, ha tradito la nostra fiducia. È un
bugiardo, aveva giurato di aver chiuso con la
droga”.
Diego (il padre): “Io ho per lui lo stesso amore di
sempre, ma è ora che dimostri di avere davvero un
progetto di vita”.
Stefano: “Non sopporto che se la prendano così.
Ormai è successo”.
Christopher Booker: le sette trame
1. La sconfitta del mostro (Davide e Golia, Lo Squalo, James Bond...)

2. Da povero a ricco (Cenerentola, David Copperfield, La Febbre dell'Oro, My
Fair Lady...)

3. La rinascita (Biancaneve, Tutti Insieme Appassionatamente, Delitto e
Castigo, Canto di Natale...)

4. La ricerca (Odissea, Divina Commedia, I Predatori dell'Arca Perduta, Il
Giro del Mondo in 80 Giorni...)

5. La commedia (Le Vespe di Aristofane, I film dei Fratelli Marx, le commedie
di Feideaux...)

6. Il viaggio e il ritorno (Robinson Crusoe, Alice nel Paese delle
Meraviglie...)

7. La tragedia (Orestea, Madame Bovary, Anna Karenina, Lolita...)
Il Partenone
    ad Atene
John Portman:
Horton Plaza, San Diego
John Portman:
Hotel Bonaventure, Los Angeles
In terapia una “buona storia” è
una “storia al congiuntivo”
Introdurre congiuntività vuol dire applicare
strumenti linguistici con la funzione di
trasformare il fatto descritto
originariamente (“x commette un delitto”) in
un processo psicologico, e dunque
“congiuntivo” (Bruner, 1988):

1) l’utilizzo di un verbo modale (“x
potrebbe commettere un delitto”);
2) l’intenzione (“x vorrebbe commettere
un delitto”);
3) il risultato (“x riesce a commettere
un delitto”);
4) il modo (rende soggettiva l’azione:
“x ha voglia di commettere un delitto”);
5) l’aspetto (“x si accinge a
commettere un delitto”);
6) lo status (“io non commetto mai
delitti”).
Contributi della scrittura
ipertestuale alla terapia
1. La riconfigurazione dell'Autore

2. L'ipotizzazione multilineare

3. La virtualizzazione della realtà

4. Il disorientamento

5. I link fra testi (connettere storie e
personaggi)

6. Multimedialità e tecniche non
verbali
Ipertestualizzazione nel dialogo terapeutico

   Lui: “Non usciamo mai
   con i miei amici”


                  Terapeuta: “Siete bravi a chiudere
                  le cose in comparti stagni”


       Lei: “È vero, non siamo capaci di
                  condividere il dolore”


        Un approccio story-telling non mira a “scoprire”
        pattern o giochi, ma a trasformare e far evolvere le
        descrizioni
Una “buona storia” / 1
Secondo Aristotele (“Poetica”): linearità e unitarietà, coerenza
formale, nodo e scioglimento, preparazione a un finale:
 “In questa differenza sta anche il divario tra la tragedia e la commedia, giacché l’una
 tende ad imitare persone migliori, l’altra peggiori di quelle esistenti.”

                   “Quanto ai caratteri, quattro sono le cose a cui si deve mirare, di cui una,
                   e la prima, è che siano buoni. Il personaggio avrà poi un carattere se,
                   come si è detto, il suo discorso e la sua azione rendono manifesta una
                   qualche risoluzione e, se questa è buona, buono sarà il carattere. E ciò è
                   possibile in ciascuna condizione, perché buona lo è anche la donna e
                   buono lo schiavo, benché di questi l’una sia inferiore e l’altro di infimo
                   rango.

                            La seconda cosa a cui si deve mirare è la convenienza, perché è
                            anche possibile che una donna sia di carattere coraggioso, ma
                            non è conveniente per una donna essere fino a questo punto
                            coraggiosa o fiera.

                                 La terza è la somiglianza, e questa è cosa diversa dal fare il
                                 carattere buono e conveniente come si è detto.

                                 Quarta è la coerenza, giacché anche se il modello
                                 dell’imitazione sia una persona incoerente e si sia supposto
                                 un tale carattere, deve essere coerentemente incoerente.”
Ian McEwan analizza le
narrazioni ricorrenti sulla fine
del mondo.
Le persone hanno bisogno di
pensare che le storie abbiano
una fine?
Ma le storie hanno una fine?
Hanno un inizio?
Una “buona storia” / 2
secondo il principio di
cooperazione di H. P. Grice:
I. Quantità:
- dai un contributo tanto
informativo quanto è richiesto;
- non dare un contributo più
informativo di quanto è richiesto.
II. Qualità (tenta di dare un
contributo che sia vero):
- non dire ciò che credi essere falso;
- non dire ciò per cui non hai prove
adeguate.
III. Relazione:
- sii pertinente.
IV. Modo (sii perspicuo):
- evita l’oscurità di espressione;
- evita l’ambiguità;
- sii breve;
- sii ordinato nell’esposizione.
Carlos Sluzki:
la “realtà” è una
descrizione
Le descrizioni (strutture
narrative) sono sistemi
semantici che contengono una
trama (“che cosa”), dei
personaggi (“chi”) e una
situazione (“dove e quando”).
I significati di queste
componenti narrative sono
regolati e regolano lo
svolgimento e il contenuto
della storia, restringendo la
gamma possibile delle
interpretazioni.
Carlos Sluzki: trasformazione terapeutica delle trame narrative

                                                          Statico / fluttuante
                   Trasformazioni nel tempo               Sostantivi / verbi
                                                          A-storico / storico

                   Trasformazioni nello spazio        Non contestuale / contestuale

                   Trasformazioni nella causalità     Origini / effetti
Trasformazioni
  nella natura                                            Intra / inter-personale
    delle storie                                          Intenzioni / effetti
                   Trasformazioni nelle interazioni       Sintomi / conflitti
                                                          Ruoli / regole

                                                          Buoni / cattivi propositi
                   Trasformazioni nei valori              Sano / insano
                                                          Legittimo / illegittimo


                                                          Passivo / attivo
   Trasformazioni nella narrazione delle storie           Interpretazioni/descrizioni
                                                          Incompetenza/competenza
Approccio narrativo e questioni etiche
John Shotter (1984):
pratiche di accountability
I. Responsibility: knowing that
II. Reliability: knowing how
III. Accountability: knowing of the third kind

Vernon Cronen (1991):
narrazioni e “moral agency”

Bianciardi e Bertrando (2002):
se la pratica clinica non ha un fondamento “forte”
è esplicita la responsabilità del clinico
Femminismo e approccio narrativo
        in terapia della famiglia
                     Mary Olson:
      il ricercatore come “testimone esterno”

   La sua ricerca “analizza i temi dell'avere voce in
capitolo e della comunicazione e sviluppa pratiche di
ricerca relazionale che consentono al singolo di fare
 esperienza di sé stesso nella sua intierezza. Le idee
  narrative e riflessive e le pratiche conversazionali
     provenienti dalla terapia familiare sono qui
 incorporate in un metodo di studio che ha preso in
  considerazione casi particolarmente significativi.”
Alcuni approfondimenti utili...

- Harlene Anderson, Harold A. Goolishian (1992), “I sistemi umani come sistemi linguistici. Implicazioni per
una teoria della clinica”. In Connessioni, 2.
- Lynne E. Angus, John McLeod (eds.) (2004), The Handbook of Narrative and Psychotherapy. Practice,
Theory and Research. Sage Pub., California.
- Paolo Bertrando (1998) “Testo e contesto. Narrativa, postmoderno e cibernetica”. In Connessioni, 3.
- Marco Bianciardi e Paolo Bertrando (2002), “Terapia etica: una proposta per l’epoca postmoderna”. In
Terapia Familiare, 69.
- Luigi Boscolo e Paolo Bertrando (1993), I tempi del tempo. Bollati Boringhieri, Milano.
- Luigi Boscolo e Paolo Bertrando (1996), Terapia sistemica individuale. Raffaello Cortina, Milano.
- Jerome Bruner (1992), La ricerca del significato. Per una psicologia culturale. Bollati Boringhieri, Torino.
- Jerome Bruner (1993), La mente a più dimensioni. Laterza, Roma - Bari.
- Gianfranco Cecchin (1988), “Revisione dei concetti di ipotizzazione, circolarità, neutralità: un invito alla
curiosità“. Ecologia della Mente n. 5.
- Vernon Cronen (1991), “Coordinated Management of Meaning Theory and Postenlightenment Ethics”. In
Greenberg, K. J. (1991), Conversations on Communication Ethic. Ablex, New Jersey.
- Massimo Giuliani (2006), Terapia ipertestuale: nuove metafore postmoderne per la clinica sistemica. Terapia
Familiare, 82.
- Paul Grice (1978), “Logica e conversazione”, in M. Sbisà (a cura di), Gli atti linguistici, Feltrinelli, Milano.
- Rom Harré, G. Gillet (1996), La mente discorsiva, Raffaello Cortina, Milano.
- James Hillman (1984), Le storie che curano. Raffaello Cortina, Milano.
- Lynn Hoffman (1990), “Constructing realities. An Art of Lenses”. Family Process, 29. Trad. it. sul sito
Terapiasistemica.info.
- Mary Olson (2003), (2003), “Ascoltando le voci dell’anoressia: il ricercatore come testimone esterno”, in P.
Barbetta, P. Benini, R. Naclerio (a cura di) Diagnosi della diagnosi. Guerini Editore.
- John Shotter (1984), Social Accountability and Selfhood. Blackwell Pub.
- Carlos Sluzki (1991), “La trasformazione delle trame narrative”, Terapia Familiare 36.
- Michael White (1992), La terapia come narrazione. Proposte cliniche, a cura di Umberta Telfener, Astrolabio,
Roma.

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Narrativa Sistemica

  • 1. Associazione Episteme, Torino 20 settembre 2008 Massimo Giuliani TERAPIA SISTEMICA E APPROCCIO NARRATIVO www.massimogiuliani.it info@massimogiuliani.it
  • 2. Due affermazioni “vere”: “Il quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla somma dei quadrati costruiti sui cateti” (Pitagora) “Da bambina sono stata piuttosto chiusa, fino ai dodici anni... dopo il trasferimento in un'altra città le cose sono cambiate. In quegli anni è stato molto importante il rapporto con mia sorella...” (Sandra)
  • 3. “La comprensione che ognuno ha di se stesso è narrativa: non posso cogliere me stesso al di fuori del tempo e dunque al di fuori del racconto” (Paul Ricoeur, 1988) “Questo mi fa venire in mente una storia...” (Gregory Bateson) Accanto al pensiero paradigmatico che persegue l’ideale di un sistema descrittivo ed esplicativo formale e matematico, esiste un pensiero narrativo. (v. J. Bruner, 1996)
  • 4. Le premesse dell’“apertura” alla narrativa Nella sistemica: il costruttivismo, il sociocostruzionismo, il postmoderno, la cibernetica del II ordine, ma anche le tecniche tese a valorizzare “punti di vista” (le domande circolari), l’attenzione alle storie familiari, l’interesse per il tempo (Boscolo, Bertrando), la “curiosità” (Cecchin)...
  • 5. J.-F. Lyotard: “Possiamo considerare postmoderna l'incredulità nei confronti delle metanarrazioni” (1979)
  • 6. Nella terapia familiare postmoderna: I sistemi umani sono sistemi linguistici che costruiscono e condividono significati. Nella seconda rivoluzione cognitiva: La mente non è un sistema di elaborazione di informazioni o di risposta a stimoli esterni: essa è il sistema che controlla l’attività di persone che interagiscono. Il modello dell’attività mentale è il discorso.
  • 7. Harré e Gillet: Il vecchio paradigma della psicologia attinge ai modelli di spiegazione della scienza fisica. L’antropologia dà alla psicologia la consapevolezza del carattere locale dei suoi saperi. Non ci sono processi mentali che preesistono al discorso: i processi mentali sono il discorso! La “mente” è creata dalle “pratiche conversazionali” degli studiosi e delle persone coinvolte nel “discorso sociale” attraverso il linguaggio. Oggetto della psicologia sono sistemi simbolici e significati, che sono modificati attraverso un processo interpretativo che coinvolge individui consapevoli che interagiscono simbolicamente tra loro.
  • 8. Nella terapia cognitiva della “seconda rivoluzione”: Il cambiamento avviene attraverso pratiche discorsive. Nella terapia si sovrappongono diversi linguaggi: ordinario; letterario; psicologico; medico; psicologia popolare (folk psychology). Nella terapia familiare narrativa e postmoderna: La terapia è una conversazione trasformativa. Il cambiamento consiste nell'espandere i significati. Rifuto di metafore cibernetiche e biologiche a vantaggio di metafore letterarie e testuali. Rifiuto dello strutturalismo sull'onda del “new criticism”. Il punto di vista “esperto” non è gerarchicamente superiore né più valido di quello del cliente.
  • 9. I sistemi oltre la cibernetica del I ordine Per Maturana e Varela i sistemi viventi sono “autopoietici”, cioè in grado di auto- organizzarsi, autoriprodursi ed evolvere. Questo vuol dire che in nessun modo è possibile modificare intenzionalmente lo stato di un sistema: il suo cambiamento non dipende da un intervento esterno. Per il costruzionismo sociale il Sé cresce all’interno degli scambi e la “realtà” è il prodotto di un consenso. Ruolo del linguaggio nella costruzione della realtà.
  • 10. Nella terapia sistemica Un approccio Un approccio “strutturale” “story-telling” Una narrativa Una narrativa “riparativa” “moltiplicativa” (tecnologia della (tecnologia del coerenza) coordinamento)
  • 11. Postmodernità e moltiplicazione di narrazioni In letteratura: narrativa multilineare Nell'intercultura: coordinamento vs. coerenza In terapia: il Milan Approach
  • 12. Michael White: Le persone arrivano con una descrizione saturata dal problema. La storia saturata è una storia dominante della vita familiare. White non trasforma le storie, né propone connessioni inesplorate: identifica aspetti negativi o trascurati dell’esperienza e li inserisce in una nuova storia.
  • 13. Da M. White, D. Epston: “Narrative Means to Therapeutic Ends”
  • 14. Da M. White, D. Epston: “Narrative Means to Therapeutic Ends”
  • 15. Da M. White, D. Epston: “Narrative Means to Therapeutic Ends”
  • 16. John Byng-Hall “Il terapeuta può avere un ruolo nello stimolare la famiglia a fornire una storia più coerente di quel che accade [...] Il terapeuta deve avere un'idea di che cosa sia una narrazione coerente o incoerente” A tale scopo è utile l'Adult Attachment Interview (M. Main), in cui viene chiesto all'individuo di descrivere i propri attaccamenti da bambino: il clinico valuta la coerenza fra episodi raccontati ed aggettivi attribuiti ai genitori (v. più avanti, la coerenza secondo le “massime” di Grice)
  • 17. Umberto Eco: testo aperto, testo chiuso “Testi chiusi cercano di indirizzare in modo stringente l’interpretazione del lettore, in modo che ogni termine, ogni modo di dire e ogni riferimento enciclopedico sia quello che prevedibilmente il lettore può capire.” “Non solo i testi a funzione estetica, ma qualunque altro atto comunicativo è in qualche misura ‘aperto’, cioè richiede la collaborazione del destinatario. Ambiguità e incompletezza sono insite in ogni testo: ogni testo è strutturato in modo tale da lasciare un certo margine (variabile) di manovra interpretativa. I testi aperti sono quelli che sfruttano questa situazione pragmatica come ipotesi regolativa della propria strategia.”
  • 18. La terapia tenta di restituire “apertura” (“congiuntività”?) ai testi “chiusi” del cliente o della famiglia... Carmela (dopo l'incidente del figlio Stefano): “Era l'ultima chance, ha tradito la nostra fiducia. È un bugiardo, aveva giurato di aver chiuso con la droga”. Diego (il padre): “Io ho per lui lo stesso amore di sempre, ma è ora che dimostri di avere davvero un progetto di vita”. Stefano: “Non sopporto che se la prendano così. Ormai è successo”.
  • 19. Christopher Booker: le sette trame 1. La sconfitta del mostro (Davide e Golia, Lo Squalo, James Bond...) 2. Da povero a ricco (Cenerentola, David Copperfield, La Febbre dell'Oro, My Fair Lady...) 3. La rinascita (Biancaneve, Tutti Insieme Appassionatamente, Delitto e Castigo, Canto di Natale...) 4. La ricerca (Odissea, Divina Commedia, I Predatori dell'Arca Perduta, Il Giro del Mondo in 80 Giorni...) 5. La commedia (Le Vespe di Aristofane, I film dei Fratelli Marx, le commedie di Feideaux...) 6. Il viaggio e il ritorno (Robinson Crusoe, Alice nel Paese delle Meraviglie...) 7. La tragedia (Orestea, Madame Bovary, Anna Karenina, Lolita...)
  • 20. Il Partenone ad Atene
  • 23. In terapia una “buona storia” è una “storia al congiuntivo” Introdurre congiuntività vuol dire applicare strumenti linguistici con la funzione di trasformare il fatto descritto originariamente (“x commette un delitto”) in un processo psicologico, e dunque “congiuntivo” (Bruner, 1988): 1) l’utilizzo di un verbo modale (“x potrebbe commettere un delitto”); 2) l’intenzione (“x vorrebbe commettere un delitto”); 3) il risultato (“x riesce a commettere un delitto”); 4) il modo (rende soggettiva l’azione: “x ha voglia di commettere un delitto”); 5) l’aspetto (“x si accinge a commettere un delitto”); 6) lo status (“io non commetto mai delitti”).
  • 24. Contributi della scrittura ipertestuale alla terapia 1. La riconfigurazione dell'Autore 2. L'ipotizzazione multilineare 3. La virtualizzazione della realtà 4. Il disorientamento 5. I link fra testi (connettere storie e personaggi) 6. Multimedialità e tecniche non verbali
  • 25. Ipertestualizzazione nel dialogo terapeutico Lui: “Non usciamo mai con i miei amici” Terapeuta: “Siete bravi a chiudere le cose in comparti stagni” Lei: “È vero, non siamo capaci di condividere il dolore” Un approccio story-telling non mira a “scoprire” pattern o giochi, ma a trasformare e far evolvere le descrizioni
  • 26. Una “buona storia” / 1 Secondo Aristotele (“Poetica”): linearità e unitarietà, coerenza formale, nodo e scioglimento, preparazione a un finale: “In questa differenza sta anche il divario tra la tragedia e la commedia, giacché l’una tende ad imitare persone migliori, l’altra peggiori di quelle esistenti.” “Quanto ai caratteri, quattro sono le cose a cui si deve mirare, di cui una, e la prima, è che siano buoni. Il personaggio avrà poi un carattere se, come si è detto, il suo discorso e la sua azione rendono manifesta una qualche risoluzione e, se questa è buona, buono sarà il carattere. E ciò è possibile in ciascuna condizione, perché buona lo è anche la donna e buono lo schiavo, benché di questi l’una sia inferiore e l’altro di infimo rango. La seconda cosa a cui si deve mirare è la convenienza, perché è anche possibile che una donna sia di carattere coraggioso, ma non è conveniente per una donna essere fino a questo punto coraggiosa o fiera. La terza è la somiglianza, e questa è cosa diversa dal fare il carattere buono e conveniente come si è detto. Quarta è la coerenza, giacché anche se il modello dell’imitazione sia una persona incoerente e si sia supposto un tale carattere, deve essere coerentemente incoerente.”
  • 27. Ian McEwan analizza le narrazioni ricorrenti sulla fine del mondo. Le persone hanno bisogno di pensare che le storie abbiano una fine? Ma le storie hanno una fine? Hanno un inizio?
  • 28. Una “buona storia” / 2 secondo il principio di cooperazione di H. P. Grice: I. Quantità: - dai un contributo tanto informativo quanto è richiesto; - non dare un contributo più informativo di quanto è richiesto. II. Qualità (tenta di dare un contributo che sia vero): - non dire ciò che credi essere falso; - non dire ciò per cui non hai prove adeguate. III. Relazione: - sii pertinente. IV. Modo (sii perspicuo): - evita l’oscurità di espressione; - evita l’ambiguità; - sii breve; - sii ordinato nell’esposizione.
  • 29. Carlos Sluzki: la “realtà” è una descrizione Le descrizioni (strutture narrative) sono sistemi semantici che contengono una trama (“che cosa”), dei personaggi (“chi”) e una situazione (“dove e quando”). I significati di queste componenti narrative sono regolati e regolano lo svolgimento e il contenuto della storia, restringendo la gamma possibile delle interpretazioni.
  • 30. Carlos Sluzki: trasformazione terapeutica delle trame narrative Statico / fluttuante Trasformazioni nel tempo Sostantivi / verbi A-storico / storico Trasformazioni nello spazio Non contestuale / contestuale Trasformazioni nella causalità Origini / effetti Trasformazioni nella natura Intra / inter-personale delle storie Intenzioni / effetti Trasformazioni nelle interazioni Sintomi / conflitti Ruoli / regole Buoni / cattivi propositi Trasformazioni nei valori Sano / insano Legittimo / illegittimo Passivo / attivo Trasformazioni nella narrazione delle storie Interpretazioni/descrizioni Incompetenza/competenza
  • 31. Approccio narrativo e questioni etiche John Shotter (1984): pratiche di accountability I. Responsibility: knowing that II. Reliability: knowing how III. Accountability: knowing of the third kind Vernon Cronen (1991): narrazioni e “moral agency” Bianciardi e Bertrando (2002): se la pratica clinica non ha un fondamento “forte” è esplicita la responsabilità del clinico
  • 32. Femminismo e approccio narrativo in terapia della famiglia Mary Olson: il ricercatore come “testimone esterno” La sua ricerca “analizza i temi dell'avere voce in capitolo e della comunicazione e sviluppa pratiche di ricerca relazionale che consentono al singolo di fare esperienza di sé stesso nella sua intierezza. Le idee narrative e riflessive e le pratiche conversazionali provenienti dalla terapia familiare sono qui incorporate in un metodo di studio che ha preso in considerazione casi particolarmente significativi.”
  • 33. Alcuni approfondimenti utili... - Harlene Anderson, Harold A. Goolishian (1992), “I sistemi umani come sistemi linguistici. Implicazioni per una teoria della clinica”. In Connessioni, 2. - Lynne E. Angus, John McLeod (eds.) (2004), The Handbook of Narrative and Psychotherapy. Practice, Theory and Research. Sage Pub., California. - Paolo Bertrando (1998) “Testo e contesto. Narrativa, postmoderno e cibernetica”. In Connessioni, 3. - Marco Bianciardi e Paolo Bertrando (2002), “Terapia etica: una proposta per l’epoca postmoderna”. In Terapia Familiare, 69. - Luigi Boscolo e Paolo Bertrando (1993), I tempi del tempo. Bollati Boringhieri, Milano. - Luigi Boscolo e Paolo Bertrando (1996), Terapia sistemica individuale. Raffaello Cortina, Milano. - Jerome Bruner (1992), La ricerca del significato. Per una psicologia culturale. Bollati Boringhieri, Torino. - Jerome Bruner (1993), La mente a più dimensioni. Laterza, Roma - Bari. - Gianfranco Cecchin (1988), “Revisione dei concetti di ipotizzazione, circolarità, neutralità: un invito alla curiosità“. Ecologia della Mente n. 5. - Vernon Cronen (1991), “Coordinated Management of Meaning Theory and Postenlightenment Ethics”. In Greenberg, K. J. (1991), Conversations on Communication Ethic. Ablex, New Jersey. - Massimo Giuliani (2006), Terapia ipertestuale: nuove metafore postmoderne per la clinica sistemica. Terapia Familiare, 82. - Paul Grice (1978), “Logica e conversazione”, in M. Sbisà (a cura di), Gli atti linguistici, Feltrinelli, Milano. - Rom Harré, G. Gillet (1996), La mente discorsiva, Raffaello Cortina, Milano. - James Hillman (1984), Le storie che curano. Raffaello Cortina, Milano. - Lynn Hoffman (1990), “Constructing realities. An Art of Lenses”. Family Process, 29. Trad. it. sul sito Terapiasistemica.info. - Mary Olson (2003), (2003), “Ascoltando le voci dell’anoressia: il ricercatore come testimone esterno”, in P. Barbetta, P. Benini, R. Naclerio (a cura di) Diagnosi della diagnosi. Guerini Editore. - John Shotter (1984), Social Accountability and Selfhood. Blackwell Pub. - Carlos Sluzki (1991), “La trasformazione delle trame narrative”, Terapia Familiare 36. - Michael White (1992), La terapia come narrazione. Proposte cliniche, a cura di Umberta Telfener, Astrolabio, Roma.