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L’ Art Nouveau

        Di
  Marco Trombetta
        VE
    2005-2006
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      • STORIA
• CARATTERISTICHE
     • SETTORI
  • PROTAGONISTI
STORIA
• L'Art Nouveau ebbe il suo inizio nel
  1880 e il suo acme tra il 1892 e il 1902.
  Il nome Art Nouveau deriva da quello di
  un negozio parigino, "Maison de l'Art
  Nouveau", mantenuto da Sigfried Bing,
  che sfoggiava alcuni oggetti dal design
  innovativo.
• Un punto importante per l'evoluzione di
  quest'arte fu l'Esposizione Universale
  del 1900 a Parigi, nella quale lo 'stile
  moderno' trionfò in ogni campo. Nella
  decade a seguire, il nuovo stile venne
  presto messo in commercio con prodotti
  dozzinali diretti ad un pubblico di massa
  a cui l'Art Nouveau si interesso'
  all'incirca dal 1907 e a questo termine
  venne attribuito un significato negativo.
CARATTERISTICHE
  Una delle caratteristiche più importanti dello stile è l'uso di
una linea dinamica, ondulata, fluida, curva, con tratto "a
frusta". Iperbole e parabole venivano usate nell'arte.
Semplici figure sembravano prendere vita e evolversi
naturalmente in forme simili a piante o fiori. Come
movimento artistico l'Art Nouveau possiede alcune affinità
con i pittori Preraffaelliti e Simbolisti, e alcune figure come
Aubrey Beardsley, Alfons Mucha, Edward Burne-Jones,
Gustav Klimt, e Jan Toorop possono essere collocate in
più di uno di questi stili. Diversamente dai pittori simbolisti,
tuttavia, l'Art Nouveau possedeva un determinato stile
visivo; e al contrario dei Preraffaelliti che prediligevano
rivolgere lo sguardo al passato, l'Art Nouveau non si
formalizzava nell'adoperare nuovi materiali, superfici
lavorate, e l'astrazione al servizio del puro design. L'Art
Nouveau in architettura e design d'interni evitò lo
storicismo eclettico che permeava l'Epoca Vittoriana. Gli
artisti dell'Art Nouveau selezionarono e modernizzarono
alcuni tra gli elementi più astratti del Rococò, come
decorazioni di fiamme e conchiglie, al posto dei classici
ornamenti naturalistici Vittoriani. Prediligevano invece la
Natura per fonte di ispirazione ma ne stilizzarono
evidentemente gli elementi e ampliarono tale repertorio con
l'aggiunta di alghe, erba, insetti.
CARATTERISTICHE
    Caratteristiche le forme organiche, le linee curve, con
ornamenti a predilezione vegetale, floreale ecc. Le stampe
giapponesi, con forme altrettanto curvilinee, superfici
illustrate, vuoti contrastanti, e l'assoluta piattezza di alcune
stampe, furono un'importante fonte di ispirazione. Alcuni
tipi di linee e curve divennero dei cliché, poi adoperati dagli
artisti di tutto il mondo. Altro fattore di grande importanza è
che l'Art Nouveau non rinnegò l'uso dei macchinari come
accadde in altri movimenti contemporanei, come quello di
Arts & Crafts, ma vennero usati e integrati nella creazione
dell'opera. In termini di materiali adoperati la fonte primaria
furono certamente il vetro e il ferro battuto, portando ad
una vera e propria forma di scultura e architettura. L'Art
Nouveau si configurò come stile ad ampio raggio, che
abbracciava i più disparati campi – architettura, design
d'interni, gioielleria, design di mobili e tessuti, utensili e
oggettistica, illuminazione, ecc. Oggi l'Art Nouveau è
considerata precursore dei movimenti più innovativi del
ventesimo secolo, come l'espressionismo, il cubismo, il
surrealismo, e l'Art Deco.
SETTORI
 La lavorazione del vetro fu un campo in cui questo stile trovò una libera e grandiosa
forma espressiva— per esempio, i lavori di Louis Comfort Tiffany a New York o di
Émile Gallé e i fratelli Daum a Nancy in Francia. In gioielleria l'Art Nouveau ne
rivitalizzò l'arte, con la natura come principale fonte di ispirazione, arricchita dai nuovi
livelli di virtuosismo nella smaltatura e nell'introduzione di nuovi materiali, come opali
o pietre semipreziose. L'aperto interesse per l'arte giapponese e l'ancora più
specializzato entusiasmo per la loro abilità nella lavorazione dei metalli, promosse
nuove tematiche e approcci agli ornamenti. Per i primi due secoli l'accento fu posto
sulle gemme, specialmente sul diamante, e il gioielliere o l'orafo si occupavano
principalmente di incastonare pietre, per un loro vantaggio puramente economico.
Ma ora stava nascendo un tipo di gioielleria completamente differente, motivato più
da un'artista-designer che da un gioielliere in sola qualità di incastonatore di pietre
preziose. Furono i gioiellieri di Parigi e Bruxelles che crearono e definirono l'Art
Nouveau in gioielleria, e fu in queste città che vennero creati gli esempi più rinomati.
La critica francese dell'epoca fu concorde nell'affermare che la gioielleria stava
attraversando una fase di trasformazione radicale, e che la disegnatrice di gioielli
francese René Lalique ne era il fulcro. Lalique glorificò la natura nella sua arte,
estendendone il repertorio per includere nuovi aspetti— libellule o erba—, inspirati
dall'incontro tra la sua intelligenza e l'arte giapponese. I gioiellieri si dimostrarono
molto acuti nel richiamarsi con il nuovo stile ad una nobile tradizione guardando
indietro, al Rinascimento, con i suoi monili in oro lavorato e smaltato, e la visione del
gioielliere come artista prima che artigiano. Nella maggior parte delle opere di quel
periodo le pietre preziose retrocessero in un secondo piano. I diamanti furono per lo
più utilizzati con un ruolo secondario, accostati a materiali meno noti come il vetro,
l'avorio e il corno.
PROTAGONISTI

      • ARCHITETTURA
 • ILLUSTRAZIONI, GRAFICA
• LAVORAZIONE DEL VETRO
ARCHITETTURA

  • Ernesto Basile
   • Antoni Gaudi
 • Hector Guimard
GRAFICA

      • Alfons Mucha
     • Edvard Munch
• Henri de Toulouse-Lautrec
     • Pierre Bonnard
LAVORAZIONE DEL VETRO

    • Louis Comfort Tiffany
LOUIS COMFORT TIFFANY
          L. C. Tiffany era figlio di Charles Lewis Tiffany, co-fondatore
        della famosa società di gioielleria Tiffany & Co.. I suoi primi
        studi artistici furono di pittura, allievo di George Inness e
        Samuel Coleman a New York, e Léon Bailly a Parigi. All'età di
        24 anni si interessò alla fabbricazione del vetro e nel 1885
        fondò una propria azienda vetraria, dove ideò un processo
        per la produzione di vetro opalescente che egli promuoveva,
        quando altri artisti ritenevano migliore il vetro trasparente. Un
        rivale di Tiffany su questo argomento fu il vetraio rivale John
        La Farge. Entrambi i punti di vista erano motivati dagli ideali
        del movimento Arts and Crafts fondato da William Morris in
        Inghilterra. Nel 1893 la sua azienda introdusse una nuova
        tecnica, Favrile, per realizzare per soffiatura a mano vasi e
        coppe. Altra attività principale era la produzione di vetrate a
        mosaico, ma la sua azienda progettava una gamma completa
        di elementi di arredo. Egli dedicò tutta la sua competenza alla
        decorazione della sua nuova casa a Laurelton Hall, sulla
        Oyster Bay a Long Island, completata nel 1904. La casa fu
        donata alla sua fondazione per gli studenti di arte assieme a
        24,3 ha di terreno, ma venne distrutta da un incendio nel
        1957. Tra le aziende fondate da Tiffany troviamo la L.C.
        Tiffany & Associated Artists, la Tiffany Glass Company, i
        Tiffany Studios, le Tiffany Furnaces, e le L.C. Tiffany
        Furnaces. L. C. Tiffany divenne membro della Society of
        American Artists nel 1877, della National Academy of Design
        nel 1880, della American Water Color Society e della Societé
        des Beaux Arts. Nel 1900 ricevette la carica di Cavaliere della
        Legion d'Onore. Morì il 17 gennaio 1933 e venne sepolto nel
        Green-Wood Cemetery a Brooklyn, New York, USA.
ERNESTO BASILE
•   Ernesto Basile nacque a Palermo nel 1857. Nel
    1890 succedette al padre nella cattedra
    universitaria e, dopo la morte di lui (1891),
    concluse l’opera più importante della Palermo
    ottocentesca, il Teatro Massimo.
•   La carriera d’architetto a Palermo comprende: Villa
    Igiea (1899-1900), la Villa Florio dell’Olivuzza
    (1899-1900), la casa Utveggio (1901-3), il villino
    Fassini (1903) ora distrutto, il villino Basile
    (1903-4). Molto attiva fu anche la partecipazione
    del Basile alle numerose esposizioni sia come
    progettista di padiglioni architettonici, sia
    d’ambienti interni ed arredi singoli, avendo avviato
    dal 1902 un sodalizio con la ditta palermitana
    Ducrot. Nel 1902 è presente a Torino, nel 1906 a
    Milano, nel 1911 a Roma e, dal 1903 al 1909, alle
    Biennali di Venezia.
•   Morì a Palermo nel 1932.




    OPERE
BASILE: OPERE

• Restaurazione Palazzo Montecitorio
     • Villa Firriato a Canicattì
      • Villino Florio, Palermo
PALAZZO MONTECITORIO
         •   Con l'Unità di Italia nel 1870 e il
             trasferimento della capitale a
             Roma, si scelse, dopo aver preso
             in      considerazione       diverse
             soluzioni, Montecitorio come
             sede della Camera dei deputati.
         •   L'architetto     Ernesto      Basile
             (esponente dello stile Stile
             Liberty), provvide all'opera di
             adeguamento         del     palazzo
             berniniano alle necessità della
             nuova destinazione con grossi
             interventi di ampliamento e
             ristrutturazione. A lui si deve il
             Transatlantico        (lungo       e
             imponente        salone,      centro
             informale della vita politica
             italiana).
VILLA FIRRIATO
• utopistica colonia agricola voluta nel 1898
  dall’agronomo filantropo Federico
  Gangitano
VILLINO FLORIO
•   viale Regina Margherita a
    Palermo (1899): Ultimato nel
    1902, come padiglione di
    ricevimento per gli ospiti, il
    villino     interpretava     le
    aspirazioni di una raffinata
    committenza alto-borghese
    ad una propria nuova
    immagine rappresentativa.
    Gli interni sono stati distrutti
    in un incendio nel 1962. Il
    villino è stato restaurato di
    recente;
ANTONI GAUDI
•   Antoni Plàcid Guillem Gaudí i Cornet (così il suo
    nome completo), cresciuto in una famiglia di
    artigiani, si diplomò nel 1878 alla Scuola Superiore
    di Architettura di Barcellona, ma già prima di
    diplomarsi riuscì a lavorare con i migliori architetti
    del tempo.
•   Nello stesso anno a Parigi durante l'Esposizione
    Universale avvenne l'incontro fondamentale per
    Gaudì quello con l'industriale Eusebi Güell y
    Bacigalupi, che sarà il suo principale mecenate
    commissionandogli alcune delle sue più famose
    opere.
•   Il 7 giugno del 1926 fu investito da un tram. Il suo
    miserevole aspetto ingannò i soccorritori, i quali lo
    credettero un povero vagabondo e lo trasportarono
    all'ospedale della Santa Croce, un ospizio per i
    mendicanti fondato dai ricchi borghesi della
    Catalogna. Fu riconosciuto soltanto il giorno
    successivo dal cappellano della Sagrada Familia, e
    morì il 10 giugno.




    OPERE
GAUDI: OPERE

• Sagrada Família, Barcellona
   • Casa Milà, Barcellona
  • Parco Güell, Barcellona
 • Palazzo Güell, Barcellona
  • Casa Calvet, Barcellona
SAGRADA FAMILIA
•   l progetto è basato sia sulle versioni ricostruite
    dei progetti e dei modelli perduti (un incendio
    nel 1936 distrusse molte tavole progettuali del
    celebre architetto), sia su adattamenti
    moderni.
•   Ogni parte del disegno è ricca di simbolismi
    cristiani mistici, in quanto Gaudí concepiva la
    chiesa per essere "l'ultimo grande santuario
    della cristianità". Gli aspetti che colpiscono di
    più sono le sue torri affusolate. Un totale di 18
    alte torri è previsto, rappresentanti in ordine
    ascendente di altezza: i 12 apostoli, i 4
    evangelisti, la Vergine Maria e, la più alta di
    tutte, Gesù Cristo. Le torri degli evangelisti
    saranno sormontate da sculture dei loro
    simboli tradizionali: un uomo, un toro, un
    aquila e un leone. La torre centrale del Cristo
    sarà sormontata da una croce gigante:
    l'altezza totale delle torri sarà inferiore di un
    metro a quella del Montjuïc, poiché Gaudí
    credeva che il suo lavoro non dovesse
    sorpassare quello di Dio. Le torri più basse
    sono sormontate da grappoli d'uva, che
    rappresentano il frutto spirituale.
CASA MILA’
                                                                         Situata sulla Rambla,Casa Milà appare
                                                                         come un blocco monolitico,la facciata
                                                                         porosa di pietra segue il profilo delle
                                                                         strade, diventando arrotondata; i
                                                                         balconi sono decorati da splendide
                                                                         balaustre in ferro battuto. Inoltre vi
                                                                         sono       frequenti      ripetizioni     di
                                                                         archi(catalano e parabolico), che sono
                                                                         elementi originali di Gaudì e mosaici.
                                                                         L'architetto      catalano        introduce
                                                                         un'innovazione: i due cortili interni non
                                                                         sono rettangolari, ma ovali, con le
                                                                         pareti che si allargano salendo, per
                                                                         cercare di raccogliere tutta la luce
                                                                         possibile.Nella Casa Milà non c'è
                                                                         simmetria; le proiezioni orizzontali dei
                                                                         piani si differenziano l'una dall'altra.
                                                                         Gaudì riesce a comporre in questo
                                                                         modo lo spazio eliminando i muri
                                                                         portanti, poggiando tutto su travi e
                                                                         pilastri. Anche negli interni non ci sono
                                                                         linee rette, e tutto è modellato in modo
                                                                         plastico. L'elemento più originale e
Detta        anche          Pedrera       (cava       di      pietra).   straordinario, però, è il tetto, un grande
                                                                         spazio percorribile, attraversato da
E' l'ultimo progetto civile che Gaudì realizza a Barcellona, ed è        scalette e gradini che seguono i
l'opera che più rappresenta la sintesi del genio dell'autore;            saliscendi, vigilato da torrette e
l'architetto utilizza infatti una tecnica geniale, ben studiata, ma i    comignoli con la testa di guerrieri.
toni non sono quelli concitati delle altre opere.

       ALTRE FOTO
ALTRE FOTO: CASA MILA’
ALTRE FOTO: CASA MILA’
ALTRE FOTO: CASA MILA’
PARCO GUELL
  Il parco nasce dall'idea del committente     Subito dopo si trova una scalinata adorna di fontane ed
di      realizzare     una    città-giardino   elementi decorativi, che porta al grande tempio in stile
sull'esempio di quelle inglesi, cioè centri    dorico-floreale, la cui parte superiore è ornata da un
abitati dove sia possibile unire le case       motivo rosso che diventa una lunga serie di sedili decorati
agli elementi naturali del luogo. Delle 60     da ceramiche policrome. Gaudì inserisce poi numerosi
case costruite, però, solo due sono state      elementi architettonici che si confondono con il verde del
abitate (in una si trasferì Gaudì con la       paesaggio, e che hanno lo scopo di unire l'opera umana a
famiglia),     e    il   progetto     venne    quella della natura (creata da Dio). Questo è un tema
abbandonato              nel          1914.    ricorrente nell'arte di Gaudì, devoto e fedele della religione
Nello stesso anno il comune di                 cattolica.
Barcellona decide di cambiare il
progetto, e di affidare a Gaudì la
trasformazione della città-giardino in
parco pubblico. Nell'area destinata alle
case non fu costruito nulla; si costruì
solo nella parte destinata al tempo
libero, che, una volta ultimata, riscosse
un grande successo. Gaudì realizzò
quest'opera dando libero sfogo alla
propria fantasia, ricalcando la struttura di
un paesaggio naturale.Le mura di cinta
seguono il profilo sinuoso della
montagna su cui è costruito il parco, e
sono ricoperte con frammenti di
ceramica rossa e bianca, che ha lo
scopo di decorare, ma ha anche una
funzione protettiva, in quanto un muro
completamente liscio è molto difficile da
scalare. L'entrata è situata tra due
padiglioni,     anch'essi    decorati     da
ceramiche colorate.
PALAZZO GUELL
 E' la seconda opera che Gaudì realizza
per il suo mecenate, Eusebi Guell, che
voleva ampliare la residenza familiare
situata sulla Rambla. Palazzo Guell
risulta estremamente innovativo per
l'architettura adottata, i materiali utilizzati
e le preziose opere realizzate dagli
artigiani       di       quel        periodo.
La facciata, gotica, non presenta alcuna
decorazione all'infuori dei due portali
parabolici dell'ingresso, lavorati in ferro
battuto, di grande forza espressiva.
Ad un esterno povero corrisponde un
interno sfarzoso, pieno di ricchezze
architettoniche che Gaudì realizza
unendo elementi gotici, rococò, arabi ed
egizi. Il palazzo è costruito su sei piani,
sviluppati attorno a tre elementi
importanti che sono la sala della musica,
il balcone per l'organo e la cappella.
CASA CALVET
      Eretta tra il 1889 e il 1900, fu eletto
     miglior palazzo dal Comune di
     Barcellona         nell’anno      1900.
     Di ispirazione Barocca la casa, ma
     soprattutto la facciata fu concepita
     con un prospetto settecentesco,
     mentre la facciata retrostante appare
     più razionale e basata sulla semplicità
     e              sulla           praticità.
     L’interno presenta un grande e vasto
     atrio dove ogni mobile e ogni
     elemento è concepito come scultura:
     qui Gaudì’ fa i primi esperimenti
     sull’uso delle aggregazioni di ossa,
     articolazioni, fossili come elementi di
     decorazione che poi riprenderà
     ampiamente in Casa Battlò 4 anni
     dopo.
HECTOR GUIMARD
•   Fin dai suoi studi d'architettura,
    Guimard è sensibilizzato alle teorie di
    Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc che
    getta le basi, fin da 1863, dei futuri
    principi strutturali dell'Art Nouveau. La
    conversione di Guimard allo stile
    stesso è da parte sua più
    circostanziata: si fa in occasione di un
    viaggio a Bruxelles, dove visita l'hotel
    Tassel      di    Victor      Horta.   La
    realizzazione più emblematica di
    quest'epoca, il Castel Béranger
    (1898), illustra questo momento di
    transizione che vede la scossa tra
    queste due eredità : sui volumi
    geometrici d'ispirazione medioevale
    della grande opera si sparge a
    profusione la linea organica "in colpo
    di frusta" importata dal Belgio.
•   Muore nel 1942


    OPERE
GUIMARD: OPERE

  • Castel Béranger
   • l'hotel Guimard
CASTEL BERANGER
              Il Castel Béranger è
            da molti considerato,
            e non a torto, il
            capolavoro           di
            Guimard
            Folle a tal punto nel
            suo mescolarsi di stili
            che i contemporanei
            lo soprannominarono
            Castel        Dérangé
            (disturbato,
            sottintendendo
            mentalmente).        E’
            presente            un
            mescolarsi di stili, di
            materiali e di forme,
            inusuale anche per gli
            sperimentatori dell'Art
            Nouveau.
HOTEL GUIMARD
   L'Hotel Guimard e stato costruito da
Guimard stesso all'interno della villa
Flora come sua residenza. Tra tanti
stupefacenti particolari c'è l'ingresso
tutto decorato con motivi fitomorfi.
Efficace come al solito, anche se
semplice e per nulla pesante il
movimento        della    facciata.   Tipico
l'alternarsi di finestre di varie metrature.
Notevole la rottura col passato, che si
capisce anche dalle piccole scelte. Ad
esempio si osservino le finestre e i
balconi, a prescindere dalla tipica forma
curva che segue l'ondularsi della
facciata. Ogni finestra, ogni balcone è a
se stante, segue la sua funzione (vetrate
ai piani alti per lo studio dell'artista,
finestrelle per i bagni, ecc..), non
aderisce a un rigido schema fisso per
ogni piano.
ALFONS MUCHA
•   Alfons Maria Mucha nasce a Ivancice, in Moravia. Nel 1879
    si trasferisce a Vienna, dove lavora per un'importante
    compagnia di design teatrale, accrescendo le sue
    conoscenze tecniche e artistiche. Quando un incendio
    distrugge le sue possibilità di lavoro, nel 1881, ritorna in
    Moravia, dove svolge in proprio l'attività di decoratore e di
    ritrattista. Nel 1887 Mucha si trasferisce a Parigi,
    proseguendo i suoi studi presso l'Académie Julian e presso
    l'Academie Colarossi, continuando al contempo a produrre
    illustrazioni per riviste e manifesti pubblicitari. I lavori di
    Mucha spesso raffigurano giovani donne in abiti dal taglio
    neoclassico, circondate da motivi floreali che formano
    cornici geometriche attorno alla figura. Il suo stile venne
    subito imitato, nell'arte e nella pubblicità, con esiti           Per molti anni si dedica
    raramente all'altezza dell'originale.                             al completamento di
•   Mucha vive negli Stati Uniti d'America dal 1906 al 1910,          quello        che        è
    quindi ritorna in Europa e si stabilisce a Praga. Cura le         considerato       il  suo
    decorazioni del Teatro delle Belle Arti e di altri importanti     capolavoro,      l"Epopea
    palazzi praghesi. Quando la Cecoslovacchia, dopo la Prima         Slava", una serie di
                                                                      grandi     dipinti    che
    Guerra Mondiale, ottiene l'indipendenza Mucha disegna             descrivono la storia del
    francobolli, banconote e altri documenti governativi per la       popolo slavo. Muore a
    neonata nazione.                                                  Praga il 14 luglio 1939.




    OPERE
EDVARD MUNCH
•   Munch è il pittore dell'angoscia, per sua ammissione gli unici temi che lo
    interessano sono l'amore e la morte. L'ombra della morte lo accompagnerà lungo
    l'arco della sua intera esistenza: muore la madre, mentre è ancora bambino, e,
    adolescente, assiste alla morte della giovane sorella, logorata dalla tisi. Questi
    episodi acuiranno la sua sensibilità nervosa, e ne influenzeranno già i primi
    quadri.
•   Frequenta l'Accademia di belle arti di Oslo (l'allora Christania), anche grazie a una
    borsa di studio vinta per le sue capacità tecniche tutt'altro che comuni. Frequenta
    l'ambiente bohemien di Oslo nel pieno del suo fermento culturale (non si
    dimentichi che lo stesso Ibsen ne fece parte).
•   Finita l'Accademia, si reca a Parigi, dove già le sue idee innovative si fanno piùà
    vive e forti, fino a delinearsi in un quadro come "La Madonna", che, alla sua prima
    mostra parigina, scandalizza l'intera opinione pubblica da un lato, e attira
    comunque una piccola frangia di giovani artisti, dall'altro.
•   L'uso dei colori, la potenza dei suoi rossi (non si dimentichi che spesso Munch
    usa per la campitura dei quadri un nero perlaceo), la lucidità violenta con cui tratta
    i suoi temi, lo porteranno ad essere il precusore, se non il primo degli
    espressionisti (escludendo chi lo era ante litteram, Van Gogh)
•   La fama non gli concede la felicità; cerca di attutire la sensibilità con l'abuso di
    alcool; il periodo è travagliato, e si ricovera in una casa di cura per malattie
    nervose. Famosa è una sua foto in cui seduto in un giardino, sferruzza con della
    lana (una cura distensiva per chi soffriva di malattie nervose).
•   La collezione più importante del suo lavoro si trova al Museo Munch a Tøyen
    (Oslo, Norvegia), dove si trova anche la serie Il fregio della vita che Munch
    realizzò intorno alla fine del XIX secolo, e cerca di dare conto della sua visione
    vitale, intesa come il rigenerarsi di amore morte, dipingendo tele enormi.
•   Alcuni dei suoi dipinti sono nella Galleria Nazionale della capitale norvegese, da
    ricordare un sole enorme, tela che accoglie gli studenti dell'Università di Oslo.



    OPERE
HENRI DE TOULOUSE-LAUTREC
         •   Nacque il 24 novembre 1864 ad Albi (Francia), figlio unico di
             una      delle    famiglie     dell’alta  aristocrazia     francese.
             La sua infanzia fu segnata da una salute cagionevole che
             derivava dal fatto che i suoi genitori erano cugini di primo
             grado,                     quindi                     consanguinei.
             Fu colpito da una rara malattia di malformazione ossea che
             già all’età di dieci anni gli provocò forti dolori costringendolo al
             ricovero         in       ospedale         per       un        anno.
             Nel 1882 si trasferisce a Parigi con la madre per studiare con
             il pittore Léon Bonnat, uno dei pittori più illustri dell’epoca, per
             poi passare nello studio di Fernand Cormon dove conobbe un
             altro grande pittore Vincent Van Gogh.
         •   Nel 1886 collabora con diversi periodici parigini, come “Le
             Mirliton”, il “Paris illustré” e “La Chronique médicale”,
             realizzando disegni umoristici e d’ambiente.
         •   Nel 1891 diventa famoso in tutta Parigi grazie all’enorme
             successo del suo primo manifesto realizzato per il Moulin
             Rouge.
         •   Dopo aver trascorso l’inverno tra il 1900 ed il 1901 a
             Bordeaux, ritornò a Parigi in aprile e completò alcune opere.
             Il 15 luglio lasciò la capitale francese per l’ultima volta per
             ritornare sulla costa, ma in agosto, mentre si trovava a
             Taussat, il suo stato si aggravò e, dopo essere stato colpito
             da un attacco di paralisi, chiese di essere portato al castello
             di Malromé, una proprietà della famiglia vicino a Bordeaux,
             dove abitava la madre.
         •   Henri morì il 9 settembre 1901.




OPERE
PIERRE BONNARD
    Nasce a Fontenay-aux-Roses il 3 Ottobre del 1867.
Come molti altri pittori dello scorso secolo, frequenta la
facoltá di Diritto. A partire dal 1888 entra alla scuola di
Belle Arti dove conosce Vuillard e Roussel.
Presto debutta come litografo ed il suo talento come
illustratore di libri viene notato da "La Revue blanche",
tanto che nel 1891 invia delle tele al famoso "Salon des
Indépendants". Agli inizi preferisce ritrarre gli aspetti
della vita parigina, la Parigi di Mallarmé e di Verlaine.
Con il passare del tempo la sua attenzione si sposta
verso la campagna e le scene domestiche, tematica
comune a numerosi pittori, dopo Degas che l'ha diffusa
per primo. L´originalitá della sua pittura parte dal numero
dei colori, solo nove oltre al bianco, contro i dodici di
Seurat. La sua tavolozza si compone di due gialli,
arancione, rosso lacca carminio, blu, viola cobalto ed
oltremare, due verdi. La sua passione per i nuovi motivi lo
conduce in diverse regioni francesi, in giro per l´Europa, l
´Africa del Nord e gli Stati Uniti. I suoi quadri risentono
della luce "marina" della Normandia che diventa l
´assoluta protagonista delle sue tele, dove vibra in tutto lo
spazio compositivo, quasi un collante ai soggetti ritratti. Il
periodo della seconda guerra mondiale lo trascorre a Le
Cannet, nelle Alpi Marittime dove muore nel gennaio del
1947.




OPERE
MUCHA: OPERE
          • Gismonda
           • La Tosca
            • Zodiaco
• Ritratto della figlia Jaroslava
 • Donna con candela accesa
   • Donna croata con mele
GISMONDA
         Nel 1894, Mucha,
      viene    incaricato    di
      realizzare un poster per
      pubblicizzare
      "Gismonda", un'opera
      teatrale    di     Victor
      Sardou               con
      protagonista      Sarah
      Bernhardt, La finezza
      del disegno convince
      Sarah Bernhardt         a
      proporre a Mucha un
      contratto della durata di
      6 anni.
LA TOSCA
   I due manifesti vengono ideati dal pittore moravo
  durante la collaborazione, durata sei anni, con
  l’attrice Sarah Bernhardt. Il primo manifesto
  raffigura l’attrice nei panni d’Amleto nell’omonima
  tragedia di Shakespeare. Nello sfondo si
  intravede il fantasma del padre di Amleto, mentre
  in basso, racchiusa in una cornice è
  rappresentata la morte di Ofelia. Dalle fotografie
  di scena, si nota che Mucha ha riprodotto
  fedelmente la pettinatura dell’attrice, ma ha
  semplificato il costume. La scena notturna dietro
  l’eroe danese e il riquadro sottostante con Ofelia
  morta, trattati come un cammeo in blu,
  annunciano la decorazione del fregio superiore
  del      Padiglione      della   Bosnia-Erzegovina
  all’Esposizione universale del 1900. La seconda
  affiche viene eseguita nel 1899 per La Tosca di
  Victorien Sardou. L’artista, che ritrae la Bernhardt
  con un grande cappello, si servì quasi
  sicuramente di una fotografia: simili sono, infatti,
  l’acconciatura, la posa e l’espressione del volto.
  Le uniche modifiche apportate sono nell’abito che
  qui risulta più semplificato.
ZODIACO
     Nel corso degli anni, di quest’opera
vengono fatti non meno di sette usi
differenti. Nata per essere pubblicata solo
come un calendario per Champenois,
viene acquistata dall’editore di “La Plume”
al quale piace così tanto che inizia subito a
pubblicizzarla all’interno del suo giornale.
Anche in questa litografia Mucha interpreta
il gusto e lo stile eclettico in voga in quegli
anni a Parigi, una tendenza nella quale si
fondono armoniosamente elementi dei
preraffaelliti inglesi, come William Morris,
suggestioni orientaleggianti e ricordi
dell’arte     bizantina     e     iberica.  La
straordinaria fantasia dimostrata da Mucha
nell’invenzione dei sontuosi gioielli che
impreziosiscono il collo e la testa di questa
figura femminile indusse il gioielliere
Fouquet a sceglierlo quale creatore di
alcuni monili elaborati sullo stile dei suoi
manifesti.
RITRATTO DELLA FIGLIA JAROSLAVA
                     Si tratta di una delle numerose
                 effigi della figlia dell’artista, che
                 insieme alla madre Maruska presta
                 il proprio viso anche per una serie
                 di      banconote       commissionate
                 all’artista       dalla      nascente
                 Repubblica               Cecoslovacca
                 (1919-1929). Su uno sfondo di
                 carta da parati a fiori rossi, che
                 richiama i due garofani che la
                 fanciulla tiene in mano, il pittore
                 ritrae la ragazza in una posa
                 insolita, quasi rannicchiata con i
                 gomiti appoggiati sulle ginocchia,
                 come una bimba intenta ad
                 ascoltare un insolito racconto. La
                 sua bellezza calma e serena è
                 diventata per l’artista il suo nuovo
                 modello femminile, interprete di
                 quel mutamento stilistico avvenuto
                 all’inizio del nuovo secolo.
DONNA CON CANDELA ACCESA
     Realizzato poco dopo il
completamento dei disegni
per      le    vetrate     della
cattedrale di San Vito a
Praga, il quadro raffigura
una giovane donna avvolta
in ricchi abiti che con
sguardo enigmatico osserva
una candela che si sta
consumando. Gli evidenti
riferimenti     simbolici     al
trascorrere della vita e allo
sfiorire     della     bellezza
accentuano la malinconica
avvenenza         di    questa
immagine muliebre. Nel
dipinto i contorni marcati e i
colori      sgargianti     delle
affiches si sono fatti più
sfumati e indefiniti, hanno
lasciato il posto a toni più
sommessi          e     pacati.
DONNA CROATA CON MELE
               Durante le sue ricerche per l’Epopea
           slava, l’artista non solo consultò esperti
           di storia locale, ma studiò anche
           l’ambiente e il popolo protagonista delle
           scene prescelte. Per effettuare la sua
           ricerca Mucha viaggiò per il paese con
           una macchina fotografica e un taccuino.
           Per quanto distaccato, fu un fotografo
           appassionato e il suo taccuino si riempì
           di disegni che avrebbero ispirato e
           arricchito i suoi dipinti. Il Ritratto di
           ragazza croata è il risultato del suo
           viaggio studio in questa regione, anche
           se fu dipinto solo nel 1920, per
           l’esposizione presso Newcomb, Macklin
           & Co. a Chicago. L’artista abbandona
           l’aristocratica bellezza delle sofisticate e
           altere donne dei suoi primi lavori per la
           semplicità e l’ingenua grazia di questa
           giovane donna vestita degli abiti
           tradizionali.
MUNCH: OPERE
  • Autoritratto sotto maschera di donna
        • Sera sulla via Karl Johan
               • Disperazione
                   • L’urlo
                  • Pubertà
                • La tempesta
          • Autoritratto all’inferno
                  • Gelosia
              • Amore e Psiche
            • Cavallo al galoppo
              • Uomo al bagno
• Autoritratto (uomo che passeggia di notte)
AUTORITRATTO SOTTO MASCHERA DI DONNA
               In questo autoritratto a mezzo busto Munch si
              ritrae frontalmente, e sullo sfondo domina una
              tappezzeria a colori forti. Sopra di lui, una
              maschera dalle fattezze demoniache osserva
              con atteggiamento impassibile e sarcastico. Il
              quadro rappresenta una delle tappe
              fondamentali di quel processo della pittura di
              Munch che dal naturalismo giunge al
              simbolismo e che si verifica all’inizio
              dell’ultimo decennio dell’Ottocento. Molti
              elementi – la maschera, i colori usati in senso
              antinaturalistico – rimandano all’arte di Emile
              Bernard e Paul Gauguin. Il volto dell’artista è
              immerso in un’atmosfera di malinconica
              intensità, resa con inquietanti esasperazioni
              tonali.
SERA SULLA VIA KARL JOHAN
                                                             In quest’occasione il
                                                           pittore la ripropone
                                                           nella malinconia della
                                                           sera,            quasi
                                                           un’antologia figurativa
                                                           di uno stato d’animo
                                                           carico d’angosce e di
                                                           emozioni. Il dipinto
                                                           sembra immergere di
                                                           nuovo l’artista nella
                                                           malinconia provinciale
                                                           della capitale nordica
                                                           e nell’ossessione della
                                                           sua solitudine.


La strada di Christiania (la futura Oslo) era già stata
dipinta da Munch sia nel 1889 alla maniera del primo
impressionismo, sia alcuni anni più tardi con la tecnica
di Pissarro e Seurat.
DISPERAZIONE
    Il quadro, che mostra un profilo
maschile indefinito proiettato contro
l’ambiente circostante, può essere
considerato un precedente de Il grido,
uno dei dipinti più famosi di Munch,
realizzato nel 1893. Davanti a un
tramonto rosso sangue, una figura
maschile ritratta di profilo si ferma
improvvisamente ad ascoltare la voce
della propria anima, stretta da
un’angoscia che non sembra aver
contagiato le due figure che si
allontanano con indifferenza verso il
fondo. Il pittore trasferisce sulla tela
l’esperienza vissuta una sera quando,
passeggiando lungo la strada con
due amici, fu improvvisamente colto
da      una      profonda     angoscia
osservando il cielo al tramonto che si
era tinto all’improvviso di rosso
sangue.
L’URLO
    Nulla di esterno suggerisce l’orrore che
   induce la strana figura in primo piano a
   gridare, immagine che materializza e
   personifica l’angoscia cosmica. Del tutto
   estranea rispetto al contesto, al
   paesaggio e all’ambiente circostante, la
   vittima      è        sopraffatta     dalla
   consapevolezza di un terrore indicibile
   che viene dall’interno. Le tinte sono
   scure: un intenso rosso sangue si libra
   in modo sinistro sull’orizzonte e urta con
   le ombre violette del mare in
   lontananza. Lo stesso violetto si ripete
   nell’abito della vittima, mentre le mani e
   la testa sono di un pallido grigio-bruno.
   La particolare conformazione del
   paesaggio, che suggerisce un turbinoso
   movimento, è stata spesso intesa come
   visualizzazione delle onde sonore. In
   una litografia del 1895, nella quale
   Munch riprende il soggetto, l’intensità
   del      contenuto        psicologico     è
   ulteriormente accentuata.
PUBERTA’
   ll dipinto fa parte di una serie di olii
dedicati a una figura femminile seduta
sul letto, databili fra il 1884 e il
1925-1928. Qui un’adolescente nuda
fissa con sguardo inquieto fuori della
tela, tenendo, con gesto pudico, le
braccia       incrociate    in   grembo.
Personificazione          delle     paure
adolescenziali, riflette il turbamento
causato da un’esperienza nuova e
sconvolgente. Quest’interpretazione del
soggetto è basata non soltanto su una
lettura     dell’atteggiamento    e    dei
lineamenti, ma deriva anche dalla
presenza di una grande ombra
misteriosa. Sebbene il quadro fosse
letto all’epoca della sua esecuzione
come un’accusa alla società del tempo,
oggi la critica è propensa a credere che
in opere come questa Munch giunge a
esplorare quella linea di confine tra
l’organico e lo psichico che è alla base
del pensiero freudiano.
LA TEMPESTA
Un gruppo di donne davanti a              Tutti i personaggi ritratti
una casa illuminata si protegge    ripetono ossessivamente il
dal rumore del vento notturno      gesto di coprirsi con le mani le
                                   orecchie, che è presente anche
che scuote la natura e le anime.   nel Grido e nella Madre morta
                                   e la bambina e che Munch usa
                                   come simbolo di un dolore
                                   intollerabile, di un urlo di
                                   angoscia che sale dal profondo
                                   dell’anima,        ancora        più
                                   terrificante del fragore che
                                   proviene       dall’esterno.     Le
                                   finestre illuminate sono un
                                   importante elemento pittorico e
                                   Munch        accentua      l’effetto
                                   grattando via il colore attorno ai
                                   quadrati gialli, che sembrano
                                   occhi che penetrano la notte.
AUTORITRATTO ALL’INFERNO
    Gli autoritratti sono per Munch il
mezzo con cui scruta e registra gli
stati emotivi in un continuo, inesausto
esame di coscienza, qui raffigurato
anche dalla nudità dell’artista. In
contatto con l’ambiente letterario di cui
fanno       parte    Przybyszewsky     e
Strindberg, l’artista si ispira spesso a
tematiche trattate nei testi di questi
scrittori; da Strindberg in particolare
riprende il tema della “follia” come
laboratorio sperimentale, e questo
autoritratto ha molti punti in comune
con il testo Inferno di Strindberg. Nel
quadro l’artista si è rappresentato
isolato su un fondo rosso acceso; lo
sguardo, angosciato e penetrante, è
rivolto all’esterno.
GELOSIA
                                                  Il poeta occupa il primissimo
                                                 piano, mentre la scena di
                                                 intonazione biblica è arretrata
                                                 nella profondità dello spazio
                                                 pittorico. Eva, in parte coperta
                                                 da un abito scarlatto, è dipinta
                                                 nell’atto di cogliere la mela,
                                                 un’azione traducibile per la
                                                 mente gelosa della figura in
Questa tela abbina il tema di Adamo ed           primo piano come percezione
Eva al ritratto di Stanislaw Przybyszewski, il   di un delitto in flagrante;
poeta polacco più volte effigiato da Munch       Adamo è raffigurato in abiti
nel corso dell’ultimo decennio del secolo. Il    moderni.
ritratto di Przybyszewski in Gelosia è stato
spesso messo in relazione con la presunta
relazione di Munch con la moglie del poeta,
Dagny Juell.
AMORE E PSICHE
   Anche se il riferimento alla mitologia
classica appare occasionale, il titolo è
tuttavia in armonia con l’interesse di
Munch per la dinamica dei rapporti
sentimentali. La tecnica utilizzata, fatta di
pennellate dritte, spesse, verticali, è
caratteristica    della      breve      fase
attraversata da Munch durante gli anni
immediatamente precedenti e seguenti il
collasso nervoso del 1908 (per esempio,
nel dipinto Morte di Marat del 1907,
conservato a Oslo, Munch Museet). Il
quadro esprime in un certo senso il
raggiungimento, nella mente dell’artista,
di un equilibrio nella battaglia fra i sessi,
in accordo con un nuovo nascente
sentimento maturo e positivo; l’uomo non
risulta più sottomesso dal potere della
femminilità come accadeva nei quadri
dedicati     al   tema      del     Vampiro
(impersonato dalla donna) degli anni
Novanta dell’Ottocento.
CAVALLO AL GALOPPO
          Il cavallo irrompe a galoppo sulla neve, fa
         indietreggiare ai margini gli altri personaggi,
         presi dal panico, e avanza impetuosamente
         verso lo spettatore. La piccola figura
         dell’uomo sul carro contrasta con la
         possente struttura dell’animale, come se il
         cavallo raffigurasse la vitalistica forza della
         natura, contrapposta alla fragilità della
         razionalità umana: un tema che adombra
         influssi degli scritti di Nietzsche e che
         scaturisce dall’esperienza di quel crollo
         psichico che nel 1908 aveva condotto
         Munch al ricovero in una clinica di
         Copenhagen. L’uso di una gamma
         cromatica dal forte valore simbolico
         accentua il tema dell’angoscia: i toni del
         marrone e del rosso sono utilizzati per
         rappresentare l’animalità sanguigna e
         contrastano con il freddo colore blu del
         cavaliere. Il Cavallo al galoppo fu ripreso
         dall’artista in un’incisione, nel 1915, che
         ripete in forma semplificata il tema trattato
         sulla tela.
UOMO AL BAGNO
Dal 1916 Munch si trasferisce
definitivamente       a     Ekely,
presso l’odierna Oslo, lontano
dalla città e dai suoi frenetici
ritmi. L’artista è alla ricerca di
un’esistenza semplice e più
vicina alla natura. In questo
clima nascono opere come
l’Uomo al bagno, nel quale
esprime una ritrovata gioia di
vivere, in accordo con quelle
correnti      riformatrici,   che    larghe       pennellate,     senza
diffuse in Germania sul finire       rispettare i contorni, delineano
del secolo, predicano la fuga
dalla città e la ricerca di          immagini sgranate e sfilacciate,
modelli di vita alternativi. In      i colori si schiariscono, e la loro
questi stessi anni si verifica       vivacità assimila un’influenza
anche un cambiamento nella           fauves di ritorno.
tecnica pittorica:
AUTORITRATTO (UOMO CHE PASSEGGIA DI NOTTE)
                     Il quadro è uno dei numerosi autoritratti
                   eseguiti dal pittore negli ultimi due
                   decenni della sua vita, e seguono, come
                   un diario, anno dopo anno, la sua
                   evoluzione psichica e fisica fino alla
                   morte. Spietatamente, viene messa a
                   nudo la condizione della vecchiaia. In
                   alcune opere l’angoscia della morte è
                   quasi palpabile, come appunto in questo
                   quadro. Impietoso nello studio di se
                   stesso, gli occhi mutati in due fessure
                   scure, Munch presta il suo volto a un
                   personaggio che cammina in una stanza
                   vuota, simbolo della vita ormai priva di
                   emozioni. Lo sguardo rivolto verso
                   l’osservatore sembra comunicare il senso
                   di angoscia e la consapevolezza della
                   fine ormai imminente. Anche le finestre,
                   sbarrate, enfatizzano il senso di
                   solitudine e isolamento.
TOULOSE-LAUTREC: OPERE

          • Al circo Fernando
       • Ballo al Moulin Rouge
 • Aristide Bruant all’Ambassadeurs
           • Al Moulin Rouge
    • Al Salon di rue des Moulins
           • Salottino privato
AL CIRCO FERNANDO
                                               Ribattezzato in seguito
                                               circo Medrano, continuò a
                                               richiamare gli artisti del
                                               primo Novecento ed in
                                               particolare Pablo Picasso.Il
                                               direttore del circo ed il
                                               clown, vestiti di scuro, con
                                               le loro forme piatte, si
                                               stagliano          nettamente
                                               contro il pavimento chiaro
                                               dell'arena.
                                               Per      la    figura    della
"Al circo Fernando" è un dipinto ad olio su    cavallerizza sembra aver
tela di cm 103,2 x 161,3 realizzato nel 1888   posato Suzann Valadon,
dal pittore Henri de Toulouse-Lautrec.         che         ha        esordito
È conservato al Art Institute di Chicago.      effettivamente          come
Il circo Fernando, aperto nel 1875, divenne    trapezista di un circo.
una delle grandi attrazioni di Montmartre ed
a quel tempo era uno dei cinque circhi
permanenti di Parigi.
BALLO AL MOULIN ROUGE
 "Ballo al Moulin Rouge (Dressage
des nouvelles par Valentin-le-
Désossé)" è un dipinto ad olio su
tela di cm 115 x 150 realizzato tra
il 1889 ed il 1890 dal pittore Henri
de                 Toulouse-Lautrec.
È conservato al Museum of Art di
Philadelphia.
La rappresentazione che Henri dà
del Moulin Rouge, aperto da poco
tempo,       è     una     magistrale
mescolanza di acuto spirito di
osservazione e di esagerazione
spinta ai limiti della caricatura.
Le tavole del pavimento, nello
spazio vuoto tra le figure in primo
piano, spingono l'occhio verso i
ballerini più lontani, dove una delle
vedette, Valentin-le-Désossé, sta Sullo sfondo il pittore disegna della caricature di
addestrando una nuova ballerina. personaggi, tra cui un uomo di città coi baffi,
                                      una donna dalla fattezze di Jane Avril ed una
                                      figura con la bombetta e la faccia grottesca di
                                      uno scheletro.
                                      Questo dipinto è stato esposto al Salon des
                                      Indépendants del 1890.
ARISTIDE BRUANT ALL’AMBASSADEURS
                "Aristide Bruant all'Ambassadeurs" è una
            litografia a pennello ed a spruzzo di cm 150 x
            100 realizzato nel 1892 dal pittore Henri de
            Toulouse-Lautrec. È conservato al Musée
            Toulouse-Lautrec              di           Albi.
            Aristide Bruant (1851-1923) era uno dei
            cantanti di cabaret più popolari del tempo,
            famoso per la traboccante volgarità dei suoi
            spettacoli (imprecava spesso ed insultava il
            pubblico). I tratti del cantante sono resi in
            modo estremamente sintetico, con poche linee
            di verde oliva (e del nero per le sopracciglia)
            su uno sfondo completamente piatto. La
            sciarpa rosso brillante mostra solo poche linee
            di un tono più scuro per suggerire le pieghe
            della                                    stoffa.
            Dietro Bruant, a destra, la figura di un uomo
            che si appoggia come sulla soglia di una porta
            è ridotto ad una semplice silhouette.
AL MOULIN ROUGE
"Al Moulin Rouge" è un dipinto
ad olio su tela di cm 123 x 140
realizzato tra il 1892 ed il 1895
dal pittore Henri de Toulouse-
Lautrec. È’ conservato all’ Art
Institute di Chicago.Le persone
raffigurate       sono        tutte
riconoscibili: sullo sfondo si
vede lo stesso pittore che
cammina in compagnia di suo
cugino, Gabriel Tapié de
Céleyran, alla loro destra la
ballerina "la Goulue" che si
aggiusta i capelli allo specchio.
Al tavolo siedono varie figure
ben note della vita notturna di
Montmartre: il critico d’arte
Édouard Dujardin, la ballerina
spagnola detta “La Macarona”
e due amici di Lautrec Guibert
e Paul Sescau
AL SALON DI RUE DES MOULINS
                "Al Salon di rue des Moulins" è un
                dipinto a pastello su carta di cm
                111 x 132 realizzato tra il 1894 ed il
                1895 dal pittore Henri de Toulouse-
                Lautrec.È conservato al Musée
                Toulouse-Lautrec di Albi. Questo
                quadro raffigura una “casa chiusa”
                in rue des Moulins con alcune
                prostitute; la donna in primo piano
                con la gamba piegata è Mireille,
                particolarmente    affezionata     al
                pittore. Sembra che Henri abbia
                provato un certo imbarazzo ad
                esporre questo quadro al pubblico:
                nella sua personale del 1896 egli
                espone separatamente i dipinti
                esposti     nelle   case      chiuse,
                custodendo la chiave delle sale,
                che mostra solo a pochissimi
                invitati.
SALOTTINO PRIVATO
"Salottino privato" è un dipinto
ad olio su tela di cm 55,1 x 46
realizzato nel 1899 dal pittore
Henri de Toulouse-Lautrec. È
conservato alla Courtauld
Gallery di Londra. Questo
dipinto è noto anche con il
titolo: “Al Rat Mort” o “Cena
tête-â-t ête”.
   Raffigura Lucy Jourdain, un
prostituta d’alta classe a cena
al Rat Mort, un caffè di
Montmartre.Nell’angolo        in
basso a sinistra è raffigurata
una piccola natura morta.
BONNARD: OPERE



   • L'indolente
L’INDOLENTE
                    "L’indolente" è un
              dipinto di cm 93 x 108
              realizzato nel 1899
              circa      dal     pittore
              francese           Pierre
              Bonnard. È’ conservato
              al Musée d’Orsay di
              Parigi.Il         quadro
              raffigura una donna,
              vista dall’alto, sdraiata
              nuda su un letto; la
              modella è la moglie del
              pittore     (Marthe).    I
              lineamenti           della
              ragazza si perdono
              nell’ombra, mentre la
              luce che entra dalla
              finestra      si    posa
              dolcemente su alcune
              parti del corpo.

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Art Nouveau

  • 1. L’ Art Nouveau Di Marco Trombetta VE 2005-2006
  • 2. MENU • STORIA • CARATTERISTICHE • SETTORI • PROTAGONISTI
  • 3. STORIA • L'Art Nouveau ebbe il suo inizio nel 1880 e il suo acme tra il 1892 e il 1902. Il nome Art Nouveau deriva da quello di un negozio parigino, "Maison de l'Art Nouveau", mantenuto da Sigfried Bing, che sfoggiava alcuni oggetti dal design innovativo. • Un punto importante per l'evoluzione di quest'arte fu l'Esposizione Universale del 1900 a Parigi, nella quale lo 'stile moderno' trionfò in ogni campo. Nella decade a seguire, il nuovo stile venne presto messo in commercio con prodotti dozzinali diretti ad un pubblico di massa a cui l'Art Nouveau si interesso' all'incirca dal 1907 e a questo termine venne attribuito un significato negativo.
  • 4. CARATTERISTICHE Una delle caratteristiche più importanti dello stile è l'uso di una linea dinamica, ondulata, fluida, curva, con tratto "a frusta". Iperbole e parabole venivano usate nell'arte. Semplici figure sembravano prendere vita e evolversi naturalmente in forme simili a piante o fiori. Come movimento artistico l'Art Nouveau possiede alcune affinità con i pittori Preraffaelliti e Simbolisti, e alcune figure come Aubrey Beardsley, Alfons Mucha, Edward Burne-Jones, Gustav Klimt, e Jan Toorop possono essere collocate in più di uno di questi stili. Diversamente dai pittori simbolisti, tuttavia, l'Art Nouveau possedeva un determinato stile visivo; e al contrario dei Preraffaelliti che prediligevano rivolgere lo sguardo al passato, l'Art Nouveau non si formalizzava nell'adoperare nuovi materiali, superfici lavorate, e l'astrazione al servizio del puro design. L'Art Nouveau in architettura e design d'interni evitò lo storicismo eclettico che permeava l'Epoca Vittoriana. Gli artisti dell'Art Nouveau selezionarono e modernizzarono alcuni tra gli elementi più astratti del Rococò, come decorazioni di fiamme e conchiglie, al posto dei classici ornamenti naturalistici Vittoriani. Prediligevano invece la Natura per fonte di ispirazione ma ne stilizzarono evidentemente gli elementi e ampliarono tale repertorio con l'aggiunta di alghe, erba, insetti.
  • 5. CARATTERISTICHE Caratteristiche le forme organiche, le linee curve, con ornamenti a predilezione vegetale, floreale ecc. Le stampe giapponesi, con forme altrettanto curvilinee, superfici illustrate, vuoti contrastanti, e l'assoluta piattezza di alcune stampe, furono un'importante fonte di ispirazione. Alcuni tipi di linee e curve divennero dei cliché, poi adoperati dagli artisti di tutto il mondo. Altro fattore di grande importanza è che l'Art Nouveau non rinnegò l'uso dei macchinari come accadde in altri movimenti contemporanei, come quello di Arts & Crafts, ma vennero usati e integrati nella creazione dell'opera. In termini di materiali adoperati la fonte primaria furono certamente il vetro e il ferro battuto, portando ad una vera e propria forma di scultura e architettura. L'Art Nouveau si configurò come stile ad ampio raggio, che abbracciava i più disparati campi – architettura, design d'interni, gioielleria, design di mobili e tessuti, utensili e oggettistica, illuminazione, ecc. Oggi l'Art Nouveau è considerata precursore dei movimenti più innovativi del ventesimo secolo, come l'espressionismo, il cubismo, il surrealismo, e l'Art Deco.
  • 6. SETTORI La lavorazione del vetro fu un campo in cui questo stile trovò una libera e grandiosa forma espressiva— per esempio, i lavori di Louis Comfort Tiffany a New York o di Émile Gallé e i fratelli Daum a Nancy in Francia. In gioielleria l'Art Nouveau ne rivitalizzò l'arte, con la natura come principale fonte di ispirazione, arricchita dai nuovi livelli di virtuosismo nella smaltatura e nell'introduzione di nuovi materiali, come opali o pietre semipreziose. L'aperto interesse per l'arte giapponese e l'ancora più specializzato entusiasmo per la loro abilità nella lavorazione dei metalli, promosse nuove tematiche e approcci agli ornamenti. Per i primi due secoli l'accento fu posto sulle gemme, specialmente sul diamante, e il gioielliere o l'orafo si occupavano principalmente di incastonare pietre, per un loro vantaggio puramente economico. Ma ora stava nascendo un tipo di gioielleria completamente differente, motivato più da un'artista-designer che da un gioielliere in sola qualità di incastonatore di pietre preziose. Furono i gioiellieri di Parigi e Bruxelles che crearono e definirono l'Art Nouveau in gioielleria, e fu in queste città che vennero creati gli esempi più rinomati. La critica francese dell'epoca fu concorde nell'affermare che la gioielleria stava attraversando una fase di trasformazione radicale, e che la disegnatrice di gioielli francese René Lalique ne era il fulcro. Lalique glorificò la natura nella sua arte, estendendone il repertorio per includere nuovi aspetti— libellule o erba—, inspirati dall'incontro tra la sua intelligenza e l'arte giapponese. I gioiellieri si dimostrarono molto acuti nel richiamarsi con il nuovo stile ad una nobile tradizione guardando indietro, al Rinascimento, con i suoi monili in oro lavorato e smaltato, e la visione del gioielliere come artista prima che artigiano. Nella maggior parte delle opere di quel periodo le pietre preziose retrocessero in un secondo piano. I diamanti furono per lo più utilizzati con un ruolo secondario, accostati a materiali meno noti come il vetro, l'avorio e il corno.
  • 7. PROTAGONISTI • ARCHITETTURA • ILLUSTRAZIONI, GRAFICA • LAVORAZIONE DEL VETRO
  • 8. ARCHITETTURA • Ernesto Basile • Antoni Gaudi • Hector Guimard
  • 9. GRAFICA • Alfons Mucha • Edvard Munch • Henri de Toulouse-Lautrec • Pierre Bonnard
  • 10. LAVORAZIONE DEL VETRO • Louis Comfort Tiffany
  • 11. LOUIS COMFORT TIFFANY L. C. Tiffany era figlio di Charles Lewis Tiffany, co-fondatore della famosa società di gioielleria Tiffany & Co.. I suoi primi studi artistici furono di pittura, allievo di George Inness e Samuel Coleman a New York, e Léon Bailly a Parigi. All'età di 24 anni si interessò alla fabbricazione del vetro e nel 1885 fondò una propria azienda vetraria, dove ideò un processo per la produzione di vetro opalescente che egli promuoveva, quando altri artisti ritenevano migliore il vetro trasparente. Un rivale di Tiffany su questo argomento fu il vetraio rivale John La Farge. Entrambi i punti di vista erano motivati dagli ideali del movimento Arts and Crafts fondato da William Morris in Inghilterra. Nel 1893 la sua azienda introdusse una nuova tecnica, Favrile, per realizzare per soffiatura a mano vasi e coppe. Altra attività principale era la produzione di vetrate a mosaico, ma la sua azienda progettava una gamma completa di elementi di arredo. Egli dedicò tutta la sua competenza alla decorazione della sua nuova casa a Laurelton Hall, sulla Oyster Bay a Long Island, completata nel 1904. La casa fu donata alla sua fondazione per gli studenti di arte assieme a 24,3 ha di terreno, ma venne distrutta da un incendio nel 1957. Tra le aziende fondate da Tiffany troviamo la L.C. Tiffany & Associated Artists, la Tiffany Glass Company, i Tiffany Studios, le Tiffany Furnaces, e le L.C. Tiffany Furnaces. L. C. Tiffany divenne membro della Society of American Artists nel 1877, della National Academy of Design nel 1880, della American Water Color Society e della Societé des Beaux Arts. Nel 1900 ricevette la carica di Cavaliere della Legion d'Onore. Morì il 17 gennaio 1933 e venne sepolto nel Green-Wood Cemetery a Brooklyn, New York, USA.
  • 12. ERNESTO BASILE • Ernesto Basile nacque a Palermo nel 1857. Nel 1890 succedette al padre nella cattedra universitaria e, dopo la morte di lui (1891), concluse l’opera più importante della Palermo ottocentesca, il Teatro Massimo. • La carriera d’architetto a Palermo comprende: Villa Igiea (1899-1900), la Villa Florio dell’Olivuzza (1899-1900), la casa Utveggio (1901-3), il villino Fassini (1903) ora distrutto, il villino Basile (1903-4). Molto attiva fu anche la partecipazione del Basile alle numerose esposizioni sia come progettista di padiglioni architettonici, sia d’ambienti interni ed arredi singoli, avendo avviato dal 1902 un sodalizio con la ditta palermitana Ducrot. Nel 1902 è presente a Torino, nel 1906 a Milano, nel 1911 a Roma e, dal 1903 al 1909, alle Biennali di Venezia. • Morì a Palermo nel 1932. OPERE
  • 13. BASILE: OPERE • Restaurazione Palazzo Montecitorio • Villa Firriato a Canicattì • Villino Florio, Palermo
  • 14. PALAZZO MONTECITORIO • Con l'Unità di Italia nel 1870 e il trasferimento della capitale a Roma, si scelse, dopo aver preso in considerazione diverse soluzioni, Montecitorio come sede della Camera dei deputati. • L'architetto Ernesto Basile (esponente dello stile Stile Liberty), provvide all'opera di adeguamento del palazzo berniniano alle necessità della nuova destinazione con grossi interventi di ampliamento e ristrutturazione. A lui si deve il Transatlantico (lungo e imponente salone, centro informale della vita politica italiana).
  • 15. VILLA FIRRIATO • utopistica colonia agricola voluta nel 1898 dall’agronomo filantropo Federico Gangitano
  • 16. VILLINO FLORIO • viale Regina Margherita a Palermo (1899): Ultimato nel 1902, come padiglione di ricevimento per gli ospiti, il villino interpretava le aspirazioni di una raffinata committenza alto-borghese ad una propria nuova immagine rappresentativa. Gli interni sono stati distrutti in un incendio nel 1962. Il villino è stato restaurato di recente;
  • 17. ANTONI GAUDI • Antoni Plàcid Guillem Gaudí i Cornet (così il suo nome completo), cresciuto in una famiglia di artigiani, si diplomò nel 1878 alla Scuola Superiore di Architettura di Barcellona, ma già prima di diplomarsi riuscì a lavorare con i migliori architetti del tempo. • Nello stesso anno a Parigi durante l'Esposizione Universale avvenne l'incontro fondamentale per Gaudì quello con l'industriale Eusebi Güell y Bacigalupi, che sarà il suo principale mecenate commissionandogli alcune delle sue più famose opere. • Il 7 giugno del 1926 fu investito da un tram. Il suo miserevole aspetto ingannò i soccorritori, i quali lo credettero un povero vagabondo e lo trasportarono all'ospedale della Santa Croce, un ospizio per i mendicanti fondato dai ricchi borghesi della Catalogna. Fu riconosciuto soltanto il giorno successivo dal cappellano della Sagrada Familia, e morì il 10 giugno. OPERE
  • 18. GAUDI: OPERE • Sagrada Família, Barcellona • Casa Milà, Barcellona • Parco Güell, Barcellona • Palazzo Güell, Barcellona • Casa Calvet, Barcellona
  • 19. SAGRADA FAMILIA • l progetto è basato sia sulle versioni ricostruite dei progetti e dei modelli perduti (un incendio nel 1936 distrusse molte tavole progettuali del celebre architetto), sia su adattamenti moderni. • Ogni parte del disegno è ricca di simbolismi cristiani mistici, in quanto Gaudí concepiva la chiesa per essere "l'ultimo grande santuario della cristianità". Gli aspetti che colpiscono di più sono le sue torri affusolate. Un totale di 18 alte torri è previsto, rappresentanti in ordine ascendente di altezza: i 12 apostoli, i 4 evangelisti, la Vergine Maria e, la più alta di tutte, Gesù Cristo. Le torri degli evangelisti saranno sormontate da sculture dei loro simboli tradizionali: un uomo, un toro, un aquila e un leone. La torre centrale del Cristo sarà sormontata da una croce gigante: l'altezza totale delle torri sarà inferiore di un metro a quella del Montjuïc, poiché Gaudí credeva che il suo lavoro non dovesse sorpassare quello di Dio. Le torri più basse sono sormontate da grappoli d'uva, che rappresentano il frutto spirituale.
  • 20. CASA MILA’ Situata sulla Rambla,Casa Milà appare come un blocco monolitico,la facciata porosa di pietra segue il profilo delle strade, diventando arrotondata; i balconi sono decorati da splendide balaustre in ferro battuto. Inoltre vi sono frequenti ripetizioni di archi(catalano e parabolico), che sono elementi originali di Gaudì e mosaici. L'architetto catalano introduce un'innovazione: i due cortili interni non sono rettangolari, ma ovali, con le pareti che si allargano salendo, per cercare di raccogliere tutta la luce possibile.Nella Casa Milà non c'è simmetria; le proiezioni orizzontali dei piani si differenziano l'una dall'altra. Gaudì riesce a comporre in questo modo lo spazio eliminando i muri portanti, poggiando tutto su travi e pilastri. Anche negli interni non ci sono linee rette, e tutto è modellato in modo plastico. L'elemento più originale e Detta anche Pedrera (cava di pietra). straordinario, però, è il tetto, un grande spazio percorribile, attraversato da E' l'ultimo progetto civile che Gaudì realizza a Barcellona, ed è scalette e gradini che seguono i l'opera che più rappresenta la sintesi del genio dell'autore; saliscendi, vigilato da torrette e l'architetto utilizza infatti una tecnica geniale, ben studiata, ma i comignoli con la testa di guerrieri. toni non sono quelli concitati delle altre opere. ALTRE FOTO
  • 21. ALTRE FOTO: CASA MILA’
  • 22. ALTRE FOTO: CASA MILA’
  • 23. ALTRE FOTO: CASA MILA’
  • 24. PARCO GUELL Il parco nasce dall'idea del committente Subito dopo si trova una scalinata adorna di fontane ed di realizzare una città-giardino elementi decorativi, che porta al grande tempio in stile sull'esempio di quelle inglesi, cioè centri dorico-floreale, la cui parte superiore è ornata da un abitati dove sia possibile unire le case motivo rosso che diventa una lunga serie di sedili decorati agli elementi naturali del luogo. Delle 60 da ceramiche policrome. Gaudì inserisce poi numerosi case costruite, però, solo due sono state elementi architettonici che si confondono con il verde del abitate (in una si trasferì Gaudì con la paesaggio, e che hanno lo scopo di unire l'opera umana a famiglia), e il progetto venne quella della natura (creata da Dio). Questo è un tema abbandonato nel 1914. ricorrente nell'arte di Gaudì, devoto e fedele della religione Nello stesso anno il comune di cattolica. Barcellona decide di cambiare il progetto, e di affidare a Gaudì la trasformazione della città-giardino in parco pubblico. Nell'area destinata alle case non fu costruito nulla; si costruì solo nella parte destinata al tempo libero, che, una volta ultimata, riscosse un grande successo. Gaudì realizzò quest'opera dando libero sfogo alla propria fantasia, ricalcando la struttura di un paesaggio naturale.Le mura di cinta seguono il profilo sinuoso della montagna su cui è costruito il parco, e sono ricoperte con frammenti di ceramica rossa e bianca, che ha lo scopo di decorare, ma ha anche una funzione protettiva, in quanto un muro completamente liscio è molto difficile da scalare. L'entrata è situata tra due padiglioni, anch'essi decorati da ceramiche colorate.
  • 25. PALAZZO GUELL E' la seconda opera che Gaudì realizza per il suo mecenate, Eusebi Guell, che voleva ampliare la residenza familiare situata sulla Rambla. Palazzo Guell risulta estremamente innovativo per l'architettura adottata, i materiali utilizzati e le preziose opere realizzate dagli artigiani di quel periodo. La facciata, gotica, non presenta alcuna decorazione all'infuori dei due portali parabolici dell'ingresso, lavorati in ferro battuto, di grande forza espressiva. Ad un esterno povero corrisponde un interno sfarzoso, pieno di ricchezze architettoniche che Gaudì realizza unendo elementi gotici, rococò, arabi ed egizi. Il palazzo è costruito su sei piani, sviluppati attorno a tre elementi importanti che sono la sala della musica, il balcone per l'organo e la cappella.
  • 26. CASA CALVET Eretta tra il 1889 e il 1900, fu eletto miglior palazzo dal Comune di Barcellona nell’anno 1900. Di ispirazione Barocca la casa, ma soprattutto la facciata fu concepita con un prospetto settecentesco, mentre la facciata retrostante appare più razionale e basata sulla semplicità e sulla praticità. L’interno presenta un grande e vasto atrio dove ogni mobile e ogni elemento è concepito come scultura: qui Gaudì’ fa i primi esperimenti sull’uso delle aggregazioni di ossa, articolazioni, fossili come elementi di decorazione che poi riprenderà ampiamente in Casa Battlò 4 anni dopo.
  • 27. HECTOR GUIMARD • Fin dai suoi studi d'architettura, Guimard è sensibilizzato alle teorie di Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc che getta le basi, fin da 1863, dei futuri principi strutturali dell'Art Nouveau. La conversione di Guimard allo stile stesso è da parte sua più circostanziata: si fa in occasione di un viaggio a Bruxelles, dove visita l'hotel Tassel di Victor Horta. La realizzazione più emblematica di quest'epoca, il Castel Béranger (1898), illustra questo momento di transizione che vede la scossa tra queste due eredità : sui volumi geometrici d'ispirazione medioevale della grande opera si sparge a profusione la linea organica "in colpo di frusta" importata dal Belgio. • Muore nel 1942 OPERE
  • 28. GUIMARD: OPERE • Castel Béranger • l'hotel Guimard
  • 29. CASTEL BERANGER Il Castel Béranger è da molti considerato, e non a torto, il capolavoro di Guimard Folle a tal punto nel suo mescolarsi di stili che i contemporanei lo soprannominarono Castel Dérangé (disturbato, sottintendendo mentalmente). E’ presente un mescolarsi di stili, di materiali e di forme, inusuale anche per gli sperimentatori dell'Art Nouveau.
  • 30. HOTEL GUIMARD L'Hotel Guimard e stato costruito da Guimard stesso all'interno della villa Flora come sua residenza. Tra tanti stupefacenti particolari c'è l'ingresso tutto decorato con motivi fitomorfi. Efficace come al solito, anche se semplice e per nulla pesante il movimento della facciata. Tipico l'alternarsi di finestre di varie metrature. Notevole la rottura col passato, che si capisce anche dalle piccole scelte. Ad esempio si osservino le finestre e i balconi, a prescindere dalla tipica forma curva che segue l'ondularsi della facciata. Ogni finestra, ogni balcone è a se stante, segue la sua funzione (vetrate ai piani alti per lo studio dell'artista, finestrelle per i bagni, ecc..), non aderisce a un rigido schema fisso per ogni piano.
  • 31. ALFONS MUCHA • Alfons Maria Mucha nasce a Ivancice, in Moravia. Nel 1879 si trasferisce a Vienna, dove lavora per un'importante compagnia di design teatrale, accrescendo le sue conoscenze tecniche e artistiche. Quando un incendio distrugge le sue possibilità di lavoro, nel 1881, ritorna in Moravia, dove svolge in proprio l'attività di decoratore e di ritrattista. Nel 1887 Mucha si trasferisce a Parigi, proseguendo i suoi studi presso l'Académie Julian e presso l'Academie Colarossi, continuando al contempo a produrre illustrazioni per riviste e manifesti pubblicitari. I lavori di Mucha spesso raffigurano giovani donne in abiti dal taglio neoclassico, circondate da motivi floreali che formano cornici geometriche attorno alla figura. Il suo stile venne subito imitato, nell'arte e nella pubblicità, con esiti Per molti anni si dedica raramente all'altezza dell'originale. al completamento di • Mucha vive negli Stati Uniti d'America dal 1906 al 1910, quello che è quindi ritorna in Europa e si stabilisce a Praga. Cura le considerato il suo decorazioni del Teatro delle Belle Arti e di altri importanti capolavoro, l"Epopea palazzi praghesi. Quando la Cecoslovacchia, dopo la Prima Slava", una serie di grandi dipinti che Guerra Mondiale, ottiene l'indipendenza Mucha disegna descrivono la storia del francobolli, banconote e altri documenti governativi per la popolo slavo. Muore a neonata nazione. Praga il 14 luglio 1939. OPERE
  • 32. EDVARD MUNCH • Munch è il pittore dell'angoscia, per sua ammissione gli unici temi che lo interessano sono l'amore e la morte. L'ombra della morte lo accompagnerà lungo l'arco della sua intera esistenza: muore la madre, mentre è ancora bambino, e, adolescente, assiste alla morte della giovane sorella, logorata dalla tisi. Questi episodi acuiranno la sua sensibilità nervosa, e ne influenzeranno già i primi quadri. • Frequenta l'Accademia di belle arti di Oslo (l'allora Christania), anche grazie a una borsa di studio vinta per le sue capacità tecniche tutt'altro che comuni. Frequenta l'ambiente bohemien di Oslo nel pieno del suo fermento culturale (non si dimentichi che lo stesso Ibsen ne fece parte). • Finita l'Accademia, si reca a Parigi, dove già le sue idee innovative si fanno piùà vive e forti, fino a delinearsi in un quadro come "La Madonna", che, alla sua prima mostra parigina, scandalizza l'intera opinione pubblica da un lato, e attira comunque una piccola frangia di giovani artisti, dall'altro. • L'uso dei colori, la potenza dei suoi rossi (non si dimentichi che spesso Munch usa per la campitura dei quadri un nero perlaceo), la lucidità violenta con cui tratta i suoi temi, lo porteranno ad essere il precusore, se non il primo degli espressionisti (escludendo chi lo era ante litteram, Van Gogh) • La fama non gli concede la felicità; cerca di attutire la sensibilità con l'abuso di alcool; il periodo è travagliato, e si ricovera in una casa di cura per malattie nervose. Famosa è una sua foto in cui seduto in un giardino, sferruzza con della lana (una cura distensiva per chi soffriva di malattie nervose). • La collezione più importante del suo lavoro si trova al Museo Munch a Tøyen (Oslo, Norvegia), dove si trova anche la serie Il fregio della vita che Munch realizzò intorno alla fine del XIX secolo, e cerca di dare conto della sua visione vitale, intesa come il rigenerarsi di amore morte, dipingendo tele enormi. • Alcuni dei suoi dipinti sono nella Galleria Nazionale della capitale norvegese, da ricordare un sole enorme, tela che accoglie gli studenti dell'Università di Oslo. OPERE
  • 33. HENRI DE TOULOUSE-LAUTREC • Nacque il 24 novembre 1864 ad Albi (Francia), figlio unico di una delle famiglie dell’alta aristocrazia francese. La sua infanzia fu segnata da una salute cagionevole che derivava dal fatto che i suoi genitori erano cugini di primo grado, quindi consanguinei. Fu colpito da una rara malattia di malformazione ossea che già all’età di dieci anni gli provocò forti dolori costringendolo al ricovero in ospedale per un anno. Nel 1882 si trasferisce a Parigi con la madre per studiare con il pittore Léon Bonnat, uno dei pittori più illustri dell’epoca, per poi passare nello studio di Fernand Cormon dove conobbe un altro grande pittore Vincent Van Gogh. • Nel 1886 collabora con diversi periodici parigini, come “Le Mirliton”, il “Paris illustré” e “La Chronique médicale”, realizzando disegni umoristici e d’ambiente. • Nel 1891 diventa famoso in tutta Parigi grazie all’enorme successo del suo primo manifesto realizzato per il Moulin Rouge. • Dopo aver trascorso l’inverno tra il 1900 ed il 1901 a Bordeaux, ritornò a Parigi in aprile e completò alcune opere. Il 15 luglio lasciò la capitale francese per l’ultima volta per ritornare sulla costa, ma in agosto, mentre si trovava a Taussat, il suo stato si aggravò e, dopo essere stato colpito da un attacco di paralisi, chiese di essere portato al castello di Malromé, una proprietà della famiglia vicino a Bordeaux, dove abitava la madre. • Henri morì il 9 settembre 1901. OPERE
  • 34. PIERRE BONNARD Nasce a Fontenay-aux-Roses il 3 Ottobre del 1867. Come molti altri pittori dello scorso secolo, frequenta la facoltá di Diritto. A partire dal 1888 entra alla scuola di Belle Arti dove conosce Vuillard e Roussel. Presto debutta come litografo ed il suo talento come illustratore di libri viene notato da "La Revue blanche", tanto che nel 1891 invia delle tele al famoso "Salon des Indépendants". Agli inizi preferisce ritrarre gli aspetti della vita parigina, la Parigi di Mallarmé e di Verlaine. Con il passare del tempo la sua attenzione si sposta verso la campagna e le scene domestiche, tematica comune a numerosi pittori, dopo Degas che l'ha diffusa per primo. L´originalitá della sua pittura parte dal numero dei colori, solo nove oltre al bianco, contro i dodici di Seurat. La sua tavolozza si compone di due gialli, arancione, rosso lacca carminio, blu, viola cobalto ed oltremare, due verdi. La sua passione per i nuovi motivi lo conduce in diverse regioni francesi, in giro per l´Europa, l ´Africa del Nord e gli Stati Uniti. I suoi quadri risentono della luce "marina" della Normandia che diventa l ´assoluta protagonista delle sue tele, dove vibra in tutto lo spazio compositivo, quasi un collante ai soggetti ritratti. Il periodo della seconda guerra mondiale lo trascorre a Le Cannet, nelle Alpi Marittime dove muore nel gennaio del 1947. OPERE
  • 35. MUCHA: OPERE • Gismonda • La Tosca • Zodiaco • Ritratto della figlia Jaroslava • Donna con candela accesa • Donna croata con mele
  • 36. GISMONDA Nel 1894, Mucha, viene incaricato di realizzare un poster per pubblicizzare "Gismonda", un'opera teatrale di Victor Sardou con protagonista Sarah Bernhardt, La finezza del disegno convince Sarah Bernhardt a proporre a Mucha un contratto della durata di 6 anni.
  • 37. LA TOSCA I due manifesti vengono ideati dal pittore moravo durante la collaborazione, durata sei anni, con l’attrice Sarah Bernhardt. Il primo manifesto raffigura l’attrice nei panni d’Amleto nell’omonima tragedia di Shakespeare. Nello sfondo si intravede il fantasma del padre di Amleto, mentre in basso, racchiusa in una cornice è rappresentata la morte di Ofelia. Dalle fotografie di scena, si nota che Mucha ha riprodotto fedelmente la pettinatura dell’attrice, ma ha semplificato il costume. La scena notturna dietro l’eroe danese e il riquadro sottostante con Ofelia morta, trattati come un cammeo in blu, annunciano la decorazione del fregio superiore del Padiglione della Bosnia-Erzegovina all’Esposizione universale del 1900. La seconda affiche viene eseguita nel 1899 per La Tosca di Victorien Sardou. L’artista, che ritrae la Bernhardt con un grande cappello, si servì quasi sicuramente di una fotografia: simili sono, infatti, l’acconciatura, la posa e l’espressione del volto. Le uniche modifiche apportate sono nell’abito che qui risulta più semplificato.
  • 38. ZODIACO Nel corso degli anni, di quest’opera vengono fatti non meno di sette usi differenti. Nata per essere pubblicata solo come un calendario per Champenois, viene acquistata dall’editore di “La Plume” al quale piace così tanto che inizia subito a pubblicizzarla all’interno del suo giornale. Anche in questa litografia Mucha interpreta il gusto e lo stile eclettico in voga in quegli anni a Parigi, una tendenza nella quale si fondono armoniosamente elementi dei preraffaelliti inglesi, come William Morris, suggestioni orientaleggianti e ricordi dell’arte bizantina e iberica. La straordinaria fantasia dimostrata da Mucha nell’invenzione dei sontuosi gioielli che impreziosiscono il collo e la testa di questa figura femminile indusse il gioielliere Fouquet a sceglierlo quale creatore di alcuni monili elaborati sullo stile dei suoi manifesti.
  • 39. RITRATTO DELLA FIGLIA JAROSLAVA Si tratta di una delle numerose effigi della figlia dell’artista, che insieme alla madre Maruska presta il proprio viso anche per una serie di banconote commissionate all’artista dalla nascente Repubblica Cecoslovacca (1919-1929). Su uno sfondo di carta da parati a fiori rossi, che richiama i due garofani che la fanciulla tiene in mano, il pittore ritrae la ragazza in una posa insolita, quasi rannicchiata con i gomiti appoggiati sulle ginocchia, come una bimba intenta ad ascoltare un insolito racconto. La sua bellezza calma e serena è diventata per l’artista il suo nuovo modello femminile, interprete di quel mutamento stilistico avvenuto all’inizio del nuovo secolo.
  • 40. DONNA CON CANDELA ACCESA Realizzato poco dopo il completamento dei disegni per le vetrate della cattedrale di San Vito a Praga, il quadro raffigura una giovane donna avvolta in ricchi abiti che con sguardo enigmatico osserva una candela che si sta consumando. Gli evidenti riferimenti simbolici al trascorrere della vita e allo sfiorire della bellezza accentuano la malinconica avvenenza di questa immagine muliebre. Nel dipinto i contorni marcati e i colori sgargianti delle affiches si sono fatti più sfumati e indefiniti, hanno lasciato il posto a toni più sommessi e pacati.
  • 41. DONNA CROATA CON MELE Durante le sue ricerche per l’Epopea slava, l’artista non solo consultò esperti di storia locale, ma studiò anche l’ambiente e il popolo protagonista delle scene prescelte. Per effettuare la sua ricerca Mucha viaggiò per il paese con una macchina fotografica e un taccuino. Per quanto distaccato, fu un fotografo appassionato e il suo taccuino si riempì di disegni che avrebbero ispirato e arricchito i suoi dipinti. Il Ritratto di ragazza croata è il risultato del suo viaggio studio in questa regione, anche se fu dipinto solo nel 1920, per l’esposizione presso Newcomb, Macklin & Co. a Chicago. L’artista abbandona l’aristocratica bellezza delle sofisticate e altere donne dei suoi primi lavori per la semplicità e l’ingenua grazia di questa giovane donna vestita degli abiti tradizionali.
  • 42. MUNCH: OPERE • Autoritratto sotto maschera di donna • Sera sulla via Karl Johan • Disperazione • L’urlo • Pubertà • La tempesta • Autoritratto all’inferno • Gelosia • Amore e Psiche • Cavallo al galoppo • Uomo al bagno • Autoritratto (uomo che passeggia di notte)
  • 43. AUTORITRATTO SOTTO MASCHERA DI DONNA In questo autoritratto a mezzo busto Munch si ritrae frontalmente, e sullo sfondo domina una tappezzeria a colori forti. Sopra di lui, una maschera dalle fattezze demoniache osserva con atteggiamento impassibile e sarcastico. Il quadro rappresenta una delle tappe fondamentali di quel processo della pittura di Munch che dal naturalismo giunge al simbolismo e che si verifica all’inizio dell’ultimo decennio dell’Ottocento. Molti elementi – la maschera, i colori usati in senso antinaturalistico – rimandano all’arte di Emile Bernard e Paul Gauguin. Il volto dell’artista è immerso in un’atmosfera di malinconica intensità, resa con inquietanti esasperazioni tonali.
  • 44. SERA SULLA VIA KARL JOHAN In quest’occasione il pittore la ripropone nella malinconia della sera, quasi un’antologia figurativa di uno stato d’animo carico d’angosce e di emozioni. Il dipinto sembra immergere di nuovo l’artista nella malinconia provinciale della capitale nordica e nell’ossessione della sua solitudine. La strada di Christiania (la futura Oslo) era già stata dipinta da Munch sia nel 1889 alla maniera del primo impressionismo, sia alcuni anni più tardi con la tecnica di Pissarro e Seurat.
  • 45. DISPERAZIONE Il quadro, che mostra un profilo maschile indefinito proiettato contro l’ambiente circostante, può essere considerato un precedente de Il grido, uno dei dipinti più famosi di Munch, realizzato nel 1893. Davanti a un tramonto rosso sangue, una figura maschile ritratta di profilo si ferma improvvisamente ad ascoltare la voce della propria anima, stretta da un’angoscia che non sembra aver contagiato le due figure che si allontanano con indifferenza verso il fondo. Il pittore trasferisce sulla tela l’esperienza vissuta una sera quando, passeggiando lungo la strada con due amici, fu improvvisamente colto da una profonda angoscia osservando il cielo al tramonto che si era tinto all’improvviso di rosso sangue.
  • 46. L’URLO Nulla di esterno suggerisce l’orrore che induce la strana figura in primo piano a gridare, immagine che materializza e personifica l’angoscia cosmica. Del tutto estranea rispetto al contesto, al paesaggio e all’ambiente circostante, la vittima è sopraffatta dalla consapevolezza di un terrore indicibile che viene dall’interno. Le tinte sono scure: un intenso rosso sangue si libra in modo sinistro sull’orizzonte e urta con le ombre violette del mare in lontananza. Lo stesso violetto si ripete nell’abito della vittima, mentre le mani e la testa sono di un pallido grigio-bruno. La particolare conformazione del paesaggio, che suggerisce un turbinoso movimento, è stata spesso intesa come visualizzazione delle onde sonore. In una litografia del 1895, nella quale Munch riprende il soggetto, l’intensità del contenuto psicologico è ulteriormente accentuata.
  • 47. PUBERTA’ ll dipinto fa parte di una serie di olii dedicati a una figura femminile seduta sul letto, databili fra il 1884 e il 1925-1928. Qui un’adolescente nuda fissa con sguardo inquieto fuori della tela, tenendo, con gesto pudico, le braccia incrociate in grembo. Personificazione delle paure adolescenziali, riflette il turbamento causato da un’esperienza nuova e sconvolgente. Quest’interpretazione del soggetto è basata non soltanto su una lettura dell’atteggiamento e dei lineamenti, ma deriva anche dalla presenza di una grande ombra misteriosa. Sebbene il quadro fosse letto all’epoca della sua esecuzione come un’accusa alla società del tempo, oggi la critica è propensa a credere che in opere come questa Munch giunge a esplorare quella linea di confine tra l’organico e lo psichico che è alla base del pensiero freudiano.
  • 48. LA TEMPESTA Un gruppo di donne davanti a Tutti i personaggi ritratti una casa illuminata si protegge ripetono ossessivamente il dal rumore del vento notturno gesto di coprirsi con le mani le orecchie, che è presente anche che scuote la natura e le anime. nel Grido e nella Madre morta e la bambina e che Munch usa come simbolo di un dolore intollerabile, di un urlo di angoscia che sale dal profondo dell’anima, ancora più terrificante del fragore che proviene dall’esterno. Le finestre illuminate sono un importante elemento pittorico e Munch accentua l’effetto grattando via il colore attorno ai quadrati gialli, che sembrano occhi che penetrano la notte.
  • 49. AUTORITRATTO ALL’INFERNO Gli autoritratti sono per Munch il mezzo con cui scruta e registra gli stati emotivi in un continuo, inesausto esame di coscienza, qui raffigurato anche dalla nudità dell’artista. In contatto con l’ambiente letterario di cui fanno parte Przybyszewsky e Strindberg, l’artista si ispira spesso a tematiche trattate nei testi di questi scrittori; da Strindberg in particolare riprende il tema della “follia” come laboratorio sperimentale, e questo autoritratto ha molti punti in comune con il testo Inferno di Strindberg. Nel quadro l’artista si è rappresentato isolato su un fondo rosso acceso; lo sguardo, angosciato e penetrante, è rivolto all’esterno.
  • 50. GELOSIA Il poeta occupa il primissimo piano, mentre la scena di intonazione biblica è arretrata nella profondità dello spazio pittorico. Eva, in parte coperta da un abito scarlatto, è dipinta nell’atto di cogliere la mela, un’azione traducibile per la mente gelosa della figura in Questa tela abbina il tema di Adamo ed primo piano come percezione Eva al ritratto di Stanislaw Przybyszewski, il di un delitto in flagrante; poeta polacco più volte effigiato da Munch Adamo è raffigurato in abiti nel corso dell’ultimo decennio del secolo. Il moderni. ritratto di Przybyszewski in Gelosia è stato spesso messo in relazione con la presunta relazione di Munch con la moglie del poeta, Dagny Juell.
  • 51. AMORE E PSICHE Anche se il riferimento alla mitologia classica appare occasionale, il titolo è tuttavia in armonia con l’interesse di Munch per la dinamica dei rapporti sentimentali. La tecnica utilizzata, fatta di pennellate dritte, spesse, verticali, è caratteristica della breve fase attraversata da Munch durante gli anni immediatamente precedenti e seguenti il collasso nervoso del 1908 (per esempio, nel dipinto Morte di Marat del 1907, conservato a Oslo, Munch Museet). Il quadro esprime in un certo senso il raggiungimento, nella mente dell’artista, di un equilibrio nella battaglia fra i sessi, in accordo con un nuovo nascente sentimento maturo e positivo; l’uomo non risulta più sottomesso dal potere della femminilità come accadeva nei quadri dedicati al tema del Vampiro (impersonato dalla donna) degli anni Novanta dell’Ottocento.
  • 52. CAVALLO AL GALOPPO Il cavallo irrompe a galoppo sulla neve, fa indietreggiare ai margini gli altri personaggi, presi dal panico, e avanza impetuosamente verso lo spettatore. La piccola figura dell’uomo sul carro contrasta con la possente struttura dell’animale, come se il cavallo raffigurasse la vitalistica forza della natura, contrapposta alla fragilità della razionalità umana: un tema che adombra influssi degli scritti di Nietzsche e che scaturisce dall’esperienza di quel crollo psichico che nel 1908 aveva condotto Munch al ricovero in una clinica di Copenhagen. L’uso di una gamma cromatica dal forte valore simbolico accentua il tema dell’angoscia: i toni del marrone e del rosso sono utilizzati per rappresentare l’animalità sanguigna e contrastano con il freddo colore blu del cavaliere. Il Cavallo al galoppo fu ripreso dall’artista in un’incisione, nel 1915, che ripete in forma semplificata il tema trattato sulla tela.
  • 53. UOMO AL BAGNO Dal 1916 Munch si trasferisce definitivamente a Ekely, presso l’odierna Oslo, lontano dalla città e dai suoi frenetici ritmi. L’artista è alla ricerca di un’esistenza semplice e più vicina alla natura. In questo clima nascono opere come l’Uomo al bagno, nel quale esprime una ritrovata gioia di vivere, in accordo con quelle correnti riformatrici, che larghe pennellate, senza diffuse in Germania sul finire rispettare i contorni, delineano del secolo, predicano la fuga dalla città e la ricerca di immagini sgranate e sfilacciate, modelli di vita alternativi. In i colori si schiariscono, e la loro questi stessi anni si verifica vivacità assimila un’influenza anche un cambiamento nella fauves di ritorno. tecnica pittorica:
  • 54. AUTORITRATTO (UOMO CHE PASSEGGIA DI NOTTE) Il quadro è uno dei numerosi autoritratti eseguiti dal pittore negli ultimi due decenni della sua vita, e seguono, come un diario, anno dopo anno, la sua evoluzione psichica e fisica fino alla morte. Spietatamente, viene messa a nudo la condizione della vecchiaia. In alcune opere l’angoscia della morte è quasi palpabile, come appunto in questo quadro. Impietoso nello studio di se stesso, gli occhi mutati in due fessure scure, Munch presta il suo volto a un personaggio che cammina in una stanza vuota, simbolo della vita ormai priva di emozioni. Lo sguardo rivolto verso l’osservatore sembra comunicare il senso di angoscia e la consapevolezza della fine ormai imminente. Anche le finestre, sbarrate, enfatizzano il senso di solitudine e isolamento.
  • 55. TOULOSE-LAUTREC: OPERE • Al circo Fernando • Ballo al Moulin Rouge • Aristide Bruant all’Ambassadeurs • Al Moulin Rouge • Al Salon di rue des Moulins • Salottino privato
  • 56. AL CIRCO FERNANDO Ribattezzato in seguito circo Medrano, continuò a richiamare gli artisti del primo Novecento ed in particolare Pablo Picasso.Il direttore del circo ed il clown, vestiti di scuro, con le loro forme piatte, si stagliano nettamente contro il pavimento chiaro dell'arena. Per la figura della "Al circo Fernando" è un dipinto ad olio su cavallerizza sembra aver tela di cm 103,2 x 161,3 realizzato nel 1888 posato Suzann Valadon, dal pittore Henri de Toulouse-Lautrec. che ha esordito È conservato al Art Institute di Chicago. effettivamente come Il circo Fernando, aperto nel 1875, divenne trapezista di un circo. una delle grandi attrazioni di Montmartre ed a quel tempo era uno dei cinque circhi permanenti di Parigi.
  • 57. BALLO AL MOULIN ROUGE "Ballo al Moulin Rouge (Dressage des nouvelles par Valentin-le- Désossé)" è un dipinto ad olio su tela di cm 115 x 150 realizzato tra il 1889 ed il 1890 dal pittore Henri de Toulouse-Lautrec. È conservato al Museum of Art di Philadelphia. La rappresentazione che Henri dà del Moulin Rouge, aperto da poco tempo, è una magistrale mescolanza di acuto spirito di osservazione e di esagerazione spinta ai limiti della caricatura. Le tavole del pavimento, nello spazio vuoto tra le figure in primo piano, spingono l'occhio verso i ballerini più lontani, dove una delle vedette, Valentin-le-Désossé, sta Sullo sfondo il pittore disegna della caricature di addestrando una nuova ballerina. personaggi, tra cui un uomo di città coi baffi, una donna dalla fattezze di Jane Avril ed una figura con la bombetta e la faccia grottesca di uno scheletro. Questo dipinto è stato esposto al Salon des Indépendants del 1890.
  • 58. ARISTIDE BRUANT ALL’AMBASSADEURS "Aristide Bruant all'Ambassadeurs" è una litografia a pennello ed a spruzzo di cm 150 x 100 realizzato nel 1892 dal pittore Henri de Toulouse-Lautrec. È conservato al Musée Toulouse-Lautrec di Albi. Aristide Bruant (1851-1923) era uno dei cantanti di cabaret più popolari del tempo, famoso per la traboccante volgarità dei suoi spettacoli (imprecava spesso ed insultava il pubblico). I tratti del cantante sono resi in modo estremamente sintetico, con poche linee di verde oliva (e del nero per le sopracciglia) su uno sfondo completamente piatto. La sciarpa rosso brillante mostra solo poche linee di un tono più scuro per suggerire le pieghe della stoffa. Dietro Bruant, a destra, la figura di un uomo che si appoggia come sulla soglia di una porta è ridotto ad una semplice silhouette.
  • 59. AL MOULIN ROUGE "Al Moulin Rouge" è un dipinto ad olio su tela di cm 123 x 140 realizzato tra il 1892 ed il 1895 dal pittore Henri de Toulouse- Lautrec. È’ conservato all’ Art Institute di Chicago.Le persone raffigurate sono tutte riconoscibili: sullo sfondo si vede lo stesso pittore che cammina in compagnia di suo cugino, Gabriel Tapié de Céleyran, alla loro destra la ballerina "la Goulue" che si aggiusta i capelli allo specchio. Al tavolo siedono varie figure ben note della vita notturna di Montmartre: il critico d’arte Édouard Dujardin, la ballerina spagnola detta “La Macarona” e due amici di Lautrec Guibert e Paul Sescau
  • 60. AL SALON DI RUE DES MOULINS "Al Salon di rue des Moulins" è un dipinto a pastello su carta di cm 111 x 132 realizzato tra il 1894 ed il 1895 dal pittore Henri de Toulouse- Lautrec.È conservato al Musée Toulouse-Lautrec di Albi. Questo quadro raffigura una “casa chiusa” in rue des Moulins con alcune prostitute; la donna in primo piano con la gamba piegata è Mireille, particolarmente affezionata al pittore. Sembra che Henri abbia provato un certo imbarazzo ad esporre questo quadro al pubblico: nella sua personale del 1896 egli espone separatamente i dipinti esposti nelle case chiuse, custodendo la chiave delle sale, che mostra solo a pochissimi invitati.
  • 61. SALOTTINO PRIVATO "Salottino privato" è un dipinto ad olio su tela di cm 55,1 x 46 realizzato nel 1899 dal pittore Henri de Toulouse-Lautrec. È conservato alla Courtauld Gallery di Londra. Questo dipinto è noto anche con il titolo: “Al Rat Mort” o “Cena tête-â-t ête”. Raffigura Lucy Jourdain, un prostituta d’alta classe a cena al Rat Mort, un caffè di Montmartre.Nell’angolo in basso a sinistra è raffigurata una piccola natura morta.
  • 62. BONNARD: OPERE • L'indolente
  • 63. L’INDOLENTE "L’indolente" è un dipinto di cm 93 x 108 realizzato nel 1899 circa dal pittore francese Pierre Bonnard. È’ conservato al Musée d’Orsay di Parigi.Il quadro raffigura una donna, vista dall’alto, sdraiata nuda su un letto; la modella è la moglie del pittore (Marthe). I lineamenti della ragazza si perdono nell’ombra, mentre la luce che entra dalla finestra si posa dolcemente su alcune parti del corpo.