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I Livello - Viticoltura 
La Vite 
ordine famiglia genere sottogenere specie sottospecie 
Rhamnales Ampelidacee 
o Vitacee 
Vitis 
e altri 50 circa 
Euvitis 
e 
Muscadiniae 
Vitis Vinifera, 
Vitis Labrusca, 
Vitis Riparia, 
Vitis Berlandieri, 
Vitis Rupestris 
Sativa 
e 
Silvestris 
La vite è una pianta rampicante della famiglia delle ampelidacee o vitacee che a sua volta appartiene 
dell'ordine dei rhamnales. 
Il genere Vitis delle ampelidacee è quello che interessa dal punto di vista della viticoltura, poiché la 
legge impone che sia la specie Vitis Vinifera il solo ceppo utilizzabile per la produzione di vino. 
Le due sottospecie di Vitis Vinifera sono: 
 Vitis Sativa, quella coltivata e utilizzata per vinificare 
 Vitis Silvestris, quella selvatica, dei boschi 
La pianta della vite è strutturata in due parti: 
 apparato epigeo, che costuisce la vegetazione visibile al di sopra del terreno e presenta questi 
elementi 
 foglie, che possono assumere varie forme ed assorbono acqua e sali minerali, ma 
soprattutto svolgono la funzione di fotosintesi clorofilliana; 
 tralci, che sostengono i capi a frutto 
 fusto o ceppo, è il tronco della vite con funzioni di sostegno 
 apparato ipogeo, che è in sostanza l'apparato radicale il quale ha funzioni di ancoraggio al terreno 
ed assorbimento di acqua e sali minerali 
il grappolo 
Il raspo o rachide o 
graspo, che è 
laramificazione centrale 
tramite la quale è appeso 
al ramo principale; 
le foglie 
i pampini, che uniscono la 
foglia al graspo 
il grappolo, 
l'infruttescenza, a sua volta 
costituito di acini (detti 
anche bacche) di forma 
ovale, rotonda o a corno 
l'acino 
la parete esterna dell'acino si chiama 
pericarpo (buccia) e contiene 
principalmente polifenoli (tannini e 
coloranti) e sostanze aromatiche 
(terpèni); è ricoperto da una sostanza 
cerosa, la pruìna, che contiene alcuni 
lieviti detti starter utili alla 
fermentazione; 
la zona intermedia è invece il 
mesocarpo (polpa) costituita da 
acqua zuccheri e acidi distribuiti in 
maniera nonomogenea; 
il nucleo si chiama endocarpo e 
contiene i vinaccioli (semi) carichi di 
olioe tannini 
la foglia 
Svolge la funzione di respirazione 
e assorbimento di sostanze 
(acqua,sali); i vini sanno quindi 
delle sostanze del luogo 
(es: vicino al mare sono sapidi). 
Altra importante funzione è la 
fotosintesi clorofilliana, il 
processo di conversione 
dell'energia solare in energia 
chimica, con trasformazione di 
acqua e CO2 in ossigeno e 
carboidrati.
2 
La pianta della vite ha due cicli biologici. 
Il ciclo vitale riguarda le varie età della pianta: 
 giovane, fase di improduttività dal 1° al 3° anno 
 adulta, fase di normalità produttiva distinta in 
 crescente, dal 4° al 5° anno 
 costante, dal 6° al 20-25° anno 
 vecchia, oltre i 30 anni (anche se in realtà le viti con piede-franco possono risultare 
costanti addirittura fino ai 100 anni) 
Il ciclo annuale di una vite è rappresentato dalle fasi che si succedono ogni anno e si divide in 
tre sottocicli (fasi fenologiche): 
 Attività radicale 
 pianto, durante il periodo di dormienza la linfa vitale va dalle radici alle foglie. Dai tralci 
escono gocce di linfa (pianto della vite) 
 Vegetativo 
 germogliamento, in aprile 
 accrescimento dei germogli , sviluppo dei rami normali e di quelli anticipati 
(femminelle), va da aprile ad agosto 
 agostamento, da agosto a novembre, maturazione del germoglio che da verde diventa 
marrone 
 riposo, dalla defogliazione di dicembre fino al germogliamento di aprile 
 Riproduttivo 
 comparsa grappolini, con sviluppo e formazione dei fiori 
 fioritura, nella prima metà di giugno apertura dei fiori (antési) e fecondazione con il 
polline (unione) 
 allegagione verso la metà di giugno passaggio dal fiore al frutto 
 ingrossamento, fino alla metà di agosto (dipende dalle varietà) accrescimento degli acini 
 invaiatura verso la metà di agosto colorazione delle bacche (in questa fase si può 
procedere all'eliminazione dei grappoli in eccesso per prediligere la qualità rispetto alla 
quantità) 
 maturazione, crescita del rapporto zuccheri/acidi all'interno delle bacche fino a 
settembre-ottobre 
La vite è purtroppo soggetta ad alcune avversità che possono influire negativamente sulla 
produzione finale. 
Queste avversità si possono così classificare: 
 non parassitarie, sono il gelo invernale, le gelate primaverili, la grandine, la carenza e/o 
l'eccesso di minerali, siccità o eccesso idrico (asfissia radicale), erbicidi, ecc.; 
 parassitarie, con malattie provocate da 
 virus (arricciamento, accartocciamento fogliare, suberosi corticale, legno riccio) 
 funghi (peronospora, mal dell'esca, oidio) 
 animali (ragnetti, tignole, fillossera, nematodi)
3 
L'ecosistema viticolo 
e le regole per la qualità produttiva 
I fattori che influenzano la coltivazione di un vigneto sono certamente legati al territorio e al 
suo clima, ma è la mano dell'uomo che armonizza tutte le componenti. 
E' ciò che i Francesi chiamano TERROIR: 
Schema di Fregoni 1985 
 il vitigno 
 scelta del vitigno 
 il terreno 
 esposizione al sole 
 profilo 
 suolo 
 suddivisione in zone (zonazione) 
secondo idoneità (montagna e collina 
sono migliori di pianura ed aree 
vicine ai corsi d'acqua) 
 il clima 
 vento 
 umidità 
 temperatura 
 l'uomo 
 potatura 
 concimi 
 sistemi di allevamento 
Le regole principali per una moderna viticoltura sono: 
 ELEVATA DENSITA' DI IMPIANTO 
 BASSA E CONCENTRATA FORMA DI ALLEVAMENTO 
 BASSO N° GEMME PER CEPPO 
 BASSO N° ACINI SUL GRAPPOLO 
Per un vino di qualità la scelta del vitigno è per forza legata al territorio nel quale si produrrà il vino 
stesso: i vini di maggior successo sono quelli prodotti con uve che si sono perfettamente integrate 
nell'ambiente pedoclimatico. 
La legislazione in materia impone infatti dei disciplinari dai quali non si può prescindere, perciò per 
produrre sotto una denominazione è obbligatorio impiantare i vitigni autorizzati e/o raccomandati 
nella misura ammessa dai regolamenti e soprattutto indirizzarsi verso le cultivar autoctone: la 
tendenza attuale è quella di far ricorso ai cosiddetti vitigni internazionali, spesso più facili da 
impiantare e più costanti nella produzione, ma i vitigni qualitativi italiani sono il vero punto di 
riferimento per una vitivinicoltura di qualità. 
La scelta dei cloni migliori dovrà portare a una produzione bassa, a grappoli più piccoli e compatti e 
ad una maggiore concentrazione di sostanze da estrarre durante la vinificazione. 
Intorno alla fine del 1800 la Vitis Labrusca giunta dall'America nascondeva un grave malanno per i 
vitigni: la fillossera, un parassita che attaccava le radici e lentamente distruggeva la specie europea. 
Si verificò una catastrofe ambientale e morì la quasi totalità dei vigneti. 
I tentitativi di arginare il fenomeno si rivelarono un insuccesso dopo l'altro, finché si cominciò a 
reimpiantare i vitigni adottando la tecnica dell'innesto di marza autoctona europea (la marza è una 
porzione di tralcio) su portainnesti provenienti dall'America, perché la fillossera non sembra gradire 
le radici americane. 
Restano comunque alcuni pregiati vitigni autoctoni come il Nebbiolo e la Barbera che si sono salvati 
soprattutto in alta quota o vicino alle zone sabbiose dove non prolifera la fillossera. Attualmente 
l'unico paese al mondo "piede-franco", cioè totalmente autoctono, è il Cile.
4 
innesto a 
spacco 
innesto a 
gemma 
Per la propagazione delle barbatelle di vite si utilizza la tecnica 
dell'innesto. 
Gli elementi sono il portainnesto o piede, cioè la porzione della pianta 
provvista di apparato radicale, e poi la marza, una porzione di tralcio con 
una o più gemme, che si salda all'innesto. 
I metodi di innesto più conosciuti sono due: 
 a doppio spacco inglese (ad omega), utilizzato nell'Italia del 
Centro/Nord; si esegue al tavolo; 
 alla maiorchina (a gemma) utilizzato soprattutto nell'Italia 
meridionale e insulare; si esegue direttamente in campo 
Per la scelta del vitigno occorre effettuare uno studio delle caratteristiche ambientali per 
individuare anche il portainnesto migliore, nel senso che dovrà resistere e adattarsi al meglio 
a quelle condizioni e non altre, come umidità, siccità, calore, freddo, vento, ecc. 
Allo stesso tempo sarà molto importante la scelta della marza perché risulti fruttifera e sana. 
Si definisce: 
 selezione clonale la generazione di un clone per via vegetativa, 
 selezione massale la creazione di una serie di esemplari dalle migliore piante di un 
vigneto, 
 selezione individuale la moltiplicazione dei migliori singoli vitigni.
5 
Situazione geografica-orografica - di Angelo Petracci 
La vite dà uve migliori in collina piuttosto che in pianura: l'inclinazione del suolo, detta 
giacitura, assicura un superiore drenaggio, un maggiore impatto dei raggi del sole e 
conseguentemente una maggiore attività vegetativa e una migliore maturazione dei frutti. Più 
si procede verso nord, più dovrà aumentare la pendenza. 
In pianura l'esposizione è minore in quanto ripartita su una superficie più estesa, sono più 
frequenti le gelate primaverili, assai pericolose in quanto la pianta comincia a germogliare. 
A parità di latitudine e di giacitura conta poi l'esposizione: i vigneti orientati a sud godono di 
una maggiore esposizione al sole e quindi tale condizione dovrà essere ricercata soprattutto 
nelle zone nordiche. 
Nella scelta della posizione del vigneto va poi tenuto conto del tipo di vitigno: tanto più il 
clima è freddo tanto più verranno scelte uve a maturazione precoce. 
Altro elemento che condiziona il clima locale è dato dalla presenza di montagne, foreste, 
fiumi e laghi che proteggono le vigne dai venti freddi, assicurano un serbatoio di umidità 
durante la stagione calda e svolgono una importante azione termoregolatrice. 
La vite si adatta a qualsiasi tipo di terreno ma lo stesso vitigno non dà uve uguali se coltivato 
in terreni dalle caratteristiche differenti. 
Il suolo è costituito da un sottile strato coltivabile influenzabile dalle culture dell'uomo, e da 
una parte sottostante le cui caratteristiche sono date dalla conformazione geologica 
originaria. E' qui che la pianta della vite affonda le sue radici principali e si influenza il 
carattere del vino. 
Le caratteristiche del sottosuolo sono importanti in primo luogo per il drenaggio che 
assicurano alla pianta e per i sali minerali in esso contenuti: il terreno ciottoloso-permeabile 
assicura drenaggio, quindi buona maturazione delle uve (vini ad alta gradazione, fini ed 
intensamente profumati). Inoltre i ciottoli, poco fertili, obbligano la pianta ad affondare nel 
sottosuolo le radici e quindi il vino sarà ricco di estratti minerali. Se i ciottoli sono di colore 
bianco riflettono sulla pianta i raggi solari, i ciottoli scuri accumulano invece il calore e lo 
rilasciano di notte permettendo un maturazione a temperature senza eccessivi sbalzi. 
Da non trascurare è il grado di acidità del terreno: in Europa i vini migliori provengono da 
terreni calcarei e alcalini mentre in California provengono da terreni neutri o acidi. 
E' importante anche il colore del suolo: 
 suoli di colore scuro si riscaldano e favoriscono la maturazione del frutto; 
 quelli chiari sono più freddi, ritardano la maturazione e quindi favoriscono vini di 
maggiore acidità. 
In sostanza la natura del terreno influisce sulle caratteristiche del vino: 
 i terreni sabbiosi daranno vini scarichi di colore e di estratto ma delicati e fini; 
 i terreni calcarei generano vini ricchi di alcol e profumi 
 i terreni ciottolosi danno vita a vini alcolici e di elevata qualità 
 i terreni un po' argillosi portano a vini longevi, ricchi di estratto e acidità 
Dopo la scelta del terreno e del vitigno in base al clima e all'orografia si esegue lo scasso del 
terreno: si tracciano quindi i filari, gli interfilari e le capezzagne (strade di accesso in terra 
battuta lungo le testate dei campi) e si sistemano i tutori e i fili di ferro su cui appoggerà la 
vite.
In collina sono utilizzate le sistemazioni a girappoggio o traverso, cioé filari che sono 
paralleli alla cima e frenano il dilavamento; se la pendenza è considerevole (es: Cinque 
Terre, Valtellina) si può ricorrere ai terrazzamenti, in caso di pendenze meno forti (minori 
del 20%) si può scegliere la sistemazione a ritocchino che segue in modo perpendicolare la 
linea da monte a valle. 
Ognuna di queste sistemazioni tende ad evitare il dilavamento del terreno (cioé l'erosione da 
parte dello scorrimento delle acque) e a favorire la meccanizzazione delle potature e della 
raccolta. 
Ma a tal fine, oltre alla sistemazione del vigneto i vignaioli adottano anche altri accorgimenti: 
la pratica dell'inerbimento consiste nel far crescere nella vigna erbe che impediscono il 
dilavamento del terreno e nei terreni umidi permettono l'utilizzo dei macchinari senza che 
questi schiaccino il terreno rendendolo troppo compatto (questo fenomeno favorisce l'umidità 
che può produrre lo sviluppo di malattie). 
La pacciamatura consiste nel coprire il terreno con aterilae organico come paglia e pula. Si 
limita in questo modo l'evaporazione, si incrementa la struttura del terreno aumentando così 
la penetrazione della pioggia. 
Altra tecnica è quella del sovescio, la coltivazione di piante leguminose che seminate tra 
agosto e dicembre vengono interrate in primavera. 
Un parametro fondamentale per determinare la densità di impianto per ettaro è il sesto di 
impianto, la distanza cioè tra i filari e tra le piante di un filare, che influisce sulla qualità del 
vino perché la densità obbliga le piante ad entrare in competizione e ad affondare le radici 
nel sottosuolo per trovare spazio vitale. La pianta vegeta di meno, matura meglio i grappoli 
ed il sottosuolo, più ricco di sali minerali, determina una maggiore qualità del vino. La 
densità ottimale per una viticoltura di qualità è comunemente indicata è di 6-7000 ceppi per 
ettaro. 
6
7 
Situazione pedoclimatica - di Angelo Petracci 
La vite è una pianta molto resistente, ma nonostante questa capacità di adattamento alcune 
condizioni climatiche ne permettono un migliore sviluppo in funzione della produzione di vino 
di qualità. 
Le temperature medie annue non devono essere inferiori ai 10°C con una media intorno ai 
20°C in estate e -1°C in inverno. La quantità di calore è molto importante in quanto è 
preferibile una maturazione costante delle uve, che produca vini profumati ed equilibrati. 
Fondamentale è inoltre il freddo invernale, in quanto favorisce sia la maturazione del legno 
che l'eliminazione dei parassiti. 
Altra importante variabile sono le precipitazioni, perché mantengono il terreno umido e 
favoriscono la maturazione dei frutti, soprattutto se si concentrano in inverno e primavera, 
con temperature fresche. E' invece dannosa la pioggia che cade durante la fioritura e durante 
la vendemmia, quando diluisce la concentrazione del succo degli acini. Nei paesi dove fa 
molto caldo si interviene con irrigazioni, una pratica da noi in Italia ritenuta discutibile e 
addirittura vietata in Francia per quanto concerne le AOC. 
Per quanto detto finora circa l'importanza dei fattori climatici e orografici risulta chiaro il 
motivo per cui ogni paese si è specializzato nella produzione di determinate tipologie di vino: 
 le zone molto calde danno uve zuccherine e con poca acidità e quindi vengono prodotti 
vini liquorosi; 
 le zone più fredde danno uve con meno zuccheri e maggiore acidità, quindi vini meno 
alcolici e più acidi; 
 le zone a clima intermedio, come la Francia centrale e l'Italia settentrionale si 
caratterizzano per la produzione di vini rossi e bianchi di corpo pieno. 
L'ultimo parametro da prendere in considerazione è dato dal microclima che è 
determinato dal sistema di potatura, dall'inerbimento del terreno, dalla distanza tra le 
piante, la distanza tra i filari e la distanza delle piante dal terreno. Il tendone per esempio 
protegge le piante dall'eccessiva insolazione ma allo stesso tempo ne diminuisce la capacità di 
maturazione delle uve. 
Il microclima rappresenta in sostanza le particolari condizioni climatiche che si vengono 
a creare nel singolo vigneto, a poca distanza dal suolo.
8 
Il lavoro in vigna 
Altro importante fattore è la potatura della pianta. Nella scelta della tecnica vanno tenuti in 
considerazione il clima, il tipo di terreno, il grado di umidità della zona. 
I sistemi di allevamento sono numerosi e sono classificati per: 
 l'altezza del tronco 
o bassa, 
o media, 
o alta 
 l'altezza dei capi a frutto 
o potatura corta, (cordone speronato, alberello ecc..) forma in genere più 
pratica nella gestione (nessuna legatura dei tralci in fase di potatura) e 
spesso facilmente meccanizzabile (Gdc, cordoni alti) 
o media/mista, tipo che prevede sia tralci lunghi (8-15 gemme) che tralci 
corti (2-3 gemme); un esempio di questo tipo di potatura è quella utilizzata 
nel Guyot; 
o lunga, conserva tralci di lunghezza media di 10-20 o più gemme; questa 
forma di allevamento è in genere molto espansa e con sesti di impianto 
larghi 
 lo sviluppo dei tralci 
o orizzontale, 
o verticale, 
o inclinato
9 
I principali sistemi di allevamento 
CORDONE SPERONATO: il fusto della pianta può arrivare a un 
metro di altezza; la potatura è fatta in modo da far sviluppare 
un andamento orizzontale su un filo di ferro sul quale si 
trovano gli speroni (i tralci). 
GUYOT: prende il nome dallo studioso francese che lo ha 
ideato. Sul fusto alto 50-80cm vengono lasciati uno sperone 
con 2 gemme e un capo a frutto con 10-12 gemme o meno. Per 
tale possibilità di scelta del numero di gemme viene definito a 
potatura mista. Durante la potatura si asporta il vecchio capo 
a frutto (taglio del passato), mentre dei 2 germogli formatisi 
dalle 2 gemme lasciate sull'altro sperone quello più vicino al 
ceppo è accorciato a 2 gemme (taglio del futuro) e l'altro 
destinato alla produzione (taglio del presente) viene legato 
orizzontalmente ad un filo di ferro. 
ALBERELLO: sistema a potatura corta, 30-40cm da terra. Su di 
esso vengono allevate alcune branche che portano ciascuna 
uno o più speroni, con una o due gemme. E' adottato nelle 
zone calde all'interno di buche che proteggono i grappoli dai 
venti caldi, nelle zone fredde perché la poca altezza permette 
di sfruttare il calore. Poco produttivo non si avvale di sostegni. 
PERGOLA: sotto questo nome vanno numerose forme di 
allevamento che si differenziano da regione a regione. 
Particolarmente usata nel Triveneto ha come caratteristica di 
base quella di formare un vero e proprio tetto vegetale. 
SYLVOZ: adatto alle grandi produzioni, prevede un tralcio 
orizzontale alto da cui dipartono i rami fruttiferi arcuati verso 
il basso. Una variante dello Sylvoz è il sistema CASARSA che 
prevede l'impianto di due viti contro lo stesso palo (tutore 
metallico in acciaio zincato) e l'andamento orizzontale dei 
tralci legnosi. Si forma così un cordone permanente con un 
imponente sviluppo fogliare che offre una buona protezione ai 
grappoli.

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  • 1. 1 I Livello - Viticoltura La Vite ordine famiglia genere sottogenere specie sottospecie Rhamnales Ampelidacee o Vitacee Vitis e altri 50 circa Euvitis e Muscadiniae Vitis Vinifera, Vitis Labrusca, Vitis Riparia, Vitis Berlandieri, Vitis Rupestris Sativa e Silvestris La vite è una pianta rampicante della famiglia delle ampelidacee o vitacee che a sua volta appartiene dell'ordine dei rhamnales. Il genere Vitis delle ampelidacee è quello che interessa dal punto di vista della viticoltura, poiché la legge impone che sia la specie Vitis Vinifera il solo ceppo utilizzabile per la produzione di vino. Le due sottospecie di Vitis Vinifera sono:  Vitis Sativa, quella coltivata e utilizzata per vinificare  Vitis Silvestris, quella selvatica, dei boschi La pianta della vite è strutturata in due parti:  apparato epigeo, che costuisce la vegetazione visibile al di sopra del terreno e presenta questi elementi  foglie, che possono assumere varie forme ed assorbono acqua e sali minerali, ma soprattutto svolgono la funzione di fotosintesi clorofilliana;  tralci, che sostengono i capi a frutto  fusto o ceppo, è il tronco della vite con funzioni di sostegno  apparato ipogeo, che è in sostanza l'apparato radicale il quale ha funzioni di ancoraggio al terreno ed assorbimento di acqua e sali minerali il grappolo Il raspo o rachide o graspo, che è laramificazione centrale tramite la quale è appeso al ramo principale; le foglie i pampini, che uniscono la foglia al graspo il grappolo, l'infruttescenza, a sua volta costituito di acini (detti anche bacche) di forma ovale, rotonda o a corno l'acino la parete esterna dell'acino si chiama pericarpo (buccia) e contiene principalmente polifenoli (tannini e coloranti) e sostanze aromatiche (terpèni); è ricoperto da una sostanza cerosa, la pruìna, che contiene alcuni lieviti detti starter utili alla fermentazione; la zona intermedia è invece il mesocarpo (polpa) costituita da acqua zuccheri e acidi distribuiti in maniera nonomogenea; il nucleo si chiama endocarpo e contiene i vinaccioli (semi) carichi di olioe tannini la foglia Svolge la funzione di respirazione e assorbimento di sostanze (acqua,sali); i vini sanno quindi delle sostanze del luogo (es: vicino al mare sono sapidi). Altra importante funzione è la fotosintesi clorofilliana, il processo di conversione dell'energia solare in energia chimica, con trasformazione di acqua e CO2 in ossigeno e carboidrati.
  • 2. 2 La pianta della vite ha due cicli biologici. Il ciclo vitale riguarda le varie età della pianta:  giovane, fase di improduttività dal 1° al 3° anno  adulta, fase di normalità produttiva distinta in  crescente, dal 4° al 5° anno  costante, dal 6° al 20-25° anno  vecchia, oltre i 30 anni (anche se in realtà le viti con piede-franco possono risultare costanti addirittura fino ai 100 anni) Il ciclo annuale di una vite è rappresentato dalle fasi che si succedono ogni anno e si divide in tre sottocicli (fasi fenologiche):  Attività radicale  pianto, durante il periodo di dormienza la linfa vitale va dalle radici alle foglie. Dai tralci escono gocce di linfa (pianto della vite)  Vegetativo  germogliamento, in aprile  accrescimento dei germogli , sviluppo dei rami normali e di quelli anticipati (femminelle), va da aprile ad agosto  agostamento, da agosto a novembre, maturazione del germoglio che da verde diventa marrone  riposo, dalla defogliazione di dicembre fino al germogliamento di aprile  Riproduttivo  comparsa grappolini, con sviluppo e formazione dei fiori  fioritura, nella prima metà di giugno apertura dei fiori (antési) e fecondazione con il polline (unione)  allegagione verso la metà di giugno passaggio dal fiore al frutto  ingrossamento, fino alla metà di agosto (dipende dalle varietà) accrescimento degli acini  invaiatura verso la metà di agosto colorazione delle bacche (in questa fase si può procedere all'eliminazione dei grappoli in eccesso per prediligere la qualità rispetto alla quantità)  maturazione, crescita del rapporto zuccheri/acidi all'interno delle bacche fino a settembre-ottobre La vite è purtroppo soggetta ad alcune avversità che possono influire negativamente sulla produzione finale. Queste avversità si possono così classificare:  non parassitarie, sono il gelo invernale, le gelate primaverili, la grandine, la carenza e/o l'eccesso di minerali, siccità o eccesso idrico (asfissia radicale), erbicidi, ecc.;  parassitarie, con malattie provocate da  virus (arricciamento, accartocciamento fogliare, suberosi corticale, legno riccio)  funghi (peronospora, mal dell'esca, oidio)  animali (ragnetti, tignole, fillossera, nematodi)
  • 3. 3 L'ecosistema viticolo e le regole per la qualità produttiva I fattori che influenzano la coltivazione di un vigneto sono certamente legati al territorio e al suo clima, ma è la mano dell'uomo che armonizza tutte le componenti. E' ciò che i Francesi chiamano TERROIR: Schema di Fregoni 1985  il vitigno  scelta del vitigno  il terreno  esposizione al sole  profilo  suolo  suddivisione in zone (zonazione) secondo idoneità (montagna e collina sono migliori di pianura ed aree vicine ai corsi d'acqua)  il clima  vento  umidità  temperatura  l'uomo  potatura  concimi  sistemi di allevamento Le regole principali per una moderna viticoltura sono:  ELEVATA DENSITA' DI IMPIANTO  BASSA E CONCENTRATA FORMA DI ALLEVAMENTO  BASSO N° GEMME PER CEPPO  BASSO N° ACINI SUL GRAPPOLO Per un vino di qualità la scelta del vitigno è per forza legata al territorio nel quale si produrrà il vino stesso: i vini di maggior successo sono quelli prodotti con uve che si sono perfettamente integrate nell'ambiente pedoclimatico. La legislazione in materia impone infatti dei disciplinari dai quali non si può prescindere, perciò per produrre sotto una denominazione è obbligatorio impiantare i vitigni autorizzati e/o raccomandati nella misura ammessa dai regolamenti e soprattutto indirizzarsi verso le cultivar autoctone: la tendenza attuale è quella di far ricorso ai cosiddetti vitigni internazionali, spesso più facili da impiantare e più costanti nella produzione, ma i vitigni qualitativi italiani sono il vero punto di riferimento per una vitivinicoltura di qualità. La scelta dei cloni migliori dovrà portare a una produzione bassa, a grappoli più piccoli e compatti e ad una maggiore concentrazione di sostanze da estrarre durante la vinificazione. Intorno alla fine del 1800 la Vitis Labrusca giunta dall'America nascondeva un grave malanno per i vitigni: la fillossera, un parassita che attaccava le radici e lentamente distruggeva la specie europea. Si verificò una catastrofe ambientale e morì la quasi totalità dei vigneti. I tentitativi di arginare il fenomeno si rivelarono un insuccesso dopo l'altro, finché si cominciò a reimpiantare i vitigni adottando la tecnica dell'innesto di marza autoctona europea (la marza è una porzione di tralcio) su portainnesti provenienti dall'America, perché la fillossera non sembra gradire le radici americane. Restano comunque alcuni pregiati vitigni autoctoni come il Nebbiolo e la Barbera che si sono salvati soprattutto in alta quota o vicino alle zone sabbiose dove non prolifera la fillossera. Attualmente l'unico paese al mondo "piede-franco", cioè totalmente autoctono, è il Cile.
  • 4. 4 innesto a spacco innesto a gemma Per la propagazione delle barbatelle di vite si utilizza la tecnica dell'innesto. Gli elementi sono il portainnesto o piede, cioè la porzione della pianta provvista di apparato radicale, e poi la marza, una porzione di tralcio con una o più gemme, che si salda all'innesto. I metodi di innesto più conosciuti sono due:  a doppio spacco inglese (ad omega), utilizzato nell'Italia del Centro/Nord; si esegue al tavolo;  alla maiorchina (a gemma) utilizzato soprattutto nell'Italia meridionale e insulare; si esegue direttamente in campo Per la scelta del vitigno occorre effettuare uno studio delle caratteristiche ambientali per individuare anche il portainnesto migliore, nel senso che dovrà resistere e adattarsi al meglio a quelle condizioni e non altre, come umidità, siccità, calore, freddo, vento, ecc. Allo stesso tempo sarà molto importante la scelta della marza perché risulti fruttifera e sana. Si definisce:  selezione clonale la generazione di un clone per via vegetativa,  selezione massale la creazione di una serie di esemplari dalle migliore piante di un vigneto,  selezione individuale la moltiplicazione dei migliori singoli vitigni.
  • 5. 5 Situazione geografica-orografica - di Angelo Petracci La vite dà uve migliori in collina piuttosto che in pianura: l'inclinazione del suolo, detta giacitura, assicura un superiore drenaggio, un maggiore impatto dei raggi del sole e conseguentemente una maggiore attività vegetativa e una migliore maturazione dei frutti. Più si procede verso nord, più dovrà aumentare la pendenza. In pianura l'esposizione è minore in quanto ripartita su una superficie più estesa, sono più frequenti le gelate primaverili, assai pericolose in quanto la pianta comincia a germogliare. A parità di latitudine e di giacitura conta poi l'esposizione: i vigneti orientati a sud godono di una maggiore esposizione al sole e quindi tale condizione dovrà essere ricercata soprattutto nelle zone nordiche. Nella scelta della posizione del vigneto va poi tenuto conto del tipo di vitigno: tanto più il clima è freddo tanto più verranno scelte uve a maturazione precoce. Altro elemento che condiziona il clima locale è dato dalla presenza di montagne, foreste, fiumi e laghi che proteggono le vigne dai venti freddi, assicurano un serbatoio di umidità durante la stagione calda e svolgono una importante azione termoregolatrice. La vite si adatta a qualsiasi tipo di terreno ma lo stesso vitigno non dà uve uguali se coltivato in terreni dalle caratteristiche differenti. Il suolo è costituito da un sottile strato coltivabile influenzabile dalle culture dell'uomo, e da una parte sottostante le cui caratteristiche sono date dalla conformazione geologica originaria. E' qui che la pianta della vite affonda le sue radici principali e si influenza il carattere del vino. Le caratteristiche del sottosuolo sono importanti in primo luogo per il drenaggio che assicurano alla pianta e per i sali minerali in esso contenuti: il terreno ciottoloso-permeabile assicura drenaggio, quindi buona maturazione delle uve (vini ad alta gradazione, fini ed intensamente profumati). Inoltre i ciottoli, poco fertili, obbligano la pianta ad affondare nel sottosuolo le radici e quindi il vino sarà ricco di estratti minerali. Se i ciottoli sono di colore bianco riflettono sulla pianta i raggi solari, i ciottoli scuri accumulano invece il calore e lo rilasciano di notte permettendo un maturazione a temperature senza eccessivi sbalzi. Da non trascurare è il grado di acidità del terreno: in Europa i vini migliori provengono da terreni calcarei e alcalini mentre in California provengono da terreni neutri o acidi. E' importante anche il colore del suolo:  suoli di colore scuro si riscaldano e favoriscono la maturazione del frutto;  quelli chiari sono più freddi, ritardano la maturazione e quindi favoriscono vini di maggiore acidità. In sostanza la natura del terreno influisce sulle caratteristiche del vino:  i terreni sabbiosi daranno vini scarichi di colore e di estratto ma delicati e fini;  i terreni calcarei generano vini ricchi di alcol e profumi  i terreni ciottolosi danno vita a vini alcolici e di elevata qualità  i terreni un po' argillosi portano a vini longevi, ricchi di estratto e acidità Dopo la scelta del terreno e del vitigno in base al clima e all'orografia si esegue lo scasso del terreno: si tracciano quindi i filari, gli interfilari e le capezzagne (strade di accesso in terra battuta lungo le testate dei campi) e si sistemano i tutori e i fili di ferro su cui appoggerà la vite.
  • 6. In collina sono utilizzate le sistemazioni a girappoggio o traverso, cioé filari che sono paralleli alla cima e frenano il dilavamento; se la pendenza è considerevole (es: Cinque Terre, Valtellina) si può ricorrere ai terrazzamenti, in caso di pendenze meno forti (minori del 20%) si può scegliere la sistemazione a ritocchino che segue in modo perpendicolare la linea da monte a valle. Ognuna di queste sistemazioni tende ad evitare il dilavamento del terreno (cioé l'erosione da parte dello scorrimento delle acque) e a favorire la meccanizzazione delle potature e della raccolta. Ma a tal fine, oltre alla sistemazione del vigneto i vignaioli adottano anche altri accorgimenti: la pratica dell'inerbimento consiste nel far crescere nella vigna erbe che impediscono il dilavamento del terreno e nei terreni umidi permettono l'utilizzo dei macchinari senza che questi schiaccino il terreno rendendolo troppo compatto (questo fenomeno favorisce l'umidità che può produrre lo sviluppo di malattie). La pacciamatura consiste nel coprire il terreno con aterilae organico come paglia e pula. Si limita in questo modo l'evaporazione, si incrementa la struttura del terreno aumentando così la penetrazione della pioggia. Altra tecnica è quella del sovescio, la coltivazione di piante leguminose che seminate tra agosto e dicembre vengono interrate in primavera. Un parametro fondamentale per determinare la densità di impianto per ettaro è il sesto di impianto, la distanza cioè tra i filari e tra le piante di un filare, che influisce sulla qualità del vino perché la densità obbliga le piante ad entrare in competizione e ad affondare le radici nel sottosuolo per trovare spazio vitale. La pianta vegeta di meno, matura meglio i grappoli ed il sottosuolo, più ricco di sali minerali, determina una maggiore qualità del vino. La densità ottimale per una viticoltura di qualità è comunemente indicata è di 6-7000 ceppi per ettaro. 6
  • 7. 7 Situazione pedoclimatica - di Angelo Petracci La vite è una pianta molto resistente, ma nonostante questa capacità di adattamento alcune condizioni climatiche ne permettono un migliore sviluppo in funzione della produzione di vino di qualità. Le temperature medie annue non devono essere inferiori ai 10°C con una media intorno ai 20°C in estate e -1°C in inverno. La quantità di calore è molto importante in quanto è preferibile una maturazione costante delle uve, che produca vini profumati ed equilibrati. Fondamentale è inoltre il freddo invernale, in quanto favorisce sia la maturazione del legno che l'eliminazione dei parassiti. Altra importante variabile sono le precipitazioni, perché mantengono il terreno umido e favoriscono la maturazione dei frutti, soprattutto se si concentrano in inverno e primavera, con temperature fresche. E' invece dannosa la pioggia che cade durante la fioritura e durante la vendemmia, quando diluisce la concentrazione del succo degli acini. Nei paesi dove fa molto caldo si interviene con irrigazioni, una pratica da noi in Italia ritenuta discutibile e addirittura vietata in Francia per quanto concerne le AOC. Per quanto detto finora circa l'importanza dei fattori climatici e orografici risulta chiaro il motivo per cui ogni paese si è specializzato nella produzione di determinate tipologie di vino:  le zone molto calde danno uve zuccherine e con poca acidità e quindi vengono prodotti vini liquorosi;  le zone più fredde danno uve con meno zuccheri e maggiore acidità, quindi vini meno alcolici e più acidi;  le zone a clima intermedio, come la Francia centrale e l'Italia settentrionale si caratterizzano per la produzione di vini rossi e bianchi di corpo pieno. L'ultimo parametro da prendere in considerazione è dato dal microclima che è determinato dal sistema di potatura, dall'inerbimento del terreno, dalla distanza tra le piante, la distanza tra i filari e la distanza delle piante dal terreno. Il tendone per esempio protegge le piante dall'eccessiva insolazione ma allo stesso tempo ne diminuisce la capacità di maturazione delle uve. Il microclima rappresenta in sostanza le particolari condizioni climatiche che si vengono a creare nel singolo vigneto, a poca distanza dal suolo.
  • 8. 8 Il lavoro in vigna Altro importante fattore è la potatura della pianta. Nella scelta della tecnica vanno tenuti in considerazione il clima, il tipo di terreno, il grado di umidità della zona. I sistemi di allevamento sono numerosi e sono classificati per:  l'altezza del tronco o bassa, o media, o alta  l'altezza dei capi a frutto o potatura corta, (cordone speronato, alberello ecc..) forma in genere più pratica nella gestione (nessuna legatura dei tralci in fase di potatura) e spesso facilmente meccanizzabile (Gdc, cordoni alti) o media/mista, tipo che prevede sia tralci lunghi (8-15 gemme) che tralci corti (2-3 gemme); un esempio di questo tipo di potatura è quella utilizzata nel Guyot; o lunga, conserva tralci di lunghezza media di 10-20 o più gemme; questa forma di allevamento è in genere molto espansa e con sesti di impianto larghi  lo sviluppo dei tralci o orizzontale, o verticale, o inclinato
  • 9. 9 I principali sistemi di allevamento CORDONE SPERONATO: il fusto della pianta può arrivare a un metro di altezza; la potatura è fatta in modo da far sviluppare un andamento orizzontale su un filo di ferro sul quale si trovano gli speroni (i tralci). GUYOT: prende il nome dallo studioso francese che lo ha ideato. Sul fusto alto 50-80cm vengono lasciati uno sperone con 2 gemme e un capo a frutto con 10-12 gemme o meno. Per tale possibilità di scelta del numero di gemme viene definito a potatura mista. Durante la potatura si asporta il vecchio capo a frutto (taglio del passato), mentre dei 2 germogli formatisi dalle 2 gemme lasciate sull'altro sperone quello più vicino al ceppo è accorciato a 2 gemme (taglio del futuro) e l'altro destinato alla produzione (taglio del presente) viene legato orizzontalmente ad un filo di ferro. ALBERELLO: sistema a potatura corta, 30-40cm da terra. Su di esso vengono allevate alcune branche che portano ciascuna uno o più speroni, con una o due gemme. E' adottato nelle zone calde all'interno di buche che proteggono i grappoli dai venti caldi, nelle zone fredde perché la poca altezza permette di sfruttare il calore. Poco produttivo non si avvale di sostegni. PERGOLA: sotto questo nome vanno numerose forme di allevamento che si differenziano da regione a regione. Particolarmente usata nel Triveneto ha come caratteristica di base quella di formare un vero e proprio tetto vegetale. SYLVOZ: adatto alle grandi produzioni, prevede un tralcio orizzontale alto da cui dipartono i rami fruttiferi arcuati verso il basso. Una variante dello Sylvoz è il sistema CASARSA che prevede l'impianto di due viti contro lo stesso palo (tutore metallico in acciaio zincato) e l'andamento orizzontale dei tralci legnosi. Si forma così un cordone permanente con un imponente sviluppo fogliare che offre una buona protezione ai grappoli.