RIASSUNTO DEL TESTO
Il manuale redatto da Carlo Capra è stato largamente adottato negli insegnamenti di Storia moderna presso numerose sedi universitarie. Tra le qualità che ne hanno decretato il successo sono stati in prima fila la precisione e la ricchezza dell'informazione, la chiarezza ed efficacia espositiva, l'equilibrio tra le acquisizioni della storiografia tradizionale e l'attenzione per i più recenti indirizzi della ricerca; particolare consenso ha incontrato la scansione del volume in due parti, dedicata la prima ai fenomeni di lunga durata, la seconda a un'analisi attenta e cronologicamente ordinata di fatti e problemi. In questa nuova versione è stato ritoccato qua e là il testo, sono stati ampiamente rivisti l'apparato cartografico e gli orientamenti bibliografici; inoltre tutti i capitoli della seconda parte (6-28) sono stati corredati di schede tese all'approfondimento di tematiche al centro degli odierni dibattiti storiografici e per loro natura malagevoli da trattare all'interno della griglia cronologica adottata.
1. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
PARTE PRIMA
1. La popolazione e le strutture familiari
1.1 Fonti e metodi:
• Teoria malthusiana e teorie neomalthusiane: la popolazione cresce geometricamente (→ 1-2-4-8-
16) mentre le risorse crescono aritmeticamente (→ 1-2-3-4-5) per la regge dei rendimenti
decrescenti (gli incrementi produttivi di una zona col tempo diminuiscono)
Freni possibili: freni repressivi (carestie, epidemie, guerre) oppure freni preventivi (controllo
forzato di matrimoni e natalità).
• Statistica
• Registri ecclesiastici
• Ricostruzione nominativa delle famiglie (schede di famiglia per ogni matrimonio celebrato nella
stessa parrocchia in un arco di tempo, trascrizione su questa scheda di tutti gli eventi demografici
riguardanti la coppia cui è intestata; ha il difetto che permette di considerare solo una parrocchia
per volta. Le schede chiuse –di cui si sa inizio fine precisa sono relativamente poche rispetto al
lavoro che serve)
• Piramidi sulla quantità di popolazione divisa per fasce d’età: permette di avere un’idea della
speranza di vita e costruire indici di mortalità o natalità.
1.2 La popolazione europea nell’età moderna
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NB: in Africa e America c’è un’arresto dello sviluppo demografico alla fine del ‘500 per via degli
interventi europei sul suolo americano e per via dell’esportazione di schiavi neri in America.
3 GRANDI FASI:
• 1450-1630 crescita generale continua lenta costante
• 1630-1700 calo improvviso: indici di mortalità del 30-35%, quasi uguali a quelli di natalità, del
35-40%; questo indice aumenta facilmente in concomitanza con guerre, carestie, epidemi: vedi
Peste; + NB matrimoni tardivi e allattamenti prolungati, + spesso per morte di un coniuge si
interrompeva il matrimonio anche se la donna era ancora fertile.
• 1700-1800 rapida crescita. Aumento della natalità e diminuzione della mortalità.
1.3 La storia della famiglia.
Classificazione di Cambridge: 5 tipi di aggregati:
1) famiglia nucleare (coniugi + figli)
2) famiglia estesa (nucleare + un convivente, per es un fratello o un genitore dei coniugi)
3) famiglia multipla (almeno due nuclei, per es genitori dei coniugi + coniugi + figli)
4) famiglie senza struttura (alla cui base non c’è un rapporto matrimoniale, per es fratelli celibi,
vedova con figlia nubile)
5) i solitari.
Laslett e Hajnal: due diversi modelli matrimoniali e familiari nell’ancién regime:
A) Europa nord-occidentale:
1) uomini e donne si sposano tardi, e il 10/15% di loro non si sposava affatto
2) residenza neolocale dopo le nozze = mettevano su casa per conto proprio, formando una
famiglia nucleare.
3) Presso molte famiglie, prima del matrimonio, molti giovani passavano diversi anni fuori dalla
famiglia, a servizio presso un’altra.
B) Europa orientale e meridionale:
1) matrimonio precoce
2) residenza patrilocale
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2. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
3) no servizio prenuziale presso altre famiglie.
Ma questi studi sono insufficienti a rappresentare le realtà più specifiche. Le famiglie andrebbero
studiate da un punto di vista economico, giuridico, sociale, poiché la famiglia non rappresentava solo
un’unità di consumo, ma specialmente di produzione: le dimensioni dell’aggregato domestico erano
legate a quelle del fondo coltivato e alla quantità di lavoro da esso richiesta.
Per quanto riguarda le élites, la preoccupazione di mantenere il patrimonio unito dava vita a fenomeni
come il fidecommesso (col testamento si vincola l’erede a mantenere unito il patrimonio e a
trasmetterlo a una sola persona) e la primogenitura, o maggiorascato (solo il figlio maggiore accede
all’eredità). Facevano parte delle strategie familiari per il mantenimento del potere anche la
destinazione dei figli cadetti a carriere militari, ecclesiastiche, giudiziarie, e delle figlie al nubilato o
alla monacazione; molta importanza avevano, in questa mentalità, le alleanze matrimoniali e le reti
allargate di parentela agnatizia (parentela tra i discendenti di stesso padre) o cognatizia (acquisita
tramite unioni matrimoniali).
Modelli di famiglia riguardo ai rapporti interni:
• 1450-1630: famiglia a lignaggio aperto: formalismo e freddezza tra coniugi, genitori e figli;
importanza attribuita al casato; controllo del parentado e della comunità sulla vita familiare.
• 1550-1700 famiglia nucleare patriarcale ristretta: accentuazione del ruolo autoritario del pater
familias, riflesso del potere assoluto del monarca sulla società, sviluppo dei legami affettivi tra
coniugi; risalto all’educazione cristiana e al disciplinamento della prole.
• 1620-1800 famiglia nucleare domestica chiusa: individualismo affettivo= si attenua il divario
gerarchico tra coniugi e tra genitori e figli, nuova tenerezza.
Sono tesi difficili da applicare e dimostrare all’intera società, data l’esistenza di livelli diversi di
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cultura, ricchezza, forme di sensibilità. Sono modelli simili a quelli applicati per studiare le cosiddette
“società primitive” in antropologia.
2. L’economia dell’Europa preindustriale
2.1 L’agricoltura: risposta estensiva e intensiva
Dopo il Mille l’agricoltura europea aveva compiuto notevoli progressi: nel nord e nel centro Europa si
poterono mettere a coltura i terreni umidi e argillosi grazie ad: aratro pesante (con avantreno, coltro e
versoio), ferratura e bardatura dei cavalli, rotazione triennale (un anno a frumento o segale, un anno ad
orzo e avena, un anno a riposo).
Nel Mediterraneo, invece la scarsità di piogge e la natura friabile dei terreni ostacolarono
l’applicazione di queste tecniche: rimasero imperanti rotazione biennali e aratro leggero; ebbero
invece maggiore rilievo le colture arboree: olivo, vite, alberi da frutta.
Tra 1450 e 1750 l’organizzazione produttiva delle campagne non registrò grandi mutamenti,
salvo in aree limitate. L’aumento demografico durante il Cinquecento fece naturalmente crescere la
domanda di derrate alimentari; le risposte potevano essere due: estensiva (allargamento della
superficie coltivata) oppure intensiva (crescita della produttività delle zone già coltivate; NB:
produttività= quantità di prodotto per unità di superficie).
Nel XVI secolo prevalse lo sfruttamento estensivo, ampliando la coltura ai terreni incolti, abbandonati
durante la crisi demografica di XIV e XV secolo; questo fece diminuire le aree adibite a pascolo,
decrementando la diffusione della pastorizia. Questo causò, naturalmente, una minor quantità di
concime disponibile. NB: ampia privatizzazione di terre incolte, anche per opera di apposite
magistrature, vd Veneto.
Inoltre si verificò in quegli anni la cosiddetta Piccola Glaciazione.
2.2 Il regime fondiario e i rapporti di produzione. L’Europa centro-occidentale.
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3. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
Nel basso Medioevo si vide nell’Europa centro-occidentale la disgregazione della feudalità come
sistema di governo e l’erosione dei poteri signorili nelle campagne, a causa di:
crisi demografica (la manodopera doveva essere pagata di più),
tendenza generale dei signori fondiari a monetizzare le prestazioni loro dovute,
rivolte contadine esplose in varie aree tra la metà del Trecento e i primi decenni del Cinquecento.
All’inizio dell’età moderna i coltivatori erano liberi di sposarsi, trasferirsi, disporre delle proprie terre
se ne possedevano. Le corvées erano limitate a poche giornate all’anno. La riserva signorile non era
più sfruttata grazie al lavoro coatto dei servi della gleba, ma era stata frazionata in poderi affittati a
famiglie coloniche con una varietà di patti agrari (livello = canone fisso in natura o denaro stabilito per
un lungo periodo di tempo; piccolo fitto; mezzadria = podere e abitazione in cambio della metà dei
raccolti)
♦ Ovunque: l’aumento demografico nel XVI secolo e più tardi nel XVIII secolo si
accompagnò a processi di proletarizzazione nelle campagne = diminuzione dei coltivatori
autosufficienti o provvisti di eccedenze da vendere, moltiplicazione dei contadini poveri/nullatenenti,
riduzione del potere d’acquisto dei salari.
♦ La proprietà contadina fu influenzata dall’evolversi dei tipi di rapporto feudale:
Si calcola che in Francia e Germania i coltivatori diretti possedessero circa la metà del suolo
coltivabile; in Inghilterra però i copyholders (insediati a titolo ereditario, e che pagavano una tassa
d’ingresso a ogni generazione e un canone annuo in denaro) subirono un’offensiva signorile mirata a
trasformarli in affittuari a breve scadenza: per questo e per il problema delle recinzioni la piccola
proprietà coltivatrice era circa 1/5 del suolo. In Italia lo stesso risultato fu effetto dell’espansione a
macchia d’olio della proprietà urbana e della crisi delle piccole aziende (dovuta ad andamento
3 demografico, clima, prestito usuraio) scomparsa della proprietà contadina vicino alle città.
♦ I prelievi sui contadini potevano costituire dal 20 al 60-70 % del prodotto lordo, per cui
restavano pochissime risorse per investimenti e innovazioni, già di per sé avversate dalla mentalità
contadina (l’impronta comunitaria che contrassegnava i lavori agricoli scoraggiava le novità e
l’iniziativa individuale); inoltre grandi e medi proprietari trovavano più facile acquistare nuove terre e
aumentare il prelievo sui coloni, costretti dalla concorrenza ad accettare, che non persuadere i coloni
stessi a impiegare tecniche più avanzate che producessero di più. Solo in aree particolarmente favorite
dal punto di vista ambientale (es: pianura padana) o dove era meno forte la pressione demografica sul
suolo da parte dei contadini poveri (Inghilterra e Olanda) fu possibile introdurre delle notevoli
trasformazioni.
I prelievi sui contadini erano i seguenti:
• residui dei diritti feudali (di diversa ampiezza a seconda dello sviluppo delle città):
-giurisdizione e potere di banno (competenza del giudice signorile sulle minori cause civili
e penali);
-censo annuo per i proprietari di terre comprese nel feudo;
-(localmente) decima feudale (champart);
-diritti in occasione di vendita o trasmissione ereditaria di beni fondiari;
-abusi feudali: estorsioni coatte
• decima ecclesiastica (spesso in natura subito dopo il raccolto)
• imposte statali
• rendita fondiaria, se non erano proprietari
2.3 L’Europa orientale
Enormi estensioni di terreno pianeggiante e fertile, sparsamente popolate
Scarsità della forza lavoro
Città e comunità di villaggio deboli
Istituzioni statali incapaci di fare da contrappeso all’aristocrazia fondiaria
♦ La servitù della gleba venne rafforzata dal XV secolo e introdotta anche in quelle aree dove
prima era sconosciuta (secondo servaggio), a causa della diffusione dell’economia di mercato, che se
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da una parte apriva alle regioni affacciate sul mare (Polonia, Prussia) la possibilità di esportare più
cereali, dall’altra spingeva i proprietari a procurarsi con ogni mezzo il denaro necessario per l’acquisto
di prodotti di lusso: la via più agevole era la coercizione extraeconomica nei confronti dei contadini.
Il territorio agricolo di un villaggio prussiano, polacco o russo era diviso tra una o due grandi tenute
signorili e un certo numero di poderi rustici; le famiglie insediate in questi piccoli poderii traevano dai
campi il necessario per vivere, ma dovevano una parte preponderante del loro tempo al loro signore;
d’estate essi prestavano servizio nei campi, in inverno prestavano servizio domestico e fornivano
manodopera per le attività industriali (distillazione birra e vodka, estrazione mineraria). I prodotti
eccedenti i bisogni del signore erano commercializzati all’esterno, e il ricavato serviva ad acquistare
beni di lusso e manufatti occidentali.
Tale sfruttamento indiscriminato era possibile per via della totale soggezione dei contadini servi
all’autorità del signore, che amministrava la giustizia e riscuoteva le tasse in nome dello Stato.
Tra XVI e XVII secolo le loro condizioni di vita andarono deteriorandosi anche a causa della
sfavorevole congiuntura economica: aumentarono le dimensioni medie delle tenute singorili, e ancora
di più crebbe il numero di giornate di lavoro dovute.
Nella monarchia austriaca le giornate di lavoro non potevano superare i 12 giorni l’anno in Bassa
Austria, ma potevano arrivare a 156 in Boemia. In Russia era diffusa, oltre alla servitù della gleba,
anche la servitù personale, cui era sottoposto il 10 % della popolazione (persone potevano essere
vendute anche a prescindere dalla terra); codice del 1649 dello Zar elimina la prescrizione di tempo
per la cattura dei fuggiaschi; solo nella seconda metà del Settecento le pretese dei signori fondiari
vennero limitate per legge, e la servitù della gleba venne abolita nel XIX secolo.
♦ Non sempre le masse rurali accettavano questo tipo di oppressione, specialmente quando
andavano a cadere anche le antiche consuetudini, o quando si deterioravano di colpo le condizioni di
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vita e lavoro –spesso in occasione di scissioni e conflitti al vertice della società- e spesso davano vita a
manifestazioni di protesta che potevano tradursi nel ricorso alle vie legali, nelle suppliche alle supreme
autorità contro i superiori immediati, e nelle sommosse violente, talvolta estese a regioni intere.
Primo ciclo di rivolte: inizia nella seconda metà del XIV secolo e termina, con le ultime
recrudescenze, nei primi decenni del Cinquecento.
Obiettivo = signori feudali:
1514 Gyögy Dósza in Ungheria
1520-21 Comuneros in Castiglia
1524-25 Guerra dei contadini in Germania
Secondo ciclo di rivolte: nel XVII secolo.
Obiettivo= nelle aree si primo servaggio: fisco e agenti del fisco; nelle aree di secondo servaggio resta
predominante l’indirizzo antisignorile! Vedi (secondo servaggio):
1648 Stenka Razin e cosacchi ucraini
1773-74 Pugacëv in Russia
1775 contadini boemi
1784 contadini valacchi
Con la Rivoluzione francese e i moti controrivoluzionari scoppiati sempre nella Francia stessa e in
latri Paesi raggiunti dagli eserciti francesi (Italia e Spagna), i moti contadini acquistano una valenza
politica che si sovrappone, senza cancellarle, alle forme arcaiche di protesta.
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5. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
3. Ceti e gruppi sociali
3.1 Ordini, ceti, classi. La stratificazione sociale nell’Europa d’antico regime.
Fino alla diffusione dell’illuminismo, la visione dominante della società in Europa fu quella di una
società CORPORATIVA e GERARCHICA.
♦ Corporativa: L’uomo non contava di per sé (a meno che non fosse papa o re), bensì contava
solo come membro di una famiglia, di un corpo, di una comunità. (corpi di mestiere, collegi
professionali, confraternite, vicinie e contrade cittadine, congregazioni parrocchiali, comunità di
villaggio, corpi militari, ordini ecclesiastici).
Le “libertà” (franchigie, immunità, privilegi) si riferivano a questi corpi e comunità (anche in
epoca moderna, lo stato non riuscì uniformemente a sviluppare un ruolo livellatore su questi
variegate realtà e poteri).
Uno degli schemi più radicati era quello che concepiva la società come divisa in tre ordini:
oratores(clero, che prega), bellatores(nobiltà), laboratores (coloro che lavoravano per tutti);
questa ripartizione rimane fino alla Rivoluzione francese (vedi rimostranze al Parlamento, che
propone la divisione nei “tre stati” secondo questa stessa distinzione).
Non si tratta di classi (definizione che si applica a persone che esercitano la stessa funzione
economica e godono dello stesso livello di reddito).
Sono CETI: a determinare il rango sociale di un individuo concorrono
la nascita,
il ruolo ricoperto nella vita pubblica (non nel processo economico)
5 il prestigio e i privilegi ad esso connessi e spesso definiti giuridicamente.
♦ Gerarchico: Si giustificavano le disuguaglianze con l’idea di una gerarchia naturale tra tutte le
creature, gerarchia voluta dalla Provvidenza e implicita nella visione tolemaica dell’universo: una
grande catena di esseri dal regno minerale alle legioni angeliche. L’uomo, composto di
corpo/anima, passioni/facoltà spirituali, occupava un posto intermedio e cruciale, perché era un
microcosmo riflettente il macrocosmo; e come nel creato vi sono diversi gradi di perfezione, così
nella società umana devono essere diversi gradi di bontà e virtù, che si collegavano alle origini
familiari e alla condizione sociale.
♦ Questa tesi della disuguaglianza naturale tra gli uomini doveva fare i conti con una tradizione
opposta (per esempio in Inghilterra) legata all’affermarsi della civiltà comunale nel Due-Trecento,
e che poteva anch’essa richiamarsi ai modelli classici (stoicismo vs platonismo-aristotelismo).
Questo motivo egualitario affirò anche nelle rivolte popolari del basso Medioevo e della prima età
moderna; d’altra parte, l’ordine sociale tradizionale appariva profondamente incrinato dai
fenomeni di mobilità sociale caratteristici in particolare del XVI secolo, tanto che proprio a questo
motivo vari studiosi attribuiscono l’enfasi con cui venne allora affermato il principio gerarchico
della società.
NB La stratificazione sociale dell’Europa preindustriale, però, non si presta facilmente né ad una
lettura dicotomica (poveri plebei contro ricchi nobili) né a un’interpretazione organicistica come
quella che tendevano a divulgare, in modo più o meno interessato, molti scrittori coevi.
3.2 Nobili e «civili»
Nobiltà e clero erano i due ceti più riconoscibili, apparentemente, tuttavia presentavano al loro interno
una vasta gamma di sottogruppi differenziati per ricchezza, prestigio, potere.
NOBILI
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6. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
L’origine e la configurazione delle élites nobiliari europee presentano molte specificità locali legate
alla diversa incidenza di vari fattori:
tradizione classica (distinzione uomini liberi/schiavi; patrizi/plebei; aristocrazia naturale della
virtù e del sapere)
legami feudali-vassallatici, anche dopo la loro dissoluzione come sistema giuridico-politico
etica cavalleresca legata alla professione delle armi
sviluppo della civiltà comunale (soprattutto in italia centro-settentrionale e Paesi Bassi)
confronto-scontro con i nascenti apparati statali.
RICCHEZZA: Ovunque nobiltà significa ricchezza, o almeno agiatezza, ricchezza basata
principalmente sul possesso della terra, e alla quale si associano in misura variabile anche funzioni di
polizia e giustizia;
Nell’età moderna si assiste ad una divaricazione tra le caratteristiche della nobiltà centro-occidentale
(il grande proprietario vive di rendita) e quella orientale (il nobile sfrutta il lavoro coatto dei contadini
per poter rivendere derrate sul mercato internazionale).
Tuttavia ovunque i proventi della terra potevano essere integrati da entrate di diversa natura:
estrazione di minerali, vetrerie, fabbriche di terraglie,
attività di trasformazione di prodotti di agricoltura e allevamento,
stipendi ed emolumenti derivanti da impieghi al servizio del principe o della Chiesa.
Alla collocazione prevalentemente rurale dei ceti nobiliari nelle aree dove era più forte l’impronta
feudale si contrapponeva la spiccata fisionomia dei patriziati cittadini (Italia centro-nord, Paesi Bassi,
aree più urbanizzate in Svizzera e Germania occidentale).
6 La figura del nobile povero è più frequente laddove la nobiltà è più numerosa: Polonia (7-8% della
popolazione): la piccola nobiltà andava a servizio dalla grande nobiltà; Ungheria, Spagna (5%); nel
resto d’Europa la nobiltà restava sotto l’1% della popolazione: in Francia, negli stati italiani, in
Inghilterra (dove i Pari erano solo 200, ed erano gli unici a godere di specifici privilegi giuridici,
mentre la gentry era composta da 25-30.000 persone, che costituivano una piccola nobiltà rurale.
PRESTIGIO: anche il prestigio variava enormemente a seconda dei gruppi presi in considerazione (in
Spagna vi erano sette categorie gerarchicamente ordinate, dai grandi di Spagna agli hidalgos e ai
caballeros villanos); (in Francia era grande la distanza tra nobiltà di corte, o di toga, e gli “hoberaux”,
nobili di campagna, al massimo possessori di pochi ettari di terra e di castellucci in rovina!)
POTERE: altrettanto vario era il rapporto tra ceti nobiliari e potere politico. Carattere eccezionale
avevano le oligarchie aristocratiche (Venezia, Lucca, Genova), in cui la nobiltà aveva una gestione
diretta del potere politico; nel Sei e Settecento le monarchie avevano connotati di assolutismo (per
esempio in Francia) oppure in altri casi (Polonia; Inghilterra dopo la Glorious Revolution) la sovranità
dipendeva dal beneplacito della nobiltà.
Tra fine XV e inizi del XVII secolo:
si rafforzano gli apparati statali crescenti controlli e limitazioni dello strapotere dei ceti
nobiliari verso il basso
crescita economica e rivoluzione dei prezzi crescente potere di nuovi gruppi di origine
mercantile e borghese
questi fattori determinano una sorta di crisi d’identità nei ceti nobiliari, che diede luogo ad
un’ossessiva ricerca di una legittimazione del primato nobiliare, producendo una slittamento dalla
virtù e dal valore militare al sangue e alla stirpe come motivi fondanti la nobiltà. (vedi Spagna e
Portogallo, limpieza de sangre)
Come si diventa nobili?
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7. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
♦ Nei patriziati cittadini c’era un sistema di cooptazione basato dull’antica residenza e
sull’astenzione dalle arti meccaniche e dai lucri sordidi (comprendenti nel maggior numero di casi
le attività mercantili).
♦ Nelle monarchie come Francia, Inghilterra, Spagna, si affermò il principio che la nobiltà derivasse
da un riconoscimento del monarca.
Ciò poteva avvenire:
come sanzione di un processo di assimilazione avvenuto di fatto (acquisto di feudi, matrimoni
nobili, assunzione di un tenore di vita adeguato)
conferimento di un titolo a compenso di benemerenze vere o presunte di carattere militare o civile
(spesso dietro versamento di congrua somma)
come premio, soprattutto in Francia, connesso all’esercizio di elevate cariche giudiziarie o
finanziarie.
Questi nuovi nobili erano guardati con disprezzo, ma nel giro di poche generazioni venivano
generalmente assorbiti.
♦ Tra Sei e Settecento le aristocrazie europee vivono un’età dell’oro, non più minacciate nel loro
primato economico-sociale e ormai pronte a integrarsi nelle strutture dello Stato monarchico,
rinsanguate da elementi borghesi e ringiovanite da massicci trasferimenti di beni e titoli, riqualificate
culturalmente dagli studi compiuti nelle università protestanti, nelle scuole pubbliche o nei collegi
gesuitici, danno tono a corti e salotti, mescolandosi agli intellettuali offrono alle altre classi uno
spettacolo invidiato di eleganza, che durerà come modello fino alla diffusione degli ideali
razionalistici e ugualitari dell’Illuminismo maturo.
CETI INTERMEDI
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♦ I ceti intermedi tra nobiltà e plebe nell’Europa preindustriale NON vanno designati come
borghesia: tale termine sembra postulare una coscienza di classe e un’uniformità di condizione
economica e sociale che non rispecchia la frastagliata realtà dell’epoca.
Max Weber e Werner Sombart hanno voluto caratterizzare lo spirito borghese e capitalistico sul piano
degli atteggiamenti mentali (sete di guadagno, disponibilità al rischio, autodisciplina, applicazione del
calcolo razionale), ma in realtà tali qualità erano tutt’al più tipiche di gruppi ristretti di operatori
economici, e non erano assolutamente patrimonio di categorie sociali che pure di solito vengono
considerate come borghesi: proprietari fondiari non nobili, professionisti, funzionari pubblici, strati
superiori dell’artigianato. Questi gruppi aspiravano in genere ad emergere dalla loro condizione ed
entrare tra le schiere del ceto nobiliare: vedi il caso dei Fugger, da banchieri a latifondisti e feudatari,
caso emblematico del processo di integrazione nelle élites nobiliari lungo tutta la modernità.
Denominatore comune di queste categorie sociali è la dominante connotazione urbana: infatti in
Italia esse erano designate come “ceto civile” o “cittadinesco”; in certe città (Venezia) questo
ceto godeva di un riconoscimento giuridico, ma dovunque esso era caratterizzato da due tratti:
rifiuto del lavoro manuale
possesso di risorse (beni mobili e immobili, ma anche livello culturalre, parentele, amicizie
altolocate, reti associative) che lo garantivano dalla caduta nell’indigenza cui erano esposti coloro
che vivevano alla giornata, in un mondo privo di ammorizzatori sociali.
3.3 Poveri e marginali
Jean-Pierre Gutton distingue tra poveri
STRUTTURALI (che anche in tempi normali vivevano in tutto o in parte di elemosine: disabili,
vecchi malati, vedove con figli a carico, poveri vergognosi, che da una condizione civili erano
rimasti privi di risorse) e
CONGIUNTURALI (coloro che ricavavano appena di che vivere dal loro lavoro, e che erano quindi
alla mercé di infermità, vecchiaia, disoccupazione, carestie);
se si tiene conto anche dei poveri congiunturali, la percentuale passa da poche unità di percentuale alla
metà/due terzi della popolazione.
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8. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
♦ Nel Medioevo il povero era circondato da un’aura sacrale, come un exemplum Christi, e
testimone della condizione precaria dell’uomo.
Nella modernità, invece egli appare sempre più come una minaccia all’ordine costituito e alla
salute pubblica, un delinquente potenziale da scacciare e reprimere.
Ciò è da ricondurre
al mutamento di valori proprio del Rinascimento e della Riforma protestante, alla laicizzazione
della società, alla condanna dell’ozio e all’accento posto sulla vita attiva;
al massiccio aumento del pauperismo, conseguente all’incremento demografico e all’allargarsi
della forbice prezzi/salari
Al povero residente si sostituisce il vagabondo, il marginale privo di radici, che vive di espedienti
e spesso non disdegna furto e frode, e che è sospettato di portare peste e di fomentare tumulti.
Nei confronti di questi indesiderabili corrono ai ripari prendendo provvedimenti di crescente
severità prima città e poi Stati (espulsione di poveri forestieri, divieto di accattonaggio, assistenza
su base cittadina o parrocchiale finanziata con tasse speciali, obbligo di lavoro per i poveri validi;
1662 editto in Francia stabilì in ogni borgo o città un’ospizio generale in cui chiudere i poveri ed
educarli alla pietà e nella religione cristiana).
L’utopia delle grandi reclusioni (vedi Foucault) continua nel Settecento, combinandosi variamente
con le correnti filantropiche e ispirando la fondazione di grandiosi istituti di ricovero (Roma,
Genova, Napoli), mentre in Inghilterra si diffondevano le workhouses (case di detenzione e lavoro
forzato).
♦ I processi di proletarizzazione tra XVI e XVIII secolo ingrossarono le schiere di indigenti nelle
8 campagne e nelle città. Tra la metà e i due terzi delle popolazioni urbane vivevano a livello di pura
sussistenza.
♦ Lo sviluppo tra Sette e Ottocento del sistema di fabbrica, prima in inghilterra e poi sul continente,
da un lato trasformò queste masse nella nuova classe operaia, dall’altro alimentò la formazione di
un nuovo “proletariato straccione” (Lumpenproletariat) a causa dell’incremento demografico e dei
fenomeni di disoccupazione e crisi che esso produsse.
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9. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
9. La Controriforma e l’Italia del tardo Cinquecento
9.1 Speranze e propositi di rinnovamento religioso.
Controriforma (fine XVIII secolo, Germania)
Riforma cattolica (autonomia e spontaneità)
Riforma cattolica distinta fra esame di coscienza della Chiesa cattolica alla luce dell’ideale di vita
cattolico, e affermazione di sé compiuta dalla Chiesa cattolica contro il Protestantesimo
(cronologicamente è una fase successiva, caratterizzata da un atteggiamento dogmatico e repressivo)
Evangelismo//Controriforma.
Le istanze di rinnovamento religioso furono avvertite anche in Italia, dove c’erano diversi stimoli in
questa direzione:
- circolavano ampiamente le opere di Erasmo, che venivano lette spesso in chiave luterana, cioè di
alternativa globale al complesso di dogmi e istituzioni in cui si identificava la religione
tradizionale.
- Ondata di profezie e attese apocalittiche, alimentate dai predicatori (vedi Savonarola a Firenze) e
dalle sofferenze delle uerre d’Italia
- L’anticlericalismo diffuso negli strati sia colti che popolari: critica alle preoccupazioni mondane e
svalutazione delle pratiche esteriori di devozione (per es culto ai santi e alle reliquie); accento
sulle massime evangeliche
- La suggestione esercitata da alcune figure ecclesiastiche e laiche dall’intensa spiritualità (cardinale
Gasparo Contarini, 1483-1542; Gian Matteo Giberti vescovo di Verona, Juan de Valdés, 1490-
9 1541, a Napoli, intellettuale misticista, Reginald Pole, 1500-1558 in Inghilterra
- Oratorî del divino amore, preghiera e opere di carità
Paolo III Farnese (1534-49) alimenta le speranze di un’iniziativa dall’alto per la Riforma della
Chiesa (sollecitata anche da Carlo V): nomina cardinali diversi esponenti delle correnti riformatirici:
Contarini, Giberti, Pole;
1536 istituisce una commissione, presieduta da Contarini per studiare i mali della Chiesa: ne esce il De
emendanda Ecclesia, 1537, che però rimane ineseguito;
manifesta la volontà di indire un concilio ecumenico; il Concilio, convocato a Mantova nel 1537,
riesce a riunirsi solo nel 1545: infatti Paolo III voleva assicurarsene lo stretto controllo: lo procrastina
e lo indice a Trento nel 1542, ma a causa della riapertura delle ostilità fra Carlo V e Francia, il
Concilio si riunisce solo nel 1545.
9.2 I nuovi ordini religiosi: i gesuiti
Questo fervore si espresse anche nella nascita di nuovi ordini regolari o nella riforma dei vecchi:
1528 ordine dei cappuccini, nuovo ramo dei francescani; alla povertà uniscono l’assistenza spirituale
e materiale.
Teatini, barbaniti, somaschi: formazione del clero, evangelizzazione, insegnamento, assistenza a
malati e orfani;
Orsoline 1535 di Angela Merici.
Compagnia di Gesù fondata da Ignazio di Loyola, esponente degli hidalgos, con vocazione delle armi
e spirito di crociata, consacra la sua vita alla liberazione della terra Santa e al servizio alla Chiesa.
1540 approvazione di Paolo III della Compagnia: milizia scelta al servizio del papa e della
Controriforma; castità, povertà, obbedienza, fedeltà assoluta al pontefice. Esercizi spirituali del 1548:
disciplina, energia, abnegazione.
Le case professe non detenevano beni, ma i collegi avevano i loro benefattori: la formazione delle
classi dirigenti codificata nella ratio studiorum (classici, emulazione fra studenti, severa disciplina) è
un obiettivo primario.
Attività missionaria anche in Asia e Giappone.
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10. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
9.3 Il concilio di Trento
1541 Ratisbona: fallisce l’ultimo tentativo di riconciliazione nonostante la buona volontà di Contarini
e Melantone
1542 Congregazione del Santo Uffizio, o dell’Inquisizione (GianPietro Carafa, futuro
Paolo IV)
Bernardino Ochino, generale dei cappuccini, fugge a Ginevra.
Per i protestanti italiani le alternative erano il nicodemismo e l’esilio volontario. Forti spostamenti
verso Ginevra e Svizzera, o, se troppo soffocanti, verso Inghilterra ed Europa orientale. NB Lelio e
Fausto Sozzini (Socini), antitrinitari, procristianesimo tollerante e ragionevole, vivo nell’ombra fino
all’Illuminismo.
1542 convocazione Concilio, ma per guerre Carlo V vs Francia 1545 Concilio di Trento.
4 cardinali (di cui 3 legati papali), 4 arcivescovi, 21 vescovi + teologi senza diritto di voto, e generali
degli ordini regolari.
Priorità alla discussione dei punti dogmatici più controversi (e non alla questioni disciplinari, come
avrebbe voluto Carlo V): effetti del peccato originale (cancellati dal battesimo!), principio di
giustificazione per sola fide (eretico!)
1547 peste, trasferito a Bologna; il nuovo papa Giulio III lo riconvoca nel 1551 a Trento; 1552
interrotto ancora da Carlo V vs Francia;
Paolo IV Carafa (1555-1559) lo sospende, in quanto ostile al Concilio; estende i poteri
10 dell’Inquisizione, sottopone a processo alcuni dei maggiori esponenti del partito riformatore (Pole e
Morone),
1559 promulga l’Indice dei libri proibiti (compreso Erasmo)
Pio IV Medici (1559-65) rilancia il concilio e lo conclude: 1563
rafforzamento del carattere monarchico della Chiesa cattolica: superiorità del papa al
Concilio e sua discrezionalità nell’applicarne le deliberazioni
valore delle buone opere ai fini della salvezza
tradizione della Chiesa è fonte di verità, accanto alle scritture
natura dei sacramenti (eucarestia: trasformazione reale; e ordine: aura sacrale del sacerdote)
esistenza purgatorio
validità indulgenze
legittimità del culto a Santi e Madonna
istituzione di seminari
divieto cumulo cariche
obbligo di risiedere nella propria diocesi e di visitarla tutta ogni due anni, tenendo
scrupolosamente registri di battesimi, matrimoni, sepolture
9.4 La Chiesa e il papato nella seconda metà del Cinquecento
Nuova compattezza cattolica e durezza contro protestantesimo e spinte eterodosse; affermazione di
volontà di dominio spirituale, politico e sociale.
Pio V Ghislieri 1566-72: - 1561 massacro di valdesi in Calabria
- 1568 ripubblica la medievale In Coena Domini: oltranzismo
del potere papale sui sovrani temporali
- 1570 scomunica Elisabetta I
- 1571 Contribuisce alla vittoria di Lepanto
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11. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
Gregorio XIII 1572-85 prosegue l’indirizzo; riforma il calendario
Sisto V 1585-1590: - nuovo impulso all’attività missionaria e alla controriforma in Europa
centro-settentrionale (Polonia)
- Riorganizzazione della Curia romana: 70 cardinali, 15 congregazioni
cardinalizie (9 per la Chiesa universale e 6 per affari interni dello Stato
pontificio): il Collegio cardinalizio non è più un limite all’autorità del
pontefice, ma un suo strumento.
- Lotta al brigantaggio
Clemente VIII 1592-1605- Lotta al brigantaggio;
- Ridotte le autonomie delle città suddite e delle residue signorie feudali
- 1598 annessa Ferrara (estinti gli Este)
- abbellimento dell’Urbe: costruzione cupola San Pietro
Avvento di vescovi e arcivescovi animati da grande zelo e carica riformatrice:
1538-1584 Carlo Borromeo: vita austera, riorganizzazione e moralizzazione del clero, seminari e
sinodi diocesani, lotta intransigente antieretica, giurisdizione ecclesiastica vale sopra istituzioni
assistenziali anche laiche, autorità religiosa dentro la vita dei fedeli;insofferenza ai limiti imposti al
proprio potere: gesti clamorosi col governatore dello Stato di Milano
NB: Penetrazione capillare nei settori della popolazione grazie ai nuovi ordini regolari, anche se
sopravvivono pratiche devozionali arcaiche (preghiere ai defunti, processioni per la pioggia): le masse
11 non comprendevano la liturgia in latino: avevano spesso una religiosità intensa, ma ingenua e povera
di contenuti morali.
9.5 L’egemonia spagnola in Italia
Gli interlocutori principali del potere sovrano, laddove non lo detenevano essi stessi, come a Venezia,
Genova, Lucca, erano i ceti nobiliari, che si stavano riqualificando grazie ad una trattatistica che
insisteva sui caratteri ereditari, di sangue, di onore.
Nel Mezzogiorno e nelle isole spadroneggiava una nobiltà feudale, mentre al centro-nord si erano
sviluppate le civiltà comunali, per cui il ceto nobile era un patriziato urbano di origine mercantile, e il
suo status si identificava con l’accesso esclusivo ai seggi del consiglio cittadino; fra 500 e 600 anche
questi gruppi di allontanarono sempre più dai traffici e dalle attività produttive, acquisendo una
mentalità più simile a quella dell’antica nobiltà e allo stampo spagnolo.
1559 Pace di Cateau-Cambresis Francia e Spagna: sancisce egemonia spagnola in Italia fino al XVIII
secolo: Regni di Napoli, Sicilia, Sardegna, Ducato di Milano, tato dei Presidi (Talamone, Orbetello,
Argentario);
al re si riconosceva la suprema autorità legislativa, il diritto-dovere della difesa, del prelievo delle
risorse necessarie; la facoltà di applicare e interpretare leggi e riscuotere, ripartire le imposte erano
prerogative degli organi locali. C’erano vicerè che cambiano ogni 3 anni a Napoli, Palermo, Cagliari,
un governatore a Milano e i comandanti dell’esercito provenienti dalla nobiltà spagnola.
Magistrature finanziarie e giudiziarie venivano da elementi indigeni con lunghe cariche, appoggiati a
Madrid dal Consiglio d’Italia, composto da Reggenti tratti da magistrature locali.
Il baronaggio si appoggiava al Parlamento, che si riuniva per approvare i donativi al monarca e
amministrava Napoli.
Il governo spagnolo riuscì a indebolire il peso sociale della feudalità, limitandone le ingiustizie; 1545
Carlo V ordina il catasto
Toscana: Medici a Firenze grazie alla Spagna; 1532 riforma costituzionale sovrappone alle antiche
magistrature repubblicane il Consiglio dei Duecento e il Consiglio dei Quarantotto (Senato)
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12. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
Cosimo I (1537-74) sviluppa il regime in senso assolutistico: governa attraverso i propri segretari, di
origine modesta, e dal 1545 tramite un nuovo consiglio di carattere informale, grazie alla “Pratica
segreta”.
Annette Siena 1557, che mantenne le proprie leggi e sitituzioni
Francesco I (1574-87) e Ferdinando II (1587-1609) fanno nascere e sviluppare il porto di Livorno
Stato sabaudo: ricostituito sotto Emanuele filiberto 1553-80 alla pace di Cateau-Cambrésis.
Trasferisce la capitale al di qua delle Alpi, a Torino, sopprime autonomie locali e istituisce una
Camera dei Conti, per centralizzare il controllo finanziario
Carlo Emanuele I 1580-1630 tenta delle avventure espansionistiche, fallisce nel conquistare Ginevra,
ma acquista il Marchesato di Saluzzo.
Genova 1575 gravi disordini fra nobiltà vecchia e nuova: nobili vecchi abbandonano la città e gli strati
popolari pretesero sgravi fiscali a favore delle arti dalla nobiltà nuova. 1576 non più elezione a
sorteggio e ricomposizione del ceto dei “magnifici” (nobili), ma stratificazione orizzontale basata sui
diversi livelli di ricchezza, invece delle precedenti alleanze verticali; ciò va di pari passo con la crisi
delle attività manifatturiere e della dipendenza economica genovese dalla Spagna.
Venezia indipendente; contrapposizione fra patrizi (con cariche pubbliche) e “cittadini originari”
(professioni liberali, cancellerie e segreterie). Aumenta la nobiltà e quindi si differenziano molto nobili
ricchi e nobili poveri. Rafforzamento dei nobili ricchi tramite il Consiglio dei Dieci (vs il Senato) e
istituzione di un organo di alta polizia, i tre Inquisitori di Stato; 1583 l’opposizione dei giovani nobili
poveri restituisce i suoi vecchi poteri al Senato e fa adottare una politica estera indipendente dalla
Spagna e dalla Chiesa.
12
10. L’Europa nell’età di Filippo II
10.1 Filippo II e i regni iberici
1555-56 Carlo V abdica a favore del fratello Ferdinando e del figlio Filippo:
Ferdinando I 1555-1564: titolo imperiale + stati ereditari asburgici + Boemia e Ungheria
Filippo II 1556- : Spagna + colonie americane + Regni di Napoli, Sicilia e Sardegna, Ducato di Milano
NB: possedeva la Castiglia (enorme potenziale demografico e militare), controllava le aree più ricche
e urbanizzate d’Europa, era appoggiato dai banchieri di Genova e Anversa, e disponeva del forte
flusso di metalli preziosi proveniente dall’America.
Enrico II (1547-1559, morte accidentale), tenta la sorte delle armi, ma, sconfitto a San Quintino, deve
firmare nel 1559 la pace di Cateau-Cambrésis, che assicurava alla Spagna l’Italia, la Franca Contea e i
Paesi Bassi. Inoltre la Francia era notevolmente indebolita dalle lotte religiose, e ad Enrico
succedettero una serie di sovrani incapaci o minori.
Eredita da Carlo V la totale dedizione al regno, la preoccupazione di rendere ai sudditi una giustizia
imparziale, il senso di una missione da compiere di cui avrebbe dovuto rendere conto a Dio.
Nato ed educato a Valladolid, si sentiva profondamente castigliano: gravità del portamento, austerità
del costume, concezione esclusiva e gelosa del potere, senza deleghe, religiosità intensa ma angusta e
intollerante.
Nel 1558 morì Maria Tudor, seconda moglie di Filippo, spegnendo il sogno di ricondurre l’Inghilterra
al cattolicesimo.
Era convinzione corrente che l’unità religiosa fosse la condizione sine qua non dell’unità politica, per
cui per l’imposizione dell’ortodossia prese le prime misure di rilievo nel suo regno:
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13. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
1558-1560 rafforzamento dell’Inquisizione; proibiti viaggi all’estero degli studenti e
l’introduzione dei libri stranieri; condanne a morte delle comunità protestanti scoperte.
1568 persecuzione dei moriscos + crisi dell’industria serica, in cui erano impiegati = rivolta
dei moriscos; i sopravvissuti furono deportati al nord della Castiglia, da cui vennero
definitivamente espulsi nel 1609.
Tuttavia si dimostrò spesso indocile nei confronti della Santa Sede: per esempio pubblicò i decreti del
Concilio di Trento con due anni di ritado, e con la riserva che la loro applicazione non doveva ledere
le prerogative regie.
Inoltre l’intransigenza religiosa rispondeva perfettamente ad un’aspirazione del popolo castigliano,
eredità della Reconquista (in cui la limpidezza della fede corrispondeva alla limpieza de sangre).
La sede della corte fu trasferita da Valladolid a Madrid, al centro della Spagna; dall’Escorial, metà
palazzo e metà monastero, Filippo dirigeva tutte le pratiche del regno. Di qui una grande lentezza
burocratica.
Questo accentramento non va confuso col centralismo delle monarchie assolute dei secoli XVII e
XVIII: Filippo rimase fedele alla concezione di Carlo V per la quale ogni Paese doveva mantenere i
propri ordinamenti e le proprie individualità., ed essere uniti solo nella figura del sovrano.
Estese e perfezionò il sistema dei Consigli:
oltre al Consiglio di Stato (politica estera), dell’Inquisizione, di Azienda (finanze), vi erano Consigli
preposti a diversi compelssi territoriali in cui sedevano rappresentanti dei Paesi interessati; inoltre le
magistrature locali avevano forti autonomie.
1580 si estingue la dinastia degli Aviz: il Portogallo e i suoi possedimenti coloniali vengono
annessi alla corona spagnola; esso mantenne la sua forma di governo e le sue leggi, sotto un
nuovo Consiglio formato solo da Portoghesi.
13 1591 Filippo deve intervenire militarmente in Aragona per sedare una rivolta separatista
guidata dai signori feudali.
Il sistema tributario penalizzava i ceti produttivi e privilegiava le rendite parassitarie, e lungo la
seconda metà del Cinquecento la popolaione venne sottoposta a sempre più grandi sacrifici dalle
richieste del “re prudente”; inoltre i soldi prelevati erano spesso spesi lontano dalla patria, a causa
degli impegni militari della monarchia, e andavano così ad arricchire altri Paesi.
Infine la mentalità imperiale, da soldati vincitori, induceva la monarchia ad importare manufatti e
spesso anche derrate agricole. Possiamo quindi rilevare già in quest’epoca la decadenza di alcune
attività industriali prima fiorenti (sete andaluse, lane di Segovia e Burgos), o il fatto che il
commercio internazionale era quasi tutto nelle mani di stranieri.
Ma l’agricoltura, già sfavorita dalle condizioni geologiche e climatiche, venne penalizzata per
favorire l’allevamento transumante di pecore, di cui beneficiavano poche famiglie riunite nella
corporazione della Mesta: dal 1570 la Spagna divenne un Paese importatore di cereali; l’ultimo
decennio del 1500 fu segnato da gravi pestilenze e carestie che avviarono un secolare declino della
popolazione e dell’economia iberica -in particolare castigliana.
10.2 La battaglia di Lepanto e i conflitti nel Mediterraneo
Filippo II controllava il Mediterraneo ed era quindi più esposto agli attacchi dei corsari barbareschi e
alla potenza ottomana.
Selim II 1566-1574 attacca Cipro nel 1570, avamposto veneziano della Cristianità, mentre Tunisi,
espugnata nel 1535 da Carlo V, cadeva nelle mani del bey di Algeri, vassallo del sultano.
Papa Pio V 1566-1572 istituisce una Lega Santa (Venezia + Spagna + Genova + Duca di Savoia +
Ordine di Malta; comandante della flotta è Don Giovanni d’Austria)
7/10/1571 battaglia di Lepanto, ultima con le navi a remi e l’abbordaggio. Questa vittoria apparse
come una sanzione divina della Controriforma, ma sul piano politico e militare ebbe effetti modesti,
anche per i dissidi sorti fra gli alleati
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14. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
1573 Venezia firma una pace separata, rinuncia a Cipro e mantiene buoni rapporti con Istanbul;
Spagna dovette occuparsi del nord-europa, il sultano della Persia: tregua del 1578.
Il Mediterraneo rimase un crocevia di scambi e traffici, e proprio per questo l’attività piratesca si
faceva più intensa: tutti gli Stati autorizzavano la guerra di corsa. Partecipavano Stati barbareschi,
Genova, Malta, toscana, ma in questo periodo si aggiunsero anche le attività di uscocchi (pirati slavi
protetti dall’imperatore sulla costa dalmata), olandesi e inglesi (con navi più snelle e veloci): al
tradizionale scontro fra ottomani e cristiani si sovrapponevano le rivalità fra protestanti e cattolici.
10.3 La rivolta dei Paesi Bassi contro la Spagna
CAUSE:
Fattore religioso: calvinismo represso da intransigenza spagnola
Fattore economico: crisi degli anni Sessanta che colpì centri urbani, e soprattutto Anversa, a causa
del trasferimento ad Amburgo del fondaco inglese (luogo di raccolta dei panni semilavorati da
tingere) e della temporanea chiusura del Baltico a causa di una guerra tra Svezia e Danimarca.
Fattore politico: il monarca aveva affidato il governo alla sorella Margherita, moglie del duca di
Parma Ottavio Farnese, ma al suo fianco aveva posto il cardinale di Granvelle, che diresse la lotta
vs l’eresia rafforzando l’Inquisizione, non rispettando le autonomie cittadine e le prerogative degli
Stati provinciali. Così il governo degli Asburgo veniva avvertito come straniero e oppressivo
anche dalla nobiltà e dai patriziati urbani, per quanto cattolici.
PER CUI:
1566 Malgrado l’allontanamento di Granvelle, nel 1564, i nobili fiamminghi invasero in armi il
palazzo della governatrice e pretesero l’abolizione dell’Inquisizione e la mitigazione delle leggi vs
i protestanti.
14 Mentre Filippo studiava ancora che risposta dare folle di calvinisti presero a devastare chiese e
immagini sacre ad anversa e in altre città.
Di fronte alla rivolta aperta, Filippo inviò il Duca d’Alba, il “duca di ferro”, che fece arrestare i
capi dell’opposizione (compresi molti cattolici) e istituì un tribunale straordinario, il Consiglio dei
Torbidi che pronunciò oltre 1000 condanne in pochi mesi.
INOLTRE.
1569 imposizione di nuove tasse per mantenere l’esercito spagnolo, specie il 10% su tutte le
transazioni commerciali nuova ondata di malcontento
il Principe Guglielmo di Orange-Nassau, fuggito all’estero, allestisce una flotta e invade le
province settentrionali dal mare, facendosi nominare statolder (governatore militare) di Olansa e
Zelanda, e convertendosi al calvinismo.
I “pezzenti” (i rivoltosi), in quelle zone acquitrinose, resistono agli attacchi del duca d’Alba anche
grazie a ugonotti francesi, e protestanti inglesi e tedeschi, che rendono impraticabili le coste della
Manica per gli Spagnoli: la Spagna dovette rifornire l’esercito via terra (da Genova,
Lombardia, Svizzera, Franca Contea), via costosissima.
1575 Filippo II dichiara bancarotta, e nel 1576 i soldati si ammutinarono e saccheggiarono
orrendamente Anversa ponendo fine per sempre alla sua prosperità.
Accordo fra cattolici e calvinisti contro l’oppressore… dura poco perché i calvinisti si
impadronivano prepotentemente delle città estromettendone i patrizi cattolici (+ NB abile politica
di Alessandro Farnese, figlio di Ottavio e Margherita)
1579 Scissione del Paese: le province meridionali (Belgio attuale) tornano all’obbedienza, le 7
province settentrionali restano in lotta, rafforzate anche dal flusso di profughi calvinisti
provenienti da Fiandre e Brabante. Nemmeno l’assassino di Guglielmo di Orange (1584) mutò la
situazione dell’Olanda e delle province del Nord, che evolveva ormai verso l’indipendenza.
10.4 L’Inghilterra nell’età elisabettiana:
Elisabetta: 1533 - :figlia di Anna Bolena, seconda moglie di Enrico VIII, sale al trono dopo la morte di
Maria Tudor (1558) (Bloody Mary).
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15. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
Grande equilibrio: buoni rapporti tra Parlamento (convocato 13 volte in 45 anni) e Corona, che
tendeva ad accentrare i poteri decisionali nel Consiglio privato della corona (di cui faceva parte Lord
Burghley, cioè William Cecil)
Problema religioso: riafferma la supremazia del sovrano in materia religiosa ma mantenne la presenza
dell’episcopato
1559 atto di uniformità: impone il Libro di preghiere comuni, che rispettava largamente la liturgia
tradizionale;
1572 promulga i 39 articoli di fede, che raccoglievano i motivi teologici fondamentali calvinisti.
Il dissenso religioso fu ampiamente tollerato, i cattolici vennero perseguitati solo dopo il 1568-69,
anno della ribellione dei conti del nord (ultimo risveglio dell’Inghilterra cattolica e feudale) e dopo la
scomunica del 1570 lanciata da Pio V.
Questa tolleranza scontentava i calvinisti intransigenti, ma solo nel XVII secolo il puritanesimo si
trasformò in una forza d’opposizione alla monarchia.
Problema della successione: rischio di instabilità dopo la sua morte.
Problema dell’illegittimità di nascita: motivo propagandistico di chi sperava in nuovi rivolgimenti
politici-religiosi.
Il punto di riferimento di queste trame era la regina di Scozia, Maria Stuart, cattolica, figlia legittima
di Enrico VII;
1568 Maria Stuart fu dichiarata decaduta dalla nobiltà calvinista e riparò in Inghilterra, tramando con
gli emissari cattolici nonostante fosse controllata strettamente. Per questo motivo Elisabetta ne firmò
15 la condanna a morte, aprendo le ostilità con la Spagna; ma intanto l’educazione protestante impartita a
Giacomo, figlio di Maria, garantiva una successione al trono.
Versante socio-economico:
1563 stabilizzazione della moneta;
moderazione dei tributi
vendita dei beni della corona e compartecipazione ai profitti del commercio e della guerra per le
spese straordinarie, invece che inasprimenti fiscali.
• raddoppio della popolazione in circa un secolo
• forte mobilità sociale
• la nobiltà titolata (Pari d’Inghilterra) perse potere, penalizzata dall’inflazione e costretta a
trasferirsi a corte (rovinati dalla spese e senza rapporti coi territori)
• rafforzamento dei ceti intermedi: gentry (nobiltà rurale non titolata), gruppi mercantili, uomini di
legge
FENOMENO DELLE RECINZIONI: i nuovi proprietari fondiari (acquirenti di beni della corona,
proprietari terrieri arricchiti, mercanti che investivano in terra) accorpavano spesso gli
appezzamenti sparsi in aziende compatte, recintando le terre, per accrescere la produzione e
destinarla a mercati lontani (spesso Londra) anziché al consumo locale si eliminavano così gli
usi collettivi della terra, accrescendo vagabondaggio e mendicità prime leggi sui poveri
Si poteva integrare il lavoro agricolo anche con la filatura e la tessitura, e l’estrazione di carbone.
NB: NUOVA ERA DEL COMMERCIO E DELLA NAVIGAZIONE:
Compagnie privilegiate di navigazione: non più corporazioni mercantili, ma società per azioni, che
ottenevano dalla corona inglese il privilegio esclusivo di commerciare con una certa area del globo in
cambio di prestiti e compartecipazione agli utili.
1553 Compagnia di Moscovia
1581 Compagnia del Levante
1600 Compagnia delle Indie orientali
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16. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
Mercanti individuali facevano contrabbando e pirateria in Atlantico e Mediterraneo. Francis Drake
fece la seconda circumnavigazione del globo, saccheggiando le coste dell’America meridionale
Fallisce il tentativo di impiantare delle colonie nel nord-America, raggiunto nel 1585 da Walter
Raleigh, che fonda la colonia “Virginia”
1588 - 1604 guerra Spagna-Inghilterra: i rapporti già tesi a causa degli attacchi dei marinai inglesi
contro le navi e i possessi di Filippo, si incrinano del tutto quando nel 1585 Elisabetta appoggia
apertamente la rivolta dei Paesi Bassi e condanna Maria Stuart due anni dopo
1588 Filippo II tenta lo sbarco in Inghilterra: l’invincible armada viene scompaginata dalle tempeste e
sconfitta dalle leggere flotte di Elisabetta, e dai legni corsari inglesi e olandesi; Spagna tenta di
circumnavigare le isole britanniche, ma le tempeste falcidiano la flotta. Fallisce il tentativo spagnolo di
bloccare la potenza navale inglese
Un’ondata di ardore patriottico percorse l’Inghilterra, che si strinse intorno alla regina; questa è una
componente da non sottovalutare nella fioritura intellettuale e artistica di quell’epoca.
10.5 Le guerre di religione in Francia
1559 muore Enrico II
1560 muore Francesco II
1560-74 Carlo IX reggenza di Caterina de’ Medici
1574-89 Enrico III
Il calvinismo infiamma nel sud ovest, regioni meno integrate e più restie ad accvogliere novità
16 giuridiche, amministrative, fiscali portate dalla dinastia dei Valois, e nelle file della nobiltà, non più
occupata da guerre esterne, e stretta come in una morsa dall’inflazione e la crescita dei ceti borghesi.
Tre fazioni:
Guisa : capi cattolici intransigenti
Borbone: con poderi a suod-ovest, capi ugonotti
Montmorency-Châtillon (Gaspard de Coligny), ugonotti
1562 Editto di Saint-Germain: Caterina deve fare concessioni agli ugonotti per contrastare lo
strapotere dei Guisa
1/3/1562 Vassy: Massacro di protestanti da parte dei Guisa:
prima fase di guerre civili fino al
1570 Seconda Pace di Saint Germain: allarga le concessioni agli ugonotti
De Cologny conquista la fiducia di Carlo IX e ottiene per Enrico di Borbone, re di Navarra, la mano di
Margherita di Valois, sorella del re.
Caterina, preoccupata per l’influenza di Coligny, durante le nozze dà il via libera ai Guisa e alla
plebaglia parigina, violentemente antiprotestante
23-24/8/1572 Notte di San Bartolomeo: massacro in città e nelle campagne. I gruppi protestanti del
sud-ovest cominciano a funzionare come una confederazione di Stati indipendenti. Enrico di Borbone,
salvatosi con l’abiura, riesce a fuggire da corte e si riconverte al calvinismo (1576).
1576 Guisa creano la Lega santa, sostenuta dalla nobiltà cattolica e da Parigi.
1584 muore il duca d’Angiò, ultimo figlio di Enrico II erede presuntivo è Enrico di Borbone
GUERRA DEI TRE ENRICHI
Il re Enrico III, Enrico di Borbone, Enrico di Guisa, capo della lega santa.
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17. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
1587-88 grazie all’appoggio della corona spagnola, la Lega sostituisce il proprio potere a quello del
monarca, così questi attirò a Blois Enrico di Guisa e il cardinale di Lorena, e li uccise.
Alleato con Enrico di Borbone, strinse d’assedio Parigi nel 1589, ma dopo un mese cadde per mano di
un frate fanatico, e designò suo successore Enrico di Borbone, che diventò Enrico IV.
1589-1610 Enrico IV di Navarra, affabile e cavalleresco, temprato dalle armi.
La Lega gli contrappose la candidatura di Isabella, figlia di Filippo II: truppe spagnole entrarono in
Francia dai Pirenei e dai Paesi Bassi per imporla, ma proprio questo permise ad enrico IV di
presentarsi come il campione dell’unità e dell’indipendenza nazionale e di trasformare la guerra civile
in una guerra contro l’invasore esterno e i suoi alleati interni.
Nel suo programma si riconoscevano anche i politiques, i cattolici moderati che ponevano l’interesse
dello Stato al di sopra delle divisioni religiose, provenienti da magistrature e borghesia amministrativa.
(vedi Jean Bodin teorizza l’autorità assoluta del monarca temperata dal rispetto delle leggi
fondamentali del regno)
Inoltre giocano a favore di Enrico la stanchezza delle guerre interne, e l’apprensione rispetto agli
eccessi parigini, e rispetto ai focolai anarchici che erano esplosi in varie province.
1593 Pubblica conversione al cattolicesimo di Enrico IV, assolto poi da Clemente VIII.
1598Pace di Vervins, firmata da Filippo II ormai infermo: ha vinto la Francia.
Editto di Nantes: Enrico sancisce la pace religiosa: cattolicesimo è religione di Stato, ma gli
ugonotti possono praticare il loro culto (tranne che a Parigi e pochi altri luoghi) e presidiare un
centinaio di piazzeforti.
17 10.6 L’Europa orientale: Polonia e Russia:
Regno polacco-lituano: crogiolo di popoli (poalcchi, lituani, lettoni, ucraini, bielorussi, ruteni,
tedeschi) e di fedi religiose: (cattolici, greco-ortodossi, luteranesimo delle minoranze tedesche,
calvinismo fra i nobili, conventicole anabattiste e antitrinitarie alimentate da profughi italiani, ebrei
immigrati dalla Germania)
1573 ribadito il principio della tolleranza religiosa, nonostante la controffensiva gesuita.
Questa complessità era d’ostacolo ad una forte affermazione polacca.
Inoltre la nobiltà era eccezionalmente numerosa e fieramente attaccata ai propri privilegi e alla
tradizione militare; questo ceto fu protagonista di una grande fioritura artistica e intellettuale nell’età
rinascimentale (vedi Copernico)
C’era un asservimento durissimo dei contadini, costretti a lavorare nelle terre dei signori fino a sei
giorni la settimana;
In questo modo si verificava un forte indebolimento della monarchia, limitata dai poteri del Senato e
della Camera dei deputati, entrambe espressione della nobiltà.
1572 muore Sigismondo II, ultimo re Jagellone, senza eredi; si afferma definitivamente il carattere
elettivo e non ereditario della corona polacca.
Da allora la nobiltà elesse sempre re stranieri che, senza appoggi interni, dovevano sempre farsi
aiutare da una o da un’altra fazione aristocratica: dietro la facciata monarchica, la Polonia era una
repubblica aristocratica, a lungo andare incapace di reggere l’urto delle nuove monarchie assolute.
Russia moscovita:
come in Polonia, territorio sconfinato e poco popolato con scarso sviluppo della vita cittadina e dei
traffici, quasi tutti in mano a stranieri, economia agricola iperniata sullo sfruttamento da parte di
grandi aziende del lavoro coatto dei servi della gleba.
Tuttavia tutti i poteri erano nelle mani del monarca, nei cui confronti i nobili erano in soggezione
servile: ciò si deve al fatto che i nobili fossero molti meno che in Polonia, e che la Chiesa ortodossa,
legata alla tradizione bizantina, usava rendere sacra la figura dello zar, inculcando ai sudditi
l’obbedienza incondizionata (Cesaropapismo).
1462-1505 Ivan III il Grande
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18. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
1505-33 Basilio III
scuotono il giogo mongolo ed rendono la Moscovia protagonista di un’importante espansione
territoriale.
Si appoggiavano alla stretta associazione Stato-Chiesa e crearono una nuova nobiltà, che assicurasse
servizio militare e civile in cambio di terre.
1533-84 Ivan IV: tale processo raggiunge il punto più alto: dopo essersi fatto incoronare Zar (da
Caesar)nel 1547 inizia una politica di alleanza coi ceti inferiori in funzione antinobiliare
1550 convoca il primo zemskij sobor, una sorta di assemblea nazionale contrapposta alla Duma
(consiglio dello zar composto dai boiardi), e creò il primo nucleo di un esercito professionale.
All’estero intrecciò rapporti economici con l’occidente, specialmente con l’Inghilterra.
Dal 1560, dopo la morte della moglie, che l’aveva moderato, Ivan diede segni di squilibrio e di ferocia
gratuita: confische indiscriminate vs boiardi e chiunque sia sospetto di ostilità: 1570 Massacra la
popolazione di Novgorod
Inoltre la guerra vs Polonia e Svezia per il controllo dello sbocco sul Baltico si conclude solo nel 1582
con la sconfitta della Russia
fughe di massa dalla Russia.
1584-98 Fedor I, infermo di mente;
1598-1605 il potere fu esercitato dal cognato Boris Godunov, che si fece riconoscere zar, nonostante
fosse sospettato di aver ucciso il nipote Dimitri; egli continuò la politica antinobiliare di Ivan IV e
diede un impulso all’esplorazione della Siberia. Con un decreto permetteva di riprendere gli schiavi
fuggiaschi, in modo da combattere lo spopolamento delle campagne.
Negli ultimi anni del suo regno ci furono gravi carestie e pestilenze, ed egli dovette lottare contro un
Dimitri redivivo.
Epoca dei torbidi: Alla sua morte la Russia sprofondò nell’anarchia, che finì solo nel 1613 quando
18 l’assemblea nazionale elesse a zar Michele Romanov, la cui dinastia regnò fino al 1917.
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19. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
12.5 La Francia a metà del Seicento: il governo Mazzarino e la Fronda
Durante richelieu si erano verificate molte rivolte popolari, sempre geograficamente circoscritte e
fondamentalmente spontanee. Diversamente andò per la Fronda.
1642 muore Richelieu
1643 muore Luigi XIII reggenza di Anna d’Austria, madre di Luigi XIV, che affida la direzione a
Mazzarino, cardinale creato da Richelieu. Egli rimase fedele agli indirizzi del predecessore, ma
aggiunse una maggiore attitudine diplomatica al compromesso. Ereditò ed accrebbe così
l’impopolarità del predecessore, anche perché era straniero e di modeste origini.
I principi di sangue reale e i nobili presero a complottare; gli officiers (detentori di uffici venali)
protestavano contro l’autorità degli intendenti e contro la creazione continua di nuove cariche, che
deprezzava le già esistenti; i rentiers (detentori di cartelle del debito pubblico) lamentavano i
ritardi con cui erano pagati gli interessi; tutti denunciavano l’arricchirsi di finanzieri e appalatatori
delle imposte, di cui il governo non poteva fare a meno.
FRONDA PARLAMENTARE:
1648, anno in cui si avvia a conclusione la guerra dei Trent’anni, viene avanzato un nuovo pacchetto
fiscale (trattenuti 4 anni sugli stipendi di chi voleva rinnovare la paulette): il Parlamento parigino
concerta con le altre corti sovrani residenti a Parigi un programma di riforme, che prendono forma
nei 27 ARTICOLI che presentano diverse analogie con quelle avanzate dal Parlamento inglese,
sebbene i Parlamenti francesi fossero dei tribunali d’appello non rappresentativi: chiedono
soppressione intendenti
diminuzione delle imposte
19 rifiuto del sistema degli appalti
obbligo di far aprovare ogni tassa nuova dai
parlamenti
illegalità degli arresti arbitrari
La regina e Mazzarino fecero arrestare Broussel, esponente della magistratura parigina, ma la piazza
insorse e si alzarono delle barricate a Parigi (27-28 agosto). Il re dovette cedere e firmare la
Dichiarazione regia, il 22 ottobre.
1/4/1649 Pace di Saint-Germain chiude, con la sconfitta della monarchia, la fase della fronda
“parlamentare”.
FRONDA DEI PRINCIPI:
1650-1653: il principe di Condé e gli altri nobili sono rivali di Mazzarino, e ordiscono un’inestricabile
trama di intrighi, senza il barlume di un disegno politico organico. A pagare il prezzo di questo
rigurgito di anarchia feudale furono le campagne, esposte al passaggio di soldatesche e flagellate
dalla carestia negli anni 1651-52.
1652 sotto Parigi, il re riporta la vittoria grazie al generale turenne, ma la vittoria fu dovuta soprattutto
all’esaurimento generale del Paese: 1653 Mazzarino e il re rientrano trionfalmente, grazie anche
alla consapevolezza che la monarchia era l’unica in grado di scongiurare l’anarchia feudale e la
prepotenza dei Grandi: su questa convinzione farà poi leva l’assolutismo di Luigi XIV.
Rimaneva ancora aperta la guerra con la Spagna, ma grazie anche all’intervento di Cromwell,
Mazzarino fu infine in grado di imporre nel 1659 la pace dei Pirenei ; veniva inoltre stipulato il
matrimonio fra Luigi XIV e Maria Teresa, figlia di Filippo IV.
12.6 Le rivolte nella penisola iberica:
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20. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
Dal 1637 al 1643 le sorti della guerra dei trent’anni volgono a sfavore della Spagna vs Province Unite.
Diquesto approfittarono Catalogna (estremità orientale) e Portogallo, provocando dei rovesci
militari.
CATALOGNA: la Catalogna si considerava una nazione distinta dal Portogallo, diversa per lingua,
cultura, istituzioni giuridiche e amministrative.
Nel 1640 il conte-duca di Olivares approfittò dellapresenza in loco di un esercito castigliano per
convocare le Cortes e imporre l’Union de las armas; la catalogna insorse e chiese aiuto alla
Francia: nel 1641 venen proclamata la sua unione al Regno dei Borbone, pur col mantenimento
delle sue istituzioni.
Filippo IV dovette licenziare Olivares nel 1643;
1648 pace di vestfalia + Fronda in Francia + timori dell’aristocrazia catalana, che rischiano di subire il
radicalizzarsi della lotta sociale, che da rivolta separatista stava trasformandosi di guerra contro i
ricchi. 1652 Filippo IV riesce a riprendere la regione con l’esercito.
PORTOGALLO: nel 1640 il Portogallo risponde con un’insurrezione molto organizzata alla chiamata
alle armi dei nobili portoghesi da parte di Madrid; questo portò all’indipendenza e mise sul trono
Giovanni IV Bragança:
1668: Una lunghissima e torbida guerra porta a riconoscere l’Indipendenza del Portogallo
Castiglia in ginocchio per cinquant’anni di guerra ininterrotta:
1647 nel Regno di Napoli scoppia una rivolta, mentre velleità separatisti scuotono anche l’Aragona.
1649 la peste riduce di un terzo gli abitanti della Castiglia.
20
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21. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
Capitolo 17
Una nuova epoca di espansione
17.1 L’aumento della popolazione europea
Fine del periodo di ristagno del Seicento: moto espansivo in ogni settore. Questa espansione
settecentesca si differenzia da quella del Cinquecento per il suo carattere irreversibile.
Crescita della popolazione: aumento dell’ordine del 63,5% anche in Asia ed Americhe
-rapporto inverso crescita economia/rescita popolazione: tendenza a riempire gli spazi vuoti (Ungheria
e Russia)
Miglioramenti climatici dopo la piccola glaciazione del 600
Miglioramenti nell’agricoltura
Fino a pochi anni fa gli studiosi spiegavano la crescita con un calo della mortalità (migliore
alimentazione, condizioni igieniche migliori, minore incidenza di peste, fame, guerra).
-Rimanevano tuttavia altre malattie di carattere epidemico (tifo, difterite, violo)
-La diminuita gravità delle carestie fu reale e si spiega con la maggiore rapidità dei
trasporti, con gli interventi più efficaci dei governi nelle aree colpite E NON tanto con
un migliroamento generale delle condizioni di vita.
-Le guerre dopo il 1720 avevano un carattere più localizzato e gli eserciti erano più
disciplinati.
Di recente gli studiosi pensano che l’aumento della popolazione sia dovuto piuttosto
all’aumento della natalità:
o calo dell’età del matrimonio della donna
21 o diminuzione percentuale del celibato
o diffusione del lavoro salariato, che fa saltare i precedenti vincoli economici che
impedivano o ritardavano le nozze.
Resta da chiarire come mai la crescita fu più forte in aree meno sviluppate economicamente e
demograficamente. Esempio importante è l’Irlanda: in 100 anni la popolazione triplicò: si spiega con
la diffusione della patata, che costituiva una dieta più equilibrata, dava alti rendimenti e quindi
consentiva di frazionare le aziende agricole in piccoli poderi ma sempre sufficienti a mantenere una
famiglia, favorendo la precocità dei matrimoni: NB nel 1846-47 la carestia i patate povocò una strage.
17.2 L’evoluzione dell’agricoltura
L’agricoltura contribuì all’aumento della popolazione.
Adozione di mais (ad alto rendimento) e grano saraceno (adatto anche a climi freddi)
Agricoltura estensiva e intensificazione lavoro dei contadini in quasi tutta Europa
Rendimenti restano modesti; restano: scarsità del concime animale, rotazione triennali, campi aperti
Tuttavia si allargano le aree in cui si pratica agricoltura intensiva e produttiva: in Veneto e Piemonte,
grazie alla fitta rete di fiumi ⇒ riso, piante foraggere ⇒ proprietà nutritive (azoto) di trifoglio, erba
medica, lupinella e possibilità di allevare vacche da latte ⇒ concime ⇒ rotazioni complesse di 9 o 12
anni (mais, marcite, prati artificiali)
∠ ciò presuppone aziende compatte di grandi dimensioni, e loro affitto a veri
imprenditori agricoli muniti di capitale x comprare bestiame e pagare i salari, e
presenza di sbocchi commerciali per cereali, fieno, latte condizioni assenti in quasi
tutta Europa
In Inghilterra la rivouzione agricola si connette alla rivoluzione industriale a causa
della produzione di materie prime (lana, orzo, luppolo, cuoio, piante tintorie, ecc..)
dell’aumento della domanda di manufatti, dovuto alla formazione di uno strato di fittavoli e coltivatori
benestanti. Infatti gli incrementi di produttività permisero di mantenere un numero sempre crescente di
non addetti all’agricoltura, che a fine secolo superò la metà della popolazione.
∠ Enclosures (recinzioni al massimo tra metà 700 e 1815: campi aperti diventano ½ - ¼ del
totale) = ultimo atto di un processo di trasformazione il cui momento centrale è costituito dalla
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22. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
redistribuzione delle terre: complessa ricomposizione fondaria permette di recintare una terra e
sfruttarla intensivamente. Il che fa diminuire la percentuale di persone addette alla terra.
nel 500 e 600 le recinzioni avevano riguardato soprattutto villaggi in cui la maggior
parte del terreno coltivabile apparteneva ad uno o pochi proprietari che si mettevano
d’accordo e compravano le parcelle dei piccoli coltivatori, le recintavano, e ci
riassumevano i coltivatori per lavorarle.
nel 700 invece si seguiva una procedura diversa: i grandi proprietari di una
comunità presentavano una domanda al Parlamento, il quale emetteva un Enclosure
act e nominava un perito per redistribuire le terre. I piccoli proprietari per recintare
dovevano pagare un’imposta proporzionalmente più alta, ed erano più danneggiati dal
divieto di condurre al pascolo il bestiame nelle terre altrui, per cui erano spesso indotti
a vendere la terra e trovare lavoro come fittavoli o salariati nelle grandi aziende; i
grandi proprietari ne ebberograndi vantaggi perché poterono alzare i canoni d’affitto e
poterono investire per introdurre grosse migliorie (es ciclo di Norfolk: rotazione con 1
anno a frumento, 1 a rape, 1 a orzo, 1 a trifoglio o marcite; selezione di specie vegetali
e incroci di animali).
17.3 Prezzi e salari, moneta e trasporti
Ci fu una tendenza generale all’aumento dei prezzi, e quindi un aumento dei profitti derivati dalla
vendita delle derrate e dei redditi derivati dal possesso della terra (crescente interesse per
l’agricoltura).
I salari però rimasero nettamente più bassi nella crescita rispetto ai prezzi. Diminuzione dei salari reali
del 25%
22
Fattori d’inflazione:
incremento demografico:
1) la quantità di cibo non cresce come la popolazione (Malthus)
2) l’estendersi degli agglomerati urbani fece estendere il raggio di approvvigionamento per le
città, facendo salire i prezzi dei trasporti
3) l’incremento demografico in molte zone si risolse in un processo di proletarizzazione di
vasti strati sociali
aumento dei mezzi di pagamento in circolazione
1) argento in Messico
2) oro in Brasile
3) miglioramento dei trasporti: più rapida circolazione di denaro, merci, uomini (NB:
strade lastricate e convesse in Francia costruite con le corvée, in Inghilterra da
imprenditori privati ch imponevano poi un leggero pedaggio ai passeggeri)
4) ricorso universale alle cambiali (in Inghilterra alle banconote, covertibili in qualsiasi
momento in moneta larga circolazione fiduciaria)
La diffusione dell’economia monetaria e la maggior disponibilità di capitali è attestata alla
discesa dei tassi di interesse: il minor costo del denaro servì spesso a stabilizzare la moneta,
creando un quadro stabile per gli operatori economici
17.4 Il boom del commercio atlantico
Secolo d’oro del commercio internazionale. Inghilterra e Francia superano l’Olanda, e Mediterraneo si
riprende. Soprattutto cresce però il commercio atlantico, con le colonie: forte accelerazione di
sfruttamento e colonizzazione del Nuovo Mondo: (grande aumento della popolazione per coloni
europei, importazione di schiavi neri africani e altissimo tasso di riproduzione, specie in Nord
America.)
Sviluppo di un’economia diversificata per latitudine e configuraz geologica
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23. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
Concentrazione della proprietà terriera a causa della rapida diminuzione della popolazione indigena:
grandi latifondi di agricoltura estensiva e allevamento brado (estancias, pampas); continue
importazioni di schiavi neri.
Alla fine del 700 si crea un movimento umanitario contrario alla schiavitù, che sarà abolita nella
seconda metà dell’800.
NB caratteri delle colonie inglesi nel Nord America:
eccezionale dinamismo demografico
mancanza del meticciato: no commistione indios e coloni (al contrario che nei domini
spagnoli e portoghesi, gli indios venivano sterminati) e indios tenuti in disparte
Centro-sud America diviso tra Sp e Portogallo:
Spagna Messico, Texas, California, Ande e interno. // Portogallo Brasile,
Argentina
In Brasile la presenza portoghese gravitò a lungo intorno a Pernambuco e Bahia (zucchero con schiavi
africani); più a sud si organizzarono delle spedizioni verso l’interno (bandeiras) per catturare indios da
vendere, e nel corso di esse siscoprirono grandi quantità di oro e diamanti
Grandi monoculture di canna da zucchero in Brasile, Grandi Antille, Piccole Antille richiedono
continue importazioni di schiavi neri, che morivano spesso.
17.5 Le origini della Rivoluzione industriale
Rivoluzione industriale= complesso di trasformazioni nel modo di produrre i manufatti, che determinò
un ampio e irreversibile mutamento nei consumi e nei modi di vita e rapporti sociali.
23 Diffusione su larga scala di macchine azionate da energia inanimata
Concentrazione del lavoro nelle fabbriche
Incremento della produttività per addetto
Produzione in serie per un mercato molto vasto
In Inghilterra avvenne a fine 700, in Europa a metà dell’800; NB: nelle manifatture c’era già la
concentrazione del lavoro, ma non veniva superata l’abilità manuale; il termine “industria” indicava
operosità, e con “manifattura” si indicava spesso quella che oggi chiamiamo protoindustria, o industria
a domicilio. La protoindustria permetteva di sfuggire ai vincoli delle corporazioni, avere manodopera
a bassocosto, reclutabile in base alle esigenze del mercato, e di investire pochissimo. La manifattura
era poco adatta ad una produzione di massa; se il mecato si ampliava, si doveva ampliare l’area di
produzione a domicilio, rischiando di non avere abbastanza controllo sulla qualità, e se si alzavano le
paghe si rischiava di diminuire il numero di pezzi prodotti a cottimo.
⇒ di qui la spinta a produrre con delle macchine e a concentrare la manodopera in fabbriche in cui si
potesse tenere a bada la disciplina.
Condizioni della rivoluzione industriale presenti massimamente in Inghilterra:
∠ domanda in continua espansione: mercato interno ed estero potenzialmente molto
vasto
∠ scarsità di manodopera in certi settori della lavorazione
∠ capacità tecnica per inventare certi congegni meccanici
∠ fonti di energia poco costose
∠ disponibilità di capitali ed energie imprenditoriali pronte al rischio
∠ fiducia nella stabilità dl quadro politico-legislaivo (tutela dei diritti di proprietà su
merci e idee innovative–brevetti)
17.6 Dall’età del cotone all’età del ferro
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24. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
Inghilterra: Protezionismo sull’industria della lana a scapito del cotone; solo dagli anni 80 del 700
il commerio del cotone decolla –dopo l’abrogazione di misure vs cotone. Questo successo è dovuto al
fatto che la materia prima costava poco e poteva essere importata illimitatamente dalle colonie, al fatto
che il cotone era molto più lavoraile a macchina, e i tessuti in cotone erano più economici, lavabili, e
avevano un mercato potenzialmente molto vasto. ⇒ nella prima fase della Rivoluzione industriale,
fino al 1830, il cotone fu il settore di punta e creò il modello d fabbrica che si estese poi ad altre
lavorazioni, in particolare quello siderurgico.
Le invenzioni di macchine corrisposero a precise fasi della lavorazione che si aveva bisogno di
migliorare: il telaio con spoletta volante rende necessario studiare qcs che acceleri il lavoro dei filatori
filatoio meccanico telaio meccanico fine del lavoro di tessitore
Questi progressi influenzarono progressi in altri settori: chimica (candeggianti); coke (carbon fossile
raffinato dalle impurità permette di non usare la legna per lavorare il ferro –la ghisa preparata tramite
carbon fossile normale diventava friabile per le impurità, il carbone di legna era troppo costoso); il
settore siderurgico migliorò con l’adozione di un forno a riverbero inventato da Cort.
L’Inghilterra divenne produttrice di ghisa di ferro: poté esportarla (prima la importava) e utilizzarla
per la produzione di macchine, per il miglioramento dei trasporti e dell’esercito.
L’industria tessile e siderurgica avevano bisogno di energia diversa da quella umana/animale per
svilupparsi; l’energia idraulica non era sempre disponibile in tutte le zone e con la stessa portata; la
forza del vapore fu utilizzata efficacemente solo dal 1769 grazie a Watt.
17.7. Le ripercussioni dell’industrializzazione
Non bisogna esagerare la rapidità dei mutamenti e la coscienza che i contemporanei ebbero delle
24 ripercussioni della Rivoluione industriale.
La nascita di un proletariato di fabbrica:
Insediamenti industriali soprattutto a nord-centro e ovest, dove c’erano giacimenti di ferro,fiumi e
collegamenticoi porti di Liverpool, Hull, Bristol, minore fertilità dei terreni e quindi maggiore
disponibilità di manodopera a basso costo disposta a spostarsi nelle fabbriche, le quali diedero un forte
impulso all’urbanizzazione.
Le città erano agglomerati informi, cresciuti troppo in fretta senza comodità o amenità o servizi.
Gli imprenditori reclutavano anche donne e bambini, che costavano meno ed erano più duttili alla
disciplina ferrea (NB solo dal 1820 leggi a tutela del lavoro femminile o minorile).
La disciplina era molto importante e molti industriali si adoperavano affinché nel tempo libero i
dipendenti andassero alla scuola domenicale e in chiesa, sempre allo scopo di dirozzarli e promuverne
la subordinazione; secondo Thompson va vista in questo senso la rapida diffusione nei distretti
minerari del metodismo, che poneva l’accento sulla frugalità e l’autodisciplina.
La creazione di organizzazioni sindacali (trade unions) fu lenta e difficile a causa di leggi proibiive,
inasprite durante la Riv Francese; tuttavia non mancarono forme spontanee di agitazione: sciopero,
boicottaggio, proteste e petizioni indirizzate a Parlamento o autorità locali.
1810-1820 Luddismo, represso duramente, lascia il posto al cartismo.
I salari erano più alti di un salariato non specializzato impiegato nell’edilizia o nell’agricoltura, e il
capofamiglia poteva cumulare gli stipendi dei familiari, ma dal 1790al 1820 il costo della vita crebbe
parecchio, e i salari no; inoltre le condizioni abitative, la monotonia del lavoro, lo smarrito senso di
indipendenza e dignità personale, la precarietà dell’occupazione peggioravano notevolmente il tenore
di vita.
Le auorità alternavano repressività ad assistenza che faceva leva sul tessuto parrocchiale e su tasse
apposite per i benestanti.
Gli imprenditori, spesso di origine modesta, non si contrapponevano ancora all’aristocrazia fondiaria,
e spesso erano guardati da essa e dai mercanti/finanzieri con disprezzo.
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25. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
18. LA CIVILTA’ DEI LUMI
18.1. Fede e ragione
Kant: L’illuminismo è l’uscitdallo stato di minorità che l’uomo deve imputare a se stesso. Minorità è
l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza l’aiuo di qualcun altro. La minorità non dipende da
un difetto di intelligenza ma dalla mancanza del coraggio e della decisione di far uso del proprio
intelletto senza l’aiuto di altri. Il motto dell’illuminismo è “abbi il coraggio di servirti della tua propria
intelligeza!”
Philosophe, l’indagatore del vero: l’unica verità deriva da un’osservazione diretta o da testimonianze
certe, da vagliare in ogni caso col “lume” della ragione.
rifiuto dell’auptoritas
uso sistematico dello spirito critico
Dal XVII secolo questi criteri vennero applicati all’ambito religioso, sgombrando le scritture e le
pratiche da credenze superstiziose, anche ad opera di ecclesiastici cattolici(: vd Maurini) ma
soprattutto in ambienti protestanti: in Olanda e Inghilterra si sviluppò una forte critica agli argomenti
più dogmatici e superstiziosi da parte di intellettuali (Spinoza, Bayle, Locke_Locke cerca di conciliare
fee e ragione mettendo l’accento sui precetti morali; ispirò e diede spunto ai deisti)
Deismo: Dio esiste e l’anima è immortale e questo si capisce grazie alla ragione, infatti si tratta anche
dell’elemento comune di tutte le religioni rivelate, i cui dogmi e misteri sono solo incrostazioni
superstiziose o imposture.
Il problema del contrasto tra fede e ragione era più forte in ambito cattolico, per via dell’intransigenza
cattolica, la pretesa del clero di dirigere le coscienze, il persistere della traizione aristotelicp-scolastica
e di antiche forme di devozione simili alla superstizione. Non mancarono ecclesiastici illuminati come
25 Muratori e Galiani.
Voltaire orchestrò una potente campagna contro l’”Infame”. Sosteneva Dio come architetto
dell’universo, che si regola secondo leggi non sempre comprensibili o favorevoli all’uomo; il male
esiste. Ma proprio per questo gli uomini dovrebbero smettere di uccidersi e torturarsi per motivi futili,
e dovrebbero attuare una vera morale evangelica. Caso Calas: Voltaire riesce a far rivedere il processo
e cambiare il verdetto –già eseguito- sul padre protestante che avrebbe ucciso il figlio per evitarne la
conversione al cattolicesimo.
Altri approdarono all’ateismo: D’Holbach.
Diderot dal deismo approdò ad una visione della natura come creazione e modificazione continua di
organismi e forme di vita, anticipando l’evoluzionismo di Lamarck.
18.2 L’uomo e la natura
Empirismo:
Locke: l’intelletto umano originariamente è come un foglio bianco che solo l’esperienza porà
riempire. Successivamente interviene la riflessione a determinare, attraverso la
comparazione del materiale dell’esperienza, le idee semplici e le idee complesse (come
quella di Sp T e C/Ef. Di qui il rifiuto di ogni metafisica e di ogni supposizione non
suffragat dall’osservazione dei fatti.
D’Alembert, nel Discorso preliminare all’Enciclopédie: tutte le nostre conoscenze dirette si
riducono a quelle che riceviamo attraverso i sensi: tutte le nostre idee provengono dalle
sensazioni.
Sensismo: tutte le cognizioni umane vanno ricondotte alla sensazione.
Bonnot, abate di Condillac: uomo-statua in cui le sensazioni agendo sugli organi possono
azionare la vita psichica.
La Mettrie: l’uomo macchina; materialismo integrale che riduce tutto l’uomo, comprese le sue
facoltà mentali, a materia.
Hume: negazione di “sostanza” (noi conosciamo le sensazioni, non le cose stesse) e di “C/Ef”
(nessun principio razionale ci obbliga a credere all’uniformità della natura).
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26. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)]
Utilitarismo: il bene non è oggettivo e astratto, ma coincide con ciò che colpisce gradevolmente i
sensi, è cioè un piacere soggettivo o la cessazione del dolore o l’appagamento di un bisogno. Il
perseguimento anarchico di tali obiettivi istruggerebbe i presupposti del vivere sociale e risulterebbe
controproducente anche dal punto di vista egoistico. Tra questi:
Hume sostiene che gli uomini sono naturalmente portati al senso morale da un’innata simpatia
con gli altri uomini;
Bentham riduce la morale ad un calcolo dei piaceri e dei dolori e afferma che la società deve
essere costituita in modo tale da garantire la felicità al numero maggiore di persone
possibili, formula ripresa da Beccaria).
Generale esaltazione della scienza e della sua capacità di svelare le leggi che governano la natura
inanimata e animata.
Newton impone un metodo scientifico basato sul rifiuto di hp astratte e sulla sintesi tra indagine
sperimentale e procedimento matematico. Le sue teorie divennero il simbolo dei Lumi. Le sue
scoperte incoraggiavano quelli che non rimanevano ancorati alla Bibbia e non ne cercavano le
conferme.
VD:Linneo, Spallanzani e Buffon: botanica e zoologia e anticipazione di Darwin; Lavoisier: chimica;
Franklin, Galvani, Volta: elettricità. Accademie di Stato nelle grandi città.
18.3 La pubblica felicità
Anche in campo politico l’Illuminismo non è unitrio, anche se sono condivise le premesse del
Tramonto della ragion di Stato e della teoria del diritto divino dei re; il potere dev’essere esercitato
nell’interesse dei sudditi e per la realizzazione della pubblica felicità, la delimitazione della libertà
privata in cui la realtà sovrana non ha diritto di ingerenza.
26 Montesquieu: “Lo spirito delle leggi”, 1748: le leggi sono i rapporti necessari che derivano dalla
natura delle cose. Ovvero: non servono precetti universalmente validi per il governo dei
popoli, ma bisogna invece scoprire i meccanismi e principi che regolano i vari ordinamenti
politici. Atteggiamento relativistico: ogni ordinamento si adatta a determinate condizioni
politiche e territoriali. Dispotismo poggia sulla paura e si adatta a vastissime estensioni
territoriali; Monarchia poggia sul senso d’onore e si adatta ad un’estensione intermedia;
Democrazia si regge sulla virtù dei cittadini e si adatta ad un’estensione territoriale piccola.
Nonostante l’apparente relativismo, Montesquieu preferisce la monarchia temperata di
modello inglese, perché la maggior garanzia per le libertà individuali è la divisione dei poteri,
e in particolare il pot. giudiziario è affidato a magistrati indipendenti dal legislativo e
dall’esecutivo. Nel dispotismo, dove tutti sono schiavi, e nella democrazia, il livellamento
delle condizioni sociali è imperante; la monarchia permette invece l’esistenza di corpi
intermedi gerarchicamente ordinati.
Voltaire: il dispotismo illuminato: combatte i particolarismi e i privilegi locali di ceto; solo chi è al di
sopra di tutti può avere una chiara visione degli interessi generali e agire incondizionatamente
rispetto ai particolarismi; la teoria del monarca illuminato ebbe i suoi principali centri di
elaborazione nell’Europa centrale o mediterranea, piuttosto che in Inghilterra o Francia.
Rousseau: il passaggio dell’uomo dallo stato di natura allo stato sociale si accompagna all’istituzione
della proprietà privata, che origina un processo di degenerazione morale, i cui sintomi sono le
enormi disuguaglianze sociali, il lusso sfacciato dei ricchi, la corruzione, la raffinatezza di arti
e tecniche. L’unica via per uscire da un tale stato è rifondare la società tramite un contratto
sociale che trasformi i sudditi in cittadini, gli schiavi in uomini liberi, attraverso la totale
cessione dei propri diritti da parte di tutti al corpo sovrano, che consiste in tutta la comunità.
L’unione delle volontà particolari in una volontà generale non limita le libertà individuali, e
anzi le potenzia, perché protegge ognuno dalle sopraffazioni. La sovranità risiede
naturalmente nel popolo, è per cui inalienabile e indivisibile, e non può neppure essere
delegata in permanenza. Debbono esserci un governo e dei magistrati, può esserci un monarca
o un governo aristocratico, ma ad ogni modo esso deve eseguire la volontà generale, che si
esprime attraverso l’assemblea dei cittadini, per cui i governanti devono essere sempre
revocabili. C’è una necessaria coincidenza tra il bene comune e l’interesse individuale: il
ma.ariasrodriguez@gmail.com