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CARLO CAPRA        [STORIA MODERNA(1492-1848)]

                                               PARTE PRIMA


    1. La popolazione e le strutture familiari

    1.1 Fonti e metodi:

    •   Teoria malthusiana e teorie neomalthusiane: la popolazione cresce geometricamente (→ 1-2-4-8-
        16) mentre le risorse crescono aritmeticamente (→ 1-2-3-4-5) per la regge dei rendimenti
        decrescenti (gli incrementi produttivi di una zona col tempo diminuiscono)
        Freni possibili: freni repressivi (carestie, epidemie, guerre) oppure freni preventivi (controllo
        forzato di matrimoni e natalità).
    •   Statistica
    •   Registri ecclesiastici
    •   Ricostruzione nominativa delle famiglie (schede di famiglia per ogni matrimonio celebrato nella
        stessa parrocchia in un arco di tempo, trascrizione su questa scheda di tutti gli eventi demografici
        riguardanti la coppia cui è intestata; ha il difetto che permette di considerare solo una parrocchia
        per volta. Le schede chiuse –di cui si sa inizio fine precisa sono relativamente poche rispetto al
        lavoro che serve)
    •   Piramidi sulla quantità di popolazione divisa per fasce d’età: permette di avere un’idea della
        speranza di vita e costruire indici di mortalità o natalità.

    1.2 La popolazione europea nell’età moderna
1
    NB: in Africa e America c’è un’arresto dello sviluppo demografico alla fine del ‘500 per via degli
    interventi europei sul suolo americano e per via dell’esportazione di schiavi neri in America.
    3 GRANDI FASI:
    • 1450-1630 crescita generale continua lenta costante
    • 1630-1700 calo improvviso: indici di mortalità del 30-35%, quasi uguali a quelli di natalità, del
        35-40%; questo indice aumenta facilmente in concomitanza con guerre, carestie, epidemi: vedi
        Peste; + NB matrimoni tardivi e allattamenti prolungati, + spesso per morte di un coniuge si
        interrompeva il matrimonio anche se la donna era ancora fertile.
    • 1700-1800 rapida crescita. Aumento della natalità e diminuzione della mortalità.

    1.3 La storia della famiglia.

    Classificazione di Cambridge: 5 tipi di aggregati:
    1) famiglia nucleare (coniugi + figli)
    2) famiglia estesa (nucleare + un convivente, per es un fratello o un genitore dei coniugi)
    3) famiglia multipla (almeno due nuclei, per es genitori dei coniugi + coniugi + figli)
    4) famiglie senza struttura (alla cui base non c’è un rapporto matrimoniale, per es fratelli celibi,
        vedova con figlia nubile)
    5) i solitari.

    Laslett e Hajnal: due diversi modelli matrimoniali e familiari nell’ancién regime:
    A) Europa nord-occidentale:
        1) uomini e donne si sposano tardi, e il 10/15% di loro non si sposava affatto
        2) residenza neolocale dopo le nozze = mettevano su casa per conto proprio, formando una
             famiglia nucleare.
        3) Presso molte famiglie, prima del matrimonio, molti giovani passavano diversi anni fuori dalla
             famiglia, a servizio presso un’altra.
    B) Europa orientale e meridionale:
        1) matrimonio precoce
        2) residenza patrilocale

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        3) no servizio prenuziale presso altre famiglie.

    Ma questi studi sono insufficienti a rappresentare le realtà più specifiche. Le famiglie andrebbero
    studiate da un punto di vista economico, giuridico, sociale, poiché la famiglia non rappresentava solo
    un’unità di consumo, ma specialmente di produzione: le dimensioni dell’aggregato domestico erano
    legate a quelle del fondo coltivato e alla quantità di lavoro da esso richiesta.
    Per quanto riguarda le élites, la preoccupazione di mantenere il patrimonio unito dava vita a fenomeni
    come il fidecommesso (col testamento si vincola l’erede a mantenere unito il patrimonio e a
    trasmetterlo a una sola persona) e la primogenitura, o maggiorascato (solo il figlio maggiore accede
    all’eredità). Facevano parte delle strategie familiari per il mantenimento del potere anche la
    destinazione dei figli cadetti a carriere militari, ecclesiastiche, giudiziarie, e delle figlie al nubilato o
    alla monacazione; molta importanza avevano, in questa mentalità, le alleanze matrimoniali e le reti
    allargate di parentela agnatizia (parentela tra i discendenti di stesso padre) o cognatizia (acquisita
    tramite unioni matrimoniali).

    Modelli di famiglia riguardo ai rapporti interni:
    • 1450-1630: famiglia a lignaggio aperto: formalismo e freddezza tra coniugi, genitori e figli;
        importanza attribuita al casato; controllo del parentado e della comunità sulla vita familiare.
    • 1550-1700 famiglia nucleare patriarcale ristretta: accentuazione del ruolo autoritario del pater
        familias, riflesso del potere assoluto del monarca sulla società, sviluppo dei legami affettivi tra
        coniugi; risalto all’educazione cristiana e al disciplinamento della prole.
    • 1620-1800 famiglia nucleare domestica chiusa: individualismo affettivo= si attenua il divario
        gerarchico tra coniugi e tra genitori e figli, nuova tenerezza.
    Sono tesi difficili da applicare e dimostrare all’intera società, data l’esistenza di livelli diversi di
2
    cultura, ricchezza, forme di sensibilità. Sono modelli simili a quelli applicati per studiare le cosiddette
    “società primitive” in antropologia.


    2. L’economia dell’Europa preindustriale

    2.1 L’agricoltura: risposta estensiva e intensiva

    Dopo il Mille l’agricoltura europea aveva compiuto notevoli progressi: nel nord e nel centro Europa si
    poterono mettere a coltura i terreni umidi e argillosi grazie ad: aratro pesante (con avantreno, coltro e
    versoio), ferratura e bardatura dei cavalli, rotazione triennale (un anno a frumento o segale, un anno ad
    orzo e avena, un anno a riposo).
    Nel Mediterraneo, invece la scarsità di piogge e la natura friabile dei terreni ostacolarono
    l’applicazione di queste tecniche: rimasero imperanti rotazione biennali e aratro leggero; ebbero
    invece maggiore rilievo le colture arboree: olivo, vite, alberi da frutta.
             Tra 1450 e 1750 l’organizzazione produttiva delle campagne non registrò grandi mutamenti,
    salvo in aree limitate. L’aumento demografico durante il Cinquecento fece naturalmente crescere la
    domanda di derrate alimentari; le risposte potevano essere due: estensiva (allargamento della
    superficie coltivata) oppure intensiva (crescita della produttività delle zone già coltivate; NB:
    produttività= quantità di prodotto per unità di superficie).
    Nel XVI secolo prevalse lo sfruttamento estensivo, ampliando la coltura ai terreni incolti, abbandonati
    durante la crisi demografica di XIV e XV secolo; questo fece diminuire le aree adibite a pascolo,
    decrementando la diffusione della pastorizia. Questo causò, naturalmente, una minor quantità di
    concime disponibile. NB: ampia privatizzazione di terre incolte, anche per opera di apposite
    magistrature, vd Veneto.
    Inoltre si verificò in quegli anni la cosiddetta Piccola Glaciazione.

    2.2 Il regime fondiario e i rapporti di produzione. L’Europa centro-occidentale.




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    Nel basso Medioevo si vide nell’Europa centro-occidentale la disgregazione della feudalità come
    sistema di governo e l’erosione dei poteri signorili nelle campagne, a causa di:
     crisi demografica (la manodopera doveva essere pagata di più),
     tendenza generale dei signori fondiari a monetizzare le prestazioni loro dovute,
     rivolte contadine esplose in varie aree tra la metà del Trecento e i primi decenni del Cinquecento.
    All’inizio dell’età moderna i coltivatori erano liberi di sposarsi, trasferirsi, disporre delle proprie terre
    se ne possedevano. Le corvées erano limitate a poche giornate all’anno. La riserva signorile non era
    più sfruttata grazie al lavoro coatto dei servi della gleba, ma era stata frazionata in poderi affittati a
    famiglie coloniche con una varietà di patti agrari (livello = canone fisso in natura o denaro stabilito per
    un lungo periodo di tempo; piccolo fitto; mezzadria = podere e abitazione in cambio della metà dei
    raccolti)

    ♦        Ovunque: l’aumento demografico nel XVI secolo e più tardi nel XVIII secolo si
    accompagnò a processi di proletarizzazione nelle campagne = diminuzione dei coltivatori
    autosufficienti o provvisti di eccedenze da vendere, moltiplicazione dei contadini poveri/nullatenenti,
    riduzione del potere d’acquisto dei salari.
    ♦        La proprietà contadina fu influenzata dall’evolversi dei tipi di rapporto feudale:
    Si calcola che in Francia e Germania i coltivatori diretti possedessero circa la metà del suolo
    coltivabile; in Inghilterra però i copyholders (insediati a titolo ereditario, e che pagavano una tassa
    d’ingresso a ogni generazione e un canone annuo in denaro) subirono un’offensiva signorile mirata a
    trasformarli in affittuari a breve scadenza: per questo e per il problema delle recinzioni la piccola
    proprietà coltivatrice era circa 1/5 del suolo. In Italia lo stesso risultato fu effetto dell’espansione a
    macchia d’olio della proprietà urbana e della crisi delle piccole aziende (dovuta ad andamento
3   demografico, clima, prestito usuraio)  scomparsa della proprietà contadina vicino alle città.
    ♦        I prelievi sui contadini potevano costituire dal 20 al 60-70 % del prodotto lordo, per cui
    restavano pochissime risorse per investimenti e innovazioni, già di per sé avversate dalla mentalità
    contadina (l’impronta comunitaria che contrassegnava i lavori agricoli scoraggiava le novità e
    l’iniziativa individuale); inoltre grandi e medi proprietari trovavano più facile acquistare nuove terre e
    aumentare il prelievo sui coloni, costretti dalla concorrenza ad accettare, che non persuadere i coloni
    stessi a impiegare tecniche più avanzate che producessero di più. Solo in aree particolarmente favorite
    dal punto di vista ambientale (es: pianura padana) o dove era meno forte la pressione demografica sul
    suolo da parte dei contadini poveri (Inghilterra e Olanda) fu possibile introdurre delle notevoli
    trasformazioni.
    I prelievi sui contadini erano i seguenti:
    • residui dei diritti feudali (di diversa ampiezza a seconda dello sviluppo delle città):
                  -giurisdizione e potere di banno (competenza del giudice signorile sulle minori cause civili
                  e penali);
                  -censo annuo per i proprietari di terre comprese nel feudo;
                  -(localmente) decima feudale (champart);
                  -diritti in occasione di vendita o trasmissione ereditaria di beni fondiari;
                  -abusi feudali: estorsioni coatte
    • decima ecclesiastica (spesso in natura subito dopo il raccolto)
    • imposte statali
    • rendita fondiaria, se non erano proprietari

    2.3 L’Europa orientale

    Enormi estensioni di terreno pianeggiante e fertile, sparsamente popolate
     Scarsità della forza lavoro
     Città e comunità di villaggio deboli
     Istituzioni statali incapaci di fare da contrappeso all’aristocrazia fondiaria
    ♦       La servitù della gleba venne rafforzata dal XV secolo e introdotta anche in quelle aree dove
    prima era sconosciuta (secondo servaggio), a causa della diffusione dell’economia di mercato, che se

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    da una parte apriva alle regioni affacciate sul mare (Polonia, Prussia) la possibilità di esportare più
    cereali, dall’altra spingeva i proprietari a procurarsi con ogni mezzo il denaro necessario per l’acquisto
    di prodotti di lusso: la via più agevole era la coercizione extraeconomica nei confronti dei contadini.
    Il territorio agricolo di un villaggio prussiano, polacco o russo era diviso tra una o due grandi tenute
    signorili e un certo numero di poderi rustici; le famiglie insediate in questi piccoli poderii traevano dai
    campi il necessario per vivere, ma dovevano una parte preponderante del loro tempo al loro signore;
    d’estate essi prestavano servizio nei campi, in inverno prestavano servizio domestico e fornivano
    manodopera per le attività industriali (distillazione birra e vodka, estrazione mineraria). I prodotti
    eccedenti i bisogni del signore erano commercializzati all’esterno, e il ricavato serviva ad acquistare
    beni di lusso e manufatti occidentali.
    Tale sfruttamento indiscriminato era possibile per via della totale soggezione dei contadini servi
    all’autorità del signore, che amministrava la giustizia e riscuoteva le tasse in nome dello Stato.
              Tra XVI e XVII secolo le loro condizioni di vita andarono deteriorandosi anche a causa della
    sfavorevole congiuntura economica: aumentarono le dimensioni medie delle tenute singorili, e ancora
    di più crebbe il numero di giornate di lavoro dovute.
    Nella monarchia austriaca le giornate di lavoro non potevano superare i 12 giorni l’anno in Bassa
    Austria, ma potevano arrivare a 156 in Boemia. In Russia era diffusa, oltre alla servitù della gleba,
    anche la servitù personale, cui era sottoposto il 10 % della popolazione (persone potevano essere
    vendute anche a prescindere dalla terra); codice del 1649 dello Zar elimina la prescrizione di tempo
    per la cattura dei fuggiaschi; solo nella seconda metà del Settecento le pretese dei signori fondiari
    vennero limitate per legge, e la servitù della gleba venne abolita nel XIX secolo.

    ♦        Non sempre le masse rurali accettavano questo tipo di oppressione, specialmente quando
    andavano a cadere anche le antiche consuetudini, o quando si deterioravano di colpo le condizioni di
4
    vita e lavoro –spesso in occasione di scissioni e conflitti al vertice della società- e spesso davano vita a
    manifestazioni di protesta che potevano tradursi nel ricorso alle vie legali, nelle suppliche alle supreme
    autorità contro i superiori immediati, e nelle sommosse violente, talvolta estese a regioni intere.

    Primo ciclo di rivolte: inizia nella seconda metà del XIV secolo e termina, con le ultime
    recrudescenze, nei primi decenni del Cinquecento.
    Obiettivo = signori feudali:

     1514 Gyögy Dósza in Ungheria
     1520-21 Comuneros in Castiglia
     1524-25 Guerra dei contadini in Germania

    Secondo ciclo di rivolte: nel XVII secolo.
    Obiettivo= nelle aree si primo servaggio: fisco e agenti del fisco; nelle aree di secondo servaggio resta
    predominante l’indirizzo antisignorile! Vedi (secondo servaggio):

       1648 Stenka Razin e cosacchi ucraini
       1773-74 Pugacëv in Russia
       1775 contadini boemi
       1784 contadini valacchi

    Con la Rivoluzione francese e i moti controrivoluzionari scoppiati sempre nella Francia stessa e in
    latri Paesi raggiunti dagli eserciti francesi (Italia e Spagna), i moti contadini acquistano una valenza
    politica che si sovrappone, senza cancellarle, alle forme arcaiche di protesta.




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CARLO CAPRA        [STORIA MODERNA(1492-1848)]

    3.       Ceti e gruppi sociali

    3.1 Ordini, ceti, classi. La stratificazione sociale nell’Europa d’antico regime.

    Fino alla diffusione dell’illuminismo, la visione dominante della società in Europa fu quella di una
    società CORPORATIVA e GERARCHICA.
    ♦ Corporativa: L’uomo non contava di per sé (a meno che non fosse papa o re), bensì contava
        solo come membro di una famiglia, di un corpo, di una comunità. (corpi di mestiere, collegi
        professionali, confraternite, vicinie e contrade cittadine, congregazioni parrocchiali, comunità di
        villaggio, corpi militari, ordini ecclesiastici).
        Le “libertà” (franchigie, immunità, privilegi) si riferivano a questi corpi e comunità (anche in
        epoca moderna, lo stato non riuscì uniformemente a sviluppare un ruolo livellatore su questi
        variegate realtà e poteri).

    Uno degli schemi più radicati era quello che concepiva la società come divisa in tre ordini:
        oratores(clero, che prega), bellatores(nobiltà), laboratores (coloro che lavoravano per tutti);
        questa ripartizione rimane fino alla Rivoluzione francese (vedi rimostranze al Parlamento, che
        propone la divisione nei “tre stati” secondo questa stessa distinzione).

    Non si tratta di classi (definizione che si applica a persone che esercitano la stessa funzione
    economica e godono dello stesso livello di reddito).
    Sono CETI: a determinare il rango sociale di un individuo concorrono
     la nascita,
     il ruolo ricoperto nella vita pubblica (non nel processo economico)
5    il prestigio e i privilegi ad esso connessi e spesso definiti giuridicamente.

    ♦    Gerarchico: Si giustificavano le disuguaglianze con l’idea di una gerarchia naturale tra tutte le
         creature, gerarchia voluta dalla Provvidenza e implicita nella visione tolemaica dell’universo: una
         grande catena di esseri dal regno minerale alle legioni angeliche. L’uomo, composto di
         corpo/anima, passioni/facoltà spirituali, occupava un posto intermedio e cruciale, perché era un
         microcosmo riflettente il macrocosmo; e come nel creato vi sono diversi gradi di perfezione, così
         nella società umana devono essere diversi gradi di bontà e virtù, che si collegavano alle origini
         familiari e alla condizione sociale.

    ♦ Questa tesi della disuguaglianza naturale tra gli uomini doveva fare i conti con una tradizione
         opposta (per esempio in Inghilterra) legata all’affermarsi della civiltà comunale nel Due-Trecento,
         e che poteva anch’essa richiamarsi ai modelli classici (stoicismo vs platonismo-aristotelismo).
         Questo motivo egualitario affirò anche nelle rivolte popolari del basso Medioevo e della prima età
         moderna; d’altra parte, l’ordine sociale tradizionale appariva profondamente incrinato dai
         fenomeni di mobilità sociale caratteristici in particolare del XVI secolo, tanto che proprio a questo
         motivo vari studiosi attribuiscono l’enfasi con cui venne allora affermato il principio gerarchico
         della società.
    NB La stratificazione sociale dell’Europa preindustriale, però, non si presta facilmente né ad una
    lettura dicotomica (poveri plebei contro ricchi nobili) né a un’interpretazione organicistica come
    quella che tendevano a divulgare, in modo più o meno interessato, molti scrittori coevi.


    3.2 Nobili e «civili»

    Nobiltà e clero erano i due ceti più riconoscibili, apparentemente, tuttavia presentavano al loro interno
    una vasta gamma di sottogruppi differenziati per ricchezza, prestigio, potere.

    NOBILI




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CARLO CAPRA        [STORIA MODERNA(1492-1848)]

    L’origine e la configurazione delle élites nobiliari europee presentano molte specificità locali legate
    alla diversa incidenza di vari fattori:
     tradizione classica (distinzione uomini liberi/schiavi; patrizi/plebei; aristocrazia naturale della
         virtù e del sapere)
     legami feudali-vassallatici, anche dopo la loro dissoluzione come sistema giuridico-politico
     etica cavalleresca legata alla professione delle armi
     sviluppo della civiltà comunale (soprattutto in italia centro-settentrionale e Paesi Bassi)
     confronto-scontro con i nascenti apparati statali.


    RICCHEZZA: Ovunque nobiltà significa ricchezza, o almeno agiatezza, ricchezza basata
    principalmente sul possesso della terra, e alla quale si associano in misura variabile anche funzioni di
    polizia e giustizia;
    Nell’età moderna si assiste ad una divaricazione tra le caratteristiche della nobiltà centro-occidentale
    (il grande proprietario vive di rendita) e quella orientale (il nobile sfrutta il lavoro coatto dei contadini
    per poter rivendere derrate sul mercato internazionale).
    Tuttavia ovunque i proventi della terra potevano essere integrati da entrate di diversa natura:
     estrazione di minerali, vetrerie, fabbriche di terraglie,
     attività di trasformazione di prodotti di agricoltura e allevamento,
     stipendi ed emolumenti derivanti da impieghi al servizio del principe o della Chiesa.

    Alla collocazione prevalentemente rurale dei ceti nobiliari nelle aree dove era più forte l’impronta
    feudale si contrapponeva la spiccata fisionomia dei patriziati cittadini (Italia centro-nord, Paesi Bassi,
    aree più urbanizzate in Svizzera e Germania occidentale).
6   La figura del nobile povero è più frequente laddove la nobiltà è più numerosa: Polonia (7-8% della
    popolazione): la piccola nobiltà andava a servizio dalla grande nobiltà; Ungheria, Spagna (5%); nel
    resto d’Europa la nobiltà restava sotto l’1% della popolazione: in Francia, negli stati italiani, in
    Inghilterra (dove i Pari erano solo 200, ed erano gli unici a godere di specifici privilegi giuridici,
    mentre la gentry era composta da 25-30.000 persone, che costituivano una piccola nobiltà rurale.

    PRESTIGIO: anche il prestigio variava enormemente a seconda dei gruppi presi in considerazione (in
    Spagna vi erano sette categorie gerarchicamente ordinate, dai grandi di Spagna agli hidalgos e ai
    caballeros villanos); (in Francia era grande la distanza tra nobiltà di corte, o di toga, e gli “hoberaux”,
    nobili di campagna, al massimo possessori di pochi ettari di terra e di castellucci in rovina!)

    POTERE: altrettanto vario era il rapporto tra ceti nobiliari e potere politico. Carattere eccezionale
    avevano le oligarchie aristocratiche (Venezia, Lucca, Genova), in cui la nobiltà aveva una gestione
    diretta del potere politico; nel Sei e Settecento le monarchie avevano connotati di assolutismo (per
    esempio in Francia) oppure in altri casi (Polonia; Inghilterra dopo la Glorious Revolution) la sovranità
    dipendeva dal beneplacito della nobiltà.

    Tra fine XV e inizi del XVII secolo:
     si rafforzano gli apparati statali  crescenti controlli e limitazioni dello strapotere dei ceti
        nobiliari verso il basso
     crescita economica e rivoluzione dei prezzi  crescente potere di nuovi gruppi di origine
        mercantile e borghese

     questi fattori determinano una sorta di crisi d’identità nei ceti nobiliari, che diede luogo ad
      un’ossessiva ricerca di una legittimazione del primato nobiliare, producendo una slittamento dalla
      virtù e dal valore militare al sangue e alla stirpe come motivi fondanti la nobiltà. (vedi Spagna e
      Portogallo, limpieza de sangre)

    Come si diventa nobili?



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CARLO CAPRA         [STORIA MODERNA(1492-1848)]

    ♦ Nei patriziati cittadini c’era un sistema di cooptazione basato dull’antica residenza e
      sull’astenzione dalle arti meccaniche e dai lucri sordidi (comprendenti nel maggior numero di casi
      le attività mercantili).
    ♦ Nelle monarchie come Francia, Inghilterra, Spagna, si affermò il principio che la nobiltà derivasse
      da un riconoscimento del monarca.
      Ciò poteva avvenire:
      come sanzione di un processo di assimilazione avvenuto di fatto (acquisto di feudi, matrimoni
      nobili, assunzione di un tenore di vita adeguato)
      conferimento di un titolo a compenso di benemerenze vere o presunte di carattere militare o civile
      (spesso dietro versamento di congrua somma)
      come premio, soprattutto in Francia, connesso all’esercizio di elevate cariche giudiziarie o
      finanziarie.
      Questi nuovi nobili erano guardati con disprezzo, ma nel giro di poche generazioni venivano
      generalmente assorbiti.

    ♦       Tra Sei e Settecento le aristocrazie europee vivono un’età dell’oro, non più minacciate nel loro
    primato economico-sociale e ormai pronte a integrarsi nelle strutture dello Stato monarchico,
    rinsanguate da elementi borghesi e ringiovanite da massicci trasferimenti di beni e titoli, riqualificate
    culturalmente dagli studi compiuti nelle università protestanti, nelle scuole pubbliche o nei collegi
    gesuitici, danno tono a corti e salotti, mescolandosi agli intellettuali offrono alle altre classi uno
    spettacolo invidiato di eleganza, che durerà come modello fino alla diffusione degli ideali
    razionalistici e ugualitari dell’Illuminismo maturo.

    CETI INTERMEDI
7
    ♦        I ceti intermedi tra nobiltà e plebe nell’Europa preindustriale NON vanno designati come
    borghesia: tale termine sembra postulare una coscienza di classe e un’uniformità di condizione
    economica e sociale che non rispecchia la frastagliata realtà dell’epoca.
    Max Weber e Werner Sombart hanno voluto caratterizzare lo spirito borghese e capitalistico sul piano
    degli atteggiamenti mentali (sete di guadagno, disponibilità al rischio, autodisciplina, applicazione del
    calcolo razionale), ma in realtà tali qualità erano tutt’al più tipiche di gruppi ristretti di operatori
    economici, e non erano assolutamente patrimonio di categorie sociali che pure di solito vengono
    considerate come borghesi: proprietari fondiari non nobili, professionisti, funzionari pubblici, strati
    superiori dell’artigianato. Questi gruppi aspiravano in genere ad emergere dalla loro condizione ed
    entrare tra le schiere del ceto nobiliare: vedi il caso dei Fugger, da banchieri a latifondisti e feudatari,
    caso emblematico del processo di integrazione nelle élites nobiliari lungo tutta la modernità.
     Denominatore comune di queste categorie sociali è la dominante connotazione urbana: infatti in
        Italia esse erano designate come “ceto civile” o “cittadinesco”; in certe città (Venezia) questo
        ceto godeva di un riconoscimento giuridico, ma dovunque esso era caratterizzato da due tratti:
     rifiuto del lavoro manuale
     possesso di risorse (beni mobili e immobili, ma anche livello culturalre, parentele, amicizie
        altolocate, reti associative) che lo garantivano dalla caduta nell’indigenza cui erano esposti coloro
        che vivevano alla giornata, in un mondo privo di ammorizzatori sociali.

    3.3 Poveri e marginali

    Jean-Pierre Gutton distingue tra poveri
    STRUTTURALI (che anche in tempi normali vivevano in tutto o in parte di elemosine: disabili,
          vecchi malati, vedove con figli a carico, poveri vergognosi, che da una condizione civili erano
          rimasti privi di risorse) e
    CONGIUNTURALI (coloro che ricavavano appena di che vivere dal loro lavoro, e che erano quindi
          alla mercé di infermità, vecchiaia, disoccupazione, carestie);
    se si tiene conto anche dei poveri congiunturali, la percentuale passa da poche unità di percentuale alla
    metà/due terzi della popolazione.


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CARLO CAPRA        [STORIA MODERNA(1492-1848)]

    ♦    Nel Medioevo il povero era circondato da un’aura sacrale, come un exemplum Christi, e
         testimone della condizione precaria dell’uomo.
         Nella modernità, invece egli appare sempre più come una minaccia all’ordine costituito e alla
         salute pubblica, un delinquente potenziale da scacciare e reprimere.
         Ciò è da ricondurre
       al mutamento di valori proprio del Rinascimento e della Riforma protestante, alla laicizzazione
        della società, alla condanna dell’ozio e all’accento posto sulla vita attiva;
       al massiccio aumento del pauperismo, conseguente all’incremento demografico e all’allargarsi
        della forbice prezzi/salari

     Al povero residente si sostituisce il vagabondo, il marginale privo di radici, che vive di espedienti
      e spesso non disdegna furto e frode, e che è sospettato di portare peste e di fomentare tumulti.
     Nei confronti di questi indesiderabili corrono ai ripari prendendo provvedimenti di crescente
      severità prima città e poi Stati (espulsione di poveri forestieri, divieto di accattonaggio, assistenza
      su base cittadina o parrocchiale finanziata con tasse speciali, obbligo di lavoro per i poveri validi;
      1662 editto in Francia stabilì in ogni borgo o città un’ospizio generale in cui chiudere i poveri ed
      educarli alla pietà e nella religione cristiana).
      L’utopia delle grandi reclusioni (vedi Foucault) continua nel Settecento, combinandosi variamente
      con le correnti filantropiche e ispirando la fondazione di grandiosi istituti di ricovero (Roma,
      Genova, Napoli), mentre in Inghilterra si diffondevano le workhouses (case di detenzione e lavoro
      forzato).

    ♦   I processi di proletarizzazione tra XVI e XVIII secolo ingrossarono le schiere di indigenti nelle
8       campagne e nelle città. Tra la metà e i due terzi delle popolazioni urbane vivevano a livello di pura
        sussistenza.
    ♦   Lo sviluppo tra Sette e Ottocento del sistema di fabbrica, prima in inghilterra e poi sul continente,
        da un lato trasformò queste masse nella nuova classe operaia, dall’altro alimentò la formazione di
        un nuovo “proletariato straccione” (Lumpenproletariat) a causa dell’incremento demografico e dei
        fenomeni di disoccupazione e crisi che esso produsse.




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CARLO CAPRA         [STORIA MODERNA(1492-1848)]

    9. La Controriforma e l’Italia del tardo Cinquecento

    9.1 Speranze e propositi di rinnovamento religioso.

    Controriforma (fine XVIII secolo, Germania)
    Riforma cattolica (autonomia e spontaneità)
    Riforma cattolica distinta fra esame di coscienza della Chiesa cattolica alla luce dell’ideale di vita
    cattolico, e affermazione di sé compiuta dalla Chiesa cattolica contro il Protestantesimo
    (cronologicamente è una fase successiva, caratterizzata da un atteggiamento dogmatico e repressivo)
    Evangelismo//Controriforma.

    Le istanze di rinnovamento religioso furono avvertite anche in Italia, dove c’erano diversi stimoli in
    questa direzione:
    - circolavano ampiamente le opere di Erasmo, che venivano lette spesso in chiave luterana, cioè di
        alternativa globale al complesso di dogmi e istituzioni in cui si identificava la religione
        tradizionale.
    - Ondata di profezie e attese apocalittiche, alimentate dai predicatori (vedi Savonarola a Firenze) e
        dalle sofferenze delle uerre d’Italia
    - L’anticlericalismo diffuso negli strati sia colti che popolari: critica alle preoccupazioni mondane e
        svalutazione delle pratiche esteriori di devozione (per es culto ai santi e alle reliquie); accento
        sulle massime evangeliche
    - La suggestione esercitata da alcune figure ecclesiastiche e laiche dall’intensa spiritualità (cardinale
        Gasparo Contarini, 1483-1542; Gian Matteo Giberti vescovo di Verona, Juan de Valdés, 1490-
9       1541, a Napoli, intellettuale misticista, Reginald Pole, 1500-1558 in Inghilterra
    - Oratorî del divino amore, preghiera e opere di carità

    Paolo III Farnese (1534-49) alimenta le speranze di un’iniziativa dall’alto per la Riforma della
    Chiesa (sollecitata anche da Carlo V): nomina cardinali diversi esponenti delle correnti riformatirici:
    Contarini, Giberti, Pole;
    1536 istituisce una commissione, presieduta da Contarini per studiare i mali della Chiesa: ne esce il De
    emendanda Ecclesia, 1537, che però rimane ineseguito;
    manifesta la volontà di indire un concilio ecumenico; il Concilio, convocato a Mantova nel 1537,
    riesce a riunirsi solo nel 1545: infatti Paolo III voleva assicurarsene lo stretto controllo: lo procrastina
    e lo indice a Trento nel 1542, ma a causa della riapertura delle ostilità fra Carlo V e Francia, il
    Concilio si riunisce solo nel 1545.

    9.2 I nuovi ordini religiosi: i gesuiti

    Questo fervore si espresse anche nella nascita di nuovi ordini regolari o nella riforma dei vecchi:
    1528 ordine dei cappuccini, nuovo ramo dei francescani; alla povertà uniscono l’assistenza spirituale
    e materiale.
    Teatini, barbaniti, somaschi: formazione del clero, evangelizzazione, insegnamento, assistenza a
    malati e orfani;
    Orsoline 1535 di Angela Merici.
    Compagnia di Gesù fondata da Ignazio di Loyola, esponente degli hidalgos, con vocazione delle armi
    e spirito di crociata, consacra la sua vita alla liberazione della terra Santa e al servizio alla Chiesa.
    1540 approvazione di Paolo III della Compagnia: milizia scelta al servizio del papa e della
    Controriforma; castità, povertà, obbedienza, fedeltà assoluta al pontefice. Esercizi spirituali del 1548:
    disciplina, energia, abnegazione.
    Le case professe non detenevano beni, ma i collegi avevano i loro benefattori: la formazione delle
    classi dirigenti codificata nella ratio studiorum (classici, emulazione fra studenti, severa disciplina) è
    un obiettivo primario.
    Attività missionaria anche in Asia e Giappone.


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CARLO CAPRA        [STORIA MODERNA(1492-1848)]

     9.3 Il concilio di Trento

     1541 Ratisbona: fallisce l’ultimo tentativo di riconciliazione nonostante la buona volontà di Contarini
     e Melantone
     1542 Congregazione del Santo Uffizio, o dell’Inquisizione (GianPietro Carafa, futuro
     Paolo IV)
          Bernardino Ochino, generale dei cappuccini, fugge a Ginevra.

     Per i protestanti italiani le alternative erano il nicodemismo e l’esilio volontario. Forti spostamenti
     verso Ginevra e Svizzera, o, se troppo soffocanti, verso Inghilterra ed Europa orientale. NB Lelio e
     Fausto Sozzini (Socini), antitrinitari, procristianesimo tollerante e ragionevole, vivo nell’ombra fino
     all’Illuminismo.

     1542 convocazione Concilio, ma per guerre Carlo V vs Francia  1545 Concilio di Trento.

     4 cardinali (di cui 3 legati papali), 4 arcivescovi, 21 vescovi + teologi senza diritto di voto, e generali
     degli ordini regolari.

     Priorità alla discussione dei punti dogmatici più controversi (e non alla questioni disciplinari, come
     avrebbe voluto Carlo V): effetti del peccato originale (cancellati dal battesimo!), principio di
     giustificazione per sola fide (eretico!)
     1547 peste, trasferito a Bologna; il nuovo papa Giulio III lo riconvoca nel 1551 a Trento; 1552
     interrotto ancora da Carlo V vs Francia;
     Paolo IV Carafa (1555-1559) lo sospende, in quanto ostile al Concilio; estende i poteri
10   dell’Inquisizione, sottopone a processo alcuni dei maggiori esponenti del partito riformatore (Pole e
     Morone),
     1559 promulga l’Indice dei libri proibiti (compreso Erasmo)
     Pio IV Medici (1559-65) rilancia il concilio e lo conclude: 1563

     
        rafforzamento del carattere monarchico della Chiesa cattolica: superiorità del papa al
         Concilio e sua discrezionalità nell’applicarne le deliberazioni
        valore delle buone opere ai fini della salvezza
        tradizione della Chiesa è fonte di verità, accanto alle scritture
        natura dei sacramenti (eucarestia: trasformazione reale; e ordine: aura sacrale del sacerdote)
        esistenza purgatorio
        validità indulgenze
        legittimità del culto a Santi e Madonna
        istituzione di seminari
        divieto cumulo cariche
        obbligo di risiedere nella propria diocesi e di visitarla tutta ogni due anni, tenendo
         scrupolosamente registri di battesimi, matrimoni, sepolture

     9.4 La Chiesa e il papato nella seconda metà del Cinquecento

     Nuova compattezza cattolica e durezza contro protestantesimo e spinte eterodosse; affermazione di
     volontà di dominio spirituale, politico e sociale.

     Pio V Ghislieri 1566-72: - 1561 massacro di valdesi in Calabria
                              - 1568 ripubblica la medievale In Coena Domini: oltranzismo
                              del potere papale sui sovrani temporali
                              - 1570 scomunica Elisabetta I
                              - 1571 Contribuisce alla vittoria di Lepanto



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CARLO CAPRA        [STORIA MODERNA(1492-1848)]

     Gregorio XIII 1572-85 prosegue l’indirizzo; riforma il calendario

     Sisto V 1585-1590:         - nuovo impulso all’attività missionaria e alla controriforma in Europa
                                centro-settentrionale (Polonia)
                                - Riorganizzazione della Curia romana: 70 cardinali, 15 congregazioni
                                cardinalizie (9 per la Chiesa universale e 6 per affari interni dello Stato
                                pontificio): il Collegio cardinalizio non è più un limite all’autorità del
                                pontefice, ma un suo strumento.
                                - Lotta al brigantaggio

     Clemente VIII 1592-1605- Lotta al brigantaggio;
                            - Ridotte le autonomie delle città suddite e delle residue signorie feudali
                            - 1598 annessa Ferrara (estinti gli Este)
                            - abbellimento dell’Urbe: costruzione cupola San Pietro

     Avvento di vescovi e arcivescovi animati da grande zelo e carica riformatrice:

     1538-1584 Carlo Borromeo: vita austera, riorganizzazione e moralizzazione del clero, seminari e
     sinodi diocesani, lotta intransigente antieretica, giurisdizione ecclesiastica vale sopra istituzioni
     assistenziali anche laiche, autorità religiosa dentro la vita dei fedeli;insofferenza ai limiti imposti al
     proprio potere: gesti clamorosi col governatore dello Stato di Milano

     NB: Penetrazione capillare nei settori della popolazione grazie ai nuovi ordini regolari, anche se
     sopravvivono pratiche devozionali arcaiche (preghiere ai defunti, processioni per la pioggia): le masse
11   non comprendevano la liturgia in latino: avevano spesso una religiosità intensa, ma ingenua e povera
     di contenuti morali.

     9.5 L’egemonia spagnola in Italia

     Gli interlocutori principali del potere sovrano, laddove non lo detenevano essi stessi, come a Venezia,
     Genova, Lucca, erano i ceti nobiliari, che si stavano riqualificando grazie ad una trattatistica che
     insisteva sui caratteri ereditari, di sangue, di onore.
     Nel Mezzogiorno e nelle isole spadroneggiava una nobiltà feudale, mentre al centro-nord si erano
     sviluppate le civiltà comunali, per cui il ceto nobile era un patriziato urbano di origine mercantile, e il
     suo status si identificava con l’accesso esclusivo ai seggi del consiglio cittadino; fra 500 e 600 anche
     questi gruppi di allontanarono sempre più dai traffici e dalle attività produttive, acquisendo una
     mentalità più simile a quella dell’antica nobiltà e allo stampo spagnolo.

     1559 Pace di Cateau-Cambresis Francia e Spagna: sancisce egemonia spagnola in Italia fino al XVIII
     secolo: Regni di Napoli, Sicilia, Sardegna, Ducato di Milano, tato dei Presidi (Talamone, Orbetello,
     Argentario);
     al re si riconosceva la suprema autorità legislativa, il diritto-dovere della difesa, del prelievo delle
     risorse necessarie; la facoltà di applicare e interpretare leggi e riscuotere, ripartire le imposte erano
     prerogative degli organi locali. C’erano vicerè che cambiano ogni 3 anni a Napoli, Palermo, Cagliari,
     un governatore a Milano e i comandanti dell’esercito provenienti dalla nobiltà spagnola.
     Magistrature finanziarie e giudiziarie venivano da elementi indigeni con lunghe cariche, appoggiati a
     Madrid dal Consiglio d’Italia, composto da Reggenti tratti da magistrature locali.
     Il baronaggio si appoggiava al Parlamento, che si riuniva per approvare i donativi al monarca e
     amministrava Napoli.
     Il governo spagnolo riuscì a indebolire il peso sociale della feudalità, limitandone le ingiustizie; 1545
     Carlo V ordina il catasto

     Toscana: Medici a Firenze grazie alla Spagna; 1532 riforma costituzionale sovrappone alle antiche
     magistrature repubblicane il Consiglio dei Duecento e il Consiglio dei Quarantotto (Senato)


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CARLO CAPRA           [STORIA MODERNA(1492-1848)]

     Cosimo I (1537-74) sviluppa il regime in senso assolutistico: governa attraverso i propri segretari, di
     origine modesta, e dal 1545 tramite un nuovo consiglio di carattere informale, grazie alla “Pratica
     segreta”.
     Annette Siena 1557, che mantenne le proprie leggi e sitituzioni
     Francesco I (1574-87) e Ferdinando II (1587-1609) fanno nascere e sviluppare il porto di Livorno

     Stato sabaudo: ricostituito sotto Emanuele filiberto 1553-80 alla pace di Cateau-Cambrésis.
     Trasferisce la capitale al di qua delle Alpi, a Torino, sopprime autonomie locali e istituisce una
     Camera dei Conti, per centralizzare il controllo finanziario
     Carlo Emanuele I 1580-1630 tenta delle avventure espansionistiche, fallisce nel conquistare Ginevra,
     ma acquista il Marchesato di Saluzzo.

     Genova 1575 gravi disordini fra nobiltà vecchia e nuova: nobili vecchi abbandonano la città e gli strati
     popolari pretesero sgravi fiscali a favore delle arti dalla nobiltà nuova. 1576 non più elezione a
     sorteggio e ricomposizione del ceto dei “magnifici” (nobili), ma stratificazione orizzontale basata sui
     diversi livelli di ricchezza, invece delle precedenti alleanze verticali; ciò va di pari passo con la crisi
     delle attività manifatturiere e della dipendenza economica genovese dalla Spagna.

     Venezia indipendente; contrapposizione fra patrizi (con cariche pubbliche) e “cittadini originari”
     (professioni liberali, cancellerie e segreterie). Aumenta la nobiltà e quindi si differenziano molto nobili
     ricchi e nobili poveri. Rafforzamento dei nobili ricchi tramite il Consiglio dei Dieci (vs il Senato) e
     istituzione di un organo di alta polizia, i tre Inquisitori di Stato; 1583 l’opposizione dei giovani nobili
     poveri restituisce i suoi vecchi poteri al Senato e fa adottare una politica estera indipendente dalla
     Spagna e dalla Chiesa.
12

     10. L’Europa nell’età di Filippo II

     10.1 Filippo II e i regni iberici

     1555-56 Carlo V abdica a favore del fratello Ferdinando e del figlio Filippo:
     Ferdinando I 1555-1564: titolo imperiale + stati ereditari asburgici + Boemia e Ungheria
     Filippo II 1556- : Spagna + colonie americane + Regni di Napoli, Sicilia e Sardegna, Ducato di Milano
     NB: possedeva la Castiglia (enorme potenziale demografico e militare), controllava le aree più ricche
     e urbanizzate d’Europa, era appoggiato dai banchieri di Genova e Anversa, e disponeva del forte
     flusso di metalli preziosi proveniente dall’America.

     Enrico II (1547-1559, morte accidentale), tenta la sorte delle armi, ma, sconfitto a San Quintino, deve
     firmare nel 1559 la pace di Cateau-Cambrésis, che assicurava alla Spagna l’Italia, la Franca Contea e i
     Paesi Bassi. Inoltre la Francia era notevolmente indebolita dalle lotte religiose, e ad Enrico
     succedettero una serie di sovrani incapaci o minori.

     Eredita da Carlo V la totale dedizione al regno, la preoccupazione di rendere ai sudditi una giustizia
     imparziale, il senso di una missione da compiere di cui avrebbe dovuto rendere conto a Dio.
     Nato ed educato a Valladolid, si sentiva profondamente castigliano: gravità del portamento, austerità
     del costume, concezione esclusiva e gelosa del potere, senza deleghe, religiosità intensa ma angusta e
     intollerante.
     Nel 1558 morì Maria Tudor, seconda moglie di Filippo, spegnendo il sogno di ricondurre l’Inghilterra
     al cattolicesimo.


     Era convinzione corrente che l’unità religiosa fosse la condizione sine qua non dell’unità politica, per
     cui per l’imposizione dell’ortodossia prese le prime misure di rilievo nel suo regno:



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CARLO CAPRA         [STORIA MODERNA(1492-1848)]

              1558-1560 rafforzamento dell’Inquisizione; proibiti viaggi all’estero degli studenti e
              l’introduzione dei libri stranieri; condanne a morte delle comunità protestanti scoperte.
              1568 persecuzione dei moriscos + crisi dell’industria serica, in cui erano impiegati = rivolta
              dei moriscos; i sopravvissuti furono deportati al nord della Castiglia, da cui vennero
              definitivamente espulsi nel 1609.
      Tuttavia si dimostrò spesso indocile nei confronti della Santa Sede: per esempio pubblicò i decreti del
     Concilio di Trento con due anni di ritado, e con la riserva che la loro applicazione non doveva ledere
     le prerogative regie.
     Inoltre l’intransigenza religiosa rispondeva perfettamente ad un’aspirazione del popolo castigliano,
     eredità della Reconquista (in cui la limpidezza della fede corrispondeva alla limpieza de sangre).

     La sede della corte fu trasferita da Valladolid a Madrid, al centro della Spagna; dall’Escorial, metà
     palazzo e metà monastero, Filippo dirigeva tutte le pratiche del regno. Di qui una grande lentezza
     burocratica.
     Questo accentramento non va confuso col centralismo delle monarchie assolute dei secoli XVII e
     XVIII: Filippo rimase fedele alla concezione di Carlo V per la quale ogni Paese doveva mantenere i
     propri ordinamenti e le proprie individualità., ed essere uniti solo nella figura del sovrano.
     Estese e perfezionò il sistema dei Consigli:
     oltre al Consiglio di Stato (politica estera), dell’Inquisizione, di Azienda (finanze), vi erano Consigli
     preposti a diversi compelssi territoriali in cui sedevano rappresentanti dei Paesi interessati; inoltre le
     magistrature locali avevano forti autonomie.
              1580 si estingue la dinastia degli Aviz: il Portogallo e i suoi possedimenti coloniali vengono
              annessi alla corona spagnola; esso mantenne la sua forma di governo e le sue leggi, sotto un
              nuovo Consiglio formato solo da Portoghesi.
13            1591 Filippo deve intervenire militarmente in Aragona per sedare una rivolta separatista
              guidata dai signori feudali.

     Il sistema tributario penalizzava i ceti produttivi e privilegiava le rendite parassitarie, e lungo la
     seconda metà del Cinquecento la popolaione venne sottoposta a sempre più grandi sacrifici dalle
     richieste del “re prudente”; inoltre i soldi prelevati erano spesso spesi lontano dalla patria, a causa
     degli impegni militari della monarchia, e andavano così ad arricchire altri Paesi.
     Infine la mentalità imperiale, da soldati vincitori, induceva la monarchia ad importare manufatti e
     spesso anche derrate agricole. Possiamo quindi rilevare già in quest’epoca la decadenza di alcune
     attività industriali prima fiorenti (sete andaluse, lane di Segovia e Burgos), o il fatto che il
     commercio internazionale era quasi tutto nelle mani di stranieri.
     Ma l’agricoltura, già sfavorita dalle condizioni geologiche e climatiche, venne penalizzata per
     favorire l’allevamento transumante di pecore, di cui beneficiavano poche famiglie riunite nella
     corporazione della Mesta: dal 1570 la Spagna divenne un Paese importatore di cereali; l’ultimo
     decennio del 1500 fu segnato da gravi pestilenze e carestie che avviarono un secolare declino della
     popolazione e dell’economia iberica -in particolare castigliana.

     10.2 La battaglia di Lepanto e i conflitti nel Mediterraneo

     Filippo II controllava il Mediterraneo ed era quindi più esposto agli attacchi dei corsari barbareschi e
     alla potenza ottomana.
     Selim II 1566-1574 attacca Cipro nel 1570, avamposto veneziano della Cristianità, mentre Tunisi,
     espugnata nel 1535 da Carlo V, cadeva nelle mani del bey di Algeri, vassallo del sultano.
     Papa Pio V 1566-1572 istituisce una Lega Santa (Venezia + Spagna + Genova + Duca di Savoia +
     Ordine di Malta; comandante della flotta è Don Giovanni d’Austria)

     7/10/1571 battaglia di Lepanto, ultima con le navi a remi e l’abbordaggio. Questa vittoria apparse
     come una sanzione divina della Controriforma, ma sul piano politico e militare ebbe effetti modesti,
     anche per i dissidi sorti fra gli alleati



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CARLO CAPRA         [STORIA MODERNA(1492-1848)]

     1573 Venezia firma una pace separata, rinuncia a Cipro e mantiene buoni rapporti con Istanbul;
     Spagna dovette occuparsi del nord-europa, il sultano della Persia: tregua del 1578.
     Il Mediterraneo rimase un crocevia di scambi e traffici, e proprio per questo l’attività piratesca si
     faceva più intensa: tutti gli Stati autorizzavano la guerra di corsa. Partecipavano Stati barbareschi,
     Genova, Malta, toscana, ma in questo periodo si aggiunsero anche le attività di uscocchi (pirati slavi
     protetti dall’imperatore sulla costa dalmata), olandesi e inglesi (con navi più snelle e veloci): al
     tradizionale scontro fra ottomani e cristiani si sovrapponevano le rivalità fra protestanti e cattolici.

     10.3 La rivolta dei Paesi Bassi contro la Spagna

     CAUSE:
      Fattore religioso: calvinismo represso da intransigenza spagnola
      Fattore economico: crisi degli anni Sessanta che colpì centri urbani, e soprattutto Anversa, a causa
        del trasferimento ad Amburgo del fondaco inglese (luogo di raccolta dei panni semilavorati da
        tingere) e della temporanea chiusura del Baltico a causa di una guerra tra Svezia e Danimarca.
      Fattore politico: il monarca aveva affidato il governo alla sorella Margherita, moglie del duca di
        Parma Ottavio Farnese, ma al suo fianco aveva posto il cardinale di Granvelle, che diresse la lotta
        vs l’eresia rafforzando l’Inquisizione, non rispettando le autonomie cittadine e le prerogative degli
        Stati provinciali. Così il governo degli Asburgo veniva avvertito come straniero e oppressivo
        anche dalla nobiltà e dai patriziati urbani, per quanto cattolici.
     PER CUI:
      1566 Malgrado l’allontanamento di Granvelle, nel 1564, i nobili fiamminghi invasero in armi il
        palazzo della governatrice e pretesero l’abolizione dell’Inquisizione e la mitigazione delle leggi vs
        i protestanti.
14      Mentre Filippo studiava ancora che risposta dare folle di calvinisti presero a devastare chiese e
        immagini sacre ad anversa e in altre città.
      Di fronte alla rivolta aperta, Filippo inviò il Duca d’Alba, il “duca di ferro”, che fece arrestare i
        capi dell’opposizione (compresi molti cattolici) e istituì un tribunale straordinario, il Consiglio dei
        Torbidi che pronunciò oltre 1000 condanne in pochi mesi.
     INOLTRE.
      1569 imposizione di nuove tasse per mantenere l’esercito spagnolo, specie il 10% su tutte le
        transazioni commerciali  nuova ondata di malcontento
      il Principe Guglielmo di Orange-Nassau, fuggito all’estero, allestisce una flotta e invade le
        province settentrionali dal mare, facendosi nominare statolder (governatore militare) di Olansa e
        Zelanda, e convertendosi al calvinismo.
      I “pezzenti” (i rivoltosi), in quelle zone acquitrinose, resistono agli attacchi del duca d’Alba anche
        grazie a ugonotti francesi, e protestanti inglesi e tedeschi, che rendono impraticabili le coste della
        Manica per gli Spagnoli:  la Spagna dovette rifornire l’esercito via terra (da Genova,
        Lombardia, Svizzera, Franca Contea), via costosissima.
      1575 Filippo II dichiara bancarotta, e nel 1576 i soldati si ammutinarono e saccheggiarono
        orrendamente Anversa ponendo fine per sempre alla sua prosperità.
      Accordo fra cattolici e calvinisti contro l’oppressore… dura poco perché i calvinisti si
        impadronivano prepotentemente delle città estromettendone i patrizi cattolici (+ NB abile politica
        di Alessandro Farnese, figlio di Ottavio e Margherita)
      1579 Scissione del Paese: le province meridionali (Belgio attuale) tornano all’obbedienza, le 7
        province settentrionali restano in lotta, rafforzate anche dal flusso di profughi calvinisti
        provenienti da Fiandre e Brabante. Nemmeno l’assassino di Guglielmo di Orange (1584) mutò la
        situazione dell’Olanda e delle province del Nord, che evolveva ormai verso l’indipendenza.


     10.4 L’Inghilterra nell’età elisabettiana:

     Elisabetta: 1533 - :figlia di Anna Bolena, seconda moglie di Enrico VIII, sale al trono dopo la morte di
     Maria Tudor (1558) (Bloody Mary).


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CARLO CAPRA        [STORIA MODERNA(1492-1848)]


     Grande equilibrio: buoni rapporti tra Parlamento (convocato 13 volte in 45 anni) e Corona, che
     tendeva ad accentrare i poteri decisionali nel Consiglio privato della corona (di cui faceva parte Lord
     Burghley, cioè William Cecil)

     Problema religioso: riafferma la supremazia del sovrano in materia religiosa ma mantenne la presenza
     dell’episcopato
     1559 atto di uniformità: impone il Libro di preghiere comuni, che rispettava largamente la liturgia
     tradizionale;
     1572 promulga i 39 articoli di fede, che raccoglievano i motivi teologici fondamentali calvinisti.
     Il dissenso religioso fu ampiamente tollerato, i cattolici vennero perseguitati solo dopo il 1568-69,
     anno della ribellione dei conti del nord (ultimo risveglio dell’Inghilterra cattolica e feudale) e dopo la
     scomunica del 1570 lanciata da Pio V.
     Questa tolleranza scontentava i calvinisti intransigenti, ma solo nel XVII secolo il puritanesimo si
     trasformò in una forza d’opposizione alla monarchia.

     Problema della successione: rischio di instabilità dopo la sua morte.

     Problema dell’illegittimità di nascita: motivo propagandistico di chi sperava in nuovi rivolgimenti
     politici-religiosi.
     Il punto di riferimento di queste trame era la regina di Scozia, Maria Stuart, cattolica, figlia legittima
     di Enrico VII;
     1568 Maria Stuart fu dichiarata decaduta dalla nobiltà calvinista e riparò in Inghilterra, tramando con
     gli emissari cattolici nonostante fosse controllata strettamente. Per questo motivo Elisabetta ne firmò
15   la condanna a morte, aprendo le ostilità con la Spagna; ma intanto l’educazione protestante impartita a
     Giacomo, figlio di Maria, garantiva una successione al trono.

     Versante socio-economico:
      1563 stabilizzazione della moneta;
      moderazione dei tributi
      vendita dei beni della corona e compartecipazione ai profitti del commercio e della guerra per le
        spese straordinarie, invece che inasprimenti fiscali.

     •   raddoppio della popolazione in circa un secolo
     •   forte mobilità sociale
     •   la nobiltà titolata (Pari d’Inghilterra) perse potere, penalizzata dall’inflazione e costretta a
         trasferirsi a corte (rovinati dalla spese e senza rapporti coi territori)
     • rafforzamento dei ceti intermedi: gentry (nobiltà rurale non titolata), gruppi mercantili, uomini di
         legge
      FENOMENO DELLE RECINZIONI: i nuovi proprietari fondiari (acquirenti di beni della corona,
         proprietari terrieri arricchiti, mercanti che investivano in terra) accorpavano spesso gli
         appezzamenti sparsi in aziende compatte, recintando le terre, per accrescere la produzione e
         destinarla a mercati lontani (spesso Londra) anziché al consumo locale  si eliminavano così gli
         usi collettivi della terra, accrescendo vagabondaggio e mendicità  prime leggi sui poveri
     Si poteva integrare il lavoro agricolo anche con la filatura e la tessitura, e l’estrazione di carbone.

     NB: NUOVA ERA DEL COMMERCIO E DELLA NAVIGAZIONE:
     Compagnie privilegiate di navigazione: non più corporazioni mercantili, ma società per azioni, che
     ottenevano dalla corona inglese il privilegio esclusivo di commerciare con una certa area del globo in
     cambio di prestiti e compartecipazione agli utili.
     1553 Compagnia di Moscovia
     1581 Compagnia del Levante
     1600 Compagnia delle Indie orientali


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CARLO CAPRA         [STORIA MODERNA(1492-1848)]

     Mercanti individuali facevano contrabbando e pirateria in Atlantico e Mediterraneo. Francis Drake
     fece la seconda circumnavigazione del globo, saccheggiando le coste dell’America meridionale
     Fallisce il tentativo di impiantare delle colonie nel nord-America, raggiunto nel 1585 da Walter
     Raleigh, che fonda la colonia “Virginia”

     1588 - 1604 guerra Spagna-Inghilterra: i rapporti già tesi a causa degli attacchi dei marinai inglesi
     contro le navi e i possessi di Filippo, si incrinano del tutto quando nel 1585 Elisabetta appoggia
     apertamente la rivolta dei Paesi Bassi e condanna Maria Stuart due anni dopo
     1588 Filippo II tenta lo sbarco in Inghilterra: l’invincible armada viene scompaginata dalle tempeste e
     sconfitta dalle leggere flotte di Elisabetta, e dai legni corsari inglesi e olandesi;  Spagna tenta di
     circumnavigare le isole britanniche, ma le tempeste falcidiano la flotta. Fallisce il tentativo spagnolo di
     bloccare la potenza navale inglese
     Un’ondata di ardore patriottico percorse l’Inghilterra, che si strinse intorno alla regina; questa è una
     componente da non sottovalutare nella fioritura intellettuale e artistica di quell’epoca.


     10.5 Le guerre di religione in Francia

     1559 muore Enrico II
     1560 muore Francesco II
     1560-74 Carlo IX  reggenza di Caterina de’ Medici
     1574-89 Enrico III

     Il calvinismo infiamma nel sud ovest, regioni meno integrate e più restie ad accvogliere novità
16   giuridiche, amministrative, fiscali portate dalla dinastia dei Valois, e nelle file della nobiltà, non più
     occupata da guerre esterne, e stretta come in una morsa dall’inflazione e la crescita dei ceti borghesi.
     Tre fazioni:
     Guisa : capi cattolici intransigenti
     Borbone: con poderi a suod-ovest, capi ugonotti
     Montmorency-Châtillon (Gaspard de Coligny), ugonotti

     1562 Editto di Saint-Germain: Caterina deve fare concessioni agli ugonotti per contrastare lo
     strapotere dei Guisa
     1/3/1562 Vassy: Massacro di protestanti da parte dei Guisa:
     prima fase di guerre civili fino al

     1570 Seconda Pace di Saint Germain: allarga le concessioni agli ugonotti
     De Cologny conquista la fiducia di Carlo IX e ottiene per Enrico di Borbone, re di Navarra, la mano di
     Margherita di Valois, sorella del re.
     Caterina, preoccupata per l’influenza di Coligny, durante le nozze dà il via libera ai Guisa e alla
     plebaglia parigina, violentemente antiprotestante

     23-24/8/1572 Notte di San Bartolomeo: massacro in città e nelle campagne. I gruppi protestanti del
     sud-ovest cominciano a funzionare come una confederazione di Stati indipendenti. Enrico di Borbone,
     salvatosi con l’abiura, riesce a fuggire da corte e si riconverte al calvinismo (1576).

     1576 Guisa creano la Lega santa, sostenuta dalla nobiltà cattolica e da Parigi.

     1584 muore il duca d’Angiò, ultimo figlio di Enrico II  erede presuntivo è Enrico di Borbone



     GUERRA DEI TRE ENRICHI
     Il re Enrico III, Enrico di Borbone, Enrico di Guisa, capo della lega santa.


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CARLO CAPRA        [STORIA MODERNA(1492-1848)]

     1587-88 grazie all’appoggio della corona spagnola, la Lega sostituisce il proprio potere a quello del
     monarca, così questi attirò a Blois Enrico di Guisa e il cardinale di Lorena, e li uccise.
     Alleato con Enrico di Borbone, strinse d’assedio Parigi nel 1589, ma dopo un mese cadde per mano di
     un frate fanatico, e designò suo successore Enrico di Borbone, che diventò Enrico IV.

     1589-1610 Enrico IV di Navarra, affabile e cavalleresco, temprato dalle armi.
     La Lega gli contrappose la candidatura di Isabella, figlia di Filippo II: truppe spagnole entrarono in
     Francia dai Pirenei e dai Paesi Bassi per imporla, ma proprio questo permise ad enrico IV di
     presentarsi come il campione dell’unità e dell’indipendenza nazionale e di trasformare la guerra civile
     in una guerra contro l’invasore esterno e i suoi alleati interni.
     Nel suo programma si riconoscevano anche i politiques, i cattolici moderati che ponevano l’interesse
     dello Stato al di sopra delle divisioni religiose, provenienti da magistrature e borghesia amministrativa.
     (vedi Jean Bodin teorizza l’autorità assoluta del monarca temperata dal rispetto delle leggi
     fondamentali del regno)
     Inoltre giocano a favore di Enrico la stanchezza delle guerre interne, e l’apprensione rispetto agli
     eccessi parigini, e rispetto ai focolai anarchici che erano esplosi in varie province.
     1593 Pubblica conversione al cattolicesimo di Enrico IV, assolto poi da Clemente VIII.

     1598Pace di Vervins, firmata da Filippo II ormai infermo: ha vinto la Francia.
         Editto di Nantes: Enrico sancisce la pace religiosa: cattolicesimo è religione di Stato, ma gli
         ugonotti possono praticare il loro culto (tranne che a Parigi e pochi altri luoghi) e presidiare un
         centinaio di piazzeforti.


17   10.6 L’Europa orientale: Polonia e Russia:

     Regno polacco-lituano: crogiolo di popoli (poalcchi, lituani, lettoni, ucraini, bielorussi, ruteni,
     tedeschi) e di fedi religiose: (cattolici, greco-ortodossi, luteranesimo delle minoranze tedesche,
     calvinismo fra i nobili, conventicole anabattiste e antitrinitarie alimentate da profughi italiani, ebrei
     immigrati dalla Germania)
     1573 ribadito il principio della tolleranza religiosa, nonostante la controffensiva gesuita.
     Questa complessità era d’ostacolo ad una forte affermazione polacca.
     Inoltre la nobiltà era eccezionalmente numerosa e fieramente attaccata ai propri privilegi e alla
     tradizione militare; questo ceto fu protagonista di una grande fioritura artistica e intellettuale nell’età
     rinascimentale (vedi Copernico)
     C’era un asservimento durissimo dei contadini, costretti a lavorare nelle terre dei signori fino a sei
     giorni la settimana;
     In questo modo si verificava un forte indebolimento della monarchia, limitata dai poteri del Senato e
     della Camera dei deputati, entrambe espressione della nobiltà.
     1572 muore Sigismondo II, ultimo re Jagellone, senza eredi; si afferma definitivamente il carattere
     elettivo e non ereditario della corona polacca.
     Da allora la nobiltà elesse sempre re stranieri che, senza appoggi interni, dovevano sempre farsi
     aiutare da una o da un’altra fazione aristocratica: dietro la facciata monarchica, la Polonia era una
     repubblica aristocratica, a lungo andare incapace di reggere l’urto delle nuove monarchie assolute.

     Russia moscovita:
     come in Polonia, territorio sconfinato e poco popolato con scarso sviluppo della vita cittadina e dei
     traffici, quasi tutti in mano a stranieri, economia agricola iperniata sullo sfruttamento da parte di
     grandi aziende del lavoro coatto dei servi della gleba.
     Tuttavia tutti i poteri erano nelle mani del monarca, nei cui confronti i nobili erano in soggezione
     servile: ciò si deve al fatto che i nobili fossero molti meno che in Polonia, e che la Chiesa ortodossa,
     legata alla tradizione bizantina, usava rendere sacra la figura dello zar, inculcando ai sudditi
     l’obbedienza incondizionata (Cesaropapismo).
     1462-1505 Ivan III il Grande


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     1505-33 Basilio III
     scuotono il giogo mongolo ed rendono la Moscovia protagonista di un’importante espansione
     territoriale.
     Si appoggiavano alla stretta associazione Stato-Chiesa e crearono una nuova nobiltà, che assicurasse
     servizio militare e civile in cambio di terre.
     1533-84 Ivan IV: tale processo raggiunge il punto più alto: dopo essersi fatto incoronare Zar (da
     Caesar)nel 1547 inizia una politica di alleanza coi ceti inferiori in funzione antinobiliare
     1550 convoca il primo zemskij sobor, una sorta di assemblea nazionale contrapposta alla Duma
     (consiglio dello zar composto dai boiardi), e creò il primo nucleo di un esercito professionale.
     All’estero intrecciò rapporti economici con l’occidente, specialmente con l’Inghilterra.
     Dal 1560, dopo la morte della moglie, che l’aveva moderato, Ivan diede segni di squilibrio e di ferocia
     gratuita: confische indiscriminate vs boiardi e chiunque sia sospetto di ostilità: 1570 Massacra la
     popolazione di Novgorod
     Inoltre la guerra vs Polonia e Svezia per il controllo dello sbocco sul Baltico si conclude solo nel 1582
     con la sconfitta della Russia
      fughe di massa dalla Russia.
     1584-98 Fedor I, infermo di mente;
     1598-1605 il potere fu esercitato dal cognato Boris Godunov, che si fece riconoscere zar, nonostante
     fosse sospettato di aver ucciso il nipote Dimitri; egli continuò la politica antinobiliare di Ivan IV e
     diede un impulso all’esplorazione della Siberia. Con un decreto permetteva di riprendere gli schiavi
     fuggiaschi, in modo da combattere lo spopolamento delle campagne.
     Negli ultimi anni del suo regno ci furono gravi carestie e pestilenze, ed egli dovette lottare contro un
     Dimitri redivivo.
     Epoca dei torbidi: Alla sua morte la Russia sprofondò nell’anarchia, che finì solo nel 1613 quando
18   l’assemblea nazionale elesse a zar Michele Romanov, la cui dinastia regnò fino al 1917.




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CARLO CAPRA         [STORIA MODERNA(1492-1848)]


     12.5 La Francia a metà del Seicento: il governo Mazzarino e la Fronda

     Durante richelieu si erano verificate molte rivolte popolari, sempre geograficamente circoscritte e
          fondamentalmente spontanee. Diversamente andò per la Fronda.
     1642 muore Richelieu
     1643 muore Luigi XIII  reggenza di Anna d’Austria, madre di Luigi XIV, che affida la direzione a
          Mazzarino, cardinale creato da Richelieu. Egli rimase fedele agli indirizzi del predecessore, ma
          aggiunse una maggiore attitudine diplomatica al compromesso. Ereditò ed accrebbe così
          l’impopolarità del predecessore, anche perché era straniero e di modeste origini.
     I principi di sangue reale e i nobili presero a complottare; gli officiers (detentori di uffici venali)
          protestavano contro l’autorità degli intendenti e contro la creazione continua di nuove cariche, che
          deprezzava le già esistenti; i rentiers (detentori di cartelle del debito pubblico) lamentavano i
          ritardi con cui erano pagati gli interessi; tutti denunciavano l’arricchirsi di finanzieri e appalatatori
          delle imposte, di cui il governo non poteva fare a meno.

     FRONDA PARLAMENTARE:
     1648, anno in cui si avvia a conclusione la guerra dei Trent’anni, viene avanzato un nuovo pacchetto
         fiscale (trattenuti 4 anni sugli stipendi di chi voleva rinnovare la paulette): il Parlamento parigino
         concerta con le altre corti sovrani residenti a Parigi un programma di riforme, che prendono forma
         nei 27 ARTICOLI che presentano diverse analogie con quelle avanzate dal Parlamento inglese,
         sebbene i Parlamenti francesi fossero dei tribunali d’appello non rappresentativi: chiedono
                                                      soppressione intendenti
                                                      diminuzione delle imposte
19                                                    rifiuto del sistema degli appalti
                                                      obbligo di far aprovare ogni tassa nuova dai
                                                         parlamenti
                                                      illegalità degli arresti arbitrari
     La regina e Mazzarino fecero arrestare Broussel, esponente della magistratura parigina, ma la piazza
     insorse e si alzarono delle barricate a Parigi (27-28 agosto). Il re dovette cedere e firmare la
     Dichiarazione regia, il 22 ottobre.
     1/4/1649 Pace di Saint-Germain chiude, con la sconfitta della monarchia, la fase della fronda
     “parlamentare”.

     FRONDA DEI PRINCIPI:
     1650-1653: il principe di Condé e gli altri nobili sono rivali di Mazzarino, e ordiscono un’inestricabile
        trama di intrighi, senza il barlume di un disegno politico organico. A pagare il prezzo di questo
        rigurgito di anarchia feudale furono le campagne, esposte al passaggio di soldatesche e flagellate
        dalla carestia negli anni 1651-52.
     1652 sotto Parigi, il re riporta la vittoria grazie al generale turenne, ma la vittoria fu dovuta soprattutto
        all’esaurimento generale del Paese: 1653 Mazzarino e il re rientrano trionfalmente, grazie anche
        alla consapevolezza che la monarchia era l’unica in grado di scongiurare l’anarchia feudale e la
        prepotenza dei Grandi: su questa convinzione farà poi leva l’assolutismo di Luigi XIV.

     Rimaneva ancora aperta la guerra con la Spagna, ma grazie anche all’intervento di Cromwell,
        Mazzarino fu infine in grado di imporre nel 1659 la pace dei Pirenei ; veniva inoltre stipulato il
        matrimonio fra Luigi XIV e Maria Teresa, figlia di Filippo IV.




     12.6 Le rivolte nella penisola iberica:


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CARLO CAPRA        [STORIA MODERNA(1492-1848)]


     Dal 1637 al 1643 le sorti della guerra dei trent’anni volgono a sfavore della Spagna vs Province Unite.
         Diquesto approfittarono Catalogna (estremità orientale) e Portogallo, provocando dei rovesci
         militari.

     CATALOGNA: la Catalogna si considerava una nazione distinta dal Portogallo, diversa per lingua,
         cultura, istituzioni giuridiche e amministrative.
     Nel 1640 il conte-duca di Olivares approfittò dellapresenza in loco di un esercito castigliano per
         convocare le Cortes e imporre l’Union de las armas; la catalogna insorse e chiese aiuto alla
         Francia: nel 1641 venen proclamata la sua unione al Regno dei Borbone, pur col mantenimento
         delle sue istituzioni.
     Filippo IV dovette licenziare Olivares nel 1643;
     1648 pace di vestfalia + Fronda in Francia + timori dell’aristocrazia catalana, che rischiano di subire il
         radicalizzarsi della lotta sociale, che da rivolta separatista stava trasformandosi di guerra contro i
         ricchi.  1652 Filippo IV riesce a riprendere la regione con l’esercito.

     PORTOGALLO: nel 1640 il Portogallo risponde con un’insurrezione molto organizzata alla chiamata
        alle armi dei nobili portoghesi da parte di Madrid; questo portò all’indipendenza e mise sul trono
        Giovanni IV Bragança:
     1668: Una lunghissima e torbida guerra porta a riconoscere l’Indipendenza del Portogallo

     Castiglia in ginocchio per cinquant’anni di guerra ininterrotta:
     1647 nel Regno di Napoli scoppia una rivolta, mentre velleità separatisti scuotono anche l’Aragona.
     1649 la peste riduce di un terzo gli abitanti della Castiglia.
20




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CARLO CAPRA        [STORIA MODERNA(1492-1848)]

     Capitolo 17
     Una nuova epoca di espansione

     17.1      L’aumento della popolazione europea

     Fine del periodo di ristagno del Seicento: moto espansivo in ogni settore. Questa espansione
     settecentesca si differenzia da quella del Cinquecento per il suo carattere irreversibile.
     Crescita della popolazione: aumento dell’ordine del 63,5% anche in Asia ed Americhe

     -rapporto inverso crescita economia/rescita popolazione: tendenza a riempire gli spazi vuoti (Ungheria
     e Russia)
           Miglioramenti climatici dopo la piccola glaciazione del 600
           Miglioramenti nell’agricoltura
           Fino a pochi anni fa gli studiosi spiegavano la crescita con un calo della mortalità (migliore
              alimentazione, condizioni igieniche migliori, minore incidenza di peste, fame, guerra).
                      -Rimanevano tuttavia altre malattie di carattere epidemico (tifo, difterite, violo)
                      -La diminuita gravità delle carestie fu reale e si spiega con la maggiore rapidità dei
                      trasporti, con gli interventi più efficaci dei governi nelle aree colpite E NON tanto con
                      un migliroamento generale delle condizioni di vita.
                      -Le guerre dopo il 1720 avevano un carattere più localizzato e gli eserciti erano più
                      disciplinati.
               Di recente gli studiosi pensano che l’aumento della popolazione sia dovuto piuttosto
              all’aumento della natalità:
              o calo dell’età del matrimonio della donna
21            o diminuzione percentuale del celibato
              o diffusione del lavoro salariato, che fa saltare i precedenti vincoli economici che
                   impedivano o ritardavano le nozze.
     Resta da chiarire come mai la crescita fu più forte in aree meno sviluppate economicamente e
     demograficamente. Esempio importante è l’Irlanda: in 100 anni la popolazione triplicò: si spiega con
     la diffusione della patata, che costituiva una dieta più equilibrata, dava alti rendimenti e quindi
     consentiva di frazionare le aziende agricole in piccoli poderi ma sempre sufficienti a mantenere una
     famiglia, favorendo la precocità dei matrimoni: NB nel 1846-47 la carestia i patate povocò una strage.

     17.2    L’evoluzione dell’agricoltura

     L’agricoltura contribuì all’aumento della popolazione.
     Adozione di mais (ad alto rendimento) e grano saraceno (adatto anche a climi freddi)
     Agricoltura estensiva e intensificazione lavoro dei contadini in quasi tutta Europa
     Rendimenti restano modesti; restano: scarsità del concime animale, rotazione triennali, campi aperti
     Tuttavia si allargano le aree in cui si pratica agricoltura intensiva e produttiva: in Veneto e Piemonte,
     grazie alla fitta rete di fiumi ⇒ riso, piante foraggere ⇒ proprietà nutritive (azoto) di trifoglio, erba
     medica, lupinella e possibilità di allevare vacche da latte ⇒ concime ⇒ rotazioni complesse di 9 o 12
     anni (mais, marcite, prati artificiali)
                                 ∠ ciò presuppone aziende compatte di grandi dimensioni, e loro affitto a veri
                        imprenditori agricoli muniti di capitale x comprare bestiame e pagare i salari, e
                        presenza di sbocchi commerciali per cereali, fieno, latte  condizioni assenti in quasi
                        tutta Europa
     In Inghilterra la rivouzione agricola si connette alla rivoluzione industriale a causa
     della produzione di materie prime (lana, orzo, luppolo, cuoio, piante tintorie, ecc..)
     dell’aumento della domanda di manufatti, dovuto alla formazione di uno strato di fittavoli e coltivatori
     benestanti. Infatti gli incrementi di produttività permisero di mantenere un numero sempre crescente di
     non addetti all’agricoltura, che a fine secolo superò la metà della popolazione.
             ∠ Enclosures (recinzioni al massimo tra metà 700 e 1815: campi aperti diventano ½ - ¼ del
             totale) = ultimo atto di un processo di trasformazione il cui momento centrale è costituito dalla

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CARLO CAPRA         [STORIA MODERNA(1492-1848)]

             redistribuzione delle terre: complessa ricomposizione fondaria permette di recintare una terra e
             sfruttarla intensivamente. Il che fa diminuire la percentuale di persone addette alla terra.
                       nel 500 e 600 le recinzioni avevano riguardato soprattutto villaggi in cui la maggior
                      parte del terreno coltivabile apparteneva ad uno o pochi proprietari che si mettevano
                      d’accordo e compravano le parcelle dei piccoli coltivatori, le recintavano, e ci
                      riassumevano i coltivatori per lavorarle.
                       nel 700 invece si seguiva una procedura diversa: i grandi proprietari di una
                      comunità presentavano una domanda al Parlamento, il quale emetteva un Enclosure
                      act e nominava un perito per redistribuire le terre. I piccoli proprietari per recintare
                      dovevano pagare un’imposta proporzionalmente più alta, ed erano più danneggiati dal
                      divieto di condurre al pascolo il bestiame nelle terre altrui, per cui erano spesso indotti
                      a vendere la terra e trovare lavoro come fittavoli o salariati nelle grandi aziende; i
                      grandi proprietari ne ebberograndi vantaggi perché poterono alzare i canoni d’affitto e
                      poterono investire per introdurre grosse migliorie (es ciclo di Norfolk: rotazione con 1
                      anno a frumento, 1 a rape, 1 a orzo, 1 a trifoglio o marcite; selezione di specie vegetali
                      e incroci di animali).

     17.3    Prezzi e salari, moneta e trasporti

     Ci fu una tendenza generale all’aumento dei prezzi, e quindi un aumento dei profitti derivati dalla
     vendita delle derrate e dei redditi derivati dal possesso della terra (crescente interesse per
     l’agricoltura).
     I salari però rimasero nettamente più bassi nella crescita rispetto ai prezzi. Diminuzione dei salari reali
     del 25%
22
     Fattori d’inflazione:
          incremento demografico:
              1) la quantità di cibo non cresce come la popolazione (Malthus)
              2) l’estendersi degli agglomerati urbani fece estendere il raggio di approvvigionamento per le
                  città, facendo salire i prezzi dei trasporti
              3) l’incremento demografico in molte zone si risolse in un processo di proletarizzazione di
                  vasti strati sociali
          aumento dei mezzi di pagamento in circolazione
                  1) argento in Messico
                  2) oro in Brasile
                  3) miglioramento dei trasporti: più rapida circolazione di denaro, merci, uomini (NB:
                       strade lastricate e convesse in Francia costruite con le corvée, in Inghilterra da
                       imprenditori privati ch imponevano poi un leggero pedaggio ai passeggeri)
                  4) ricorso universale alle cambiali (in Inghilterra alle banconote, covertibili in qualsiasi
                       momento in moneta larga circolazione fiduciaria)
              La diffusione dell’economia monetaria e la maggior disponibilità di capitali è attestata alla
              discesa dei tassi di interesse: il minor costo del denaro servì spesso a stabilizzare la moneta,
              creando un quadro stabile per gli operatori economici

     17.4    Il boom del commercio atlantico

     Secolo d’oro del commercio internazionale. Inghilterra e Francia superano l’Olanda, e Mediterraneo si
     riprende. Soprattutto cresce però il commercio atlantico, con le colonie: forte accelerazione di
     sfruttamento e colonizzazione del Nuovo Mondo: (grande aumento della popolazione per coloni
     europei, importazione di schiavi neri africani e altissimo tasso di riproduzione, specie in Nord
     America.)
     Sviluppo di un’economia diversificata per latitudine e configuraz geologica




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CARLO CAPRA        [STORIA MODERNA(1492-1848)]

     Concentrazione della proprietà terriera a causa della rapida diminuzione della popolazione indigena:
     grandi latifondi di agricoltura estensiva e allevamento brado (estancias, pampas); continue
     importazioni di schiavi neri.
     Alla fine del 700 si crea un movimento umanitario contrario alla schiavitù, che sarà abolita nella
     seconda metà dell’800.

     NB caratteri delle colonie inglesi nel Nord America:
         eccezionale dinamismo demografico
         mancanza del meticciato: no commistione indios e coloni (al contrario che nei domini
            spagnoli e portoghesi, gli indios venivano sterminati) e indios tenuti in disparte

     Centro-sud America diviso tra Sp e Portogallo:
     Spagna  Messico, Texas, California, Ande e interno. //                    Portogallo  Brasile,
     Argentina
     In Brasile la presenza portoghese gravitò a lungo intorno a Pernambuco e Bahia (zucchero con schiavi
     africani); più a sud si organizzarono delle spedizioni verso l’interno (bandeiras) per catturare indios da
     vendere, e nel corso di esse siscoprirono grandi quantità di oro e diamanti
     Grandi monoculture di canna da zucchero in Brasile, Grandi Antille, Piccole Antille richiedono
     continue importazioni di schiavi neri, che morivano spesso.

     17.5    Le origini della Rivoluzione industriale

     Rivoluzione industriale= complesso di trasformazioni nel modo di produrre i manufatti, che determinò
     un ampio e irreversibile mutamento nei consumi e nei modi di vita e rapporti sociali.
23        Diffusione su larga scala di macchine azionate da energia inanimata
          Concentrazione del lavoro nelle fabbriche
          Incremento della produttività per addetto
          Produzione in serie per un mercato molto vasto

     In Inghilterra avvenne a fine 700, in Europa a metà dell’800; NB: nelle manifatture c’era già la
     concentrazione del lavoro, ma non veniva superata l’abilità manuale; il termine “industria” indicava
     operosità, e con “manifattura” si indicava spesso quella che oggi chiamiamo protoindustria, o industria
     a domicilio. La protoindustria permetteva di sfuggire ai vincoli delle corporazioni, avere manodopera
     a bassocosto, reclutabile in base alle esigenze del mercato, e di investire pochissimo. La manifattura
     era poco adatta ad una produzione di massa; se il mecato si ampliava, si doveva ampliare l’area di
     produzione a domicilio, rischiando di non avere abbastanza controllo sulla qualità, e se si alzavano le
     paghe si rischiava di diminuire il numero di pezzi prodotti a cottimo.
     ⇒ di qui la spinta a produrre con delle macchine e a concentrare la manodopera in fabbriche in cui si
     potesse tenere a bada la disciplina.

     Condizioni della rivoluzione industriale presenti massimamente in Inghilterra:
            ∠        domanda in continua espansione: mercato interno ed estero potenzialmente molto
                     vasto
            ∠        scarsità di manodopera in certi settori della lavorazione
            ∠        capacità tecnica per inventare certi congegni meccanici
            ∠        fonti di energia poco costose
            ∠        disponibilità di capitali ed energie imprenditoriali pronte al rischio
            ∠        fiducia nella stabilità dl quadro politico-legislaivo (tutela dei diritti di proprietà su
                     merci e idee innovative–brevetti)




     17.6    Dall’età del cotone all’età del ferro

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CARLO CAPRA         [STORIA MODERNA(1492-1848)]


     Inghilterra:      Protezionismo sull’industria della lana a scapito del cotone; solo dagli anni 80 del 700
     il commerio del cotone decolla –dopo l’abrogazione di misure vs cotone. Questo successo è dovuto al
     fatto che la materia prima costava poco e poteva essere importata illimitatamente dalle colonie, al fatto
     che il cotone era molto più lavoraile a macchina, e i tessuti in cotone erano più economici, lavabili, e
     avevano un mercato potenzialmente molto vasto. ⇒ nella prima fase della Rivoluzione industriale,
     fino al 1830, il cotone fu il settore di punta e creò il modello d fabbrica che si estese poi ad altre
     lavorazioni, in particolare quello siderurgico.
     Le invenzioni di macchine corrisposero a precise fasi della lavorazione che si aveva bisogno di
     migliorare: il telaio con spoletta volante rende necessario studiare qcs che acceleri il lavoro dei filatori
      filatoio meccanico  telaio meccanico  fine del lavoro di tessitore
     Questi progressi influenzarono progressi in altri settori: chimica (candeggianti); coke (carbon fossile
     raffinato dalle impurità permette di non usare la legna per lavorare il ferro –la ghisa preparata tramite
     carbon fossile normale diventava friabile per le impurità, il carbone di legna era troppo costoso); il
     settore siderurgico migliorò con l’adozione di un forno a riverbero inventato da Cort.
     L’Inghilterra divenne produttrice di ghisa di ferro: poté esportarla (prima la importava) e utilizzarla
     per la produzione di macchine, per il miglioramento dei trasporti e dell’esercito.
     L’industria tessile e siderurgica avevano bisogno di energia diversa da quella umana/animale per
     svilupparsi; l’energia idraulica non era sempre disponibile in tutte le zone e con la stessa portata; la
     forza del vapore fu utilizzata efficacemente solo dal 1769 grazie a Watt.

     17.7.   Le ripercussioni dell’industrializzazione

     Non bisogna esagerare la rapidità dei mutamenti e la coscienza che i contemporanei ebbero delle
24   ripercussioni della Rivoluione industriale.

     La nascita di un proletariato di fabbrica:
     Insediamenti industriali soprattutto a nord-centro e ovest, dove c’erano giacimenti di ferro,fiumi e
     collegamenticoi porti di Liverpool, Hull, Bristol, minore fertilità dei terreni e quindi maggiore
     disponibilità di manodopera a basso costo disposta a spostarsi nelle fabbriche, le quali diedero un forte
     impulso all’urbanizzazione.
     Le città erano agglomerati informi, cresciuti troppo in fretta senza comodità o amenità o servizi.
     Gli imprenditori reclutavano anche donne e bambini, che costavano meno ed erano più duttili alla
     disciplina ferrea (NB solo dal 1820 leggi a tutela del lavoro femminile o minorile).
     La disciplina era molto importante e molti industriali si adoperavano affinché nel tempo libero i
     dipendenti andassero alla scuola domenicale e in chiesa, sempre allo scopo di dirozzarli e promuverne
     la subordinazione; secondo Thompson va vista in questo senso la rapida diffusione nei distretti
     minerari del metodismo, che poneva l’accento sulla frugalità e l’autodisciplina.
     La creazione di organizzazioni sindacali (trade unions) fu lenta e difficile a causa di leggi proibiive,
     inasprite durante la Riv Francese; tuttavia non mancarono forme spontanee di agitazione: sciopero,
     boicottaggio, proteste e petizioni indirizzate a Parlamento o autorità locali.
     1810-1820 Luddismo, represso duramente, lascia il posto al cartismo.
     I salari erano più alti di un salariato non specializzato impiegato nell’edilizia o nell’agricoltura, e il
     capofamiglia poteva cumulare gli stipendi dei familiari, ma dal 1790al 1820 il costo della vita crebbe
     parecchio, e i salari no; inoltre le condizioni abitative, la monotonia del lavoro, lo smarrito senso di
     indipendenza e dignità personale, la precarietà dell’occupazione peggioravano notevolmente il tenore
     di vita.
     Le auorità alternavano repressività ad assistenza che faceva leva sul tessuto parrocchiale e su tasse
     apposite per i benestanti.
     Gli imprenditori, spesso di origine modesta, non si contrapponevano ancora all’aristocrazia fondiaria,
     e spesso erano guardati da essa e dai mercanti/finanzieri con disprezzo.




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CARLO CAPRA         [STORIA MODERNA(1492-1848)]

     18.     LA CIVILTA’ DEI LUMI

     18.1.   Fede e ragione

     Kant: L’illuminismo è l’uscitdallo stato di minorità che l’uomo deve imputare a se stesso. Minorità è
     l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza l’aiuo di qualcun altro. La minorità non dipende da
     un difetto di intelligenza ma dalla mancanza del coraggio e della decisione di far uso del proprio
     intelletto senza l’aiuto di altri. Il motto dell’illuminismo è “abbi il coraggio di servirti della tua propria
     intelligeza!”
     Philosophe, l’indagatore del vero: l’unica verità deriva da un’osservazione diretta o da testimonianze
     certe, da vagliare in ogni caso col “lume” della ragione.
      rifiuto dell’auptoritas
      uso sistematico dello spirito critico
     Dal XVII secolo questi criteri vennero applicati all’ambito religioso, sgombrando le scritture e le
     pratiche da credenze superstiziose, anche ad opera di ecclesiastici cattolici(: vd Maurini) ma
     soprattutto in ambienti protestanti: in Olanda e Inghilterra si sviluppò una forte critica agli argomenti
     più dogmatici e superstiziosi da parte di intellettuali (Spinoza, Bayle, Locke_Locke cerca di conciliare
     fee e ragione mettendo l’accento sui precetti morali; ispirò e diede spunto ai deisti)
     Deismo: Dio esiste e l’anima è immortale e questo si capisce grazie alla ragione, infatti si tratta anche
     dell’elemento comune di tutte le religioni rivelate, i cui dogmi e misteri sono solo incrostazioni
     superstiziose o imposture.
     Il problema del contrasto tra fede e ragione era più forte in ambito cattolico, per via dell’intransigenza
     cattolica, la pretesa del clero di dirigere le coscienze, il persistere della traizione aristotelicp-scolastica
     e di antiche forme di devozione simili alla superstizione. Non mancarono ecclesiastici illuminati come
25   Muratori e Galiani.
     Voltaire orchestrò una potente campagna contro l’”Infame”. Sosteneva Dio come architetto
     dell’universo, che si regola secondo leggi non sempre comprensibili o favorevoli all’uomo; il male
     esiste. Ma proprio per questo gli uomini dovrebbero smettere di uccidersi e torturarsi per motivi futili,
     e dovrebbero attuare una vera morale evangelica. Caso Calas: Voltaire riesce a far rivedere il processo
     e cambiare il verdetto –già eseguito- sul padre protestante che avrebbe ucciso il figlio per evitarne la
     conversione al cattolicesimo.
     Altri approdarono all’ateismo: D’Holbach.
     Diderot dal deismo approdò ad una visione della natura come creazione e modificazione continua di
     organismi e forme di vita, anticipando l’evoluzionismo di Lamarck.

     18.2    L’uomo e la natura

     Empirismo:
           Locke: l’intelletto umano originariamente è come un foglio bianco che solo l’esperienza porà
                 riempire. Successivamente interviene la riflessione a determinare, attraverso la
                 comparazione del materiale dell’esperienza, le idee semplici e le idee complesse (come
                 quella di Sp T e C/Ef. Di qui il rifiuto di ogni metafisica e di ogni supposizione non
                 suffragat dall’osservazione dei fatti.
            D’Alembert, nel Discorso preliminare all’Enciclopédie: tutte le nostre conoscenze dirette si
                 riducono a quelle che riceviamo attraverso i sensi: tutte le nostre idee provengono dalle
                 sensazioni.
     Sensismo: tutte le cognizioni umane vanno ricondotte alla sensazione.
           Bonnot, abate di Condillac: uomo-statua in cui le sensazioni agendo sugli organi possono
                 azionare la vita psichica.
           La Mettrie: l’uomo macchina; materialismo integrale che riduce tutto l’uomo, comprese le sue
                 facoltà mentali, a materia.
           Hume: negazione di “sostanza” (noi conosciamo le sensazioni, non le cose stesse) e di “C/Ef”
                 (nessun principio razionale ci obbliga a credere all’uniformità della natura).



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CARLO CAPRA        [STORIA MODERNA(1492-1848)]

     Utilitarismo: il bene non è oggettivo e astratto, ma coincide con ciò che colpisce gradevolmente i
     sensi, è cioè un piacere soggettivo o la cessazione del dolore o l’appagamento di un bisogno. Il
     perseguimento anarchico di tali obiettivi istruggerebbe i presupposti del vivere sociale e risulterebbe
     controproducente anche dal punto di vista egoistico. Tra questi:
            Hume sostiene che gli uomini sono naturalmente portati al senso morale da un’innata simpatia
                   con gli altri uomini;
            Bentham riduce la morale ad un calcolo dei piaceri e dei dolori e afferma che la società deve
                   essere costituita in modo tale da garantire la felicità al numero maggiore di persone
                   possibili, formula ripresa da Beccaria).
     Generale esaltazione della scienza e della sua capacità di svelare le leggi che governano la natura
     inanimata e animata.
     Newton impone un metodo scientifico basato sul rifiuto di hp astratte e sulla sintesi tra indagine
     sperimentale e procedimento matematico. Le sue teorie divennero il simbolo dei Lumi. Le sue
     scoperte incoraggiavano quelli che non rimanevano ancorati alla Bibbia e non ne cercavano le
     conferme.
     VD:Linneo, Spallanzani e Buffon: botanica e zoologia e anticipazione di Darwin; Lavoisier: chimica;
     Franklin, Galvani, Volta: elettricità. Accademie di Stato nelle grandi città.

     18.3    La pubblica felicità

     Anche in campo politico l’Illuminismo non è unitrio, anche se sono condivise le premesse del
     Tramonto della ragion di Stato e della teoria del diritto divino dei re; il potere dev’essere esercitato
     nell’interesse dei sudditi e per la realizzazione della pubblica felicità, la delimitazione della libertà
     privata in cui la realtà sovrana non ha diritto di ingerenza.
26   Montesquieu: “Lo spirito delle leggi”, 1748: le leggi sono i rapporti necessari che derivano dalla
              natura delle cose. Ovvero: non servono precetti universalmente validi per il governo dei
              popoli, ma bisogna invece scoprire i meccanismi e principi che regolano i vari ordinamenti
              politici. Atteggiamento relativistico: ogni ordinamento si adatta a determinate condizioni
              politiche e territoriali. Dispotismo poggia sulla paura e si adatta a vastissime estensioni
              territoriali; Monarchia poggia sul senso d’onore e si adatta ad un’estensione intermedia;
              Democrazia si regge sulla virtù dei cittadini e si adatta ad un’estensione territoriale piccola.
              Nonostante l’apparente relativismo, Montesquieu preferisce la monarchia temperata di
              modello inglese, perché la maggior garanzia per le libertà individuali è la divisione dei poteri,
              e in particolare il pot. giudiziario è affidato a magistrati indipendenti dal legislativo e
              dall’esecutivo. Nel dispotismo, dove tutti sono schiavi, e nella democrazia, il livellamento
              delle condizioni sociali è imperante; la monarchia permette invece l’esistenza di corpi
              intermedi gerarchicamente ordinati.
     Voltaire: il dispotismo illuminato: combatte i particolarismi e i privilegi locali di ceto; solo chi è al di
              sopra di tutti può avere una chiara visione degli interessi generali e agire incondizionatamente
              rispetto ai particolarismi; la teoria del monarca illuminato ebbe i suoi principali centri di
              elaborazione nell’Europa centrale o mediterranea, piuttosto che in Inghilterra o Francia.
     Rousseau: il passaggio dell’uomo dallo stato di natura allo stato sociale si accompagna all’istituzione
              della proprietà privata, che origina un processo di degenerazione morale, i cui sintomi sono le
              enormi disuguaglianze sociali, il lusso sfacciato dei ricchi, la corruzione, la raffinatezza di arti
              e tecniche. L’unica via per uscire da un tale stato è rifondare la società tramite un contratto
              sociale che trasformi i sudditi in cittadini, gli schiavi in uomini liberi, attraverso la totale
              cessione dei propri diritti da parte di tutti al corpo sovrano, che consiste in tutta la comunità.
              L’unione delle volontà particolari in una volontà generale non limita le libertà individuali, e
              anzi le potenzia, perché protegge ognuno dalle sopraffazioni. La sovranità risiede
              naturalmente nel popolo, è per cui inalienabile e indivisibile, e non può neppure essere
              delegata in permanenza. Debbono esserci un governo e dei magistrati, può esserci un monarca
              o un governo aristocratico, ma ad ogni modo esso deve eseguire la volontà generale, che si
              esprime attraverso l’assemblea dei cittadini, per cui i governanti devono essere sempre
              revocabili. C’è una necessaria coincidenza tra il bene comune e l’interesse individuale: il


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  • 1. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] PARTE PRIMA 1. La popolazione e le strutture familiari 1.1 Fonti e metodi: • Teoria malthusiana e teorie neomalthusiane: la popolazione cresce geometricamente (→ 1-2-4-8- 16) mentre le risorse crescono aritmeticamente (→ 1-2-3-4-5) per la regge dei rendimenti decrescenti (gli incrementi produttivi di una zona col tempo diminuiscono) Freni possibili: freni repressivi (carestie, epidemie, guerre) oppure freni preventivi (controllo forzato di matrimoni e natalità). • Statistica • Registri ecclesiastici • Ricostruzione nominativa delle famiglie (schede di famiglia per ogni matrimonio celebrato nella stessa parrocchia in un arco di tempo, trascrizione su questa scheda di tutti gli eventi demografici riguardanti la coppia cui è intestata; ha il difetto che permette di considerare solo una parrocchia per volta. Le schede chiuse –di cui si sa inizio fine precisa sono relativamente poche rispetto al lavoro che serve) • Piramidi sulla quantità di popolazione divisa per fasce d’età: permette di avere un’idea della speranza di vita e costruire indici di mortalità o natalità. 1.2 La popolazione europea nell’età moderna 1 NB: in Africa e America c’è un’arresto dello sviluppo demografico alla fine del ‘500 per via degli interventi europei sul suolo americano e per via dell’esportazione di schiavi neri in America. 3 GRANDI FASI: • 1450-1630 crescita generale continua lenta costante • 1630-1700 calo improvviso: indici di mortalità del 30-35%, quasi uguali a quelli di natalità, del 35-40%; questo indice aumenta facilmente in concomitanza con guerre, carestie, epidemi: vedi Peste; + NB matrimoni tardivi e allattamenti prolungati, + spesso per morte di un coniuge si interrompeva il matrimonio anche se la donna era ancora fertile. • 1700-1800 rapida crescita. Aumento della natalità e diminuzione della mortalità. 1.3 La storia della famiglia. Classificazione di Cambridge: 5 tipi di aggregati: 1) famiglia nucleare (coniugi + figli) 2) famiglia estesa (nucleare + un convivente, per es un fratello o un genitore dei coniugi) 3) famiglia multipla (almeno due nuclei, per es genitori dei coniugi + coniugi + figli) 4) famiglie senza struttura (alla cui base non c’è un rapporto matrimoniale, per es fratelli celibi, vedova con figlia nubile) 5) i solitari. Laslett e Hajnal: due diversi modelli matrimoniali e familiari nell’ancién regime: A) Europa nord-occidentale: 1) uomini e donne si sposano tardi, e il 10/15% di loro non si sposava affatto 2) residenza neolocale dopo le nozze = mettevano su casa per conto proprio, formando una famiglia nucleare. 3) Presso molte famiglie, prima del matrimonio, molti giovani passavano diversi anni fuori dalla famiglia, a servizio presso un’altra. B) Europa orientale e meridionale: 1) matrimonio precoce 2) residenza patrilocale ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 2. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] 3) no servizio prenuziale presso altre famiglie. Ma questi studi sono insufficienti a rappresentare le realtà più specifiche. Le famiglie andrebbero studiate da un punto di vista economico, giuridico, sociale, poiché la famiglia non rappresentava solo un’unità di consumo, ma specialmente di produzione: le dimensioni dell’aggregato domestico erano legate a quelle del fondo coltivato e alla quantità di lavoro da esso richiesta. Per quanto riguarda le élites, la preoccupazione di mantenere il patrimonio unito dava vita a fenomeni come il fidecommesso (col testamento si vincola l’erede a mantenere unito il patrimonio e a trasmetterlo a una sola persona) e la primogenitura, o maggiorascato (solo il figlio maggiore accede all’eredità). Facevano parte delle strategie familiari per il mantenimento del potere anche la destinazione dei figli cadetti a carriere militari, ecclesiastiche, giudiziarie, e delle figlie al nubilato o alla monacazione; molta importanza avevano, in questa mentalità, le alleanze matrimoniali e le reti allargate di parentela agnatizia (parentela tra i discendenti di stesso padre) o cognatizia (acquisita tramite unioni matrimoniali). Modelli di famiglia riguardo ai rapporti interni: • 1450-1630: famiglia a lignaggio aperto: formalismo e freddezza tra coniugi, genitori e figli; importanza attribuita al casato; controllo del parentado e della comunità sulla vita familiare. • 1550-1700 famiglia nucleare patriarcale ristretta: accentuazione del ruolo autoritario del pater familias, riflesso del potere assoluto del monarca sulla società, sviluppo dei legami affettivi tra coniugi; risalto all’educazione cristiana e al disciplinamento della prole. • 1620-1800 famiglia nucleare domestica chiusa: individualismo affettivo= si attenua il divario gerarchico tra coniugi e tra genitori e figli, nuova tenerezza. Sono tesi difficili da applicare e dimostrare all’intera società, data l’esistenza di livelli diversi di 2 cultura, ricchezza, forme di sensibilità. Sono modelli simili a quelli applicati per studiare le cosiddette “società primitive” in antropologia. 2. L’economia dell’Europa preindustriale 2.1 L’agricoltura: risposta estensiva e intensiva Dopo il Mille l’agricoltura europea aveva compiuto notevoli progressi: nel nord e nel centro Europa si poterono mettere a coltura i terreni umidi e argillosi grazie ad: aratro pesante (con avantreno, coltro e versoio), ferratura e bardatura dei cavalli, rotazione triennale (un anno a frumento o segale, un anno ad orzo e avena, un anno a riposo). Nel Mediterraneo, invece la scarsità di piogge e la natura friabile dei terreni ostacolarono l’applicazione di queste tecniche: rimasero imperanti rotazione biennali e aratro leggero; ebbero invece maggiore rilievo le colture arboree: olivo, vite, alberi da frutta. Tra 1450 e 1750 l’organizzazione produttiva delle campagne non registrò grandi mutamenti, salvo in aree limitate. L’aumento demografico durante il Cinquecento fece naturalmente crescere la domanda di derrate alimentari; le risposte potevano essere due: estensiva (allargamento della superficie coltivata) oppure intensiva (crescita della produttività delle zone già coltivate; NB: produttività= quantità di prodotto per unità di superficie). Nel XVI secolo prevalse lo sfruttamento estensivo, ampliando la coltura ai terreni incolti, abbandonati durante la crisi demografica di XIV e XV secolo; questo fece diminuire le aree adibite a pascolo, decrementando la diffusione della pastorizia. Questo causò, naturalmente, una minor quantità di concime disponibile. NB: ampia privatizzazione di terre incolte, anche per opera di apposite magistrature, vd Veneto. Inoltre si verificò in quegli anni la cosiddetta Piccola Glaciazione. 2.2 Il regime fondiario e i rapporti di produzione. L’Europa centro-occidentale. ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 3. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] Nel basso Medioevo si vide nell’Europa centro-occidentale la disgregazione della feudalità come sistema di governo e l’erosione dei poteri signorili nelle campagne, a causa di:  crisi demografica (la manodopera doveva essere pagata di più),  tendenza generale dei signori fondiari a monetizzare le prestazioni loro dovute,  rivolte contadine esplose in varie aree tra la metà del Trecento e i primi decenni del Cinquecento. All’inizio dell’età moderna i coltivatori erano liberi di sposarsi, trasferirsi, disporre delle proprie terre se ne possedevano. Le corvées erano limitate a poche giornate all’anno. La riserva signorile non era più sfruttata grazie al lavoro coatto dei servi della gleba, ma era stata frazionata in poderi affittati a famiglie coloniche con una varietà di patti agrari (livello = canone fisso in natura o denaro stabilito per un lungo periodo di tempo; piccolo fitto; mezzadria = podere e abitazione in cambio della metà dei raccolti) ♦ Ovunque: l’aumento demografico nel XVI secolo e più tardi nel XVIII secolo si accompagnò a processi di proletarizzazione nelle campagne = diminuzione dei coltivatori autosufficienti o provvisti di eccedenze da vendere, moltiplicazione dei contadini poveri/nullatenenti, riduzione del potere d’acquisto dei salari. ♦ La proprietà contadina fu influenzata dall’evolversi dei tipi di rapporto feudale: Si calcola che in Francia e Germania i coltivatori diretti possedessero circa la metà del suolo coltivabile; in Inghilterra però i copyholders (insediati a titolo ereditario, e che pagavano una tassa d’ingresso a ogni generazione e un canone annuo in denaro) subirono un’offensiva signorile mirata a trasformarli in affittuari a breve scadenza: per questo e per il problema delle recinzioni la piccola proprietà coltivatrice era circa 1/5 del suolo. In Italia lo stesso risultato fu effetto dell’espansione a macchia d’olio della proprietà urbana e della crisi delle piccole aziende (dovuta ad andamento 3 demografico, clima, prestito usuraio)  scomparsa della proprietà contadina vicino alle città. ♦ I prelievi sui contadini potevano costituire dal 20 al 60-70 % del prodotto lordo, per cui restavano pochissime risorse per investimenti e innovazioni, già di per sé avversate dalla mentalità contadina (l’impronta comunitaria che contrassegnava i lavori agricoli scoraggiava le novità e l’iniziativa individuale); inoltre grandi e medi proprietari trovavano più facile acquistare nuove terre e aumentare il prelievo sui coloni, costretti dalla concorrenza ad accettare, che non persuadere i coloni stessi a impiegare tecniche più avanzate che producessero di più. Solo in aree particolarmente favorite dal punto di vista ambientale (es: pianura padana) o dove era meno forte la pressione demografica sul suolo da parte dei contadini poveri (Inghilterra e Olanda) fu possibile introdurre delle notevoli trasformazioni. I prelievi sui contadini erano i seguenti: • residui dei diritti feudali (di diversa ampiezza a seconda dello sviluppo delle città): -giurisdizione e potere di banno (competenza del giudice signorile sulle minori cause civili e penali); -censo annuo per i proprietari di terre comprese nel feudo; -(localmente) decima feudale (champart); -diritti in occasione di vendita o trasmissione ereditaria di beni fondiari; -abusi feudali: estorsioni coatte • decima ecclesiastica (spesso in natura subito dopo il raccolto) • imposte statali • rendita fondiaria, se non erano proprietari 2.3 L’Europa orientale Enormi estensioni di terreno pianeggiante e fertile, sparsamente popolate  Scarsità della forza lavoro  Città e comunità di villaggio deboli  Istituzioni statali incapaci di fare da contrappeso all’aristocrazia fondiaria ♦ La servitù della gleba venne rafforzata dal XV secolo e introdotta anche in quelle aree dove prima era sconosciuta (secondo servaggio), a causa della diffusione dell’economia di mercato, che se ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 4. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] da una parte apriva alle regioni affacciate sul mare (Polonia, Prussia) la possibilità di esportare più cereali, dall’altra spingeva i proprietari a procurarsi con ogni mezzo il denaro necessario per l’acquisto di prodotti di lusso: la via più agevole era la coercizione extraeconomica nei confronti dei contadini. Il territorio agricolo di un villaggio prussiano, polacco o russo era diviso tra una o due grandi tenute signorili e un certo numero di poderi rustici; le famiglie insediate in questi piccoli poderii traevano dai campi il necessario per vivere, ma dovevano una parte preponderante del loro tempo al loro signore; d’estate essi prestavano servizio nei campi, in inverno prestavano servizio domestico e fornivano manodopera per le attività industriali (distillazione birra e vodka, estrazione mineraria). I prodotti eccedenti i bisogni del signore erano commercializzati all’esterno, e il ricavato serviva ad acquistare beni di lusso e manufatti occidentali. Tale sfruttamento indiscriminato era possibile per via della totale soggezione dei contadini servi all’autorità del signore, che amministrava la giustizia e riscuoteva le tasse in nome dello Stato. Tra XVI e XVII secolo le loro condizioni di vita andarono deteriorandosi anche a causa della sfavorevole congiuntura economica: aumentarono le dimensioni medie delle tenute singorili, e ancora di più crebbe il numero di giornate di lavoro dovute. Nella monarchia austriaca le giornate di lavoro non potevano superare i 12 giorni l’anno in Bassa Austria, ma potevano arrivare a 156 in Boemia. In Russia era diffusa, oltre alla servitù della gleba, anche la servitù personale, cui era sottoposto il 10 % della popolazione (persone potevano essere vendute anche a prescindere dalla terra); codice del 1649 dello Zar elimina la prescrizione di tempo per la cattura dei fuggiaschi; solo nella seconda metà del Settecento le pretese dei signori fondiari vennero limitate per legge, e la servitù della gleba venne abolita nel XIX secolo. ♦ Non sempre le masse rurali accettavano questo tipo di oppressione, specialmente quando andavano a cadere anche le antiche consuetudini, o quando si deterioravano di colpo le condizioni di 4 vita e lavoro –spesso in occasione di scissioni e conflitti al vertice della società- e spesso davano vita a manifestazioni di protesta che potevano tradursi nel ricorso alle vie legali, nelle suppliche alle supreme autorità contro i superiori immediati, e nelle sommosse violente, talvolta estese a regioni intere. Primo ciclo di rivolte: inizia nella seconda metà del XIV secolo e termina, con le ultime recrudescenze, nei primi decenni del Cinquecento. Obiettivo = signori feudali:  1514 Gyögy Dósza in Ungheria  1520-21 Comuneros in Castiglia  1524-25 Guerra dei contadini in Germania Secondo ciclo di rivolte: nel XVII secolo. Obiettivo= nelle aree si primo servaggio: fisco e agenti del fisco; nelle aree di secondo servaggio resta predominante l’indirizzo antisignorile! Vedi (secondo servaggio):  1648 Stenka Razin e cosacchi ucraini  1773-74 Pugacëv in Russia  1775 contadini boemi  1784 contadini valacchi Con la Rivoluzione francese e i moti controrivoluzionari scoppiati sempre nella Francia stessa e in latri Paesi raggiunti dagli eserciti francesi (Italia e Spagna), i moti contadini acquistano una valenza politica che si sovrappone, senza cancellarle, alle forme arcaiche di protesta. ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 5. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] 3. Ceti e gruppi sociali 3.1 Ordini, ceti, classi. La stratificazione sociale nell’Europa d’antico regime. Fino alla diffusione dell’illuminismo, la visione dominante della società in Europa fu quella di una società CORPORATIVA e GERARCHICA. ♦ Corporativa: L’uomo non contava di per sé (a meno che non fosse papa o re), bensì contava solo come membro di una famiglia, di un corpo, di una comunità. (corpi di mestiere, collegi professionali, confraternite, vicinie e contrade cittadine, congregazioni parrocchiali, comunità di villaggio, corpi militari, ordini ecclesiastici). Le “libertà” (franchigie, immunità, privilegi) si riferivano a questi corpi e comunità (anche in epoca moderna, lo stato non riuscì uniformemente a sviluppare un ruolo livellatore su questi variegate realtà e poteri). Uno degli schemi più radicati era quello che concepiva la società come divisa in tre ordini: oratores(clero, che prega), bellatores(nobiltà), laboratores (coloro che lavoravano per tutti); questa ripartizione rimane fino alla Rivoluzione francese (vedi rimostranze al Parlamento, che propone la divisione nei “tre stati” secondo questa stessa distinzione). Non si tratta di classi (definizione che si applica a persone che esercitano la stessa funzione economica e godono dello stesso livello di reddito). Sono CETI: a determinare il rango sociale di un individuo concorrono  la nascita,  il ruolo ricoperto nella vita pubblica (non nel processo economico) 5  il prestigio e i privilegi ad esso connessi e spesso definiti giuridicamente. ♦ Gerarchico: Si giustificavano le disuguaglianze con l’idea di una gerarchia naturale tra tutte le creature, gerarchia voluta dalla Provvidenza e implicita nella visione tolemaica dell’universo: una grande catena di esseri dal regno minerale alle legioni angeliche. L’uomo, composto di corpo/anima, passioni/facoltà spirituali, occupava un posto intermedio e cruciale, perché era un microcosmo riflettente il macrocosmo; e come nel creato vi sono diversi gradi di perfezione, così nella società umana devono essere diversi gradi di bontà e virtù, che si collegavano alle origini familiari e alla condizione sociale. ♦ Questa tesi della disuguaglianza naturale tra gli uomini doveva fare i conti con una tradizione opposta (per esempio in Inghilterra) legata all’affermarsi della civiltà comunale nel Due-Trecento, e che poteva anch’essa richiamarsi ai modelli classici (stoicismo vs platonismo-aristotelismo). Questo motivo egualitario affirò anche nelle rivolte popolari del basso Medioevo e della prima età moderna; d’altra parte, l’ordine sociale tradizionale appariva profondamente incrinato dai fenomeni di mobilità sociale caratteristici in particolare del XVI secolo, tanto che proprio a questo motivo vari studiosi attribuiscono l’enfasi con cui venne allora affermato il principio gerarchico della società. NB La stratificazione sociale dell’Europa preindustriale, però, non si presta facilmente né ad una lettura dicotomica (poveri plebei contro ricchi nobili) né a un’interpretazione organicistica come quella che tendevano a divulgare, in modo più o meno interessato, molti scrittori coevi. 3.2 Nobili e «civili» Nobiltà e clero erano i due ceti più riconoscibili, apparentemente, tuttavia presentavano al loro interno una vasta gamma di sottogruppi differenziati per ricchezza, prestigio, potere. NOBILI ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 6. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] L’origine e la configurazione delle élites nobiliari europee presentano molte specificità locali legate alla diversa incidenza di vari fattori:  tradizione classica (distinzione uomini liberi/schiavi; patrizi/plebei; aristocrazia naturale della virtù e del sapere)  legami feudali-vassallatici, anche dopo la loro dissoluzione come sistema giuridico-politico  etica cavalleresca legata alla professione delle armi  sviluppo della civiltà comunale (soprattutto in italia centro-settentrionale e Paesi Bassi)  confronto-scontro con i nascenti apparati statali. RICCHEZZA: Ovunque nobiltà significa ricchezza, o almeno agiatezza, ricchezza basata principalmente sul possesso della terra, e alla quale si associano in misura variabile anche funzioni di polizia e giustizia; Nell’età moderna si assiste ad una divaricazione tra le caratteristiche della nobiltà centro-occidentale (il grande proprietario vive di rendita) e quella orientale (il nobile sfrutta il lavoro coatto dei contadini per poter rivendere derrate sul mercato internazionale). Tuttavia ovunque i proventi della terra potevano essere integrati da entrate di diversa natura:  estrazione di minerali, vetrerie, fabbriche di terraglie,  attività di trasformazione di prodotti di agricoltura e allevamento,  stipendi ed emolumenti derivanti da impieghi al servizio del principe o della Chiesa. Alla collocazione prevalentemente rurale dei ceti nobiliari nelle aree dove era più forte l’impronta feudale si contrapponeva la spiccata fisionomia dei patriziati cittadini (Italia centro-nord, Paesi Bassi, aree più urbanizzate in Svizzera e Germania occidentale). 6 La figura del nobile povero è più frequente laddove la nobiltà è più numerosa: Polonia (7-8% della popolazione): la piccola nobiltà andava a servizio dalla grande nobiltà; Ungheria, Spagna (5%); nel resto d’Europa la nobiltà restava sotto l’1% della popolazione: in Francia, negli stati italiani, in Inghilterra (dove i Pari erano solo 200, ed erano gli unici a godere di specifici privilegi giuridici, mentre la gentry era composta da 25-30.000 persone, che costituivano una piccola nobiltà rurale. PRESTIGIO: anche il prestigio variava enormemente a seconda dei gruppi presi in considerazione (in Spagna vi erano sette categorie gerarchicamente ordinate, dai grandi di Spagna agli hidalgos e ai caballeros villanos); (in Francia era grande la distanza tra nobiltà di corte, o di toga, e gli “hoberaux”, nobili di campagna, al massimo possessori di pochi ettari di terra e di castellucci in rovina!) POTERE: altrettanto vario era il rapporto tra ceti nobiliari e potere politico. Carattere eccezionale avevano le oligarchie aristocratiche (Venezia, Lucca, Genova), in cui la nobiltà aveva una gestione diretta del potere politico; nel Sei e Settecento le monarchie avevano connotati di assolutismo (per esempio in Francia) oppure in altri casi (Polonia; Inghilterra dopo la Glorious Revolution) la sovranità dipendeva dal beneplacito della nobiltà. Tra fine XV e inizi del XVII secolo:  si rafforzano gli apparati statali  crescenti controlli e limitazioni dello strapotere dei ceti nobiliari verso il basso  crescita economica e rivoluzione dei prezzi  crescente potere di nuovi gruppi di origine mercantile e borghese  questi fattori determinano una sorta di crisi d’identità nei ceti nobiliari, che diede luogo ad un’ossessiva ricerca di una legittimazione del primato nobiliare, producendo una slittamento dalla virtù e dal valore militare al sangue e alla stirpe come motivi fondanti la nobiltà. (vedi Spagna e Portogallo, limpieza de sangre) Come si diventa nobili? ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 7. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] ♦ Nei patriziati cittadini c’era un sistema di cooptazione basato dull’antica residenza e sull’astenzione dalle arti meccaniche e dai lucri sordidi (comprendenti nel maggior numero di casi le attività mercantili). ♦ Nelle monarchie come Francia, Inghilterra, Spagna, si affermò il principio che la nobiltà derivasse da un riconoscimento del monarca. Ciò poteva avvenire: come sanzione di un processo di assimilazione avvenuto di fatto (acquisto di feudi, matrimoni nobili, assunzione di un tenore di vita adeguato) conferimento di un titolo a compenso di benemerenze vere o presunte di carattere militare o civile (spesso dietro versamento di congrua somma) come premio, soprattutto in Francia, connesso all’esercizio di elevate cariche giudiziarie o finanziarie. Questi nuovi nobili erano guardati con disprezzo, ma nel giro di poche generazioni venivano generalmente assorbiti. ♦ Tra Sei e Settecento le aristocrazie europee vivono un’età dell’oro, non più minacciate nel loro primato economico-sociale e ormai pronte a integrarsi nelle strutture dello Stato monarchico, rinsanguate da elementi borghesi e ringiovanite da massicci trasferimenti di beni e titoli, riqualificate culturalmente dagli studi compiuti nelle università protestanti, nelle scuole pubbliche o nei collegi gesuitici, danno tono a corti e salotti, mescolandosi agli intellettuali offrono alle altre classi uno spettacolo invidiato di eleganza, che durerà come modello fino alla diffusione degli ideali razionalistici e ugualitari dell’Illuminismo maturo. CETI INTERMEDI 7 ♦ I ceti intermedi tra nobiltà e plebe nell’Europa preindustriale NON vanno designati come borghesia: tale termine sembra postulare una coscienza di classe e un’uniformità di condizione economica e sociale che non rispecchia la frastagliata realtà dell’epoca. Max Weber e Werner Sombart hanno voluto caratterizzare lo spirito borghese e capitalistico sul piano degli atteggiamenti mentali (sete di guadagno, disponibilità al rischio, autodisciplina, applicazione del calcolo razionale), ma in realtà tali qualità erano tutt’al più tipiche di gruppi ristretti di operatori economici, e non erano assolutamente patrimonio di categorie sociali che pure di solito vengono considerate come borghesi: proprietari fondiari non nobili, professionisti, funzionari pubblici, strati superiori dell’artigianato. Questi gruppi aspiravano in genere ad emergere dalla loro condizione ed entrare tra le schiere del ceto nobiliare: vedi il caso dei Fugger, da banchieri a latifondisti e feudatari, caso emblematico del processo di integrazione nelle élites nobiliari lungo tutta la modernità.  Denominatore comune di queste categorie sociali è la dominante connotazione urbana: infatti in Italia esse erano designate come “ceto civile” o “cittadinesco”; in certe città (Venezia) questo ceto godeva di un riconoscimento giuridico, ma dovunque esso era caratterizzato da due tratti:  rifiuto del lavoro manuale  possesso di risorse (beni mobili e immobili, ma anche livello culturalre, parentele, amicizie altolocate, reti associative) che lo garantivano dalla caduta nell’indigenza cui erano esposti coloro che vivevano alla giornata, in un mondo privo di ammorizzatori sociali. 3.3 Poveri e marginali Jean-Pierre Gutton distingue tra poveri STRUTTURALI (che anche in tempi normali vivevano in tutto o in parte di elemosine: disabili, vecchi malati, vedove con figli a carico, poveri vergognosi, che da una condizione civili erano rimasti privi di risorse) e CONGIUNTURALI (coloro che ricavavano appena di che vivere dal loro lavoro, e che erano quindi alla mercé di infermità, vecchiaia, disoccupazione, carestie); se si tiene conto anche dei poveri congiunturali, la percentuale passa da poche unità di percentuale alla metà/due terzi della popolazione. ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 8. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] ♦ Nel Medioevo il povero era circondato da un’aura sacrale, come un exemplum Christi, e testimone della condizione precaria dell’uomo. Nella modernità, invece egli appare sempre più come una minaccia all’ordine costituito e alla salute pubblica, un delinquente potenziale da scacciare e reprimere. Ciò è da ricondurre  al mutamento di valori proprio del Rinascimento e della Riforma protestante, alla laicizzazione della società, alla condanna dell’ozio e all’accento posto sulla vita attiva;  al massiccio aumento del pauperismo, conseguente all’incremento demografico e all’allargarsi della forbice prezzi/salari  Al povero residente si sostituisce il vagabondo, il marginale privo di radici, che vive di espedienti e spesso non disdegna furto e frode, e che è sospettato di portare peste e di fomentare tumulti.  Nei confronti di questi indesiderabili corrono ai ripari prendendo provvedimenti di crescente severità prima città e poi Stati (espulsione di poveri forestieri, divieto di accattonaggio, assistenza su base cittadina o parrocchiale finanziata con tasse speciali, obbligo di lavoro per i poveri validi; 1662 editto in Francia stabilì in ogni borgo o città un’ospizio generale in cui chiudere i poveri ed educarli alla pietà e nella religione cristiana). L’utopia delle grandi reclusioni (vedi Foucault) continua nel Settecento, combinandosi variamente con le correnti filantropiche e ispirando la fondazione di grandiosi istituti di ricovero (Roma, Genova, Napoli), mentre in Inghilterra si diffondevano le workhouses (case di detenzione e lavoro forzato). ♦ I processi di proletarizzazione tra XVI e XVIII secolo ingrossarono le schiere di indigenti nelle 8 campagne e nelle città. Tra la metà e i due terzi delle popolazioni urbane vivevano a livello di pura sussistenza. ♦ Lo sviluppo tra Sette e Ottocento del sistema di fabbrica, prima in inghilterra e poi sul continente, da un lato trasformò queste masse nella nuova classe operaia, dall’altro alimentò la formazione di un nuovo “proletariato straccione” (Lumpenproletariat) a causa dell’incremento demografico e dei fenomeni di disoccupazione e crisi che esso produsse. ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 9. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] 9. La Controriforma e l’Italia del tardo Cinquecento 9.1 Speranze e propositi di rinnovamento religioso. Controriforma (fine XVIII secolo, Germania) Riforma cattolica (autonomia e spontaneità) Riforma cattolica distinta fra esame di coscienza della Chiesa cattolica alla luce dell’ideale di vita cattolico, e affermazione di sé compiuta dalla Chiesa cattolica contro il Protestantesimo (cronologicamente è una fase successiva, caratterizzata da un atteggiamento dogmatico e repressivo) Evangelismo//Controriforma. Le istanze di rinnovamento religioso furono avvertite anche in Italia, dove c’erano diversi stimoli in questa direzione: - circolavano ampiamente le opere di Erasmo, che venivano lette spesso in chiave luterana, cioè di alternativa globale al complesso di dogmi e istituzioni in cui si identificava la religione tradizionale. - Ondata di profezie e attese apocalittiche, alimentate dai predicatori (vedi Savonarola a Firenze) e dalle sofferenze delle uerre d’Italia - L’anticlericalismo diffuso negli strati sia colti che popolari: critica alle preoccupazioni mondane e svalutazione delle pratiche esteriori di devozione (per es culto ai santi e alle reliquie); accento sulle massime evangeliche - La suggestione esercitata da alcune figure ecclesiastiche e laiche dall’intensa spiritualità (cardinale Gasparo Contarini, 1483-1542; Gian Matteo Giberti vescovo di Verona, Juan de Valdés, 1490- 9 1541, a Napoli, intellettuale misticista, Reginald Pole, 1500-1558 in Inghilterra - Oratorî del divino amore, preghiera e opere di carità Paolo III Farnese (1534-49) alimenta le speranze di un’iniziativa dall’alto per la Riforma della Chiesa (sollecitata anche da Carlo V): nomina cardinali diversi esponenti delle correnti riformatirici: Contarini, Giberti, Pole; 1536 istituisce una commissione, presieduta da Contarini per studiare i mali della Chiesa: ne esce il De emendanda Ecclesia, 1537, che però rimane ineseguito; manifesta la volontà di indire un concilio ecumenico; il Concilio, convocato a Mantova nel 1537, riesce a riunirsi solo nel 1545: infatti Paolo III voleva assicurarsene lo stretto controllo: lo procrastina e lo indice a Trento nel 1542, ma a causa della riapertura delle ostilità fra Carlo V e Francia, il Concilio si riunisce solo nel 1545. 9.2 I nuovi ordini religiosi: i gesuiti Questo fervore si espresse anche nella nascita di nuovi ordini regolari o nella riforma dei vecchi: 1528 ordine dei cappuccini, nuovo ramo dei francescani; alla povertà uniscono l’assistenza spirituale e materiale. Teatini, barbaniti, somaschi: formazione del clero, evangelizzazione, insegnamento, assistenza a malati e orfani; Orsoline 1535 di Angela Merici. Compagnia di Gesù fondata da Ignazio di Loyola, esponente degli hidalgos, con vocazione delle armi e spirito di crociata, consacra la sua vita alla liberazione della terra Santa e al servizio alla Chiesa. 1540 approvazione di Paolo III della Compagnia: milizia scelta al servizio del papa e della Controriforma; castità, povertà, obbedienza, fedeltà assoluta al pontefice. Esercizi spirituali del 1548: disciplina, energia, abnegazione. Le case professe non detenevano beni, ma i collegi avevano i loro benefattori: la formazione delle classi dirigenti codificata nella ratio studiorum (classici, emulazione fra studenti, severa disciplina) è un obiettivo primario. Attività missionaria anche in Asia e Giappone. ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 10. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] 9.3 Il concilio di Trento 1541 Ratisbona: fallisce l’ultimo tentativo di riconciliazione nonostante la buona volontà di Contarini e Melantone 1542 Congregazione del Santo Uffizio, o dell’Inquisizione (GianPietro Carafa, futuro Paolo IV) Bernardino Ochino, generale dei cappuccini, fugge a Ginevra. Per i protestanti italiani le alternative erano il nicodemismo e l’esilio volontario. Forti spostamenti verso Ginevra e Svizzera, o, se troppo soffocanti, verso Inghilterra ed Europa orientale. NB Lelio e Fausto Sozzini (Socini), antitrinitari, procristianesimo tollerante e ragionevole, vivo nell’ombra fino all’Illuminismo. 1542 convocazione Concilio, ma per guerre Carlo V vs Francia  1545 Concilio di Trento. 4 cardinali (di cui 3 legati papali), 4 arcivescovi, 21 vescovi + teologi senza diritto di voto, e generali degli ordini regolari. Priorità alla discussione dei punti dogmatici più controversi (e non alla questioni disciplinari, come avrebbe voluto Carlo V): effetti del peccato originale (cancellati dal battesimo!), principio di giustificazione per sola fide (eretico!) 1547 peste, trasferito a Bologna; il nuovo papa Giulio III lo riconvoca nel 1551 a Trento; 1552 interrotto ancora da Carlo V vs Francia; Paolo IV Carafa (1555-1559) lo sospende, in quanto ostile al Concilio; estende i poteri 10 dell’Inquisizione, sottopone a processo alcuni dei maggiori esponenti del partito riformatore (Pole e Morone), 1559 promulga l’Indice dei libri proibiti (compreso Erasmo) Pio IV Medici (1559-65) rilancia il concilio e lo conclude: 1563   rafforzamento del carattere monarchico della Chiesa cattolica: superiorità del papa al Concilio e sua discrezionalità nell’applicarne le deliberazioni  valore delle buone opere ai fini della salvezza  tradizione della Chiesa è fonte di verità, accanto alle scritture  natura dei sacramenti (eucarestia: trasformazione reale; e ordine: aura sacrale del sacerdote)  esistenza purgatorio  validità indulgenze  legittimità del culto a Santi e Madonna  istituzione di seminari  divieto cumulo cariche  obbligo di risiedere nella propria diocesi e di visitarla tutta ogni due anni, tenendo scrupolosamente registri di battesimi, matrimoni, sepolture 9.4 La Chiesa e il papato nella seconda metà del Cinquecento Nuova compattezza cattolica e durezza contro protestantesimo e spinte eterodosse; affermazione di volontà di dominio spirituale, politico e sociale. Pio V Ghislieri 1566-72: - 1561 massacro di valdesi in Calabria - 1568 ripubblica la medievale In Coena Domini: oltranzismo del potere papale sui sovrani temporali - 1570 scomunica Elisabetta I - 1571 Contribuisce alla vittoria di Lepanto ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 11. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] Gregorio XIII 1572-85 prosegue l’indirizzo; riforma il calendario Sisto V 1585-1590: - nuovo impulso all’attività missionaria e alla controriforma in Europa centro-settentrionale (Polonia) - Riorganizzazione della Curia romana: 70 cardinali, 15 congregazioni cardinalizie (9 per la Chiesa universale e 6 per affari interni dello Stato pontificio): il Collegio cardinalizio non è più un limite all’autorità del pontefice, ma un suo strumento. - Lotta al brigantaggio Clemente VIII 1592-1605- Lotta al brigantaggio; - Ridotte le autonomie delle città suddite e delle residue signorie feudali - 1598 annessa Ferrara (estinti gli Este) - abbellimento dell’Urbe: costruzione cupola San Pietro Avvento di vescovi e arcivescovi animati da grande zelo e carica riformatrice: 1538-1584 Carlo Borromeo: vita austera, riorganizzazione e moralizzazione del clero, seminari e sinodi diocesani, lotta intransigente antieretica, giurisdizione ecclesiastica vale sopra istituzioni assistenziali anche laiche, autorità religiosa dentro la vita dei fedeli;insofferenza ai limiti imposti al proprio potere: gesti clamorosi col governatore dello Stato di Milano NB: Penetrazione capillare nei settori della popolazione grazie ai nuovi ordini regolari, anche se sopravvivono pratiche devozionali arcaiche (preghiere ai defunti, processioni per la pioggia): le masse 11 non comprendevano la liturgia in latino: avevano spesso una religiosità intensa, ma ingenua e povera di contenuti morali. 9.5 L’egemonia spagnola in Italia Gli interlocutori principali del potere sovrano, laddove non lo detenevano essi stessi, come a Venezia, Genova, Lucca, erano i ceti nobiliari, che si stavano riqualificando grazie ad una trattatistica che insisteva sui caratteri ereditari, di sangue, di onore. Nel Mezzogiorno e nelle isole spadroneggiava una nobiltà feudale, mentre al centro-nord si erano sviluppate le civiltà comunali, per cui il ceto nobile era un patriziato urbano di origine mercantile, e il suo status si identificava con l’accesso esclusivo ai seggi del consiglio cittadino; fra 500 e 600 anche questi gruppi di allontanarono sempre più dai traffici e dalle attività produttive, acquisendo una mentalità più simile a quella dell’antica nobiltà e allo stampo spagnolo. 1559 Pace di Cateau-Cambresis Francia e Spagna: sancisce egemonia spagnola in Italia fino al XVIII secolo: Regni di Napoli, Sicilia, Sardegna, Ducato di Milano, tato dei Presidi (Talamone, Orbetello, Argentario); al re si riconosceva la suprema autorità legislativa, il diritto-dovere della difesa, del prelievo delle risorse necessarie; la facoltà di applicare e interpretare leggi e riscuotere, ripartire le imposte erano prerogative degli organi locali. C’erano vicerè che cambiano ogni 3 anni a Napoli, Palermo, Cagliari, un governatore a Milano e i comandanti dell’esercito provenienti dalla nobiltà spagnola. Magistrature finanziarie e giudiziarie venivano da elementi indigeni con lunghe cariche, appoggiati a Madrid dal Consiglio d’Italia, composto da Reggenti tratti da magistrature locali. Il baronaggio si appoggiava al Parlamento, che si riuniva per approvare i donativi al monarca e amministrava Napoli. Il governo spagnolo riuscì a indebolire il peso sociale della feudalità, limitandone le ingiustizie; 1545 Carlo V ordina il catasto Toscana: Medici a Firenze grazie alla Spagna; 1532 riforma costituzionale sovrappone alle antiche magistrature repubblicane il Consiglio dei Duecento e il Consiglio dei Quarantotto (Senato) ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 12. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] Cosimo I (1537-74) sviluppa il regime in senso assolutistico: governa attraverso i propri segretari, di origine modesta, e dal 1545 tramite un nuovo consiglio di carattere informale, grazie alla “Pratica segreta”. Annette Siena 1557, che mantenne le proprie leggi e sitituzioni Francesco I (1574-87) e Ferdinando II (1587-1609) fanno nascere e sviluppare il porto di Livorno Stato sabaudo: ricostituito sotto Emanuele filiberto 1553-80 alla pace di Cateau-Cambrésis. Trasferisce la capitale al di qua delle Alpi, a Torino, sopprime autonomie locali e istituisce una Camera dei Conti, per centralizzare il controllo finanziario Carlo Emanuele I 1580-1630 tenta delle avventure espansionistiche, fallisce nel conquistare Ginevra, ma acquista il Marchesato di Saluzzo. Genova 1575 gravi disordini fra nobiltà vecchia e nuova: nobili vecchi abbandonano la città e gli strati popolari pretesero sgravi fiscali a favore delle arti dalla nobiltà nuova. 1576 non più elezione a sorteggio e ricomposizione del ceto dei “magnifici” (nobili), ma stratificazione orizzontale basata sui diversi livelli di ricchezza, invece delle precedenti alleanze verticali; ciò va di pari passo con la crisi delle attività manifatturiere e della dipendenza economica genovese dalla Spagna. Venezia indipendente; contrapposizione fra patrizi (con cariche pubbliche) e “cittadini originari” (professioni liberali, cancellerie e segreterie). Aumenta la nobiltà e quindi si differenziano molto nobili ricchi e nobili poveri. Rafforzamento dei nobili ricchi tramite il Consiglio dei Dieci (vs il Senato) e istituzione di un organo di alta polizia, i tre Inquisitori di Stato; 1583 l’opposizione dei giovani nobili poveri restituisce i suoi vecchi poteri al Senato e fa adottare una politica estera indipendente dalla Spagna e dalla Chiesa. 12 10. L’Europa nell’età di Filippo II 10.1 Filippo II e i regni iberici 1555-56 Carlo V abdica a favore del fratello Ferdinando e del figlio Filippo: Ferdinando I 1555-1564: titolo imperiale + stati ereditari asburgici + Boemia e Ungheria Filippo II 1556- : Spagna + colonie americane + Regni di Napoli, Sicilia e Sardegna, Ducato di Milano NB: possedeva la Castiglia (enorme potenziale demografico e militare), controllava le aree più ricche e urbanizzate d’Europa, era appoggiato dai banchieri di Genova e Anversa, e disponeva del forte flusso di metalli preziosi proveniente dall’America. Enrico II (1547-1559, morte accidentale), tenta la sorte delle armi, ma, sconfitto a San Quintino, deve firmare nel 1559 la pace di Cateau-Cambrésis, che assicurava alla Spagna l’Italia, la Franca Contea e i Paesi Bassi. Inoltre la Francia era notevolmente indebolita dalle lotte religiose, e ad Enrico succedettero una serie di sovrani incapaci o minori. Eredita da Carlo V la totale dedizione al regno, la preoccupazione di rendere ai sudditi una giustizia imparziale, il senso di una missione da compiere di cui avrebbe dovuto rendere conto a Dio. Nato ed educato a Valladolid, si sentiva profondamente castigliano: gravità del portamento, austerità del costume, concezione esclusiva e gelosa del potere, senza deleghe, religiosità intensa ma angusta e intollerante. Nel 1558 morì Maria Tudor, seconda moglie di Filippo, spegnendo il sogno di ricondurre l’Inghilterra al cattolicesimo. Era convinzione corrente che l’unità religiosa fosse la condizione sine qua non dell’unità politica, per cui per l’imposizione dell’ortodossia prese le prime misure di rilievo nel suo regno: ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 13. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] 1558-1560 rafforzamento dell’Inquisizione; proibiti viaggi all’estero degli studenti e l’introduzione dei libri stranieri; condanne a morte delle comunità protestanti scoperte. 1568 persecuzione dei moriscos + crisi dell’industria serica, in cui erano impiegati = rivolta dei moriscos; i sopravvissuti furono deportati al nord della Castiglia, da cui vennero definitivamente espulsi nel 1609. Tuttavia si dimostrò spesso indocile nei confronti della Santa Sede: per esempio pubblicò i decreti del Concilio di Trento con due anni di ritado, e con la riserva che la loro applicazione non doveva ledere le prerogative regie. Inoltre l’intransigenza religiosa rispondeva perfettamente ad un’aspirazione del popolo castigliano, eredità della Reconquista (in cui la limpidezza della fede corrispondeva alla limpieza de sangre). La sede della corte fu trasferita da Valladolid a Madrid, al centro della Spagna; dall’Escorial, metà palazzo e metà monastero, Filippo dirigeva tutte le pratiche del regno. Di qui una grande lentezza burocratica. Questo accentramento non va confuso col centralismo delle monarchie assolute dei secoli XVII e XVIII: Filippo rimase fedele alla concezione di Carlo V per la quale ogni Paese doveva mantenere i propri ordinamenti e le proprie individualità., ed essere uniti solo nella figura del sovrano. Estese e perfezionò il sistema dei Consigli: oltre al Consiglio di Stato (politica estera), dell’Inquisizione, di Azienda (finanze), vi erano Consigli preposti a diversi compelssi territoriali in cui sedevano rappresentanti dei Paesi interessati; inoltre le magistrature locali avevano forti autonomie. 1580 si estingue la dinastia degli Aviz: il Portogallo e i suoi possedimenti coloniali vengono annessi alla corona spagnola; esso mantenne la sua forma di governo e le sue leggi, sotto un nuovo Consiglio formato solo da Portoghesi. 13 1591 Filippo deve intervenire militarmente in Aragona per sedare una rivolta separatista guidata dai signori feudali. Il sistema tributario penalizzava i ceti produttivi e privilegiava le rendite parassitarie, e lungo la seconda metà del Cinquecento la popolaione venne sottoposta a sempre più grandi sacrifici dalle richieste del “re prudente”; inoltre i soldi prelevati erano spesso spesi lontano dalla patria, a causa degli impegni militari della monarchia, e andavano così ad arricchire altri Paesi. Infine la mentalità imperiale, da soldati vincitori, induceva la monarchia ad importare manufatti e spesso anche derrate agricole. Possiamo quindi rilevare già in quest’epoca la decadenza di alcune attività industriali prima fiorenti (sete andaluse, lane di Segovia e Burgos), o il fatto che il commercio internazionale era quasi tutto nelle mani di stranieri. Ma l’agricoltura, già sfavorita dalle condizioni geologiche e climatiche, venne penalizzata per favorire l’allevamento transumante di pecore, di cui beneficiavano poche famiglie riunite nella corporazione della Mesta: dal 1570 la Spagna divenne un Paese importatore di cereali; l’ultimo decennio del 1500 fu segnato da gravi pestilenze e carestie che avviarono un secolare declino della popolazione e dell’economia iberica -in particolare castigliana. 10.2 La battaglia di Lepanto e i conflitti nel Mediterraneo Filippo II controllava il Mediterraneo ed era quindi più esposto agli attacchi dei corsari barbareschi e alla potenza ottomana. Selim II 1566-1574 attacca Cipro nel 1570, avamposto veneziano della Cristianità, mentre Tunisi, espugnata nel 1535 da Carlo V, cadeva nelle mani del bey di Algeri, vassallo del sultano. Papa Pio V 1566-1572 istituisce una Lega Santa (Venezia + Spagna + Genova + Duca di Savoia + Ordine di Malta; comandante della flotta è Don Giovanni d’Austria) 7/10/1571 battaglia di Lepanto, ultima con le navi a remi e l’abbordaggio. Questa vittoria apparse come una sanzione divina della Controriforma, ma sul piano politico e militare ebbe effetti modesti, anche per i dissidi sorti fra gli alleati ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 14. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] 1573 Venezia firma una pace separata, rinuncia a Cipro e mantiene buoni rapporti con Istanbul; Spagna dovette occuparsi del nord-europa, il sultano della Persia: tregua del 1578. Il Mediterraneo rimase un crocevia di scambi e traffici, e proprio per questo l’attività piratesca si faceva più intensa: tutti gli Stati autorizzavano la guerra di corsa. Partecipavano Stati barbareschi, Genova, Malta, toscana, ma in questo periodo si aggiunsero anche le attività di uscocchi (pirati slavi protetti dall’imperatore sulla costa dalmata), olandesi e inglesi (con navi più snelle e veloci): al tradizionale scontro fra ottomani e cristiani si sovrapponevano le rivalità fra protestanti e cattolici. 10.3 La rivolta dei Paesi Bassi contro la Spagna CAUSE:  Fattore religioso: calvinismo represso da intransigenza spagnola  Fattore economico: crisi degli anni Sessanta che colpì centri urbani, e soprattutto Anversa, a causa del trasferimento ad Amburgo del fondaco inglese (luogo di raccolta dei panni semilavorati da tingere) e della temporanea chiusura del Baltico a causa di una guerra tra Svezia e Danimarca.  Fattore politico: il monarca aveva affidato il governo alla sorella Margherita, moglie del duca di Parma Ottavio Farnese, ma al suo fianco aveva posto il cardinale di Granvelle, che diresse la lotta vs l’eresia rafforzando l’Inquisizione, non rispettando le autonomie cittadine e le prerogative degli Stati provinciali. Così il governo degli Asburgo veniva avvertito come straniero e oppressivo anche dalla nobiltà e dai patriziati urbani, per quanto cattolici. PER CUI:  1566 Malgrado l’allontanamento di Granvelle, nel 1564, i nobili fiamminghi invasero in armi il palazzo della governatrice e pretesero l’abolizione dell’Inquisizione e la mitigazione delle leggi vs i protestanti. 14 Mentre Filippo studiava ancora che risposta dare folle di calvinisti presero a devastare chiese e immagini sacre ad anversa e in altre città.  Di fronte alla rivolta aperta, Filippo inviò il Duca d’Alba, il “duca di ferro”, che fece arrestare i capi dell’opposizione (compresi molti cattolici) e istituì un tribunale straordinario, il Consiglio dei Torbidi che pronunciò oltre 1000 condanne in pochi mesi. INOLTRE.  1569 imposizione di nuove tasse per mantenere l’esercito spagnolo, specie il 10% su tutte le transazioni commerciali  nuova ondata di malcontento  il Principe Guglielmo di Orange-Nassau, fuggito all’estero, allestisce una flotta e invade le province settentrionali dal mare, facendosi nominare statolder (governatore militare) di Olansa e Zelanda, e convertendosi al calvinismo.  I “pezzenti” (i rivoltosi), in quelle zone acquitrinose, resistono agli attacchi del duca d’Alba anche grazie a ugonotti francesi, e protestanti inglesi e tedeschi, che rendono impraticabili le coste della Manica per gli Spagnoli:  la Spagna dovette rifornire l’esercito via terra (da Genova, Lombardia, Svizzera, Franca Contea), via costosissima.  1575 Filippo II dichiara bancarotta, e nel 1576 i soldati si ammutinarono e saccheggiarono orrendamente Anversa ponendo fine per sempre alla sua prosperità.  Accordo fra cattolici e calvinisti contro l’oppressore… dura poco perché i calvinisti si impadronivano prepotentemente delle città estromettendone i patrizi cattolici (+ NB abile politica di Alessandro Farnese, figlio di Ottavio e Margherita)  1579 Scissione del Paese: le province meridionali (Belgio attuale) tornano all’obbedienza, le 7 province settentrionali restano in lotta, rafforzate anche dal flusso di profughi calvinisti provenienti da Fiandre e Brabante. Nemmeno l’assassino di Guglielmo di Orange (1584) mutò la situazione dell’Olanda e delle province del Nord, che evolveva ormai verso l’indipendenza. 10.4 L’Inghilterra nell’età elisabettiana: Elisabetta: 1533 - :figlia di Anna Bolena, seconda moglie di Enrico VIII, sale al trono dopo la morte di Maria Tudor (1558) (Bloody Mary). ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 15. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] Grande equilibrio: buoni rapporti tra Parlamento (convocato 13 volte in 45 anni) e Corona, che tendeva ad accentrare i poteri decisionali nel Consiglio privato della corona (di cui faceva parte Lord Burghley, cioè William Cecil) Problema religioso: riafferma la supremazia del sovrano in materia religiosa ma mantenne la presenza dell’episcopato 1559 atto di uniformità: impone il Libro di preghiere comuni, che rispettava largamente la liturgia tradizionale; 1572 promulga i 39 articoli di fede, che raccoglievano i motivi teologici fondamentali calvinisti. Il dissenso religioso fu ampiamente tollerato, i cattolici vennero perseguitati solo dopo il 1568-69, anno della ribellione dei conti del nord (ultimo risveglio dell’Inghilterra cattolica e feudale) e dopo la scomunica del 1570 lanciata da Pio V. Questa tolleranza scontentava i calvinisti intransigenti, ma solo nel XVII secolo il puritanesimo si trasformò in una forza d’opposizione alla monarchia. Problema della successione: rischio di instabilità dopo la sua morte. Problema dell’illegittimità di nascita: motivo propagandistico di chi sperava in nuovi rivolgimenti politici-religiosi. Il punto di riferimento di queste trame era la regina di Scozia, Maria Stuart, cattolica, figlia legittima di Enrico VII; 1568 Maria Stuart fu dichiarata decaduta dalla nobiltà calvinista e riparò in Inghilterra, tramando con gli emissari cattolici nonostante fosse controllata strettamente. Per questo motivo Elisabetta ne firmò 15 la condanna a morte, aprendo le ostilità con la Spagna; ma intanto l’educazione protestante impartita a Giacomo, figlio di Maria, garantiva una successione al trono. Versante socio-economico:  1563 stabilizzazione della moneta;  moderazione dei tributi  vendita dei beni della corona e compartecipazione ai profitti del commercio e della guerra per le spese straordinarie, invece che inasprimenti fiscali. • raddoppio della popolazione in circa un secolo • forte mobilità sociale • la nobiltà titolata (Pari d’Inghilterra) perse potere, penalizzata dall’inflazione e costretta a trasferirsi a corte (rovinati dalla spese e senza rapporti coi territori) • rafforzamento dei ceti intermedi: gentry (nobiltà rurale non titolata), gruppi mercantili, uomini di legge  FENOMENO DELLE RECINZIONI: i nuovi proprietari fondiari (acquirenti di beni della corona, proprietari terrieri arricchiti, mercanti che investivano in terra) accorpavano spesso gli appezzamenti sparsi in aziende compatte, recintando le terre, per accrescere la produzione e destinarla a mercati lontani (spesso Londra) anziché al consumo locale  si eliminavano così gli usi collettivi della terra, accrescendo vagabondaggio e mendicità  prime leggi sui poveri Si poteva integrare il lavoro agricolo anche con la filatura e la tessitura, e l’estrazione di carbone. NB: NUOVA ERA DEL COMMERCIO E DELLA NAVIGAZIONE: Compagnie privilegiate di navigazione: non più corporazioni mercantili, ma società per azioni, che ottenevano dalla corona inglese il privilegio esclusivo di commerciare con una certa area del globo in cambio di prestiti e compartecipazione agli utili. 1553 Compagnia di Moscovia 1581 Compagnia del Levante 1600 Compagnia delle Indie orientali ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 16. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] Mercanti individuali facevano contrabbando e pirateria in Atlantico e Mediterraneo. Francis Drake fece la seconda circumnavigazione del globo, saccheggiando le coste dell’America meridionale Fallisce il tentativo di impiantare delle colonie nel nord-America, raggiunto nel 1585 da Walter Raleigh, che fonda la colonia “Virginia” 1588 - 1604 guerra Spagna-Inghilterra: i rapporti già tesi a causa degli attacchi dei marinai inglesi contro le navi e i possessi di Filippo, si incrinano del tutto quando nel 1585 Elisabetta appoggia apertamente la rivolta dei Paesi Bassi e condanna Maria Stuart due anni dopo 1588 Filippo II tenta lo sbarco in Inghilterra: l’invincible armada viene scompaginata dalle tempeste e sconfitta dalle leggere flotte di Elisabetta, e dai legni corsari inglesi e olandesi;  Spagna tenta di circumnavigare le isole britanniche, ma le tempeste falcidiano la flotta. Fallisce il tentativo spagnolo di bloccare la potenza navale inglese Un’ondata di ardore patriottico percorse l’Inghilterra, che si strinse intorno alla regina; questa è una componente da non sottovalutare nella fioritura intellettuale e artistica di quell’epoca. 10.5 Le guerre di religione in Francia 1559 muore Enrico II 1560 muore Francesco II 1560-74 Carlo IX  reggenza di Caterina de’ Medici 1574-89 Enrico III Il calvinismo infiamma nel sud ovest, regioni meno integrate e più restie ad accvogliere novità 16 giuridiche, amministrative, fiscali portate dalla dinastia dei Valois, e nelle file della nobiltà, non più occupata da guerre esterne, e stretta come in una morsa dall’inflazione e la crescita dei ceti borghesi. Tre fazioni: Guisa : capi cattolici intransigenti Borbone: con poderi a suod-ovest, capi ugonotti Montmorency-Châtillon (Gaspard de Coligny), ugonotti 1562 Editto di Saint-Germain: Caterina deve fare concessioni agli ugonotti per contrastare lo strapotere dei Guisa 1/3/1562 Vassy: Massacro di protestanti da parte dei Guisa: prima fase di guerre civili fino al 1570 Seconda Pace di Saint Germain: allarga le concessioni agli ugonotti De Cologny conquista la fiducia di Carlo IX e ottiene per Enrico di Borbone, re di Navarra, la mano di Margherita di Valois, sorella del re. Caterina, preoccupata per l’influenza di Coligny, durante le nozze dà il via libera ai Guisa e alla plebaglia parigina, violentemente antiprotestante 23-24/8/1572 Notte di San Bartolomeo: massacro in città e nelle campagne. I gruppi protestanti del sud-ovest cominciano a funzionare come una confederazione di Stati indipendenti. Enrico di Borbone, salvatosi con l’abiura, riesce a fuggire da corte e si riconverte al calvinismo (1576). 1576 Guisa creano la Lega santa, sostenuta dalla nobiltà cattolica e da Parigi. 1584 muore il duca d’Angiò, ultimo figlio di Enrico II  erede presuntivo è Enrico di Borbone GUERRA DEI TRE ENRICHI Il re Enrico III, Enrico di Borbone, Enrico di Guisa, capo della lega santa. ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 17. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] 1587-88 grazie all’appoggio della corona spagnola, la Lega sostituisce il proprio potere a quello del monarca, così questi attirò a Blois Enrico di Guisa e il cardinale di Lorena, e li uccise. Alleato con Enrico di Borbone, strinse d’assedio Parigi nel 1589, ma dopo un mese cadde per mano di un frate fanatico, e designò suo successore Enrico di Borbone, che diventò Enrico IV. 1589-1610 Enrico IV di Navarra, affabile e cavalleresco, temprato dalle armi. La Lega gli contrappose la candidatura di Isabella, figlia di Filippo II: truppe spagnole entrarono in Francia dai Pirenei e dai Paesi Bassi per imporla, ma proprio questo permise ad enrico IV di presentarsi come il campione dell’unità e dell’indipendenza nazionale e di trasformare la guerra civile in una guerra contro l’invasore esterno e i suoi alleati interni. Nel suo programma si riconoscevano anche i politiques, i cattolici moderati che ponevano l’interesse dello Stato al di sopra delle divisioni religiose, provenienti da magistrature e borghesia amministrativa. (vedi Jean Bodin teorizza l’autorità assoluta del monarca temperata dal rispetto delle leggi fondamentali del regno) Inoltre giocano a favore di Enrico la stanchezza delle guerre interne, e l’apprensione rispetto agli eccessi parigini, e rispetto ai focolai anarchici che erano esplosi in varie province. 1593 Pubblica conversione al cattolicesimo di Enrico IV, assolto poi da Clemente VIII. 1598Pace di Vervins, firmata da Filippo II ormai infermo: ha vinto la Francia. Editto di Nantes: Enrico sancisce la pace religiosa: cattolicesimo è religione di Stato, ma gli ugonotti possono praticare il loro culto (tranne che a Parigi e pochi altri luoghi) e presidiare un centinaio di piazzeforti. 17 10.6 L’Europa orientale: Polonia e Russia: Regno polacco-lituano: crogiolo di popoli (poalcchi, lituani, lettoni, ucraini, bielorussi, ruteni, tedeschi) e di fedi religiose: (cattolici, greco-ortodossi, luteranesimo delle minoranze tedesche, calvinismo fra i nobili, conventicole anabattiste e antitrinitarie alimentate da profughi italiani, ebrei immigrati dalla Germania) 1573 ribadito il principio della tolleranza religiosa, nonostante la controffensiva gesuita. Questa complessità era d’ostacolo ad una forte affermazione polacca. Inoltre la nobiltà era eccezionalmente numerosa e fieramente attaccata ai propri privilegi e alla tradizione militare; questo ceto fu protagonista di una grande fioritura artistica e intellettuale nell’età rinascimentale (vedi Copernico) C’era un asservimento durissimo dei contadini, costretti a lavorare nelle terre dei signori fino a sei giorni la settimana; In questo modo si verificava un forte indebolimento della monarchia, limitata dai poteri del Senato e della Camera dei deputati, entrambe espressione della nobiltà. 1572 muore Sigismondo II, ultimo re Jagellone, senza eredi; si afferma definitivamente il carattere elettivo e non ereditario della corona polacca. Da allora la nobiltà elesse sempre re stranieri che, senza appoggi interni, dovevano sempre farsi aiutare da una o da un’altra fazione aristocratica: dietro la facciata monarchica, la Polonia era una repubblica aristocratica, a lungo andare incapace di reggere l’urto delle nuove monarchie assolute. Russia moscovita: come in Polonia, territorio sconfinato e poco popolato con scarso sviluppo della vita cittadina e dei traffici, quasi tutti in mano a stranieri, economia agricola iperniata sullo sfruttamento da parte di grandi aziende del lavoro coatto dei servi della gleba. Tuttavia tutti i poteri erano nelle mani del monarca, nei cui confronti i nobili erano in soggezione servile: ciò si deve al fatto che i nobili fossero molti meno che in Polonia, e che la Chiesa ortodossa, legata alla tradizione bizantina, usava rendere sacra la figura dello zar, inculcando ai sudditi l’obbedienza incondizionata (Cesaropapismo). 1462-1505 Ivan III il Grande ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 18. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] 1505-33 Basilio III scuotono il giogo mongolo ed rendono la Moscovia protagonista di un’importante espansione territoriale. Si appoggiavano alla stretta associazione Stato-Chiesa e crearono una nuova nobiltà, che assicurasse servizio militare e civile in cambio di terre. 1533-84 Ivan IV: tale processo raggiunge il punto più alto: dopo essersi fatto incoronare Zar (da Caesar)nel 1547 inizia una politica di alleanza coi ceti inferiori in funzione antinobiliare 1550 convoca il primo zemskij sobor, una sorta di assemblea nazionale contrapposta alla Duma (consiglio dello zar composto dai boiardi), e creò il primo nucleo di un esercito professionale. All’estero intrecciò rapporti economici con l’occidente, specialmente con l’Inghilterra. Dal 1560, dopo la morte della moglie, che l’aveva moderato, Ivan diede segni di squilibrio e di ferocia gratuita: confische indiscriminate vs boiardi e chiunque sia sospetto di ostilità: 1570 Massacra la popolazione di Novgorod Inoltre la guerra vs Polonia e Svezia per il controllo dello sbocco sul Baltico si conclude solo nel 1582 con la sconfitta della Russia  fughe di massa dalla Russia. 1584-98 Fedor I, infermo di mente; 1598-1605 il potere fu esercitato dal cognato Boris Godunov, che si fece riconoscere zar, nonostante fosse sospettato di aver ucciso il nipote Dimitri; egli continuò la politica antinobiliare di Ivan IV e diede un impulso all’esplorazione della Siberia. Con un decreto permetteva di riprendere gli schiavi fuggiaschi, in modo da combattere lo spopolamento delle campagne. Negli ultimi anni del suo regno ci furono gravi carestie e pestilenze, ed egli dovette lottare contro un Dimitri redivivo. Epoca dei torbidi: Alla sua morte la Russia sprofondò nell’anarchia, che finì solo nel 1613 quando 18 l’assemblea nazionale elesse a zar Michele Romanov, la cui dinastia regnò fino al 1917. ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 19. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] 12.5 La Francia a metà del Seicento: il governo Mazzarino e la Fronda Durante richelieu si erano verificate molte rivolte popolari, sempre geograficamente circoscritte e fondamentalmente spontanee. Diversamente andò per la Fronda. 1642 muore Richelieu 1643 muore Luigi XIII  reggenza di Anna d’Austria, madre di Luigi XIV, che affida la direzione a Mazzarino, cardinale creato da Richelieu. Egli rimase fedele agli indirizzi del predecessore, ma aggiunse una maggiore attitudine diplomatica al compromesso. Ereditò ed accrebbe così l’impopolarità del predecessore, anche perché era straniero e di modeste origini. I principi di sangue reale e i nobili presero a complottare; gli officiers (detentori di uffici venali) protestavano contro l’autorità degli intendenti e contro la creazione continua di nuove cariche, che deprezzava le già esistenti; i rentiers (detentori di cartelle del debito pubblico) lamentavano i ritardi con cui erano pagati gli interessi; tutti denunciavano l’arricchirsi di finanzieri e appalatatori delle imposte, di cui il governo non poteva fare a meno. FRONDA PARLAMENTARE: 1648, anno in cui si avvia a conclusione la guerra dei Trent’anni, viene avanzato un nuovo pacchetto fiscale (trattenuti 4 anni sugli stipendi di chi voleva rinnovare la paulette): il Parlamento parigino concerta con le altre corti sovrani residenti a Parigi un programma di riforme, che prendono forma nei 27 ARTICOLI che presentano diverse analogie con quelle avanzate dal Parlamento inglese, sebbene i Parlamenti francesi fossero dei tribunali d’appello non rappresentativi: chiedono  soppressione intendenti  diminuzione delle imposte 19  rifiuto del sistema degli appalti  obbligo di far aprovare ogni tassa nuova dai parlamenti  illegalità degli arresti arbitrari La regina e Mazzarino fecero arrestare Broussel, esponente della magistratura parigina, ma la piazza insorse e si alzarono delle barricate a Parigi (27-28 agosto). Il re dovette cedere e firmare la Dichiarazione regia, il 22 ottobre. 1/4/1649 Pace di Saint-Germain chiude, con la sconfitta della monarchia, la fase della fronda “parlamentare”. FRONDA DEI PRINCIPI: 1650-1653: il principe di Condé e gli altri nobili sono rivali di Mazzarino, e ordiscono un’inestricabile trama di intrighi, senza il barlume di un disegno politico organico. A pagare il prezzo di questo rigurgito di anarchia feudale furono le campagne, esposte al passaggio di soldatesche e flagellate dalla carestia negli anni 1651-52. 1652 sotto Parigi, il re riporta la vittoria grazie al generale turenne, ma la vittoria fu dovuta soprattutto all’esaurimento generale del Paese: 1653 Mazzarino e il re rientrano trionfalmente, grazie anche alla consapevolezza che la monarchia era l’unica in grado di scongiurare l’anarchia feudale e la prepotenza dei Grandi: su questa convinzione farà poi leva l’assolutismo di Luigi XIV. Rimaneva ancora aperta la guerra con la Spagna, ma grazie anche all’intervento di Cromwell, Mazzarino fu infine in grado di imporre nel 1659 la pace dei Pirenei ; veniva inoltre stipulato il matrimonio fra Luigi XIV e Maria Teresa, figlia di Filippo IV. 12.6 Le rivolte nella penisola iberica: ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 20. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] Dal 1637 al 1643 le sorti della guerra dei trent’anni volgono a sfavore della Spagna vs Province Unite. Diquesto approfittarono Catalogna (estremità orientale) e Portogallo, provocando dei rovesci militari. CATALOGNA: la Catalogna si considerava una nazione distinta dal Portogallo, diversa per lingua, cultura, istituzioni giuridiche e amministrative. Nel 1640 il conte-duca di Olivares approfittò dellapresenza in loco di un esercito castigliano per convocare le Cortes e imporre l’Union de las armas; la catalogna insorse e chiese aiuto alla Francia: nel 1641 venen proclamata la sua unione al Regno dei Borbone, pur col mantenimento delle sue istituzioni. Filippo IV dovette licenziare Olivares nel 1643; 1648 pace di vestfalia + Fronda in Francia + timori dell’aristocrazia catalana, che rischiano di subire il radicalizzarsi della lotta sociale, che da rivolta separatista stava trasformandosi di guerra contro i ricchi.  1652 Filippo IV riesce a riprendere la regione con l’esercito. PORTOGALLO: nel 1640 il Portogallo risponde con un’insurrezione molto organizzata alla chiamata alle armi dei nobili portoghesi da parte di Madrid; questo portò all’indipendenza e mise sul trono Giovanni IV Bragança: 1668: Una lunghissima e torbida guerra porta a riconoscere l’Indipendenza del Portogallo Castiglia in ginocchio per cinquant’anni di guerra ininterrotta: 1647 nel Regno di Napoli scoppia una rivolta, mentre velleità separatisti scuotono anche l’Aragona. 1649 la peste riduce di un terzo gli abitanti della Castiglia. 20 ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 21. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] Capitolo 17 Una nuova epoca di espansione 17.1 L’aumento della popolazione europea Fine del periodo di ristagno del Seicento: moto espansivo in ogni settore. Questa espansione settecentesca si differenzia da quella del Cinquecento per il suo carattere irreversibile. Crescita della popolazione: aumento dell’ordine del 63,5% anche in Asia ed Americhe -rapporto inverso crescita economia/rescita popolazione: tendenza a riempire gli spazi vuoti (Ungheria e Russia)  Miglioramenti climatici dopo la piccola glaciazione del 600  Miglioramenti nell’agricoltura  Fino a pochi anni fa gli studiosi spiegavano la crescita con un calo della mortalità (migliore alimentazione, condizioni igieniche migliori, minore incidenza di peste, fame, guerra). -Rimanevano tuttavia altre malattie di carattere epidemico (tifo, difterite, violo) -La diminuita gravità delle carestie fu reale e si spiega con la maggiore rapidità dei trasporti, con gli interventi più efficaci dei governi nelle aree colpite E NON tanto con un migliroamento generale delle condizioni di vita. -Le guerre dopo il 1720 avevano un carattere più localizzato e gli eserciti erano più disciplinati.  Di recente gli studiosi pensano che l’aumento della popolazione sia dovuto piuttosto all’aumento della natalità: o calo dell’età del matrimonio della donna 21 o diminuzione percentuale del celibato o diffusione del lavoro salariato, che fa saltare i precedenti vincoli economici che impedivano o ritardavano le nozze. Resta da chiarire come mai la crescita fu più forte in aree meno sviluppate economicamente e demograficamente. Esempio importante è l’Irlanda: in 100 anni la popolazione triplicò: si spiega con la diffusione della patata, che costituiva una dieta più equilibrata, dava alti rendimenti e quindi consentiva di frazionare le aziende agricole in piccoli poderi ma sempre sufficienti a mantenere una famiglia, favorendo la precocità dei matrimoni: NB nel 1846-47 la carestia i patate povocò una strage. 17.2 L’evoluzione dell’agricoltura L’agricoltura contribuì all’aumento della popolazione. Adozione di mais (ad alto rendimento) e grano saraceno (adatto anche a climi freddi) Agricoltura estensiva e intensificazione lavoro dei contadini in quasi tutta Europa Rendimenti restano modesti; restano: scarsità del concime animale, rotazione triennali, campi aperti Tuttavia si allargano le aree in cui si pratica agricoltura intensiva e produttiva: in Veneto e Piemonte, grazie alla fitta rete di fiumi ⇒ riso, piante foraggere ⇒ proprietà nutritive (azoto) di trifoglio, erba medica, lupinella e possibilità di allevare vacche da latte ⇒ concime ⇒ rotazioni complesse di 9 o 12 anni (mais, marcite, prati artificiali) ∠ ciò presuppone aziende compatte di grandi dimensioni, e loro affitto a veri imprenditori agricoli muniti di capitale x comprare bestiame e pagare i salari, e presenza di sbocchi commerciali per cereali, fieno, latte  condizioni assenti in quasi tutta Europa In Inghilterra la rivouzione agricola si connette alla rivoluzione industriale a causa della produzione di materie prime (lana, orzo, luppolo, cuoio, piante tintorie, ecc..) dell’aumento della domanda di manufatti, dovuto alla formazione di uno strato di fittavoli e coltivatori benestanti. Infatti gli incrementi di produttività permisero di mantenere un numero sempre crescente di non addetti all’agricoltura, che a fine secolo superò la metà della popolazione. ∠ Enclosures (recinzioni al massimo tra metà 700 e 1815: campi aperti diventano ½ - ¼ del totale) = ultimo atto di un processo di trasformazione il cui momento centrale è costituito dalla ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 22. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] redistribuzione delle terre: complessa ricomposizione fondaria permette di recintare una terra e sfruttarla intensivamente. Il che fa diminuire la percentuale di persone addette alla terra.  nel 500 e 600 le recinzioni avevano riguardato soprattutto villaggi in cui la maggior parte del terreno coltivabile apparteneva ad uno o pochi proprietari che si mettevano d’accordo e compravano le parcelle dei piccoli coltivatori, le recintavano, e ci riassumevano i coltivatori per lavorarle.  nel 700 invece si seguiva una procedura diversa: i grandi proprietari di una comunità presentavano una domanda al Parlamento, il quale emetteva un Enclosure act e nominava un perito per redistribuire le terre. I piccoli proprietari per recintare dovevano pagare un’imposta proporzionalmente più alta, ed erano più danneggiati dal divieto di condurre al pascolo il bestiame nelle terre altrui, per cui erano spesso indotti a vendere la terra e trovare lavoro come fittavoli o salariati nelle grandi aziende; i grandi proprietari ne ebberograndi vantaggi perché poterono alzare i canoni d’affitto e poterono investire per introdurre grosse migliorie (es ciclo di Norfolk: rotazione con 1 anno a frumento, 1 a rape, 1 a orzo, 1 a trifoglio o marcite; selezione di specie vegetali e incroci di animali). 17.3 Prezzi e salari, moneta e trasporti Ci fu una tendenza generale all’aumento dei prezzi, e quindi un aumento dei profitti derivati dalla vendita delle derrate e dei redditi derivati dal possesso della terra (crescente interesse per l’agricoltura). I salari però rimasero nettamente più bassi nella crescita rispetto ai prezzi. Diminuzione dei salari reali del 25% 22 Fattori d’inflazione:  incremento demografico: 1) la quantità di cibo non cresce come la popolazione (Malthus) 2) l’estendersi degli agglomerati urbani fece estendere il raggio di approvvigionamento per le città, facendo salire i prezzi dei trasporti 3) l’incremento demografico in molte zone si risolse in un processo di proletarizzazione di vasti strati sociali  aumento dei mezzi di pagamento in circolazione 1) argento in Messico 2) oro in Brasile 3) miglioramento dei trasporti: più rapida circolazione di denaro, merci, uomini (NB: strade lastricate e convesse in Francia costruite con le corvée, in Inghilterra da imprenditori privati ch imponevano poi un leggero pedaggio ai passeggeri) 4) ricorso universale alle cambiali (in Inghilterra alle banconote, covertibili in qualsiasi momento in moneta larga circolazione fiduciaria) La diffusione dell’economia monetaria e la maggior disponibilità di capitali è attestata alla discesa dei tassi di interesse: il minor costo del denaro servì spesso a stabilizzare la moneta, creando un quadro stabile per gli operatori economici 17.4 Il boom del commercio atlantico Secolo d’oro del commercio internazionale. Inghilterra e Francia superano l’Olanda, e Mediterraneo si riprende. Soprattutto cresce però il commercio atlantico, con le colonie: forte accelerazione di sfruttamento e colonizzazione del Nuovo Mondo: (grande aumento della popolazione per coloni europei, importazione di schiavi neri africani e altissimo tasso di riproduzione, specie in Nord America.) Sviluppo di un’economia diversificata per latitudine e configuraz geologica ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 23. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] Concentrazione della proprietà terriera a causa della rapida diminuzione della popolazione indigena: grandi latifondi di agricoltura estensiva e allevamento brado (estancias, pampas); continue importazioni di schiavi neri. Alla fine del 700 si crea un movimento umanitario contrario alla schiavitù, che sarà abolita nella seconda metà dell’800. NB caratteri delle colonie inglesi nel Nord America:  eccezionale dinamismo demografico  mancanza del meticciato: no commistione indios e coloni (al contrario che nei domini spagnoli e portoghesi, gli indios venivano sterminati) e indios tenuti in disparte Centro-sud America diviso tra Sp e Portogallo: Spagna  Messico, Texas, California, Ande e interno. // Portogallo  Brasile, Argentina In Brasile la presenza portoghese gravitò a lungo intorno a Pernambuco e Bahia (zucchero con schiavi africani); più a sud si organizzarono delle spedizioni verso l’interno (bandeiras) per catturare indios da vendere, e nel corso di esse siscoprirono grandi quantità di oro e diamanti Grandi monoculture di canna da zucchero in Brasile, Grandi Antille, Piccole Antille richiedono continue importazioni di schiavi neri, che morivano spesso. 17.5 Le origini della Rivoluzione industriale Rivoluzione industriale= complesso di trasformazioni nel modo di produrre i manufatti, che determinò un ampio e irreversibile mutamento nei consumi e nei modi di vita e rapporti sociali. 23  Diffusione su larga scala di macchine azionate da energia inanimata  Concentrazione del lavoro nelle fabbriche  Incremento della produttività per addetto  Produzione in serie per un mercato molto vasto In Inghilterra avvenne a fine 700, in Europa a metà dell’800; NB: nelle manifatture c’era già la concentrazione del lavoro, ma non veniva superata l’abilità manuale; il termine “industria” indicava operosità, e con “manifattura” si indicava spesso quella che oggi chiamiamo protoindustria, o industria a domicilio. La protoindustria permetteva di sfuggire ai vincoli delle corporazioni, avere manodopera a bassocosto, reclutabile in base alle esigenze del mercato, e di investire pochissimo. La manifattura era poco adatta ad una produzione di massa; se il mecato si ampliava, si doveva ampliare l’area di produzione a domicilio, rischiando di non avere abbastanza controllo sulla qualità, e se si alzavano le paghe si rischiava di diminuire il numero di pezzi prodotti a cottimo. ⇒ di qui la spinta a produrre con delle macchine e a concentrare la manodopera in fabbriche in cui si potesse tenere a bada la disciplina. Condizioni della rivoluzione industriale presenti massimamente in Inghilterra: ∠ domanda in continua espansione: mercato interno ed estero potenzialmente molto vasto ∠ scarsità di manodopera in certi settori della lavorazione ∠ capacità tecnica per inventare certi congegni meccanici ∠ fonti di energia poco costose ∠ disponibilità di capitali ed energie imprenditoriali pronte al rischio ∠ fiducia nella stabilità dl quadro politico-legislaivo (tutela dei diritti di proprietà su merci e idee innovative–brevetti) 17.6 Dall’età del cotone all’età del ferro ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 24. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] Inghilterra: Protezionismo sull’industria della lana a scapito del cotone; solo dagli anni 80 del 700 il commerio del cotone decolla –dopo l’abrogazione di misure vs cotone. Questo successo è dovuto al fatto che la materia prima costava poco e poteva essere importata illimitatamente dalle colonie, al fatto che il cotone era molto più lavoraile a macchina, e i tessuti in cotone erano più economici, lavabili, e avevano un mercato potenzialmente molto vasto. ⇒ nella prima fase della Rivoluzione industriale, fino al 1830, il cotone fu il settore di punta e creò il modello d fabbrica che si estese poi ad altre lavorazioni, in particolare quello siderurgico. Le invenzioni di macchine corrisposero a precise fasi della lavorazione che si aveva bisogno di migliorare: il telaio con spoletta volante rende necessario studiare qcs che acceleri il lavoro dei filatori  filatoio meccanico  telaio meccanico  fine del lavoro di tessitore Questi progressi influenzarono progressi in altri settori: chimica (candeggianti); coke (carbon fossile raffinato dalle impurità permette di non usare la legna per lavorare il ferro –la ghisa preparata tramite carbon fossile normale diventava friabile per le impurità, il carbone di legna era troppo costoso); il settore siderurgico migliorò con l’adozione di un forno a riverbero inventato da Cort. L’Inghilterra divenne produttrice di ghisa di ferro: poté esportarla (prima la importava) e utilizzarla per la produzione di macchine, per il miglioramento dei trasporti e dell’esercito. L’industria tessile e siderurgica avevano bisogno di energia diversa da quella umana/animale per svilupparsi; l’energia idraulica non era sempre disponibile in tutte le zone e con la stessa portata; la forza del vapore fu utilizzata efficacemente solo dal 1769 grazie a Watt. 17.7. Le ripercussioni dell’industrializzazione Non bisogna esagerare la rapidità dei mutamenti e la coscienza che i contemporanei ebbero delle 24 ripercussioni della Rivoluione industriale. La nascita di un proletariato di fabbrica: Insediamenti industriali soprattutto a nord-centro e ovest, dove c’erano giacimenti di ferro,fiumi e collegamenticoi porti di Liverpool, Hull, Bristol, minore fertilità dei terreni e quindi maggiore disponibilità di manodopera a basso costo disposta a spostarsi nelle fabbriche, le quali diedero un forte impulso all’urbanizzazione. Le città erano agglomerati informi, cresciuti troppo in fretta senza comodità o amenità o servizi. Gli imprenditori reclutavano anche donne e bambini, che costavano meno ed erano più duttili alla disciplina ferrea (NB solo dal 1820 leggi a tutela del lavoro femminile o minorile). La disciplina era molto importante e molti industriali si adoperavano affinché nel tempo libero i dipendenti andassero alla scuola domenicale e in chiesa, sempre allo scopo di dirozzarli e promuverne la subordinazione; secondo Thompson va vista in questo senso la rapida diffusione nei distretti minerari del metodismo, che poneva l’accento sulla frugalità e l’autodisciplina. La creazione di organizzazioni sindacali (trade unions) fu lenta e difficile a causa di leggi proibiive, inasprite durante la Riv Francese; tuttavia non mancarono forme spontanee di agitazione: sciopero, boicottaggio, proteste e petizioni indirizzate a Parlamento o autorità locali. 1810-1820 Luddismo, represso duramente, lascia il posto al cartismo. I salari erano più alti di un salariato non specializzato impiegato nell’edilizia o nell’agricoltura, e il capofamiglia poteva cumulare gli stipendi dei familiari, ma dal 1790al 1820 il costo della vita crebbe parecchio, e i salari no; inoltre le condizioni abitative, la monotonia del lavoro, lo smarrito senso di indipendenza e dignità personale, la precarietà dell’occupazione peggioravano notevolmente il tenore di vita. Le auorità alternavano repressività ad assistenza che faceva leva sul tessuto parrocchiale e su tasse apposite per i benestanti. Gli imprenditori, spesso di origine modesta, non si contrapponevano ancora all’aristocrazia fondiaria, e spesso erano guardati da essa e dai mercanti/finanzieri con disprezzo. ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 25. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] 18. LA CIVILTA’ DEI LUMI 18.1. Fede e ragione Kant: L’illuminismo è l’uscitdallo stato di minorità che l’uomo deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza l’aiuo di qualcun altro. La minorità non dipende da un difetto di intelligenza ma dalla mancanza del coraggio e della decisione di far uso del proprio intelletto senza l’aiuto di altri. Il motto dell’illuminismo è “abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligeza!” Philosophe, l’indagatore del vero: l’unica verità deriva da un’osservazione diretta o da testimonianze certe, da vagliare in ogni caso col “lume” della ragione.  rifiuto dell’auptoritas  uso sistematico dello spirito critico Dal XVII secolo questi criteri vennero applicati all’ambito religioso, sgombrando le scritture e le pratiche da credenze superstiziose, anche ad opera di ecclesiastici cattolici(: vd Maurini) ma soprattutto in ambienti protestanti: in Olanda e Inghilterra si sviluppò una forte critica agli argomenti più dogmatici e superstiziosi da parte di intellettuali (Spinoza, Bayle, Locke_Locke cerca di conciliare fee e ragione mettendo l’accento sui precetti morali; ispirò e diede spunto ai deisti) Deismo: Dio esiste e l’anima è immortale e questo si capisce grazie alla ragione, infatti si tratta anche dell’elemento comune di tutte le religioni rivelate, i cui dogmi e misteri sono solo incrostazioni superstiziose o imposture. Il problema del contrasto tra fede e ragione era più forte in ambito cattolico, per via dell’intransigenza cattolica, la pretesa del clero di dirigere le coscienze, il persistere della traizione aristotelicp-scolastica e di antiche forme di devozione simili alla superstizione. Non mancarono ecclesiastici illuminati come 25 Muratori e Galiani. Voltaire orchestrò una potente campagna contro l’”Infame”. Sosteneva Dio come architetto dell’universo, che si regola secondo leggi non sempre comprensibili o favorevoli all’uomo; il male esiste. Ma proprio per questo gli uomini dovrebbero smettere di uccidersi e torturarsi per motivi futili, e dovrebbero attuare una vera morale evangelica. Caso Calas: Voltaire riesce a far rivedere il processo e cambiare il verdetto –già eseguito- sul padre protestante che avrebbe ucciso il figlio per evitarne la conversione al cattolicesimo. Altri approdarono all’ateismo: D’Holbach. Diderot dal deismo approdò ad una visione della natura come creazione e modificazione continua di organismi e forme di vita, anticipando l’evoluzionismo di Lamarck. 18.2 L’uomo e la natura Empirismo: Locke: l’intelletto umano originariamente è come un foglio bianco che solo l’esperienza porà riempire. Successivamente interviene la riflessione a determinare, attraverso la comparazione del materiale dell’esperienza, le idee semplici e le idee complesse (come quella di Sp T e C/Ef. Di qui il rifiuto di ogni metafisica e di ogni supposizione non suffragat dall’osservazione dei fatti. D’Alembert, nel Discorso preliminare all’Enciclopédie: tutte le nostre conoscenze dirette si riducono a quelle che riceviamo attraverso i sensi: tutte le nostre idee provengono dalle sensazioni. Sensismo: tutte le cognizioni umane vanno ricondotte alla sensazione. Bonnot, abate di Condillac: uomo-statua in cui le sensazioni agendo sugli organi possono azionare la vita psichica. La Mettrie: l’uomo macchina; materialismo integrale che riduce tutto l’uomo, comprese le sue facoltà mentali, a materia. Hume: negazione di “sostanza” (noi conosciamo le sensazioni, non le cose stesse) e di “C/Ef” (nessun principio razionale ci obbliga a credere all’uniformità della natura). ma.ariasrodriguez@gmail.com
  • 26. CARLO CAPRA [STORIA MODERNA(1492-1848)] Utilitarismo: il bene non è oggettivo e astratto, ma coincide con ciò che colpisce gradevolmente i sensi, è cioè un piacere soggettivo o la cessazione del dolore o l’appagamento di un bisogno. Il perseguimento anarchico di tali obiettivi istruggerebbe i presupposti del vivere sociale e risulterebbe controproducente anche dal punto di vista egoistico. Tra questi: Hume sostiene che gli uomini sono naturalmente portati al senso morale da un’innata simpatia con gli altri uomini; Bentham riduce la morale ad un calcolo dei piaceri e dei dolori e afferma che la società deve essere costituita in modo tale da garantire la felicità al numero maggiore di persone possibili, formula ripresa da Beccaria). Generale esaltazione della scienza e della sua capacità di svelare le leggi che governano la natura inanimata e animata. Newton impone un metodo scientifico basato sul rifiuto di hp astratte e sulla sintesi tra indagine sperimentale e procedimento matematico. Le sue teorie divennero il simbolo dei Lumi. Le sue scoperte incoraggiavano quelli che non rimanevano ancorati alla Bibbia e non ne cercavano le conferme. VD:Linneo, Spallanzani e Buffon: botanica e zoologia e anticipazione di Darwin; Lavoisier: chimica; Franklin, Galvani, Volta: elettricità. Accademie di Stato nelle grandi città. 18.3 La pubblica felicità Anche in campo politico l’Illuminismo non è unitrio, anche se sono condivise le premesse del Tramonto della ragion di Stato e della teoria del diritto divino dei re; il potere dev’essere esercitato nell’interesse dei sudditi e per la realizzazione della pubblica felicità, la delimitazione della libertà privata in cui la realtà sovrana non ha diritto di ingerenza. 26 Montesquieu: “Lo spirito delle leggi”, 1748: le leggi sono i rapporti necessari che derivano dalla natura delle cose. Ovvero: non servono precetti universalmente validi per il governo dei popoli, ma bisogna invece scoprire i meccanismi e principi che regolano i vari ordinamenti politici. Atteggiamento relativistico: ogni ordinamento si adatta a determinate condizioni politiche e territoriali. Dispotismo poggia sulla paura e si adatta a vastissime estensioni territoriali; Monarchia poggia sul senso d’onore e si adatta ad un’estensione intermedia; Democrazia si regge sulla virtù dei cittadini e si adatta ad un’estensione territoriale piccola. Nonostante l’apparente relativismo, Montesquieu preferisce la monarchia temperata di modello inglese, perché la maggior garanzia per le libertà individuali è la divisione dei poteri, e in particolare il pot. giudiziario è affidato a magistrati indipendenti dal legislativo e dall’esecutivo. Nel dispotismo, dove tutti sono schiavi, e nella democrazia, il livellamento delle condizioni sociali è imperante; la monarchia permette invece l’esistenza di corpi intermedi gerarchicamente ordinati. Voltaire: il dispotismo illuminato: combatte i particolarismi e i privilegi locali di ceto; solo chi è al di sopra di tutti può avere una chiara visione degli interessi generali e agire incondizionatamente rispetto ai particolarismi; la teoria del monarca illuminato ebbe i suoi principali centri di elaborazione nell’Europa centrale o mediterranea, piuttosto che in Inghilterra o Francia. Rousseau: il passaggio dell’uomo dallo stato di natura allo stato sociale si accompagna all’istituzione della proprietà privata, che origina un processo di degenerazione morale, i cui sintomi sono le enormi disuguaglianze sociali, il lusso sfacciato dei ricchi, la corruzione, la raffinatezza di arti e tecniche. L’unica via per uscire da un tale stato è rifondare la società tramite un contratto sociale che trasformi i sudditi in cittadini, gli schiavi in uomini liberi, attraverso la totale cessione dei propri diritti da parte di tutti al corpo sovrano, che consiste in tutta la comunità. L’unione delle volontà particolari in una volontà generale non limita le libertà individuali, e anzi le potenzia, perché protegge ognuno dalle sopraffazioni. La sovranità risiede naturalmente nel popolo, è per cui inalienabile e indivisibile, e non può neppure essere delegata in permanenza. Debbono esserci un governo e dei magistrati, può esserci un monarca o un governo aristocratico, ma ad ogni modo esso deve eseguire la volontà generale, che si esprime attraverso l’assemblea dei cittadini, per cui i governanti devono essere sempre revocabili. C’è una necessaria coincidenza tra il bene comune e l’interesse individuale: il ma.ariasrodriguez@gmail.com