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Semelhante a Gestalt - Arte della Consapevolezza (20)
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Gestalt - Arte della Consapevolezza
- 2. «Il tutto è diverso dalla somma delle
parti»…e…«una parte in un tutto è
differente dalla stessa parte presa
isolatamente o inserita in un tutto
diverso» (S. Ginger e A. Ginger, 2004, pag. 15)
Gestalt
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- 4. Gestalt
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1. Cos’è in pratica
1.1 Da Psicologia a Terapia
1.2 Una Terapia serve a curare
1.3 Chi era Friederick Salomon Perls?
1.4 Da chi ha preso (e adattato)?
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- 5. FORMAZIONE in Caramelle™
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Gestalt è un termine tedesco che
significa struttura-forma
Inizialmente adottato agli inizi degli anni ‘30 da un gruppo
di ricercatori della scuola di Francoforte che si occupava di
psicologia della percezione, è diventato il simbolo di uno
degli indirizzi più suggestivi nella psicoterapia e nelle
scienze umane e applicato anche nella formazione,
sviluppo e rafforzamento del potenziale individuale
Gestalt
1.Cos’è in pratica
- 6. FORMAZIONE in Caramelle™
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1.1 Da Psicologia a Terapia
• Psicologia della Gestalt
Studiando il campo dei fenomeni percettivi, in particolare quello
visivo, la psicologia della Gestalt ha messo in evidenza l’attitudine
naturale a cogliere l’insieme (a definire forme) che dà senso e supera
la semplice sommatoria degli elementi costitutivi
• Terapia della Gestalt
Fu merito di Friederick Salomon Perls innestare questi contributi sul
terreno della teoria e della pratica psicoanalitica.
In particolare ha focalizzato la sua teoria di sviluppo sui disagi che
l’impossibilità di completare forme (significati) procura
Gestalt
1.Cos’è in pratica
- 7. Gestalt
1.Cos’è in pratica
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1.2 Una Terapia serve a curare
• Curare cosa?
Le forme incomplete, perché «Esiste una tendenza
fondamentale nell’organismo a completare ogni situazione
o transazione che per esso risultino incompiute» (Perls,
Hefferline, Goodman, 1951, pag.95); Gli inceppamenti al nostro
specifico e spontaneo modo di utilizzare le risorse innate,
i nostri potenziali o, se vogliamo, i nostri Talenti. «Una
terapia per ‘normali’» (Ginger, 2004, pag. 53)
- 8. FORMAZIONE in Caramelle™
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1.2 Una Terapia serve a curare
• Con quali risorse?
Secondo gli studi di Goldstein (1878-1965), con cui Perls
collaborò all’inizio del suo percorso, «L’ organismo
psicosomatico si autoregola: è cioè dotato di una saggezza
intrinseca e della capacità di cavarsela da solo» (in Naranjo,
2007, pag. 106). Perls definirà questo modo naturale di gestirsi
non «istinto», ma «Autoregolazione organismica»
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1.Cos’è in pratica
- 9. FORMAZIONE in Caramelle™
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1.3 Chi era Friederick Salomon Perls?
• Una vita avventurosa
Nasce in Germania nel 1893, viene mandato al fronte nel 1916 e ferito. Nel
1920 si laurea in neuropsichiatria e si cimenta con passione nell’attività
teatrale. Si reca a New York, torna in Germania e nel 1934 si trasferisce in
Sudafrica dove diventa un famoso psichiatra. Nel 1946 torna a New York e
nel 1951 scrive il testo collettivo Terapia della Gestalt. Viaggia ancora e
sperimenta per 10 mesi la vita in un monastero Zen in Giappone. Muore nel
1970 in California.
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1.Cos’è in pratica
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1.3 Chi era Friederick Salomon Perls?
• Una vita avventurosa
Nel corso della sua vita ha avuto amori, figli, grandi entusiasmi e devastanti
delusioni. Ha collaborato, studiato ed è stato in analisi con i migliori
psichiatri del tempo. Ha vissuto intensamente sempre pronto ad accogliere
e sperimentare nuove suggestioni, fino a fare uso di droghe come l’LSD.
Parallelamente all’attività terapeutica ha frequentato ambienti artistici e
bohémiens. Fu persino considerato il re degli hippies. Interessi e passioni
hanno lasciato tracce nella sua vita e nella sua creatura: la terapia della
Gestalt.
Ma, secondo Naranjo, uno dei principali suoi «successori», «la parte
migliore della sua eredità è stata il suo impatto terapeutico» (Naranjo, 2007,
pag. 97)
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1.Cos’è in pratica
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1.4 Da chi ha preso (e adattato)?
Freud Psicoanalisi
Goldstein Autoregolazione organismica
Lewin Teoria del Campo
Monaci Zen Pensiero orientale
Reinhard Pensiero differenziale e punto Zero
Rogers Terapia centrata sul paziente
Smuts Olismo ed evoluzione
Wertheimer Psicologia della Forma
Gestalt
1.Cos’è in pratica
- 13. FORMAZIONE in Caramelle™
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2.1 Creiamo forme
• Il ciclo della Gestalt
Da uno sfondo ricco di stimoli, i nostri sensi
registrano qualcosa di interessante che genera e
mobilita energia. Il processo parte con…
Sensazione consapevolezza mobilitazione di
energia azione contatto distacco
…per ricominciare con una nuova sensazione che
porterà a una nuova forma (da Zerbetto,2008)
Gestalt
2.Elementi costitutivi
- 14. FORMAZIONE in Caramelle™
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2.1 Creiamo forme
• La mia forma è diversa dalla tua
Lo sguardo sullo sfondo è soggettivo perché le forme sono
polisemiche: «L’uomo attribuisce un suo significato a ciò che
potrebbe averne diversi» (Ginger, 2004, pag. 45)
• E se il ciclo viene interrotto?
Se questo processo viene interrotto prima che diventi azione,
l’energia che si genera ristagna o si dirige altrove creando il
disagio. Si pensi alla fame, bisogno primario, ma anche ad un
bisogno di realizzazione.
Gestalt
2.Elementi costitutivi
- 15. 2.2 Siamo noi qui e adesso
• I disagi che si provano adesso
Obiettivo della terapia è consentirci di ritrovare noi stessi. La
terapia della consapevolezza richiede l’assunzione di
responsabilità per quello che siamo.
Il radicamento nel qui e adesso con il corpo-sensazioni-
emozioni-pensieri permette di verificare in concreto la
qualità delle interazioni con l’ambiente e verificare di
conseguenza quanto queste interazioni siano soddisfacenti e
forse migliorabili (Zerbetto, 2008, pag. 64)
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Gestalt
2.Elementi costitutivi
- 16. 2.3 Attraversare
• E non girarci attorno!
Evitiamo ciò che ci procura disagi ed è bene essere
consapevoli di quali meccanismi di difesa mettiamo in campo
(Zerbetto, 2008, pag. 59).
Secondo Perls evitiamo di formare le gestalt che
produrrebbero energia per comportamenti considerati
socialmente inopportuni.
Quei limiti sono stati fissati nelle nostre abitudini ma oggi
potrebbero essere non più necessari.
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Gestalt
2.Elementi costitutivi
- 17. 2.4 Come e cosa facciamo
• Non importa perché
Così come ogni cellula, «frammento minimo» del nostro
corpo, possiede un nucleo con il codice genetico dell’intero
organismo, sta a noi saper cogliere la gestalt, disegno
complessivo racchiuso nei comportamenti, come «frammenti
minimi» del nostro modo di essere.
Di qui l’attenzione al sintomo, la gestualità, il tono di voce
oltre che il contenuto del messaggio verbale (così spesso
incongruenti fra loro), per ciò che appare e per ciò che è
nascosto (Zerbetto, 2008, pag. 54)
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2.Elementi costitutivi
- 18. 2.5 Il terapeuta «simpatico»
• Non è «distaccato» né «empatico»
«Faccio divertire molto la gente, specie quando faccio la parte del pagliaccio»
diceva di sé Perls (in Zerbetto, 2008, pag. 39).
Se per Rogers l’approccio non direttivo, empatico, fa sentire il
terapeuta emozionalmente vicino al paziente cliente, per Freud si
tiene emozionalmente a distanza. Secondo Perls, deve essere
«attore ed attivo ma non per questo direttivo» (Ginger, 2004, pag. 156)
L’obiettivo è favorire il processo di consapevole assunzione di
responsabilità per ciò che si è, ciò che si vuole e si può diventare.
E per fare ciò il terapeuta aiuta ad esplorare il sintomo lavorando
insieme al paziente.
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2.Elementi costitutivi
- 19. Gestalt
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3. Esperimenti di consapevolezza
Consapevolezza e Introspezione
3.1 Sentire la realtà
3.2 Percepire forze contrarie
3.3 Attenzione: dove va l’energia
3.4 Differenziare e unificare
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- 20. Gestalt
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3. Esperimenti di consapevolezza
3.5 Ricordare
3.6 Il senso del corpo
3.7 Continuità di emozione
3.8 Verbalizzazione
3.9 Integrazione della consapevolezza
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- 21. Consapevolezza e Introspezione
Nel suo saggio fondamentale (Perls, Hefferline, Goodman,1951), Perls
propone delle esercitazioni, alcune delle quali sono riportate
in questa parte, che definisce «esperimenti», precisando
che…
• Consapevolezza
«Consiste nell’avvertire spontaneamente quanto sorge in voi;
le cose che fate, sentite, progettate»
• Introspezione
«Deliberata concentrazione dell’attenzione su queste stesse
attività, in modo da valutare, correggere, controllare e
intervenire. Se occasionale è utile ma difficile da realizzare»
(pag. 93)
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3.Esperimenti di consapevolezza
- 22. 3.1 Sentire la realtà
• Io qui e ora
Il malessere lo si prova nel presente anche se ha origini
molto lontane.
• Iniziate formulando delle frasi su ciò di cui qui e ora vi
sentite consapevoli. Annotate anche ciò che contrasta
con l’esecuzione dell’esercizio: le resistenze (vuoti
mentali, emozioni contraddittorie, altre difficoltà)
Esempio: «In questo momento sto viaggiando in
metropolitana. Adesso il treno sta ondeggiando. Ora
alcuni vanno verso l’uscita…»
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3.Esperimenti di consapevolezza
- 23. 3.2 Percepire forze contrarie
• Cosa mi impedisce di…
Molti fenomeni non esisterebbero se non esistessero i loro
opposti. E la figura per distaccarsi dal fondo deve distinguersi.
• Pensate a coppie di opposti nelle quali nessuno dei due
membri avrebbe significato se non grazie all’esistenza reale
o implicita del suo opposto.
• Immaginate di svolgere un’attività quotidiana in modo
opposto alle personali abitudini.
Per esempio la coppia inizio/fine ha il suo intermedio a metà.
Fra passato e futuro c’è il presente.
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3.Esperimenti di consapevolezza
- 24. 3.3 Attenzione: dove va l’energia
• Applicazione o concentrazione?
L’attenzione è fondamentale per eseguire un compito ma
l’applicazione è intenzionale e quindi imposta (come quando
dobbiamo farlo) mentre la concentrazione è spontanea e si
verifica quando ci si rivolge a qualcosa di veramente
interessante (come un hobby).
Nel caso di applicazione, il potenziale energetico si scinde in
tre parti: Una parte si dedica al compito, una parte alimenta
l’elemento di resistenza (la distrazione o la noia, per esempio)
e la terza parte a combattere l’elemento di resistenza.
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3.Esperimenti di consapevolezza
- 25. 3.3 Attenzione: dove va l’energia
• Concentratevi per breve tempo su un oggetto nel campo
visivo, per esempio una sedia. Fissandola con attenzione
noterete che gli altri oggetti sullo sfondo saranno sempre
più sfocati. Provate con gli altri sensi: un rumore ad
esempio. Oppure con una sensazione fisica.
• Spostate l’attenzione da un oggetto a un altro dichiarando
ciò che vi piace e ciò che non vi piace.
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3.Esperimenti di consapevolezza
- 26. 3.4 Differenziare e unificare
• Le parti e il tutto
Una volta isolato un oggetto dallo sfondo, apparirà più
dettagliato.
• Potete fare l’esperimento con una matita, cercando di
indicare quante più proprietà possibili: la mina, il legno, i
colori, le funzioni…e poi considerare quanto tutti questi
dettagli aderiscano tra loro.
• Utilizzate anche gli altri sensi. Provate con un brano
musicale e isolate i singoli strumenti. Oppure sul cibo e sui
suoi sapori.
Ma potete provare anche il filo grafico della vostra scrittura.
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3.Esperimenti di consapevolezza
- 27. 3.5 Ricordare
• La «forma» di un ricordo
«Esiste una tendenza fondamentale nell’organismo a
completare ogni situazione o transazione che per esso
risultino incompiute»; ciò avviene anche quando cerchiamo di
ricordare.
• Provate col ricordare la casa di un amico. Tornateci più volte
con la mente ed emergeranno sempre nuovi particolari.
• Cercate di integrare anche con gli altri sensi: i suoni, i
rumori, gli odori e anche il tono emotivo. Evitate di ricordare
qualcuno?
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3.Esperimenti di consapevolezza
- 29. FORMAZIONE in Caramelle™
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3.6 Il senso del corpo
• Come ci si percepisce
Il nostro punto di contatto con il mondo è il corpo tramite i
suoi sensi. I primi blocchi si fissano lì.
• Mettetevi sdraiati o seduti e concentratevi sul respiro, la
tensione o rilassatezza di ogni parte, il flusso dei pensieri.
Verbalizzate, iniziando con «ora sono consapevole che…»,
anche ciò che accade all’esterno del vostro corpo attivando
tutti i sensi e tornate all’interno. Provate a creare delle
combinazioni fra pensieri e sensazioni corporee.
Gestalt
3.Esperimenti di consapevolezza
- 30. 3.7 Continuità di emozione
• Cosa si prova
«L’emozione è un processo continuo, nel senso che ogni
momento della vita di un individuo è fatto in certa misura di
sentimenti di piacere o di dispiacere».
Le emozioni attivano energia e «sono il mezzo attraverso cui
diventiamo consapevoli dei nostri interessi».
• Partendo dall’esperimento sul corpo, provate a immaginare
la vostra espressione facciale attribuendole uno stato
emotivo e vi accorgerete che la vostra emozione si
intensificherà.
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Gestalt
3.Esperimenti di consapevolezza
- 31. 3.8 Verbalizzazione
• Esprimere a parole
«Pensare è facile; più difficile è descrivere i nostri pensieri».
La causa è il timore di come gli altri potranno reagire alla
verbalizzazione dei nostri pensieri. E allora è meglio ascoltarsi
• Provate a registrarvi e riascoltarvi. Recitate una poesia,
ascoltatela e poi recitatela mentalmente ed ascoltatevi
mentre la recitate. Infine ascoltare i vostri pensieri e
descrivete le emozioni della vostre voce interiore.
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3.Esperimenti di consapevolezza
- 32. 3.9 Integrazione della consapevolezza
Interconnessioni
Gli esperimenti precedenti facevano luce su aree specifiche.
Così come le scienze umane – biologia, sociologia, psicologia,
antropologia, arte ecc. - sono interconnesse, anche le aree della
personalità sono integrate. L’esperimento che segue riguarda la
consapevolezza della loro interconnessione
• Partendo dalla consapevolezza di una sensazione fisica,
passare ad esplorare la risonanza emotiva di tale sensazione e
i pensieri che ne derivano.
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3.Esperimenti di consapevolezza
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- 34. 4.1 Convertire la confluenza in contatto
• I punti ciechi
L’Orientamento (provvedono i sensi) ci fa riconoscere delle
forme fra tanti stimoli che «confluiscono». Si attiva energia
che viene impiegata nei comportamenti conseguenti
(provvedono i muscoli) e diventa «contatto».
A volte il processo è bloccato alla fase di confluenza perché le
relative forme (definizione di desideri) porterebbero a
comportamenti considerati inopportuni. Questo processo di
selezione è spesso fissato nelle abitudini.
L’energia bloccata però genera «angoscia»
Dove sono i punti ciechi, i processi bloccati?
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4.Dirigere la consapevolezza
- 35. 4.1 Convertire la confluenza in contatto
• Le abitudini
• Riflettete sulle abitudini. Sono davvero tutte
efficaci? Vi indignate se siete costretti a cambiare
qualcosa rispetto al procedimento abituale? Vi
piace imparare un modo nuovo? Da chi le avete
ereditate? Chi o cosa vi ha suggestionato?
• Prima ancora di iniziare un procedimento abituale
provate a immaginarlo ed eseguirlo diversamente
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4.Dirigere la consapevolezza
- 36. Gestalt
4.Dirigere la consapevolezza
4.2 Trasformare l’angoscia in eccitazione
• Angoscia e paura
«L’angoscia è l’esperienza di provare difficoltà nel
respirare durante qualsiasi eccitazione bloccata». È
una esperienza interna e per questo si differenzia
dalla paura che è in relazione alla percezione di un
pericolo ambientale.
Altri sintomi sono: irrequietezza, aumentato ritmo
del polso e contrazione di alcuni muscoli. La cura è
indiretta: lavorando sulla consapevolezza del respiro
e delle contrazioni muscolari.
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- 37. FORMAZIONE in Caramelle™
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• Respirare
• Osservate la respirazione di una persona. Pensate
al suo ritmo all’intensità e a tutto quanto costituisce
una interruzione. Osservate anche eventuali
sbadigli, colpi di tosse, stiracchiamenti ecc.
• Ora concentratevi sulla vostra respirazione qui ed
ora. Osservate come l’aria introdotta inspirando
pervade il corpo e fa espandere il torace e quanto
invece si modifica nel momento dell’espirazione. E
appena potete sbadigliate e stiracchiatevi così
come fa un gatto appena dopo un pisolino.
Gestalt
4.Dirigere la consapevolezza
- 38. Gestalt
Consigli di lettura
• Ginger S. e Ginger A., La Gestalt, terapia del contatto emotivo, (titolo
originale: La Gestalt, une thérapie du contact) edizioni mediterranee,
2004, Roma;
• Naranjo C. Per una Gestalt viva, (titolo originale: Por una gestalt viva),
Astrolabio, 2007, Roma;
• Perls F., Hefferline R.F., Goodman P. Teoria e pratica della terapia della
Gestalt (titolo originale, 1951 : Gestalt therapy, excitement and growth
in the human personality), Astrolabio, 1971, Roma
• Zerbetto R., La Gestalt, terapia della consapevolezza, Xenia tascabili,
2008, Milano;
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- 41. FORMAZIONE in Caramelle™
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per non dimenticare…il Piacere della Formazione
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