Senza un immaginario potente dove tenere piantate le radici, il linguaggio della politica rimane muto.
Le parole scricchiolano, si confondono, confondono.
La storia di Alexandria Ocasio-Cortez, la più giovane deputata d'America
Da Gianni Rodari ad Aldo Biscardi. Una lettura della comunicazione politica tra linguaggio, visione e coraggio
1. 30 luglio 2017
Da Gianni Rodari
ad Aldo Biscardi
Una lettura della comunicazione politica
tra linguaggio, visione e coraggio
SCUOLA DI COMUNICAZIONE POLITICA
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Da Gianni Rodari ad Aldo Biscardi / Una lettura della comunicazione politica tra linguaggio, visione e coraggio
chi sono
Mi chiamo Andrea Camorrino
Sono socio, direttore commerciale
e consulente di comunicazione politica
dell’agenzia di comunicazione Proforma
@A_iR
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I limiti del mio linguaggio
sono i limiti del mio mondo.
Ludwig Wittgenstein
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Premessa
Cosa hanno in comune:
1) Un palazzo di un chilometro
nella periferia romana
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2) Un quotidiano
a tiratura nazionale
Premessa
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3) Una trasmissione televisiva
durata 35 anni
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Premessa
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Tutti questi prodotti nascono
entro la cultura di sinistra
dell’Italia del secolo scorso,
tra gli anni 70 e gli anni 80.
Premessa
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L’architetto Mario Fiorentino scriveva:
“Il progetto [di Corviale] rientra nelle ricerche
per individuare una nuova dimensione dell’habitat,
che si ponga come radicale alternativa alla
dispersione dell’attuale periferia, al ruolo subalterno
che riveste nei confronti del centro urbano,
alla disgregazione esistente tra residenze private
e servizi e al generale declassamento
che la caratterizza.”
Premessa
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Ezio Mauro così colloca il quotidiano:
“[Scalfari ed io] abbiamo entrambi pensato
che la sinistra potesse essere un attore
fondamentale nella sfida proprio perché coniuga
merito, opportunità ed eguaglianza, facendosi carico
dei più deboli. Però per guidare questo processo
doveva uscire dalla corazza del comunismo
e incontrare la cultura liberaldemocratica.”
Premessa
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Il Processo del Lunedì deve il suo nome
a Gianni Rodari, che si incaricherà di scrivere
la prefazione del testo di Aldo Biscardi
“Il Giornalismo sportivo in Italia” dicendo
che egli “parla di calcio come a un processo”.
La trasmissione doveva svecchiare
il linguaggio sportivo per la neonata RAI3.
Premessa
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Solo che Corviale rappresenta nell’immaginario
un’idea abbastanza avanzata di degrado.
La Repubblica inventa un fortunatissimo format
fatto di titoli gridati e dà un grande contributo
alla vena giustizialista oggi imperante.
Il Processo del Lunedì è stato considerato
un archetipo del trash televisivo italiano.
Premessa
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La guerra fredda
degli immaginari
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La guerra fredda degli immaginari
Chi vuole cimentarsi con la comunicazione
(politica) senza considerarla una tecnica
di persuasione, una meccanica pavloviana,
un algoritmo a riposte certe, deve avere
il linguaggio come ossessione
di riferimento.
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Il linguaggio di ogni singolo tempo
ha sempre un rapporto reciproco
con la cultura, la società,
l’immaginario di quella epoca.
Secondo alcuni studiosi,
il linguaggio è in grado
di “modellare” il nostro cervello,
le convinzioni e gli atteggiamenti
cambiando il modo di pensare e agire.
La guerra fredda degli immaginari
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L’immaginario della sinistra del novecento
è stato legato all’ideale del comunismo:
per adesione, per contrapposizione, per confronto.
Esisteva una guerra fredda (anche)
tra immaginari su cui posavano le parole.
La guerra fredda degli immaginari
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Rubiamo al primo Umberto Bossi
una definizione efficace delle fondamenta
della Prima Repubblica:
l’epoca del consociativismo.
Ma la intendiamo diversamente:
regnava la Democrazia Cristiana,
ma l’egemonia culturale era di sinistra.
La guerra fredda degli immaginari
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Gli intellettuali erano naturalmente di sinistra,
gli impegnati erano naturalmente di sinistra,
la cultura era naturalmente di sinistra.
La guerra fredda degli immaginari
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Con il crollo del muro va piano piano a pezzi
anche l’immaginario che esso alimentava.
Le parole perdono i nessi con il terreno
in cui crescevano.
Diventano sempre più parole da laboratorio.
Come i piatti pronti, sono confezionate
in atmosfera modificata.
La guerra fredda degli immaginari
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Ma scadono rapidamente.
Senza le radici diventano involucri vuoti.
Danno vita ad una lingua morta.
Qualcosa per appassionati, o per esteti, o per necrofili.
La guerra fredda degli immaginari
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Rimane in campo
un solo linguaggio vivo.
Quello di chi aveva vinto.
(guardate il video da 8:40 a 12:00)
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La guerra fredda degli immaginari
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La modernità diventa di destra,
perché l’egemonia culturale è di destra.
Chi interpreta il discorso pubblico
con i vecchi stilemi della sinistra
è plasticamente vecchio.
La guerra fredda degli immaginari
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In Italia c’è un solo grande interprete
della modernità, Silvio Berlusconi.
E un mondo vecchio che cerca
di contrastarlo. Ma non può batterlo,
perché parla una lingua morta.
Al massimo, dopo ancora 20 anni,
può solo esorcizzarlo.
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La guerra fredda degli immaginari
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Nel mentre, il trash è ovunque
e si alimenta sempre più del nulla.
La politica è raccontata come una corsa dei cavalli,
battaglia di leader per il potere.
Le idee sono taciute, perché vendono meno.
E mentre in prima si spara il titolo di cognome
contro cognome, nelle pagine interne si lamenta
l’assenza di idee.
La guerra fredda degli immaginari
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La guerra fredda degli immaginari
Nel Febbraio del 1999 Aldo Biscardi viene querelato
dalla Associazione Italiana Arbitri, la quale ritiene
che le continue accuse lanciate contro la categoria
abbiano passato il segno.
Il caso però sarà archiviato perché i giudici
sposeranno la linea difensiva di Biscardi.
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La guerra fredda degli immaginari
È la seguente, come si legge nella sentenza:
“La credibilità oggettiva delle notizie riportate
e fatte oggetto di dibattito è riconosciuta
come assai bassa, secondo l’ opinione comune,
trattandosi non infrequentemente di notizie
create o gonfiate per suscitare la polemica.”
Biscardi vince perché rivela
di dire - sostanzialmente - cazzate.
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La guerra fredda degli immaginari
È la stessa morte del discorso politico:
non ha più niente da aggiungere perché tratta
non infrequentemente notizie create
o gonfiate per suscitare polemica.
La lingua fondata sul nulla
non porta più alcun tipo di verità,
al massimo variazioni sul tema che
sembrano essere, come gli ospiti
del Processo del Lunedì,
in contrapposizione.
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La medaglia
con la faccia a sorpresa
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La medaglia con la faccia a sorpresa
La mancanza di un altro immaginario
forte ci lascia con un solo vocabolario
da cui attingere le parole,
che a loro volta rimandano sempre all’unico
immaginario possibile, che parla dell’unico mondo
possibile, qualunque sia l’attore che si eserciti
nel playback.
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La medaglia con la faccia a sorpresa
Al cittadino (e all’elettore)
cosa rimane come scelta?
Scegliere una nuance
dell’unico discorso possibile,
o rigettarlo con la sola opzione rimasta:
negarlo.
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La medaglia con la faccia a sorpresa
Anche per questo, accanto ad una forte volatilità
dell’elettorato, all’affacciarsi di ogni novità
credibile nella confezione, c’è una apertura di credito
che appare inaspettata: se questo è l’unico
mondo possibile, chi ci sta male dentro
coglie ogni occasione per sperare
nel cambiamento.
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La medaglia con la faccia a sorpresa
Ma – stabilito che in realtà non cambia niente –
o smette di votare, o sceglie
l’unico programma credibile: vaffanculo.
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La medaglia con la faccia a sorpresa
N.B.: Il vaffanculo è diretto anche agli argomenti
razionali che spiegano che questo è l’unico mondo
possibile. Visto che non ho alcuna possibilità
di aggrapparmi ad un immaginario che mi indichi
una strada, anche perché non ho più le parole per
nominarlo, le spiegazioni devono per forza
essere mascherate dietro le parole.
“Ci nascondono qualcosa.”: la logica complottista
è, in fondo, l’ultimo sussulto della speranza.
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La medaglia con la faccia a sorpresa
Perciò, in questa fase storica, chiunque si presenti
con un programma che declini bene il vaffanculo,
ha sùbito un elettorato potenziale a disposizione.
L’ultimo in Italia in ordine di apparizione ad averlo
fatto benissimo si chiama Matteo Renzi, con
una forma colta ed elaborata di vaffanculo:
la rottamazione.
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La medaglia con la faccia a sorpresa
Ed ecco come è andata a finire...
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La medaglia con la faccia a sorpresa
La curva di sintesi di più di cento sondaggi fatti
nel corso del 2016 esemplifica la nostra narrazione.
Addirittura, nel marzo del 2014, ad un mese
dall’insediamento del suo Governo,
la riforma Costituzionale proposta
da Renzi aveva nei sondaggi
più del 70% di gradimento.
È cambiata la proposta nel corso del tempo?
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La medaglia con la faccia a sorpresa
No.
Ma il tempo impiegato al Governo,
nonostante una mole di riforme quante
mai ne avesse viste una legislatura repubblicana,
aveva esaurito la speranza affidata nelle mani
del ex Presidente del Consiglio di vedere dei
cambiamenti radicali nelle condizioni reali di vita.
Il vaffanculo è un programma di breve respiro,
se non si affaccia in una grande narrazione conseguente.
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La medaglia con la faccia a sorpresa
Renzi svuotò da dentro la lingua
di Berlusconi, la lingua viva della nostra epoca,
usando lo stesso idioma ma mettendoci dentro
contenuti diversi.
Per questo gli adepti della lingua morta
dicevano che era uguale a Berlusconi: perché
riconoscevano il suono dei fonemi,
senza capire cosa dicesse,
non sapendola parlare.
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La medaglia con la faccia a sorpresa
Ma se i limiti del mondo che si disegna
stanno nei limiti del linguaggio che si parla
o ad un certo punto si cambia lingua,
nella ricerca del mondo nuovo,
o si rimane ingabbiati per sempre
nel frame degli altri, che lo si voglia o meno.
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La medaglia con la faccia a sorpresa
E si comincia ad incespicare...
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Una possibile missione
per il comunicatore politico
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Da Gianni Rodari ad Aldo Biscardi / Una lettura della comunicazione politica tra linguaggio, visione e coraggio
Nella comunicazione politica
quello che conta è la politica.
La politica senza una narrazione efficace
è una cattiva politica.
La comunicazione politica ha bisogno di una
biografia coerente e brillante da raccontare.
Una possibile missione per il comunicatore politico
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Una possibile missione per il comunicatore politico
Ma la politica, e la lingua per parlarla,
hanno anche bisogno di visione, di
un grande immaginario di riferimento.
Un immaginario che incida nella coscienza
personale, collettiva, e che comporti delle
modificazioni reali nella vita quotidiana.
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Una possibile missione per il comunicatore politico
Il comunicatore politico può esercitare in
modo dignitoso le migliori tecniche di marketing
elettorale, adeguandosi al proprio candidato.
Soprattutto agli inizi, può essere una necessità.
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Una possibile missione per il comunicatore politico
Ma è auspicabile che possa in realtà scegliere.
Scegliere da che parte stare.
Quella dell’unica lingua vigente, in una delle due
facce della medaglia: resistere nell’esistente
o mandarlo a fanculo.
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Una possibile missione per il comunicatore politico
O, chiedere uno scatto alla politica,
invitarla a ricostruire immaginario perché noi
possiamo suggerire le parole giuste per raccontarlo.
Ogni volta che qualcuno ci prova, succede qualcosa.
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Una possibile missione per il comunicatore politico
La comunicazione politica, così intesa,
non è più soltanto un fatto di tecnica,
ma soprattutto di scelte, di coraggio.
A noi piace pensare sia così.
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Fonti
corriere.it
repubblica.it
ilfattoquotidiano.it
askanews.it
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