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PROFESSIONE
FOTOREPORTER:
STORIE, STRUMENTI E
NUOVI LINGUAGGI
WORKSHOP A CURA DI
Perugia, Aprile 2018
AGF è nata a Roma
nel 1976. Da allora col-
labora con i maggiori quo-
tidiani e periodici. Produce servizi
fotografici e video su assignment
sia per le più importanti testate gior-
nalistiche che per case editrici, grandi
aziende e festival internazionali.
AGF offre una vasta scelta di immagini
e video. L’attualità nazionale e inter-
nazionale che riguarda la politica, la
cultura, lo spettacolo, l’arte è affianca-
ta da un’importante settore Creative.
Più di 13 milioni di immagini arric-
chiscono l’archivio AGF attraverso
il contributo di molte agenzie inter-
nazionali e di un centinaio di fo-
tografi professionisti.
AGF può soddisfare i media, il settore
pubblicitario, l’editoria scolastica,
il marketing, con immagini di alta
qualità che vanno dalle news alla
scienza, dal food alla natura, alle foto
aeree, alla storia, con un incremento
giornaliero di migliaia di immagini e
servizi fotografici completi.
Accanto all’archivio digitale, AGF con-
serva materiale su pellicola, bianco e
nero e colore, composto da circa tre
milioni di immagini in corso di digi-
talizzazione, oltre alla distribuzione di
importanti collezioni internazionali
consente un’ampia scelta nel campo
della fotografia storica.
PRESENTAZIONE DEL
WORKSHOP:
Il workshop è articolato in quattro
momenti diversi. Si affronterà la na-
scita e lo sviluppo dell’agenzia foto-
giornalistica, l’organizzazione interna
del flusso di lavoro, come negli ultimi
anni quest’ultimo si è modificato e
quali sono i possibili scenari futuri del
mercato del fotogiornalismo in
generale.
Si esamineranno poi gli aspet-
ti del lavoro del fotogiornalista:
come seguire le notizie, come
seguire un evento e come svi-
lupparlo in base alla tipologia.
Si approfondirà il processo che
porta alla realizzazione di un
servizio fotografico: la scelta del
soggetto e del punto di vista,
la possibilità di raccontare una
tematica attraverso una storia
particolare e la capacità di saper-
si muovere nelle situazioni comp-
AGF:
BREVE STORIA DI UN’AGENZIA
FOTOGRAFICA
Mettiamo a
disposizione
l’esperienza
decennale dei
professionisti
del settore
indagando la
direzione verso
cui si sta
evolvendo il
mestiere del
fotogiornalista
lesse sul campo.
A seguire ci concentreremo sullo
Storytelling e su come una notizia
diventa una storia per immagini.
Parleremo del concetto d’iden-
tità visiva prendendo in esame
due Case History: Il racconto
del 72esimo Festival del Cinema
di Venezia attraverso gli scatti
con l’iPhone per un assignment
di Vanity Fair Italy e il reportage
#ActionAidOlympics, un videore-
portage sulle Olimpiadi a Rio de
Janeiro del 2016.
Per finire faremo il punto sugli
strumenti a disposizione del re-
porter oggi e sulle possibilità di
sviluppo del personal branding
grazie a internet.
Oggi è impossibile per un pro-
fessionista del fotogiornalimo
rinunciare a definire la propria
identità online, quindi parleremo
dell’uso dei social media, dell’im-
portanza di un portfolio online,
delle innovative possibilità date
dalle tante app dedicate al set-
tore.
2 3
4 5
SPEAKER WORKSHOP
Enrica Scalfari
CEO AGF e Fotografa
RACCONTO DI UN’ARCHIVIO:
Cosa significa gestire un’agenzia giornalistica: ieri, oggi e domani
Enrica Scalfari, responsabile della AGF, fotografa da circa 30
anni. Si è occupata principalmente di reportage e ritratti,
collaborando alla realizzazione di diversi libri.
Uno degli ultimi lavori è un viaggio fotografico a Roma realiz-
zato attraverso una serie di finestre, naturali cornici di inedite
vedute della città.
Alessandro Serranò
Fotoreporter
IL FOTOGIORNALISTA SUL CAMPO:
La gestione e lo svolgimento pratico del lavoro di fotoreporter
Alessandro Serranò nasce a Roma il 30/07/1979, dove vive
e lavora. Frequenta un corso di fotogiornalismo e reportage
sociale presso l’associazione Officine Fotografiche di Roma
tenuto dal fotografo Dario De Doiminicis, il Master in Foto-
giornalismo presso l’ISFCI di Roma e partecipa a Workshop
internazionali. Dopo aver lavorato con l’agenzia Catholic Press
Photo, inizia la collaborazione con AGF, per cui realizza servizi
sia in Italia che all’Estero.
Dal 2016 inizia a sperimentare la fotografia mobile legata al
social network Instagram, realizzando numerosi progetti fo-
tografici e collaborando alla creazione delle pagine ufficiali di
Quirinale e Polizia di Stato - Questura di Roma. Un suo servizio
realizzato per il quotidiano La Stampa è stato selezionato ed
esposto al Festival di Fotogiornalismo di Perpignan - Visa Pour
L’Image.
Luigi Narici
Fotoreporter e Videomaker
LO STORYTELLING - OLTRE IL FOTOGIORNALISMO:
Capire l’identità visiva e lo storytelling attraverso i case history
Fotografo e Filmmaker. Attento alle evoluzioni della tec-
nologia, delle forme della comunicazione e dei linguaggi
multimediali, il suo percorso si è sempre mosso sulla linea
di una ricerca continua al fine di raccontare storie dai mondi
della realtà. Dallo star system alle tematiche sociali, dalle
culture giovanili a quelle dello spettacolo... il mondo in tutte le
sue sfaccettature e soprattutto nei suoi contrasti. Mai lontano
dall’attualità si muove, con uno sguardo personale, sotto la
superfice della cronaca e degli eventi cercando punti di vista
alternativi per raccontare aspetti e storie che si nascondono
dietro la notizia. I suoi reportage sono stati pubblicati dalle
maggiori riviste nazionali e internazionali.
Flavia Scalambretti
Fotografa e Social Media Expert
FOTOREPORTER 3.0 PERSONAL BRANDING E SOCIAL NETWORK
Gli strumenti indispensabili al fotogiornalista di domani
Si avvicina al mondo della fotografia al liceo, così decide con
i primi risparmi di comprare la sua prima macchina fotogra-
fica e di seguire i corsi di reportage e post-produzione presso
Officine Fotografiche. Si laurea in Scienze della Comunicazione,
svolgendo la tesi “Prospettive del Fotogiornalismo nella società
digitalizzata”. Partecipa nel 2011 ad uno stage di 6 mesi in AGF,
per cui lavora tutt’oggi come social media manager e ricercatri-
ce iconografica.
Grazie per aver partecipato al workshop di AGF
al Festival Internazionale del Giornalismo di
Perugia.
Speriamo di aver fatto chiarezza su quello che
è il complesso scenario in cui, chi decide di la-
vorare nell’ambito del fotogiornalismo, si trova
ad operare.
Abbiamo preparato per te questo fascicolo dedicato
a quelle che sono le competenze e gli strumenti
necessari per completare e saper promuovere la
propria figura professionale di reporter.
Abbiamo fatto il punto sugli aspetti imprescindibili
dell’editing fotografico di un progetto o un
reportage, della struttura di un
buon portfolio e un buon sito
web dedicato, dell’uso
corretto dei social media,
ai principi base del
personal branding
e infine di alcuni
tools veramente
utili ai professionisti
del settore.
Un saluto da
tutto il
team AGF
Alla prossima!
DISPENSE DEL WORKSHOP:
GUIDA AGLI STUMENTI PRATICI E ALLE COMPETENZE
INDISPENSABILI AL FOTOREPORTER
Uno strumento
utile per orientarsi
al fine di
migliorare la
propria figura
professionale
di fotoreporter
6 7
8 9
COSA VUOLDIRE FARE
“L’EDITING“ DELLE PROPRIE FOTO?
L’editing è l’arte di mettere insieme le im-
magini, ed è nello stesso tempo un atto cre-
ativo, autoriale, progettuale.
Posti davanti alle immagini scattate spesso
è complesso dare un senso al lavoro, averne
progettualità: entrano in gioco tutte le con-
sapevolezze acquisite, entra in gioco il gusto
personale e soprattutto la capacità di raccon-
tare con armonia.
Detto questo, non esistono regole fonda-
mentali che vi permettono di fare un editing
perfetto e tutto può essere valido nella misu-
ra in cui possa essere “sinfonicamente” giu-
sto. Negli anni ho compreso che l’editing ha
moltissime affinità con la musica. Una nota
fuori posto “un’immagine messa lì per caso”
può mandare tutto quanto in un’altra direzione.
Delle regole base ci sono, e sono più che al-
tro regole di buon senso:
- essere stilisticamente coerente
- avere una continuità narrativa
- avere lo stesso tono
- l’autore deve argomentare la propria storia
in modo tale che il lettore possa capire cosa
si sta raccontando.
- mettere da parte la vostra emotività (o affi-
darvi ad un photo editor).
Il buon senso aiuta a capire che le alter-
nanze chiuso/aperto, luce/buio, lontano/vi-
cino siano un rischio se non ben ponderate:
comprendere che il primo senso usato dal
lettore è la vista implica il fatto che si com-
prende la portata degli impulsi dati al cer-
vello.
Mandarlo in confusione fa si che avvenga
una lettura non coerente e soprattutto a sin-
ghiozzo.
Scritto da Lucrezia Alessia Riccardi
10 11
Alla base potrebbe esserci un problema di
chiarezza del lavoro, prima di fare un editing
si deve avere chiaro cosa si è raccontato.
Passare da un aspetto della storia all’altro
è complicato e ci vogliono degli elementi
di raccordo fra un momento e l’altro. Non è
sempre facile trovare questo scatto e spes-
so ci si affida alla casualità a qualcosa che
nonostante tutto “ci sta bene”. La scelta
spesso si rivela un passo falso, un vero az-
zardo.
La cosa ideale è individuare la storia - anche
scrivendola per sommi capi - e poi cercare di
tradurre questa storia con le immagini.
Se la storia si basa su un preciso progetto
(es. una serie di ritratti, una serie di paesag-
gi, un viaggio etc) all’interno delle foto deve
esserci lo stesso tone of voice, la stessa for-
za espressiva. La coerenza, difficilissima da
trovare. Eppure semplicissima da capire: se
sto fotografando un fiore perché sto raccon-
tando dei fiori non posso improvvisamente
mettere una foglia.
Stessa coerenza si chiede, ovviamente per
la forma stilistica scelta: passare da colore a
B/N potrebbe non essere la scelta vincente.
Dettequestesemplicicose,metteteledaparte.
Negli anni ho imparato che fare editing
richiede fondamentalmente due cose pre-
cise: avere conoscenza vera, approfondita
e sentita di quello che si sta raccontando, il
classico “sentirlo dentro” e avere più cono-
scenze possibili, che siano fotografiche, ar-
tistiche, sociali, musicali. L’editing diventa
un tutt’uno con quello che si conosce. Non
c’è un vero limite alla creatività, il vero limite
è la mancanza di conoscenza e il limite della
visione delle cose.
Possosceglieredifareuneditingdissonante,
mescolando stampe antiche e stampe mo-
derne, rielaborare, stampare su carta o fo-
tografare uno schermo: non c’è il non posso
fare, esiste solo nella misura della fisicità.
Il problema vero è come posso fare questa
cosa, stilisticamente corretta, creativa, sen-
za perdermi nel discorso e senza che la cre-
atività tolga valore al mio messaggio.
Vi diranno che l’editing si fa con le foto stam-
pate e vi assicuro che è bellissimo farlo con
le stampe, che si allineano e si mescolano,
i primi editing di solito vengono fatti così.
Realmente sta a voi, è una vostra libera
scelta. Di come preparare un portfolio ne
parleremo dopo.
Partiamodalpresuppostocheaveteilvostro
mucchietto di foto. Le avete stampate le
tenete fra le mani.
Ok, non le aprite ancora.
COSA VADO A
RACCONTARE?
Una volta che abbiamo chiaro cosa volete
dire agli altri - e azzardatevi a pensarlo senza
didascalie, di cui parleremo dopo - pensate
ad una cronistoria e pensate a come tras-
portarla nel vostro portfolio. A me aiuta mol-
tissimo la musica: voglio che sia una sinfo-
nia? Un concerto pop? Come potrei definire
questa storia? Una volta chiaro il racconto,
mettete a terra le foto.
12 13
COSA DEVO FARE?
Adesso inizia la fase decluttering.
È un lavoro di sgrossatura vera e propria, in
cui si eliminano le foto imperfette. Quelle
foto che al senso finale del racconto non
servono, stilisticamente diverse, le classiche
fuori tema, i doppioni, oppure quelle che a
livello di composizione si somigliano trop-
po.
Decluttering Part II: cercare e separare le foto
che sono fondamentali, quelle che costituis-
cono davvero la storia che sto cercando di
raccontare.
A queste, abbinerò delle foto che sono di
appoggio o di contrasto, senza essere ridon-
danti. Fra queste cercare le più chiare se
sono di appoggio, quelle che aggiungono
qualcosa o quelle che possono creare quel
momento di shock. Le immagini fisse, quelle
che mettono gli accenti alle foto sono quelle
che l’occhio memorizzerà prima. A queste,
aggiungiamo una serie di scelte che pos-
sono essere di contorno, congiunzione, ac-
compagnamento per lo spettatore.
Prendetevi tempo, siamo solo all’inizio.
Declutering Part III: scegliere definitivamente
l’ordine. Un rapido check alle foto scelte vi
aiuterà a capire se le basi (quelle foto che
chiameremo necessarie) sono corrette e che
scandiscono i tempi del racconto.
Fare un check delle foto di accompagna-
mento, scegliendo fra quelle che avevamo
selezionato massimo due immagini.
Fare uno scarto finale delle foto di raccordo
guardando attentamente se stilisticamente
e visivamente non creano confusione nel
racconto (e fidatevi, un elemento in più che
vi disturba lo vedrete subito).
Una buona regola che ho imparato da
Giovanna Calvenzi, photo editor che ha visto
il passaggio dalla carta al Web, è “non com-
plicarti la vita”. Me lo disse mentre mi stavo
arrampicando in un editing davvero impro-
babile, puro esercizio di stile.
Ho imparato a gestire i pieni e i vuoti, a ca-
pire che spesso può essere anche il colore a
fare da filo rosso per un buon editing. Che le
foto fondamentali vi si paleseranno davanti
gli occhi e che la storia, se la amate e conosce-
te, verrà fuori da sola.
Considerate l’editing come una storia, con
un incipit, il contesto, attacco della storia,
definizione della storia, un elemento di con-
trasto o un secondo livello, la narrazione,
l’apice della storia, chiusura (2 foto) e coda:
questa scansione temporale è la migliore e
quella più usata.
Potete optare per un editing musicale (sono
quelli che preferisco), avete un incipit, una
strofa-ritornello-bridge-strofa-ritornello-co-
da, o andare a blocchi, che resta sempre più
complesso, almeno che non abbiate pen-
sate ad un progetto che veda la ripetizione
A-B-C.
Tutto questo è altamente opinabile: come
vi dicevo non c’è una regola aurea per l’edi-
ting, i 3/3 non esistono. Capita anche a me,
quando con altre colleghe facciamo un edi-
ting con le stesse foto e ognuna di noi chie-
de all’altra “a cosa ti serve questa?”.
Se cercate bene non troverete mai libri di
editing, e mi sento di consigliarvene solo
uno, quello di Augusto Pieroni “Portfolio” ed.
Postcart, un vero manuale che vi può spie-
gare bene le basi della cultura dell’editing,
che sono quelle che anche io ho imparato in
anni di lavoro.
Unanotasuiphotoeditor:figurecontroverse
della cultura giornalistica, negli ultimi anni
si sono specializzati in linguaggi che vanno
oltre la carta stampata.
Amati e odiati dai fotografi sono considerati
da alcuni come detrattori del lato autoriale
del lavoro.
Da photo editor devo dire che questa
definizione non è corretta: il photo editor
non lavora da solo, seduto ad un tavolo lu-
minoso (una volta, ora di solito è un com-
puter) e oltre scegliere la foto da abbinare al
testo, il fotografo con il linguaggio giusto per
raccontare l’evento, è qualcuno che ascol-
ta il fotografo e lo segue, step by step, nella
composizione dell’opera (o della canzone,
della narrazione, tutto ciò che per voi è un
editing). Il photo editor non giudica e basta,
vi dice cosa non va e cosa correggere.
Un buon photo editor, spiega, chiede, ascol-
ta.
Quando? Dove?
Alle letture Portfolio
14 15
IL PORTFOLIO, UNA BREVE NOTA:
COME SI FA, QUANDO SI FA
L’editing finale - almeno che non stiamo
parlando di libri e mostre - ha una sua
concretizzazione nelle letture portfolio che
si fanno spesso durante i festival/eventi di
fotografia (Savignano, MIA, Perugia Social
Photo Fest, Fotoleggendo, per citarne solo
alcuni).
Come si fa?
Può essere fatto con un computer (e arrivate
preparati, non temporeggiate alla ricerca
del file) sistemando le foto in slideshow
senza effetti o con le foto stampate, sceglie-
te un formato pratico, non piccolissimo.
Dedicate tempo alla scelta della stampa,
dedicate tempo alla scelta del sostegno e
del contenitore con cui presenterete il port-
folio.
È dare una concretezza al lavoro che si è fat-
to fino ad ora.
Le letture portfolio sono un momento di
confronto con professionisti del settore che
possono aiutarvi a fare chiarezza sul vostro
lavoro.
Non prendete le critiche che vi fanno come
sconfitte, siate consapevoli che possono
essere un punto di partenza per migliorare
il proprio lavoro.
PERSONAL BRANDING
COME MI FACCIO TROVARE
Instagram, siti, concorsi.
Oltre le letture portfolio. Di solito si rispon-
de così ai fotografi che chiedono “come fac-
cio ad emergere”. Sicuramente tutto questo
serve.
Qualche addetto ai lavori vi dirà che bi-
sogna vincere uno dei tanti concorsi.
Quello che posso dire io in dieci anni di pro-
fessione è che bisogna prima di tutto com-
prendere davvero quello che sia facendo.
Prendere una macchina fotografica oggi è
molto semplice, la tecnologia ha aperto le
porte ad un mezzo bellissimo e smartphone
sempre più tecnologici rendono la fotogra-
fia sempre più mobile photography.
Non amo le etichette, e questa cosa l’ho im-
parata nel tempo, e non c’è un giusto modo
di fare fotografia, c’è il come racconti le
cose. Non serve andare in posti lontanissi-
mi, questo ve lo dicono sempre, ma a volte
non serve nemmeno andare sotto casa.
Quello che il più delle volte manca ai fo-
tografi più giovani è la pazienza di osservare
le cose, comprenderle, farle proprie e racco-
ntarle con la macchina fotografica.
Spesso si rincorre la notizia per una pubbli-
cazione che durerà 24 ore nel migliore dei
casi e mentre tutti i fotografi sono concen-
trati su una precisa notizia si perde quello
che sta succedendo intorno.
Ladifficoltàstanelriuscireadattivareicana-
li giusti per trovare il modo di raccontare. E
quindi, oggi, essere un buon fotografo - ma
è una mia personalissima opinione - è un
esercizio di meditazione quotidiana su ciò
16 17
che vediamo. È un allenamento a superare
le barriere, a sperimentare, a comprendere
senza fermarsi alla prima cosa che vediamo.
È un amore sconfinato per ciò che i vostri
occhi vedranno. Quell’entusiasmo e quella
gioia che ho trovato in tantissimi ragazzi che
condividevano con me il loro studio quotidi-
ano nel cercare di raccontare qualcosa.
Siete dei fotografi e vi chiedo ogni giorno
di mettervi alla prova in questo esercizio di
comprensione logica e umana di ciò che i
vostri occhi vedono. Anche una piccolissima
storia può essere qualcosa che vale la pena
di raccontare.
Quando il vostro portfolio sarà completo,
secondo voi perfetto e valido, quello che
potete fare è registrare semplicemente un
dominio col vostro nome e cognome. I siti
dei fotografi sono più o meno molto simili.
Quello che secondo me, da photo editor è
davvero importante, è la chiarezza nelle di-
dascalie. Dovete raccontare brevemente il
vostro scatto.
Ovviamente qui valgono tutte le regole di un
buon sito, ossia l’attenzione alla SEO e alle
chiavi di ricerca che possono sicuramente
aiutare ad essere trovati.
Anche qui non c’è un modo giusto per fare
un sito, la regola less is more in ogni caso è
sicuramente la più valida. Il sito è il vostro
contenitore a cui dovete dedicare tempo,
cura e attenzione. Rendete la visione delle
foto rapida, chiara, semplice. Evitate cose
complesse, siti pieni di effetti e complessi
nella navigazione.
Non vi dico di farlo uguale a Flickr ma siate
semplici e lineari.
Altro sito che può essere utile allo scopo è
www.photoshelter.com, che sono sicura
conoscete già perfettamente. Offre template
semplici, molto versatili, oltre ad essere
estremamente responsive.
Ai photo editor fa piacere ricevere piccole
newsletter con i lavori dei fotografi o link al
sito. Presentatevi, fatevi vedere e soprattutto
sentire. Si, spesso sono i photo editor a tro-
varvi, ma nulla vi vieta di far “girare” il vostro
lavoro. Evitate di mandare codici QR, vi assi-
curo, sarà una mail cestinata.
Instagram vi offre sicuramente un modo ve-
loce, rapido ed efficace per farvi trovare. È
anche uno dei social più fluidi degli ultimi
anni a cui va dedicato almeno ogni giorno
un paio di ore.
Ci sono profili davvero splendidi, composti
magistralmente anche in maniera comples-
sa.
Per questo e per la fotografia che possia-
mo definire mobile vi consiglio di leggere
“iRevolution” di Irene Allison, ed. Postcart,
uno dei testi italiani più recenti che esplo-
ra il mondo della fotografia fatta dai device
mobili.
18 19
TESTI A CURA DI
Lucrezia Alessia Ricciardi
Photoeditor e Social
Media Content
Studio Storia dell’arte moderna e contemporanea e poi
cambio strada e mi dedico alla fotografia. Frequento il corso
di Photo Editing e ricerca iconografica prima presso la Scuola
Romana di Fotografia poi a Officine Fotografiche di Roma
con Tiziana Faraoni. Scrivo di fotografia per diverse riviste, nel
2009 divento caporedattrice presso la webzine eosarte.eu, per
concludere, nel 2014, la mia formazione presso il Cfp Bauer
di Milano, studiando photo editing e ricerca iconografica
con Giovanna Calvenzi. Seguo diversi progetti come photo
editor free lance, occupandomi di archivi fotografici, progetti
editoriali, mostre. Nel 2010, seguo l’editing del progetto Napoli
di Mario Spada, recentemente acquisito dal Museo MAXXI di
Roma. Negli ultimi tempi lavoro soprattutto nel campo dei
social media e dell’uso della fotografia, soprattutto per gli
aspetti che riguardano il personal branding e lo storytelling.
Da dicembre 2017 sono Digital PR della ONG Karibu, con sede
in Ghana, Ruanda e Italia, con cui sviluppo progetti mirati
alla conoscenza e allo scambio della cultura africana in Italia,
formazione ed empowerment, assistenza ai migranti e richie-
denti asilo. Mi occupo anche della Rete Antitratta, cercando
quanto più possibile di spiegare cosa davvero accade alle
donne che dall’Africa vengono portare in Italia - e non solo - e
che spesso finiscono per essere delle vere schiave. Anche per
Karibu seguo e sviluppo progetti video e fotografici di
reportage, collaborando con diverse realtà, italiane e africane.
r.alessia@gmail.com
https://www.linkedin.com/pub/lucrezia-alessia-ricciardi/43/723/b36
https://www.facebook.com/L.AlessiaRicciardi?ref=bookmarks
https://www.instagram.com/materica/
www.thepinkflamingo.it
20 21
IL FOTOREPORTER 3.0
Se si vuole fare del fotogiornalismo la pro-
pria professione, bisogna innanzitutto ca-
pire in quale contesto di mercato ci si vuole
inserire.
Il mondo della fotografia, e con esso quello
della fotografia a scopo editoriale, ha subito
forti stravolgimenti dovuti a più fattori.
La disponibilità sul mercato di attrezzatura
professionale a basso costo e la presenza
nel nostro smartphone di una fotocamera
ha aumentato in modo esponenziale il con-
sumo e la produzione fotografica, creando
di conseguenza una grande disponibilità
d’immagini (e di aspiranti fotografi!).
I siti di microstock hanno mangiato una
gran parte del settore fotografico pubblicita-
rio vendendo le immagini a pochi centesimi,
mentre la fotografia Editorial si vede sorpas-
sata in alcuni contesti dal citizen journalism.
Inoltre, l’aumento della fruizione online del-
le notizie rispetto ai canali tradizionali porta
alla diminuzione di risorse economiche per
quest’ultime. Certo, si può aspirare sempre
a una pubblicazione online, ma i ricavati
per il fotografo saranno nettamente inferiori
rispetto al cartaceo.
Ma uno dei cambiamenti più significativi in-
veste senza dubbio i ritmi con cui si svolge
questa professione. Internet scandisce i
tempi dell’informazione senza perdere un
colpo, in un flusso costante, velocizzando
tutti i meccanismi ad essa legati.
Un buon fotogiornalista dovrà essere
costantemente connesso e informato su ciò
che accade, dovrà essere in grado di capire
velocemente se muoversi per seguire una
notizia e, una volta che avrà finito di scat-
tare, dovrà essere altrettanto veloce a inol-
trare nei giusti canali il suo lavoro.
Scritto da Flavia Scalambretti
22 23
Visti così, i risultati dell’avvento della di-
gitalizzazione del flusso dell’informazione
sembrano tutti esclusivamente negativi.
Questo però non è vero. L’integrazione di
Internet e delle sue funzioni nella nostra
esistenza ha aperto delle nuove possibilità
che possiamo sfruttare a nostro vantaggio
anche in questo settore.
Grazie ai Social Network possiamo rag-
giungere un pubblico più ampio ed en-
trare in contatto con i colleghi e profes-
sionisti, oltre che poter svolgere opera-
zioni di marketing mirato e a basso costo.
Internet ha aperto le porte a nuove modalità
di vendita e promozione, saperle sfruttare
significa sopravvivere in un mercato selvag-
gio dalla concorrenza spietata.
Il nostro curriculum di reporter, attraverso il
sito - portfolio, di cui ogni buon reporter è
dotato, è potenzialmente disponibile 24 ore
su 24 a tutti i photoeditor del mondo.
Tutto sta nel capire come raggiungerli in
maniera efficace, e questo è alla base dello
studio del Personal Branding.
Come si applica il Personal Brandig?
Essenzialmente, significa pianificare una
strategia di Personal Brand Identity che sia
in grado di dare risalto ai nostri punti di for-
za e ci permetta di conseguire un obiettivo a
breve, medio, o lungo termine.
Detto in modo ancora più semplice, si studia
il proprio lavoro e le proprie capacità per
promuoversi al meglio la propria immagine
professionale.
A livello pratico, si comincia dall’ap-
profondire la conoscenza di se stes-
si: può sembrare una fase banale, ma
identificare le peculiarità del nostro la-
voro e individuare il settore specifico di
mercato in cui si vuole collocare ci por-
terà ad aver svolto metà dell’opera.
Tramite questa operazione di fatto si sta
già identificando di conseguenza il tar-
get di riferimento della nostra strategia di
COSA SIGNIFICA FARE PERSONAL BRANDING?
marketing, perchè si stanno rintracciando
gli ambiti e i destinatari per cui è pensato il
nostro lavoro fotografico.
Per vincere l’assordante concorrenza che
vi aspetta sarà una mossa vincente identi-
ficare, inoltre, almeno un valore aggiunto,
il più delle volte rappresentato da compe-
tenze specifiche che arricchiscono la nostra
proposta: software come Photoshop, Light-
room, Indesign, videomaking e videoediting,
conoscenza di lingue straniere, possibilità di
utilizzo di droni o riprese a 360°, etc.
La somma delle nostre capacità è la carta
per emergere dalla massa.
Ora non vi resta che lavorare alla vostra
immagine online: comprate un dominio e
apritevi il vostro sito personale, concepi-
to come un Portfolio (ne parleremo nello
specifico più avanti). Individuate i Social
Network su cui volete lavorare e dedicatevi a
produrre i contenuti per mantenerli vivi con
costanza.
E non dimenticate anche l’ impegno offline.
Create una rete di professionisti con cui col-
laborare per espandere la vostra offerta e
investite il vostro tempo per promuovere il
vostro lavoro con i mezzi che ritenete più
idonei (newsletter, social network, blog, di-
rette...).
Ps: ricordate, sarete riusciti a fare dell’otti-
mo personal branding quando centrerete il
vostro obiettivo nei tempi prefissati. Anche
le energie investite nel promuovere se stessi
ripagano, e lo fanno in termini di contatti e
visualizzazioni, per finire con le pubblica-
zioni.
24 25
Nell’era digitale il portfolio si sviluppa sotto
formadisitoonline.Essendoilvostrobigliet-
to da visita è necessario costruirlo secondo
alcune regole imprescindibili, che ora an-
dremo a vedere insieme:
- Deve contenere un numero limitato di
servizi, progetti o reportage. Dovete far ve-
dere di cosa siete capaci catturando nel mi-
nor tempo possibile l’attenzione, eliminate
tutto il superfluo e pubblicate solo l’essen-
ziale. 	Valgono essenzialmente le stesse
regole per fare un buon editing di un proget-
to fotografico (vedi capitoli precedenti).
- Scegliete una veste grafica pulita, organiz-
zata e soprattutto intuitiva e facile da usare.
Non distraete lo sguardo del visitatore con
soluzioni grafiche ingombranti e date massi-
mo risalto al vostro lavoro, le immagini.
- Prima di caricare le immagini sul web, preoc-
cupatevi di renderle tracciabili e non utiliz-
zabili senza il vostro consenso. Esistono di-
versi modi per farlo. Modificando le info-file,
potete specificare che siete l’autore, in-
serire il vostro copyright, oltre che aggiunge-
re diciture come “Tutti gli utilizzi di quest’im-
magine sono interdetti, ai sensi della Legge
633/41 e successive modifiche, e ai sensi del
Trattato Internazionale di Berna sul Diritto
d’Autore. La menzione del nome dell’au-
tore e’ obbligatoria, ai sensi del DPR 19/79”
(per approfondire http://www.fotografi.org/
digitali/firma.htm ). Certo, questi sono solo
deterrenti, ma tramite queste accortezze
sarà possibile scovare utilizzi impropri delle
vostre fotografie.
- Dedicate una pagina del vostro sito alla
biografia, mostrando in maniera adeguata
tutte le vostre competenze. Inserite il vostro
curriculum per somme righe, ma cercate di
farlo in una formula comunicativa che non
risulti noiosa (ps: a volte in queste situazioni
un pò di creatività sotto l’aspetto grafico
può aiutare). Ricordatevi di aggiungere una
vostra foto: essere in grado di dare un vol-
to al fotografo della gallery che il visitatore
ha appena sfogliato rende l’interazione più
umana.
- E’ fondamentale inserire una pagina de-
dicata ai contatti corredata di mail, la zona
IL PORTFOLIO
in cui si opera, numero di telefono, collega-
mento ai Social Network attivi e soprattut-
to un format da compilare per inviarvi una
mail. Se avete attivo un servizio di Newslet-
ter, è qui che dovete aggiungere un rimando
all’inserimento nella vostra mailing list.
- Scegliete con attenzione la foto che aprirà
la home del sito. Deve essere un’ imma-
gine d’impatto che al contempo rappresenti
al meglio il vostro lavoro. Se individuate di-
verse immagini efficaci potete distribuirle in
altre pagine del sito (ad esempio nella pagi-
na dei contatti, oppure usarle per arricchire
la sezio “biografia” con fotografie significa-
tive).
- Impegnatevi ad usare il vostro sito perio-
dicamente. Non abbandonate mai il vostro
spazio web a se stesso, controllate tramite
Google Analytics il suo andamento, ottimiz-
zate ogni sua pagina per la SEO, così da ren-
derla raggiungibile dai motori di ricerca at-
traverso le parole chiave.
- Pensate a come potete aggiornare il sito.
Potete dedicare uno spazio da aggiornare
di volta in volta con l’ultimo servizio svolto
(è un modo efficace per mostrare quanto si
“batte il campo“). Trovate un sistema per
mantenere attivo il traffico.
- Un aspetto tecnico da non sottovalutare
è che il sito deve essere resposive, ovvero
deve adattarsi graficamente al device da
cui si accede al sito, per migliorarne l’usabil-
ità sopratutto da mobile. Internet ormai si
utilizza con una tendenza vorticosamente
in crescita da smartphone, quindi è fonda-
mentale assicurarsi che il sito abbia questa
caratteristica.
- La comunità europea ha introdotto l’ob-
bligo di avvertire i visitatori sui cookie (vedi
cookie law http://www.garanteprivacy.it/
cookie) che vengono gestiti durante la navi-
gazione nel portfolio. E’ brutto dover inserire
un avviso noioso, ma è d’obbligo!
- Fare un sito può essere complicato e frus-
trante se non si ha complicità con il settore,
perciò investite nel lavoro di un buon web
designer e fatevi spiegare come poter essere
autonomi nell’aggiornamento dei contenuti
sul vostro sito.
Seguendo questi punti riuscirete facilmente
ad ottenere un sito efficente e ben imposta-
to.
Ricordate però di inserire solo i vostri miglio-
ri contenuti: valgono tutte le regole elencate
precedentemente per un editing corretto.
26 27
Ogni Social Network ha le sue peculiarità,
quindi si utilizzano in modo differente a
seconda degli obiettivi che ci si è prefissati.
Il primo passo da fare è individuare su quali
Social Media si vuole improntare la propria
strategiadiPersonalBranding.Perfarlodob-
biamo partire da una serie di valutazioni:
- Innanzitutto individuate il vostro obiet-
tivo: ottenere più click al sito, mettervi in
contatto con altri professionisti, aumen-
tare la visibilità di un progetto e così via.
Elencatelevostreprioritàepoistudiateleca-
ratteristiche di ogni piattaforma per pensare
una strategia che le calzi a pennello.
- Essere presente su alcune piattaforme può
essere utile per interagire con community
specifiche e scambiare informazioni utili per
il tuo lavoro (aggiornamenti software, in-
novazioni tecnologiche, recensioni di nuovi
prodotti e tanto altro). Restare aggiornati è
una delle regole d’oro per sopravvivere in un
mondo in costante cambiamento e la possi-
bilità di confrontarsi con altri professionisti a
distanza è un’ottima occasione per scoprire
cose nuove e stringere legami professionali.
- Definite il tempo e le risorse che volete
dedicare ai Social Media. Prima di aprire un
profilo sui Social Network bisogna avere co-
scienza dell’impegno che si dovrà dedicare
a creare i contenuti ad esso dedicati.
Sarà necessario valutare se si vuole investire
nellesponsorizzazioniosecisivuoleaffidare
ad un Social Media Strategist. Ma in entram-
bi i casi sarà imprescindibile la necessità di
avere sempre buoni contenuti da proporre e
si dovrà impiegare tempo ed energia in pri-
ma persona per la loro creazione.
- Parole d’ordine: interazione. Le communi-
ty virtuali, proprio come le relazioni umane,
vanno alimentate. Essere attivi su un Social
Network significa anche interagire con i pro-
pri followers in modo sincero e continuativo.
- I Social Media cambiano la modalità di
fruizione del lavoro fotografico. La narra-
zione di un reportage o di un progetto fo-
tografico inizia il più delle volte ancor pri-
I SOCIAL NETWORK
ma della partenza. Come? Un post su Face-
book sull’imminente lavoro da svolgere
o una foto su Instagram che suggerisce
che presto verrà pubblicato un’aggiorna-
mento al sito, solo per fare degli esempi.
Per ottenere davvero il massimo dalla nostra
presenza sui Social Network, è fondamen-
tale capire come sfruttare al meglio tutte
le diverse possibilità di pubblicazione che
il panorama ci offre per pianificare una co-
municazione coerente e integrata tra tutte le
piattaforme utilizzate.
- Calendarizzate le vostre attività sui Social
Network: per assicurarvi di essere presenti
in modo costante sulle piattaforme che deci-
derete di usare, organizzate le pubblicazioni
future.
Così facendo potrete assicurarvi di aver
pronti i contenuti da pubblicare e potrete
creare un programma settimanale da ripe-
tere nel tempo.
- Decidere di lavorare nell’ambito dei So-
cial Media significa sapere di dover essere
sempre aggiornati sulle modifiche degli al-
goritmi che gestiscono le piattaforme (so-
prattutto per quanto riguarda Instagram e
Facebook).
Prendete subito confidenza con le novità,
che spesso arrivano per restare.
- Lavorando sui Social Media spesso è bene
studiare i migliori del campo. E’ utile indivi-
duare i profili dei professionisti di riferi-
mento del nostro settore, per osservar-
ne attentamente la strategia di comu-
nicazione. Se sono riusciti ad ottenere
grandi numeri in termini di follower hanno
senzadubbioadottatounmetodovincente,e
seguendolisiimparavelocementeasfruttare
al 100 % le potenzialità della piattaforma.
- Prima di correre ad inaugurare profili sui
variSocialNetwork,èbenevalutaresesarete
in grado di sostenere nel lungo periodo l’im-
pegno che la presenza attiva su queste piat-
taforme comporta. Ragionare su questo pri-
ma di iniziare vi eviterà di perdere tempo ad
aprire pagine per poi lasciarle morire pochi
mesi dopo la loro nascita.
Ora per scegliere le community che fanno al
caso vostro entriamo in merito delle carat-
teristiche specifiche di ogni social network.
28 29
Linkedin è il social network professionale
per definizione, poichè nasce proprio con lo
scopo di rendere social anche la vita lavora-
tiva.
Andiamo a studiarne meglio tutti gli aspetti:
- Di fatto, un profilo linkedin ben compilato
riassume di per sè il curriculum vitae: con-
tiene gli studi, le esperienze lavorative, certi-
ficati di competenze, i progetti cui si è preso
parte e tutti i riferimenti dei precedenti dato-
ri di lavoro.
Nellasezionecompetenze,abbiamoilprimo
aspetto veramente innovativo della piatta-
forma: gli altri utenti con cui ci colleghiamo,
possono confermare le nostre competenze.
Così facendo il social network riesce a resti-
tuire un’immagine non falsata della propria
esperieza.
E’ evidente che se riusciamo ad ottenere
parecchie conferme, per di più da profes-
sionisti del settore, probabilmente attirere-
mo con più facilità le attenzioni di agenzie,
redazioni e photoeditor.
- L’impegno a cercare di rappresentare il
reale mondo lavorativo dell’utente è confer-
mato anche dalla modalità con cui si entra
in contatto con gli altri profili. Il Social Net-
work difatti riconosce gli utenti con cui po-
tremmo voler entrare in contatto sulla base
di colleghi o aziende per cui si ha lavorato in
comune, e ce li segnala secondo il grado di
collegamento che abbiamo con loro (1°, 2° e
3°). Questo sottolinea che la rete di rapporti
professionali che si crea online su Linkedi è
su base reale.
- Proprio come vale per gli altri Social Net-
work, anche Linkedin è uno strumento utile
per partecipare a gruppi di discussione de-
dicati a settori professionali specifici e inter-
facciarsi con altri professionisti.
A questo proposito particolarmente interessante
è la sezione Linkedin Pulse, attivata in lingua
italiana giusto il mese scorso. Si tratta della
partedellapiattaformadedicataalblogging:
l’utente può pubblicare i propri contenuti,
tracciandoli con le parole chiave in modo
da indicizzarli sia per la piattaforma stessa
LINKEDIN
che per Google. Quest’aspetto è fondamen-
tale perchè permette di effettuare ricerche,
trasformando Linkedin anche in un’ottima
risorsa per approfondimenti.
- Di recente Linkedin ha lanciato in antepri-
ma nei paesi anglosassoni la sezione Trend-
ing Storylines. Si tratta di un aggregatore
di notizie di tendenza scelte in base agli
interessi e alle competenze dell’utente, con
la possibilità di condividere, mettere like,
commentare e aggiungere hashtag. Un al-
tro modo per aggregarsi con la communi-
ty di reporter freelance come te (Qui il link
con la presentazione di Trending Storyline
di Linkedin: https://www.youtube.com/
watch?time_continue=3&v=snYkqz7CA-Y ).
- Un’altra peculiarità di questo Social Net-
work è la capacità di mettere in collegamen-
to chi cerca lavoro con chi lo offre e vicever-
sa. Difatti permette di reclutare dipendenti
o cercare collocamento in base alle compe-
tenze.
- Una cosa utile da sapere prima di comin-
ciare ad utilizzare Linkedin è la tracciabilità
della visualizzazioni del profilo.
Se siete loggati sulla piattaforma quando ef-
fettuate la ricerca (solo in questo modo sarà
visibile il 100% del profilo cercato), l’utente
riceverà una notifica della vostra visita.
Questo è utile per avere coscenza di chi è in-
teressato al nostro curriculum e alle nostre
attività.
- Cosa pubblicare su Linkedi? La risposta è:
tutto ciò che è professionalmente rilevante.
Aggiornamenti su pubblicazioni, lavori in
corso, upgrade di competenze, collabora-
zioni o cambiamenti sul proprio status la-
vorativo sono solo alcuni esempi.
Ora ne sapete abbastanza per creare il
vostro profilo su Linkedin. Dotatevi di una
buona foto profilo e fate il punto su tutte
le informazioni che vi servono per comin-
ciare.
30 31
Facebook è tra tutti il Social Network più
intimo, il più delle volte gli utenti attivi su
questa piattaforma vi condividono gran par-
te della loro vita privata.
Anche tramite un semplice profilo personale
(senzadovercreareunaFanpage)èpossibile
trasmettere l’impegno con cui svolgiamo il
nostro lavoro proprio sfruttando questo lin-
guaggio confidenziale.
Ma andiamo ad analizzare meglio le possi-
bilità che ci offre Facebook:
- Pagina aziendale o profilo personale?
Sinceramente, a meno che non siate già
fotografi conosciuti nel vostro ambito, non
credo abbia senso aprirne una. Direi il con-
trario ad un fotografo matrimonialista che
vuole promuovere un pacchetto particolare
per le cerimonie di primavera sul proprio
territorio. Un fotografo documentarista o un
reporter di cronaca difficilmente hanno un
prodotto da “piazzare” sul mercato di Face-
book al di fuori della propria immagine e del
proprio lavoro.
Per come è impostato l’algoritmo di Face-
book è veramente difficile riuscire a ottene-
re interazioni con i post degne di nota senza
ricorrere alle sponsorizzazioni a pagamento,
che però non ci porterebbero certo all’ap-
puntamento con una redazione.
Usate solo il vostro profilo personale, dun-
que, e ora vediamo come farlo nel migliore
dei modi.
- Seguite le pagine che possono essere utili
al vostro lavoro. Un buon fotogiornalista sa
che oggi tante informazioni utili vengono
condivise proprio su questo Social Network.
Se si sta seguendo un argomento è buona
norma collegarsi alle pagine ufficiali degli
attori della storia che vogliamo raccontare,
attivare le notifiche per la pagina vi farà ris-
parmiare tempo.
Seguite tutte le pagine che credete possa-
no stimolare la vostra mente di fotografi:
pagine per concorsi, aggiornamenti tecno-
logici, fotografi che vi ispirano, scuole di fo-
tografia, agenzie fotogiornalistiche e testate
editoriali. Se sarete in grado di ottenere un
buonfeedsullavostrahome,anchescrollare
la bacheca sarà un esercizio d’informazione,
FACEBOOK
un’occasione per la scoperta, uno stimolo
per un nuovo progetto.
- Le Dirette e le Stories: le Stories nascono
con Snapchat, per poi essere assorbite
all’interno di Instagram e Facebook. Si tratta
di pubblicazioni video o foto della durata di
sole 24 ore.
Sicuramente vi servirà produrre delle buone
Stories per Instagram, ma non è detto che
sia una buona idea repostarle anche su
Facebook. Su quest’ultimo non stanno
riscontrando lo stesso successo che stanno
avendo con Instagram.
32 33
Se la fotografia fosse un Social Network
sarebbe senza ombra di dubbio Instagram.
Nata nel 2010, a soli 3 anni dalla nascita del
primo iPhone, questa piattaforma si acca-
parra nei primi 2 mesi di vita un milione di
utenti. Alla fine del 2017 conta 800 milioni di
utenti attivi.
Questi numeri dovrebbero aiutarvi a capire
le dimensioni del fenomeno che, insieme
alla mobile photography, ha rivoluzionato il
mondo della fotografia.
Ma andiamo per ordine e capiamo meglio di
cosa stiamo parlando:
- Instagram è un Social Network impostato
in modo abbastanza rigido ed essenziale:
ad oggi (ma non è sempre stato così) gli
utenti possono pubblicare post con foto o
video, (o piccoli album) corredati di testo,
hashtag e geolocalizzazione. E’ poi possibile
seguire gli altri utenti, commentare, mettere
like, taggare ed effettuare ricerce per luogo,
hashtagotag.L’unicolinkchepoteteinserire
è nella vostra bio, che è limitata a pochi
caratteri. La pubblicazione dei contenuti è
strettamente temporale e consequenziale: i
post si susseguono uno dopo l’altro (il primo
è la pubblicazione più recente), organizzati
in una griglia da tre colonne.
- Instagram si è poi dotato anche delle Sto-
ries: video, foto, boomerang, sondaggi e di-
rette della durata di 24 ore (anche se è pos-
sibile salvarle per metterle in evidenza sul
proprio profilo rendendole così sempre dis-
ponibili). Danno la possibilità di aggiungere
testo descrittivo, lo swipe up per inserire un
link, la geolocalizzazione, oltre che hashtag
e tag.
Dall’acquisizione su Instagram il loro l’uti-
lizzo è sempre in crescita, sono l’aspetto
più utilizzato e creativo del Social Network
al momento e possono essere sfruttate in
modo innovativo per pubblicare un servizio
fotografico.
Ma qual’è un buon contenuto per una Sto-
ry o una Diretta? Contestualizzando queste
nuove forme di comunicazione nel lavoro
del fotogiornalista, è chiaro che è un modo
INSTAGRAM
34 35
efficiente e veloce per informare dell’even-
to che si sta seguendo o il servizio che si sta
svolgendo, è un modo per rendere noto ciò
su cui si sta lavorando.
Spesso raccontare il “dietro le quinte” del
proprio mestiere è utile per informare i col-
leghi sull’aria che tira in una determinata
situazione: stanno avvenendo degli scontri
alla manifestazione oppure il corteo è pacifico?
E’ una situazione “fotografabile” oppure
se mi reco sul posto c’è un alto rischio di
tornare a casa senza una foto buona?
Spulciare le Stories dei colleghi ci fa rispar-
miare tempo e ci permette di individuare
immediatamente se c’è qualcuno sul posto
per poterlo contattare per chiedere infor-
mazioni.
Le Stories, proprio come potete vedere
nell’immagine della pagina precedente,
permettono anche di presentare le proprie
foto con una “impaginazione” accattivante e
sono al contempo utili per dare un’occhia-
ta rapidissima alle iniziative degli attori del
nostro ambiente lavorativo.
Per quanto riguarda le dirette, sfruttatele
solo se vi trovate in una situazione dove
sta succedendo qualcosa di veramente ri-
levante. Generalmente le dirette vengono
utilizzate per fare una chiaccherata dal vivo
con i propri follower, ma il rapporto che il
fotogiornalista crea con il proprio seguito si
basa su presupposti diversi rispetto a quello
degli Influencer con il proprio pubblico.
- Instagram apre le strade a nuovi approc-
ci creativi di storytelling: la sua struttura si
presta perfettamente ai racconti continui
nel tempo e frammentati. Ci sono tanti modi
creativi per sfruttare la griglia con cui è orga-
nizzato il profilo a proprio vantaggio.
- Ogni quanto pubblicare? La community di
Instagram abbandona velocemente i profili
poco attivi, quindi il consiglio è di pubbli-
care come minimo 3 post a settimana.
Ovviamente, però, è fondamentale che tutte
le foto pubblicate siano di buona qualità e
coerenti con il resto del profilo.
Se non disponete di contenuti con queste
caratteristiche, sarà dunque preferibile as-
pettare di avere del buon materiale invece
che pubblicare delle immagini non in linea
con il vostro lavoro su Instagram.
- Instagram ha poi anche il suo servizio di
messaggistica privata, Direct: un modo in
più per interagire direttamente con gli altri
utenti e creare relazioni più forti.
36 37
- Profilo aziendale o personale? Si con-
siglia fortemente di passare il proprio pro-
filo da personale ad aziendale. Lo switch è
semplice e passa per la creazione (o il col-
legamento, se già esistente) a una pagina
Facebook. Se non volete attivare anche la
pagina Facebook basterà crearla e metterla
immediatamente offline.
I vantaggi del profilo aziendale sono
molteplici: permette l’accesso alle Insights,
di valutare le Impressions (il numero di volte
che un determinato contenuto è stato tras-
messo su altri dispositivi, a prescindere dal-
le effettive interazioni avvenute con il post),
valutare le visualizzazioni del profilo.
Ma cosa ancor più importante, dopo la pri-
ma settimana dallo switch al profilo azien-
dale, avrete accesso alle Insights relative
a orario di visualizzazione dei vostri fol-
lowers, la loro età, provenienza e genere.
Questo vi aiuterà a pianificare giorni e orari
di pubblicazione, ottimizzando le possibilità
d’interazione con i vostri post.
- E’ bene utilizzare Instagram anche come
forma d’ispirazione: effettuare ricerche tra-
mite geolocalizzazione e hashtag aiuta a
capire le tendenze del social network, a sco-
prire nuovi stili comunicativi e interfacciarsi
con la community.
- È importante studiare quali hashtag utiliz-
zareinbasealsettoreincuisiopera:perogni
tema (reportage, travel, cronaca, territori
etc.) esistono community che si aggregano
proprio sotto un hashtag comune e hanno
spesso un profilo dedicato al repost dei mi-
gliori scatti degli utenti. Individua hashtag e
community coerenti con i tuoi contenuti (es.
@igersitalia #igersitalia ).
Sulla scelta degli hashtag è importante
valutare anche la loro diffusione: se scegliamo
per le nostre foto hashtag usati sulla piatta-
forma migliaia di volte, la nostra foto resterà
per un tempo brevissimo nei primi risultati
di ricerca dell’hashtag, perché ogni minuto
vengono pubblicate tante foto che lo con-
tengono. Va da sè che se il nostro profilo
scarseggia di followers e likes è consigliabile
usare hashtag minori e usare quelli più fre-
quenti solo quando anche i nostri numeri
personali saranno cresciuti.
- E’ fondamentale creare continuità temati-
ca nel nostro profilo.
Dedicarsi esclusivamente a un settore (mas-
simo due, purchè affini) ci aiuterà ad entrare
nelle community e a fidelizzare i nostri fol-
lower.
- Altro aspetto che ci aiuta in questo è la
coerenza visiva: l’editing delle nostre foto
deve essere sempre simile in modo da ren-
dere il nostro profilo stilisticamente uni-
forme. Possiamo sfruttare l’editing anche
per differenziare i progetti o i reportage che
pubblichiamo, decidendo di improntare
unacoerenzastilisticasolotraiblocchid’im-
magini che rientrano nello stesso lavoro.
Questo è un modo intelligente di sfruttare
l’organizzazione rigida dei contenuti det-
tata da Instagram; se optiamo per questa
soluzione ricordiamo però di mantenere
comunque un filo conduttore tra tutte le
nostre pubblicazioni.
In sostanza, anche per Istagram, valgono
tutte le regole per un buon editing o per un
buon portfolio.
- Non utilizzate i bot! Esistono app
che, connettendosi al vostro account,
interagiscono al posto vostro lasciando ai
post di altri utenti like e commenti automa-
tizzati, in modo da riceverne altrettanti. Altri
vendono direttamente pacchetti di follower
e likes.
Questi meccanismi non funzionano poichè
i bot possono comportarsi in modo inade-
guato. Inoltre, per il più delle volte i profili
che iniziano a seguirci o mettono like alle
nostre foto non torneranno mai più a farci
visita e anzi, toglierano il follow alla nostra
pagina poco dopo averla messa.
Infine, gli utenti riconoscono le interazioni
originate da queste piattaforme, e non han-
no interesse a mettersi in contatto con chi le
usa.
Ora hai tutte le carte per creare un profilo
Instagam professionale, per gestire gli altri
Social Network e per operare la tua strategia
di Personal Branding.
In bocca al lupo e buona luce!
38 39
TESTI A CURA DI
Flavia Scalambretti
Ricercatrice iconografica presso
AGF, Fotografa e Socialmedia Expert
Classe 1990.
Mi sono avvicinata alla fotografia guardando
diapositive su un tavolo luminoso quando ero
molto piccola.
Negli anni del liceo è arrivata in regalo la prima
macchina fotografica e ho cominciato a studiare
fotografia da autodidatta, per poi svolgere i corsi
di reportage e post-produzione presso Officine
Fotografiche a Roma.
A pochi esami dalla Laurea sono entrata come
stagista nello staff di AGF, Agenzia giornalistica
fotografica. Qui mi occupavo di digitalizzare l’ar-
chivio storico analogico, verificare le pubblicazioni,
rispondere alle ricerche dei clienti, didascalizzare
le foto che i nostri reporter ci inviano in ftp, e per
la prima volta vi sono fatta un’idea tangibile del
grande meccanismo che
è un’agenzia fotogiornalistica.
Dal 2011 lavoro in AGF come ricercatrice iconogra-
fica, web marketing e social media.
Ho conseguito la laurea in Scienze della Comunica-
zione svolgendo la tesi “Prospettive del Fotogior-
nalismo nella società digitalizzata”.
flavia.scalambretti@gmail.com
f.scalambretti@agf-foto.it
https://www.linkedin.com/in/flaviascalambretti/
https://www.behance.net/flaviascalambretti
https://www.instagram.com/flaviascala/
https://www.facebook.com/flavia.scalambretti?ref=bookmarks
40 41
•	LANDSCAPE
	https://sproutsocial.com/landscape
sito
Perfetto per ottimizzare e ridimensionare le immagini per i social network: basta fare l’up-
load, selezionare il social network a cui è destinata l’immagine e il formato, e effettuare il
download.
•	CANVA
	 https://www.canva.com/
App, versione free per Google Play e App Store o online, offre piani a pagamento con ab-
bonamento annuale o mensile (12,95 € /mese per team), oltre offrire piani per aziende.
Ottimo strumento per ridimensionare le immagini ottimizzandole per i social network o le
newsletter, oltre che offrire la possibilità di creare infografiche, manifesti, e altri elaborati
grafici utili per le attività di marketing.
•	 EASY RELEASE
	https://itunes.apple.com/it/app/easy-release-model-release/id360835268?mt=8
https://play.google.com/store/apps/details?id=com.applicationgap.easyrelease&hl=it
App, 10,99 € su App Store, 11,99 € su Google Play, offre acquisti in-app.
ConsentediraccoglieretuttiidatielefirmerichiestesulproprioiPhone,epoiinviaall’utente
un file PDF e JPEG della liberatoria. Utile e facile da usare: consente di recuperare infor-
mazioni sul modello ed il testimone dai propri contatti.
TOOLS
42 43
Inoltre, consente di recuperare i dati relativi al luogo degli scatti da una lista di dati utilizzati
precedentemente. Fornisce in dotazione modelli di liberatorie standard per modello e per
proprietà in 13 lingue.
•	 GOOGLE ALERTS
	https://www.google.it/alerts
App e desktop, free per App Store e Google Play
Invia una notifica quando viene pubblicato un contenuto che coincide con le proprie key-
word, utile per seguire tematiche specifiche.
•	VSCO
	https://vsco.co/
App e sito, Free per App Store e Google Play (ma dovrete acquistare i pacchetti di filtri tra-
mite acquisti in-app).
I filtri più professionali sul mercato delle app probabilmente li troverete qui.
Realistiche rivisitazioni delle peculiarità della pellicola, i filtri VSCO si associano agli stru-
menti di postproduzione fotografica di base, con l’utile possibilità di salvare la propria
Recipe, per poterla applicare tale e quale ad altri scatti. Preziosissimo strumento per creare
continuità stilistica e cromatica tra le nostre fotografie. VSCO è inoltre una community di
fotografi, dove è possibile pubblicare le proprie fotografie e scambiare interazioni con gli
altri utenti.
•	HIPSTAMATIC
	http://hipstamatic.com/camera/
App, 3,49 € per App Store (ma dovrete acquistare i pacchetti di filtri tramite acquisti in-app),
non disponibile per Google Play.
E’ un’app che permette di modificare le vostre immagini e aggiungere filtri intensi
dall’aspetto retrò.
•	ENLIGHT
	https://www.apple.com/it/search/enlight?src=globalnav
App, 4,49 € per App Store, non disponibile per Google Play.
Una delle app pluripremiate dell’App Store, è ricchissima di strumenti e potenzialità. Livelli,
pennello correttivo e timbro clone da utilizzare con il dito sullo smartphone, filtri e postpro-
duzione, per una delle applicazioni fotografiche più complete sul mercato mobile.
Free per App Store e Google Play (ma dovrete acquistare i pacchetti di filtri tramite acquisti
in-app).
44 45
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Walter Guadagnini, Una storia della fotografia del XX e XXi secolo, Zanichelli Grazia Neri, La
mia fotografia, Feltrinelli
Claudio Marra, Fotografia e arti visive, Carocci Editore
AA.VV, L’uso delle immagini, Num 23 di Progetto Grafico, Edizioni Aiap Charlotte Cotton, La
fotografia come arte contemporanea, Einaudi
Fred Ritchin, Dopo la fotografia, Einaudi
Ando Gilardi, La stupidità fotografica, Johan e Levi
John J. Morris, Get the Picture, Contrasto edizioni
John Berger, Sul guardare, Bruno Mondadori edizioni
Giovanna Calvenzi, Le cinque vite di Lisetta Carmi, Bruno Mondadori edizioni AA.VV, Ed It,
Sspam
Luigi Ghirri, Lezioni di fotografia, Quodlibet
Susan Sontang, Davanti il dolore degli altri, Oscar Mondadori
U. Lucas e T. Agliani, La realtà e lo sguardo. Storia del fotogiornalismo in Italia, Torino, 2015,
Einaudi
M. Heiferman. Photography changes everything, New York, 2012, Aperture Foundation
I. Alison iRevolution, appunti per una storia della mobile photography, Roma, 2015,
Postcard
46 47
RINGRAZIAMENTI
Interational Journalism Festival 2018
Venerdì 13 Aprile 2018, Perugia
Un ringraziamento speciale
a tutto lo staff dell’International
Journalism Festival di Perugia ,
per aver organizzato la
manifestazione e averci dato
l’opportunità di partecipare.
https://www.festivaldelgiornalismo.com/
https://www.facebook.com/journalismfest
https://twitter.com/journalismfest
https://www.instagram.com/journalismfest/
ADDRESS
Via Salaria 332, 00199
Roma
ONLINE
www.agf-foto.it
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WORKSHOP AGF: PROFESSIONE FOTOREPORTER: STORIE, STRUMENTI E NUOVI LINGUAGGI

  • 1. PROFESSIONE FOTOREPORTER: STORIE, STRUMENTI E NUOVI LINGUAGGI WORKSHOP A CURA DI Perugia, Aprile 2018
  • 2. AGF è nata a Roma nel 1976. Da allora col- labora con i maggiori quo- tidiani e periodici. Produce servizi fotografici e video su assignment sia per le più importanti testate gior- nalistiche che per case editrici, grandi aziende e festival internazionali. AGF offre una vasta scelta di immagini e video. L’attualità nazionale e inter- nazionale che riguarda la politica, la cultura, lo spettacolo, l’arte è affianca- ta da un’importante settore Creative. Più di 13 milioni di immagini arric- chiscono l’archivio AGF attraverso il contributo di molte agenzie inter- nazionali e di un centinaio di fo- tografi professionisti. AGF può soddisfare i media, il settore pubblicitario, l’editoria scolastica, il marketing, con immagini di alta qualità che vanno dalle news alla scienza, dal food alla natura, alle foto aeree, alla storia, con un incremento giornaliero di migliaia di immagini e servizi fotografici completi. Accanto all’archivio digitale, AGF con- serva materiale su pellicola, bianco e nero e colore, composto da circa tre milioni di immagini in corso di digi- talizzazione, oltre alla distribuzione di importanti collezioni internazionali consente un’ampia scelta nel campo della fotografia storica. PRESENTAZIONE DEL WORKSHOP: Il workshop è articolato in quattro momenti diversi. Si affronterà la na- scita e lo sviluppo dell’agenzia foto- giornalistica, l’organizzazione interna del flusso di lavoro, come negli ultimi anni quest’ultimo si è modificato e quali sono i possibili scenari futuri del mercato del fotogiornalismo in generale. Si esamineranno poi gli aspet- ti del lavoro del fotogiornalista: come seguire le notizie, come seguire un evento e come svi- lupparlo in base alla tipologia. Si approfondirà il processo che porta alla realizzazione di un servizio fotografico: la scelta del soggetto e del punto di vista, la possibilità di raccontare una tematica attraverso una storia particolare e la capacità di saper- si muovere nelle situazioni comp- AGF: BREVE STORIA DI UN’AGENZIA FOTOGRAFICA Mettiamo a disposizione l’esperienza decennale dei professionisti del settore indagando la direzione verso cui si sta evolvendo il mestiere del fotogiornalista lesse sul campo. A seguire ci concentreremo sullo Storytelling e su come una notizia diventa una storia per immagini. Parleremo del concetto d’iden- tità visiva prendendo in esame due Case History: Il racconto del 72esimo Festival del Cinema di Venezia attraverso gli scatti con l’iPhone per un assignment di Vanity Fair Italy e il reportage #ActionAidOlympics, un videore- portage sulle Olimpiadi a Rio de Janeiro del 2016. Per finire faremo il punto sugli strumenti a disposizione del re- porter oggi e sulle possibilità di sviluppo del personal branding grazie a internet. Oggi è impossibile per un pro- fessionista del fotogiornalimo rinunciare a definire la propria identità online, quindi parleremo dell’uso dei social media, dell’im- portanza di un portfolio online, delle innovative possibilità date dalle tante app dedicate al set- tore. 2 3
  • 3. 4 5 SPEAKER WORKSHOP Enrica Scalfari CEO AGF e Fotografa RACCONTO DI UN’ARCHIVIO: Cosa significa gestire un’agenzia giornalistica: ieri, oggi e domani Enrica Scalfari, responsabile della AGF, fotografa da circa 30 anni. Si è occupata principalmente di reportage e ritratti, collaborando alla realizzazione di diversi libri. Uno degli ultimi lavori è un viaggio fotografico a Roma realiz- zato attraverso una serie di finestre, naturali cornici di inedite vedute della città. Alessandro Serranò Fotoreporter IL FOTOGIORNALISTA SUL CAMPO: La gestione e lo svolgimento pratico del lavoro di fotoreporter Alessandro Serranò nasce a Roma il 30/07/1979, dove vive e lavora. Frequenta un corso di fotogiornalismo e reportage sociale presso l’associazione Officine Fotografiche di Roma tenuto dal fotografo Dario De Doiminicis, il Master in Foto- giornalismo presso l’ISFCI di Roma e partecipa a Workshop internazionali. Dopo aver lavorato con l’agenzia Catholic Press Photo, inizia la collaborazione con AGF, per cui realizza servizi sia in Italia che all’Estero. Dal 2016 inizia a sperimentare la fotografia mobile legata al social network Instagram, realizzando numerosi progetti fo- tografici e collaborando alla creazione delle pagine ufficiali di Quirinale e Polizia di Stato - Questura di Roma. Un suo servizio realizzato per il quotidiano La Stampa è stato selezionato ed esposto al Festival di Fotogiornalismo di Perpignan - Visa Pour L’Image. Luigi Narici Fotoreporter e Videomaker LO STORYTELLING - OLTRE IL FOTOGIORNALISMO: Capire l’identità visiva e lo storytelling attraverso i case history Fotografo e Filmmaker. Attento alle evoluzioni della tec- nologia, delle forme della comunicazione e dei linguaggi multimediali, il suo percorso si è sempre mosso sulla linea di una ricerca continua al fine di raccontare storie dai mondi della realtà. Dallo star system alle tematiche sociali, dalle culture giovanili a quelle dello spettacolo... il mondo in tutte le sue sfaccettature e soprattutto nei suoi contrasti. Mai lontano dall’attualità si muove, con uno sguardo personale, sotto la superfice della cronaca e degli eventi cercando punti di vista alternativi per raccontare aspetti e storie che si nascondono dietro la notizia. I suoi reportage sono stati pubblicati dalle maggiori riviste nazionali e internazionali. Flavia Scalambretti Fotografa e Social Media Expert FOTOREPORTER 3.0 PERSONAL BRANDING E SOCIAL NETWORK Gli strumenti indispensabili al fotogiornalista di domani Si avvicina al mondo della fotografia al liceo, così decide con i primi risparmi di comprare la sua prima macchina fotogra- fica e di seguire i corsi di reportage e post-produzione presso Officine Fotografiche. Si laurea in Scienze della Comunicazione, svolgendo la tesi “Prospettive del Fotogiornalismo nella società digitalizzata”. Partecipa nel 2011 ad uno stage di 6 mesi in AGF, per cui lavora tutt’oggi come social media manager e ricercatri- ce iconografica.
  • 4. Grazie per aver partecipato al workshop di AGF al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia. Speriamo di aver fatto chiarezza su quello che è il complesso scenario in cui, chi decide di la- vorare nell’ambito del fotogiornalismo, si trova ad operare. Abbiamo preparato per te questo fascicolo dedicato a quelle che sono le competenze e gli strumenti necessari per completare e saper promuovere la propria figura professionale di reporter. Abbiamo fatto il punto sugli aspetti imprescindibili dell’editing fotografico di un progetto o un reportage, della struttura di un buon portfolio e un buon sito web dedicato, dell’uso corretto dei social media, ai principi base del personal branding e infine di alcuni tools veramente utili ai professionisti del settore. Un saluto da tutto il team AGF Alla prossima! DISPENSE DEL WORKSHOP: GUIDA AGLI STUMENTI PRATICI E ALLE COMPETENZE INDISPENSABILI AL FOTOREPORTER Uno strumento utile per orientarsi al fine di migliorare la propria figura professionale di fotoreporter 6 7
  • 5. 8 9 COSA VUOLDIRE FARE “L’EDITING“ DELLE PROPRIE FOTO? L’editing è l’arte di mettere insieme le im- magini, ed è nello stesso tempo un atto cre- ativo, autoriale, progettuale. Posti davanti alle immagini scattate spesso è complesso dare un senso al lavoro, averne progettualità: entrano in gioco tutte le con- sapevolezze acquisite, entra in gioco il gusto personale e soprattutto la capacità di raccon- tare con armonia. Detto questo, non esistono regole fonda- mentali che vi permettono di fare un editing perfetto e tutto può essere valido nella misu- ra in cui possa essere “sinfonicamente” giu- sto. Negli anni ho compreso che l’editing ha moltissime affinità con la musica. Una nota fuori posto “un’immagine messa lì per caso” può mandare tutto quanto in un’altra direzione. Delle regole base ci sono, e sono più che al- tro regole di buon senso: - essere stilisticamente coerente - avere una continuità narrativa - avere lo stesso tono - l’autore deve argomentare la propria storia in modo tale che il lettore possa capire cosa si sta raccontando. - mettere da parte la vostra emotività (o affi- darvi ad un photo editor). Il buon senso aiuta a capire che le alter- nanze chiuso/aperto, luce/buio, lontano/vi- cino siano un rischio se non ben ponderate: comprendere che il primo senso usato dal lettore è la vista implica il fatto che si com- prende la portata degli impulsi dati al cer- vello. Mandarlo in confusione fa si che avvenga una lettura non coerente e soprattutto a sin- ghiozzo. Scritto da Lucrezia Alessia Riccardi
  • 6. 10 11 Alla base potrebbe esserci un problema di chiarezza del lavoro, prima di fare un editing si deve avere chiaro cosa si è raccontato. Passare da un aspetto della storia all’altro è complicato e ci vogliono degli elementi di raccordo fra un momento e l’altro. Non è sempre facile trovare questo scatto e spes- so ci si affida alla casualità a qualcosa che nonostante tutto “ci sta bene”. La scelta spesso si rivela un passo falso, un vero az- zardo. La cosa ideale è individuare la storia - anche scrivendola per sommi capi - e poi cercare di tradurre questa storia con le immagini. Se la storia si basa su un preciso progetto (es. una serie di ritratti, una serie di paesag- gi, un viaggio etc) all’interno delle foto deve esserci lo stesso tone of voice, la stessa for- za espressiva. La coerenza, difficilissima da trovare. Eppure semplicissima da capire: se sto fotografando un fiore perché sto raccon- tando dei fiori non posso improvvisamente mettere una foglia. Stessa coerenza si chiede, ovviamente per la forma stilistica scelta: passare da colore a B/N potrebbe non essere la scelta vincente. Dettequestesemplicicose,metteteledaparte. Negli anni ho imparato che fare editing richiede fondamentalmente due cose pre- cise: avere conoscenza vera, approfondita e sentita di quello che si sta raccontando, il classico “sentirlo dentro” e avere più cono- scenze possibili, che siano fotografiche, ar- tistiche, sociali, musicali. L’editing diventa un tutt’uno con quello che si conosce. Non c’è un vero limite alla creatività, il vero limite è la mancanza di conoscenza e il limite della visione delle cose. Possosceglieredifareuneditingdissonante, mescolando stampe antiche e stampe mo- derne, rielaborare, stampare su carta o fo- tografare uno schermo: non c’è il non posso fare, esiste solo nella misura della fisicità. Il problema vero è come posso fare questa cosa, stilisticamente corretta, creativa, sen- za perdermi nel discorso e senza che la cre- atività tolga valore al mio messaggio. Vi diranno che l’editing si fa con le foto stam- pate e vi assicuro che è bellissimo farlo con le stampe, che si allineano e si mescolano, i primi editing di solito vengono fatti così. Realmente sta a voi, è una vostra libera scelta. Di come preparare un portfolio ne parleremo dopo. Partiamodalpresuppostocheaveteilvostro mucchietto di foto. Le avete stampate le tenete fra le mani. Ok, non le aprite ancora. COSA VADO A RACCONTARE? Una volta che abbiamo chiaro cosa volete dire agli altri - e azzardatevi a pensarlo senza didascalie, di cui parleremo dopo - pensate ad una cronistoria e pensate a come tras- portarla nel vostro portfolio. A me aiuta mol- tissimo la musica: voglio che sia una sinfo- nia? Un concerto pop? Come potrei definire questa storia? Una volta chiaro il racconto, mettete a terra le foto.
  • 7. 12 13 COSA DEVO FARE? Adesso inizia la fase decluttering. È un lavoro di sgrossatura vera e propria, in cui si eliminano le foto imperfette. Quelle foto che al senso finale del racconto non servono, stilisticamente diverse, le classiche fuori tema, i doppioni, oppure quelle che a livello di composizione si somigliano trop- po. Decluttering Part II: cercare e separare le foto che sono fondamentali, quelle che costituis- cono davvero la storia che sto cercando di raccontare. A queste, abbinerò delle foto che sono di appoggio o di contrasto, senza essere ridon- danti. Fra queste cercare le più chiare se sono di appoggio, quelle che aggiungono qualcosa o quelle che possono creare quel momento di shock. Le immagini fisse, quelle che mettono gli accenti alle foto sono quelle che l’occhio memorizzerà prima. A queste, aggiungiamo una serie di scelte che pos- sono essere di contorno, congiunzione, ac- compagnamento per lo spettatore. Prendetevi tempo, siamo solo all’inizio. Declutering Part III: scegliere definitivamente l’ordine. Un rapido check alle foto scelte vi aiuterà a capire se le basi (quelle foto che chiameremo necessarie) sono corrette e che scandiscono i tempi del racconto. Fare un check delle foto di accompagna- mento, scegliendo fra quelle che avevamo selezionato massimo due immagini. Fare uno scarto finale delle foto di raccordo guardando attentamente se stilisticamente e visivamente non creano confusione nel racconto (e fidatevi, un elemento in più che vi disturba lo vedrete subito). Una buona regola che ho imparato da Giovanna Calvenzi, photo editor che ha visto il passaggio dalla carta al Web, è “non com- plicarti la vita”. Me lo disse mentre mi stavo arrampicando in un editing davvero impro- babile, puro esercizio di stile. Ho imparato a gestire i pieni e i vuoti, a ca- pire che spesso può essere anche il colore a fare da filo rosso per un buon editing. Che le foto fondamentali vi si paleseranno davanti gli occhi e che la storia, se la amate e conosce- te, verrà fuori da sola. Considerate l’editing come una storia, con un incipit, il contesto, attacco della storia, definizione della storia, un elemento di con- trasto o un secondo livello, la narrazione, l’apice della storia, chiusura (2 foto) e coda: questa scansione temporale è la migliore e quella più usata. Potete optare per un editing musicale (sono quelli che preferisco), avete un incipit, una strofa-ritornello-bridge-strofa-ritornello-co- da, o andare a blocchi, che resta sempre più complesso, almeno che non abbiate pen- sate ad un progetto che veda la ripetizione A-B-C. Tutto questo è altamente opinabile: come vi dicevo non c’è una regola aurea per l’edi- ting, i 3/3 non esistono. Capita anche a me, quando con altre colleghe facciamo un edi- ting con le stesse foto e ognuna di noi chie- de all’altra “a cosa ti serve questa?”. Se cercate bene non troverete mai libri di editing, e mi sento di consigliarvene solo uno, quello di Augusto Pieroni “Portfolio” ed. Postcart, un vero manuale che vi può spie- gare bene le basi della cultura dell’editing, che sono quelle che anche io ho imparato in anni di lavoro. Unanotasuiphotoeditor:figurecontroverse della cultura giornalistica, negli ultimi anni si sono specializzati in linguaggi che vanno oltre la carta stampata. Amati e odiati dai fotografi sono considerati da alcuni come detrattori del lato autoriale del lavoro. Da photo editor devo dire che questa definizione non è corretta: il photo editor non lavora da solo, seduto ad un tavolo lu- minoso (una volta, ora di solito è un com- puter) e oltre scegliere la foto da abbinare al testo, il fotografo con il linguaggio giusto per raccontare l’evento, è qualcuno che ascol- ta il fotografo e lo segue, step by step, nella composizione dell’opera (o della canzone, della narrazione, tutto ciò che per voi è un editing). Il photo editor non giudica e basta, vi dice cosa non va e cosa correggere. Un buon photo editor, spiega, chiede, ascol- ta. Quando? Dove? Alle letture Portfolio
  • 8. 14 15 IL PORTFOLIO, UNA BREVE NOTA: COME SI FA, QUANDO SI FA L’editing finale - almeno che non stiamo parlando di libri e mostre - ha una sua concretizzazione nelle letture portfolio che si fanno spesso durante i festival/eventi di fotografia (Savignano, MIA, Perugia Social Photo Fest, Fotoleggendo, per citarne solo alcuni). Come si fa? Può essere fatto con un computer (e arrivate preparati, non temporeggiate alla ricerca del file) sistemando le foto in slideshow senza effetti o con le foto stampate, sceglie- te un formato pratico, non piccolissimo. Dedicate tempo alla scelta della stampa, dedicate tempo alla scelta del sostegno e del contenitore con cui presenterete il port- folio. È dare una concretezza al lavoro che si è fat- to fino ad ora. Le letture portfolio sono un momento di confronto con professionisti del settore che possono aiutarvi a fare chiarezza sul vostro lavoro. Non prendete le critiche che vi fanno come sconfitte, siate consapevoli che possono essere un punto di partenza per migliorare il proprio lavoro. PERSONAL BRANDING COME MI FACCIO TROVARE Instagram, siti, concorsi. Oltre le letture portfolio. Di solito si rispon- de così ai fotografi che chiedono “come fac- cio ad emergere”. Sicuramente tutto questo serve. Qualche addetto ai lavori vi dirà che bi- sogna vincere uno dei tanti concorsi. Quello che posso dire io in dieci anni di pro- fessione è che bisogna prima di tutto com- prendere davvero quello che sia facendo. Prendere una macchina fotografica oggi è molto semplice, la tecnologia ha aperto le porte ad un mezzo bellissimo e smartphone sempre più tecnologici rendono la fotogra- fia sempre più mobile photography. Non amo le etichette, e questa cosa l’ho im- parata nel tempo, e non c’è un giusto modo di fare fotografia, c’è il come racconti le cose. Non serve andare in posti lontanissi- mi, questo ve lo dicono sempre, ma a volte non serve nemmeno andare sotto casa. Quello che il più delle volte manca ai fo- tografi più giovani è la pazienza di osservare le cose, comprenderle, farle proprie e racco- ntarle con la macchina fotografica. Spesso si rincorre la notizia per una pubbli- cazione che durerà 24 ore nel migliore dei casi e mentre tutti i fotografi sono concen- trati su una precisa notizia si perde quello che sta succedendo intorno. Ladifficoltàstanelriuscireadattivareicana- li giusti per trovare il modo di raccontare. E quindi, oggi, essere un buon fotografo - ma è una mia personalissima opinione - è un esercizio di meditazione quotidiana su ciò
  • 9. 16 17 che vediamo. È un allenamento a superare le barriere, a sperimentare, a comprendere senza fermarsi alla prima cosa che vediamo. È un amore sconfinato per ciò che i vostri occhi vedranno. Quell’entusiasmo e quella gioia che ho trovato in tantissimi ragazzi che condividevano con me il loro studio quotidi- ano nel cercare di raccontare qualcosa. Siete dei fotografi e vi chiedo ogni giorno di mettervi alla prova in questo esercizio di comprensione logica e umana di ciò che i vostri occhi vedono. Anche una piccolissima storia può essere qualcosa che vale la pena di raccontare. Quando il vostro portfolio sarà completo, secondo voi perfetto e valido, quello che potete fare è registrare semplicemente un dominio col vostro nome e cognome. I siti dei fotografi sono più o meno molto simili. Quello che secondo me, da photo editor è davvero importante, è la chiarezza nelle di- dascalie. Dovete raccontare brevemente il vostro scatto. Ovviamente qui valgono tutte le regole di un buon sito, ossia l’attenzione alla SEO e alle chiavi di ricerca che possono sicuramente aiutare ad essere trovati. Anche qui non c’è un modo giusto per fare un sito, la regola less is more in ogni caso è sicuramente la più valida. Il sito è il vostro contenitore a cui dovete dedicare tempo, cura e attenzione. Rendete la visione delle foto rapida, chiara, semplice. Evitate cose complesse, siti pieni di effetti e complessi nella navigazione. Non vi dico di farlo uguale a Flickr ma siate semplici e lineari. Altro sito che può essere utile allo scopo è www.photoshelter.com, che sono sicura conoscete già perfettamente. Offre template semplici, molto versatili, oltre ad essere estremamente responsive. Ai photo editor fa piacere ricevere piccole newsletter con i lavori dei fotografi o link al sito. Presentatevi, fatevi vedere e soprattutto sentire. Si, spesso sono i photo editor a tro- varvi, ma nulla vi vieta di far “girare” il vostro lavoro. Evitate di mandare codici QR, vi assi- curo, sarà una mail cestinata. Instagram vi offre sicuramente un modo ve- loce, rapido ed efficace per farvi trovare. È anche uno dei social più fluidi degli ultimi anni a cui va dedicato almeno ogni giorno un paio di ore. Ci sono profili davvero splendidi, composti magistralmente anche in maniera comples- sa. Per questo e per la fotografia che possia- mo definire mobile vi consiglio di leggere “iRevolution” di Irene Allison, ed. Postcart, uno dei testi italiani più recenti che esplo- ra il mondo della fotografia fatta dai device mobili.
  • 10. 18 19 TESTI A CURA DI Lucrezia Alessia Ricciardi Photoeditor e Social Media Content Studio Storia dell’arte moderna e contemporanea e poi cambio strada e mi dedico alla fotografia. Frequento il corso di Photo Editing e ricerca iconografica prima presso la Scuola Romana di Fotografia poi a Officine Fotografiche di Roma con Tiziana Faraoni. Scrivo di fotografia per diverse riviste, nel 2009 divento caporedattrice presso la webzine eosarte.eu, per concludere, nel 2014, la mia formazione presso il Cfp Bauer di Milano, studiando photo editing e ricerca iconografica con Giovanna Calvenzi. Seguo diversi progetti come photo editor free lance, occupandomi di archivi fotografici, progetti editoriali, mostre. Nel 2010, seguo l’editing del progetto Napoli di Mario Spada, recentemente acquisito dal Museo MAXXI di Roma. Negli ultimi tempi lavoro soprattutto nel campo dei social media e dell’uso della fotografia, soprattutto per gli aspetti che riguardano il personal branding e lo storytelling. Da dicembre 2017 sono Digital PR della ONG Karibu, con sede in Ghana, Ruanda e Italia, con cui sviluppo progetti mirati alla conoscenza e allo scambio della cultura africana in Italia, formazione ed empowerment, assistenza ai migranti e richie- denti asilo. Mi occupo anche della Rete Antitratta, cercando quanto più possibile di spiegare cosa davvero accade alle donne che dall’Africa vengono portare in Italia - e non solo - e che spesso finiscono per essere delle vere schiave. Anche per Karibu seguo e sviluppo progetti video e fotografici di reportage, collaborando con diverse realtà, italiane e africane. r.alessia@gmail.com https://www.linkedin.com/pub/lucrezia-alessia-ricciardi/43/723/b36 https://www.facebook.com/L.AlessiaRicciardi?ref=bookmarks https://www.instagram.com/materica/ www.thepinkflamingo.it
  • 11. 20 21 IL FOTOREPORTER 3.0 Se si vuole fare del fotogiornalismo la pro- pria professione, bisogna innanzitutto ca- pire in quale contesto di mercato ci si vuole inserire. Il mondo della fotografia, e con esso quello della fotografia a scopo editoriale, ha subito forti stravolgimenti dovuti a più fattori. La disponibilità sul mercato di attrezzatura professionale a basso costo e la presenza nel nostro smartphone di una fotocamera ha aumentato in modo esponenziale il con- sumo e la produzione fotografica, creando di conseguenza una grande disponibilità d’immagini (e di aspiranti fotografi!). I siti di microstock hanno mangiato una gran parte del settore fotografico pubblicita- rio vendendo le immagini a pochi centesimi, mentre la fotografia Editorial si vede sorpas- sata in alcuni contesti dal citizen journalism. Inoltre, l’aumento della fruizione online del- le notizie rispetto ai canali tradizionali porta alla diminuzione di risorse economiche per quest’ultime. Certo, si può aspirare sempre a una pubblicazione online, ma i ricavati per il fotografo saranno nettamente inferiori rispetto al cartaceo. Ma uno dei cambiamenti più significativi in- veste senza dubbio i ritmi con cui si svolge questa professione. Internet scandisce i tempi dell’informazione senza perdere un colpo, in un flusso costante, velocizzando tutti i meccanismi ad essa legati. Un buon fotogiornalista dovrà essere costantemente connesso e informato su ciò che accade, dovrà essere in grado di capire velocemente se muoversi per seguire una notizia e, una volta che avrà finito di scat- tare, dovrà essere altrettanto veloce a inol- trare nei giusti canali il suo lavoro. Scritto da Flavia Scalambretti
  • 12. 22 23 Visti così, i risultati dell’avvento della di- gitalizzazione del flusso dell’informazione sembrano tutti esclusivamente negativi. Questo però non è vero. L’integrazione di Internet e delle sue funzioni nella nostra esistenza ha aperto delle nuove possibilità che possiamo sfruttare a nostro vantaggio anche in questo settore. Grazie ai Social Network possiamo rag- giungere un pubblico più ampio ed en- trare in contatto con i colleghi e profes- sionisti, oltre che poter svolgere opera- zioni di marketing mirato e a basso costo. Internet ha aperto le porte a nuove modalità di vendita e promozione, saperle sfruttare significa sopravvivere in un mercato selvag- gio dalla concorrenza spietata. Il nostro curriculum di reporter, attraverso il sito - portfolio, di cui ogni buon reporter è dotato, è potenzialmente disponibile 24 ore su 24 a tutti i photoeditor del mondo. Tutto sta nel capire come raggiungerli in maniera efficace, e questo è alla base dello studio del Personal Branding. Come si applica il Personal Brandig? Essenzialmente, significa pianificare una strategia di Personal Brand Identity che sia in grado di dare risalto ai nostri punti di for- za e ci permetta di conseguire un obiettivo a breve, medio, o lungo termine. Detto in modo ancora più semplice, si studia il proprio lavoro e le proprie capacità per promuoversi al meglio la propria immagine professionale. A livello pratico, si comincia dall’ap- profondire la conoscenza di se stes- si: può sembrare una fase banale, ma identificare le peculiarità del nostro la- voro e individuare il settore specifico di mercato in cui si vuole collocare ci por- terà ad aver svolto metà dell’opera. Tramite questa operazione di fatto si sta già identificando di conseguenza il tar- get di riferimento della nostra strategia di COSA SIGNIFICA FARE PERSONAL BRANDING? marketing, perchè si stanno rintracciando gli ambiti e i destinatari per cui è pensato il nostro lavoro fotografico. Per vincere l’assordante concorrenza che vi aspetta sarà una mossa vincente identi- ficare, inoltre, almeno un valore aggiunto, il più delle volte rappresentato da compe- tenze specifiche che arricchiscono la nostra proposta: software come Photoshop, Light- room, Indesign, videomaking e videoediting, conoscenza di lingue straniere, possibilità di utilizzo di droni o riprese a 360°, etc. La somma delle nostre capacità è la carta per emergere dalla massa. Ora non vi resta che lavorare alla vostra immagine online: comprate un dominio e apritevi il vostro sito personale, concepi- to come un Portfolio (ne parleremo nello specifico più avanti). Individuate i Social Network su cui volete lavorare e dedicatevi a produrre i contenuti per mantenerli vivi con costanza. E non dimenticate anche l’ impegno offline. Create una rete di professionisti con cui col- laborare per espandere la vostra offerta e investite il vostro tempo per promuovere il vostro lavoro con i mezzi che ritenete più idonei (newsletter, social network, blog, di- rette...). Ps: ricordate, sarete riusciti a fare dell’otti- mo personal branding quando centrerete il vostro obiettivo nei tempi prefissati. Anche le energie investite nel promuovere se stessi ripagano, e lo fanno in termini di contatti e visualizzazioni, per finire con le pubblica- zioni.
  • 13. 24 25 Nell’era digitale il portfolio si sviluppa sotto formadisitoonline.Essendoilvostrobigliet- to da visita è necessario costruirlo secondo alcune regole imprescindibili, che ora an- dremo a vedere insieme: - Deve contenere un numero limitato di servizi, progetti o reportage. Dovete far ve- dere di cosa siete capaci catturando nel mi- nor tempo possibile l’attenzione, eliminate tutto il superfluo e pubblicate solo l’essen- ziale. Valgono essenzialmente le stesse regole per fare un buon editing di un proget- to fotografico (vedi capitoli precedenti). - Scegliete una veste grafica pulita, organiz- zata e soprattutto intuitiva e facile da usare. Non distraete lo sguardo del visitatore con soluzioni grafiche ingombranti e date massi- mo risalto al vostro lavoro, le immagini. - Prima di caricare le immagini sul web, preoc- cupatevi di renderle tracciabili e non utiliz- zabili senza il vostro consenso. Esistono di- versi modi per farlo. Modificando le info-file, potete specificare che siete l’autore, in- serire il vostro copyright, oltre che aggiunge- re diciture come “Tutti gli utilizzi di quest’im- magine sono interdetti, ai sensi della Legge 633/41 e successive modifiche, e ai sensi del Trattato Internazionale di Berna sul Diritto d’Autore. La menzione del nome dell’au- tore e’ obbligatoria, ai sensi del DPR 19/79” (per approfondire http://www.fotografi.org/ digitali/firma.htm ). Certo, questi sono solo deterrenti, ma tramite queste accortezze sarà possibile scovare utilizzi impropri delle vostre fotografie. - Dedicate una pagina del vostro sito alla biografia, mostrando in maniera adeguata tutte le vostre competenze. Inserite il vostro curriculum per somme righe, ma cercate di farlo in una formula comunicativa che non risulti noiosa (ps: a volte in queste situazioni un pò di creatività sotto l’aspetto grafico può aiutare). Ricordatevi di aggiungere una vostra foto: essere in grado di dare un vol- to al fotografo della gallery che il visitatore ha appena sfogliato rende l’interazione più umana. - E’ fondamentale inserire una pagina de- dicata ai contatti corredata di mail, la zona IL PORTFOLIO in cui si opera, numero di telefono, collega- mento ai Social Network attivi e soprattut- to un format da compilare per inviarvi una mail. Se avete attivo un servizio di Newslet- ter, è qui che dovete aggiungere un rimando all’inserimento nella vostra mailing list. - Scegliete con attenzione la foto che aprirà la home del sito. Deve essere un’ imma- gine d’impatto che al contempo rappresenti al meglio il vostro lavoro. Se individuate di- verse immagini efficaci potete distribuirle in altre pagine del sito (ad esempio nella pagi- na dei contatti, oppure usarle per arricchire la sezio “biografia” con fotografie significa- tive). - Impegnatevi ad usare il vostro sito perio- dicamente. Non abbandonate mai il vostro spazio web a se stesso, controllate tramite Google Analytics il suo andamento, ottimiz- zate ogni sua pagina per la SEO, così da ren- derla raggiungibile dai motori di ricerca at- traverso le parole chiave. - Pensate a come potete aggiornare il sito. Potete dedicare uno spazio da aggiornare di volta in volta con l’ultimo servizio svolto (è un modo efficace per mostrare quanto si “batte il campo“). Trovate un sistema per mantenere attivo il traffico. - Un aspetto tecnico da non sottovalutare è che il sito deve essere resposive, ovvero deve adattarsi graficamente al device da cui si accede al sito, per migliorarne l’usabil- ità sopratutto da mobile. Internet ormai si utilizza con una tendenza vorticosamente in crescita da smartphone, quindi è fonda- mentale assicurarsi che il sito abbia questa caratteristica. - La comunità europea ha introdotto l’ob- bligo di avvertire i visitatori sui cookie (vedi cookie law http://www.garanteprivacy.it/ cookie) che vengono gestiti durante la navi- gazione nel portfolio. E’ brutto dover inserire un avviso noioso, ma è d’obbligo! - Fare un sito può essere complicato e frus- trante se non si ha complicità con il settore, perciò investite nel lavoro di un buon web designer e fatevi spiegare come poter essere autonomi nell’aggiornamento dei contenuti sul vostro sito. Seguendo questi punti riuscirete facilmente ad ottenere un sito efficente e ben imposta- to. Ricordate però di inserire solo i vostri miglio- ri contenuti: valgono tutte le regole elencate precedentemente per un editing corretto.
  • 14. 26 27 Ogni Social Network ha le sue peculiarità, quindi si utilizzano in modo differente a seconda degli obiettivi che ci si è prefissati. Il primo passo da fare è individuare su quali Social Media si vuole improntare la propria strategiadiPersonalBranding.Perfarlodob- biamo partire da una serie di valutazioni: - Innanzitutto individuate il vostro obiet- tivo: ottenere più click al sito, mettervi in contatto con altri professionisti, aumen- tare la visibilità di un progetto e così via. Elencatelevostreprioritàepoistudiateleca- ratteristiche di ogni piattaforma per pensare una strategia che le calzi a pennello. - Essere presente su alcune piattaforme può essere utile per interagire con community specifiche e scambiare informazioni utili per il tuo lavoro (aggiornamenti software, in- novazioni tecnologiche, recensioni di nuovi prodotti e tanto altro). Restare aggiornati è una delle regole d’oro per sopravvivere in un mondo in costante cambiamento e la possi- bilità di confrontarsi con altri professionisti a distanza è un’ottima occasione per scoprire cose nuove e stringere legami professionali. - Definite il tempo e le risorse che volete dedicare ai Social Media. Prima di aprire un profilo sui Social Network bisogna avere co- scienza dell’impegno che si dovrà dedicare a creare i contenuti ad esso dedicati. Sarà necessario valutare se si vuole investire nellesponsorizzazioniosecisivuoleaffidare ad un Social Media Strategist. Ma in entram- bi i casi sarà imprescindibile la necessità di avere sempre buoni contenuti da proporre e si dovrà impiegare tempo ed energia in pri- ma persona per la loro creazione. - Parole d’ordine: interazione. Le communi- ty virtuali, proprio come le relazioni umane, vanno alimentate. Essere attivi su un Social Network significa anche interagire con i pro- pri followers in modo sincero e continuativo. - I Social Media cambiano la modalità di fruizione del lavoro fotografico. La narra- zione di un reportage o di un progetto fo- tografico inizia il più delle volte ancor pri- I SOCIAL NETWORK ma della partenza. Come? Un post su Face- book sull’imminente lavoro da svolgere o una foto su Instagram che suggerisce che presto verrà pubblicato un’aggiorna- mento al sito, solo per fare degli esempi. Per ottenere davvero il massimo dalla nostra presenza sui Social Network, è fondamen- tale capire come sfruttare al meglio tutte le diverse possibilità di pubblicazione che il panorama ci offre per pianificare una co- municazione coerente e integrata tra tutte le piattaforme utilizzate. - Calendarizzate le vostre attività sui Social Network: per assicurarvi di essere presenti in modo costante sulle piattaforme che deci- derete di usare, organizzate le pubblicazioni future. Così facendo potrete assicurarvi di aver pronti i contenuti da pubblicare e potrete creare un programma settimanale da ripe- tere nel tempo. - Decidere di lavorare nell’ambito dei So- cial Media significa sapere di dover essere sempre aggiornati sulle modifiche degli al- goritmi che gestiscono le piattaforme (so- prattutto per quanto riguarda Instagram e Facebook). Prendete subito confidenza con le novità, che spesso arrivano per restare. - Lavorando sui Social Media spesso è bene studiare i migliori del campo. E’ utile indivi- duare i profili dei professionisti di riferi- mento del nostro settore, per osservar- ne attentamente la strategia di comu- nicazione. Se sono riusciti ad ottenere grandi numeri in termini di follower hanno senzadubbioadottatounmetodovincente,e seguendolisiimparavelocementeasfruttare al 100 % le potenzialità della piattaforma. - Prima di correre ad inaugurare profili sui variSocialNetwork,èbenevalutaresesarete in grado di sostenere nel lungo periodo l’im- pegno che la presenza attiva su queste piat- taforme comporta. Ragionare su questo pri- ma di iniziare vi eviterà di perdere tempo ad aprire pagine per poi lasciarle morire pochi mesi dopo la loro nascita. Ora per scegliere le community che fanno al caso vostro entriamo in merito delle carat- teristiche specifiche di ogni social network.
  • 15. 28 29 Linkedin è il social network professionale per definizione, poichè nasce proprio con lo scopo di rendere social anche la vita lavora- tiva. Andiamo a studiarne meglio tutti gli aspetti: - Di fatto, un profilo linkedin ben compilato riassume di per sè il curriculum vitae: con- tiene gli studi, le esperienze lavorative, certi- ficati di competenze, i progetti cui si è preso parte e tutti i riferimenti dei precedenti dato- ri di lavoro. Nellasezionecompetenze,abbiamoilprimo aspetto veramente innovativo della piatta- forma: gli altri utenti con cui ci colleghiamo, possono confermare le nostre competenze. Così facendo il social network riesce a resti- tuire un’immagine non falsata della propria esperieza. E’ evidente che se riusciamo ad ottenere parecchie conferme, per di più da profes- sionisti del settore, probabilmente attirere- mo con più facilità le attenzioni di agenzie, redazioni e photoeditor. - L’impegno a cercare di rappresentare il reale mondo lavorativo dell’utente è confer- mato anche dalla modalità con cui si entra in contatto con gli altri profili. Il Social Net- work difatti riconosce gli utenti con cui po- tremmo voler entrare in contatto sulla base di colleghi o aziende per cui si ha lavorato in comune, e ce li segnala secondo il grado di collegamento che abbiamo con loro (1°, 2° e 3°). Questo sottolinea che la rete di rapporti professionali che si crea online su Linkedi è su base reale. - Proprio come vale per gli altri Social Net- work, anche Linkedin è uno strumento utile per partecipare a gruppi di discussione de- dicati a settori professionali specifici e inter- facciarsi con altri professionisti. A questo proposito particolarmente interessante è la sezione Linkedin Pulse, attivata in lingua italiana giusto il mese scorso. Si tratta della partedellapiattaformadedicataalblogging: l’utente può pubblicare i propri contenuti, tracciandoli con le parole chiave in modo da indicizzarli sia per la piattaforma stessa LINKEDIN che per Google. Quest’aspetto è fondamen- tale perchè permette di effettuare ricerche, trasformando Linkedin anche in un’ottima risorsa per approfondimenti. - Di recente Linkedin ha lanciato in antepri- ma nei paesi anglosassoni la sezione Trend- ing Storylines. Si tratta di un aggregatore di notizie di tendenza scelte in base agli interessi e alle competenze dell’utente, con la possibilità di condividere, mettere like, commentare e aggiungere hashtag. Un al- tro modo per aggregarsi con la communi- ty di reporter freelance come te (Qui il link con la presentazione di Trending Storyline di Linkedin: https://www.youtube.com/ watch?time_continue=3&v=snYkqz7CA-Y ). - Un’altra peculiarità di questo Social Net- work è la capacità di mettere in collegamen- to chi cerca lavoro con chi lo offre e vicever- sa. Difatti permette di reclutare dipendenti o cercare collocamento in base alle compe- tenze. - Una cosa utile da sapere prima di comin- ciare ad utilizzare Linkedin è la tracciabilità della visualizzazioni del profilo. Se siete loggati sulla piattaforma quando ef- fettuate la ricerca (solo in questo modo sarà visibile il 100% del profilo cercato), l’utente riceverà una notifica della vostra visita. Questo è utile per avere coscenza di chi è in- teressato al nostro curriculum e alle nostre attività. - Cosa pubblicare su Linkedi? La risposta è: tutto ciò che è professionalmente rilevante. Aggiornamenti su pubblicazioni, lavori in corso, upgrade di competenze, collabora- zioni o cambiamenti sul proprio status la- vorativo sono solo alcuni esempi. Ora ne sapete abbastanza per creare il vostro profilo su Linkedin. Dotatevi di una buona foto profilo e fate il punto su tutte le informazioni che vi servono per comin- ciare.
  • 16. 30 31 Facebook è tra tutti il Social Network più intimo, il più delle volte gli utenti attivi su questa piattaforma vi condividono gran par- te della loro vita privata. Anche tramite un semplice profilo personale (senzadovercreareunaFanpage)èpossibile trasmettere l’impegno con cui svolgiamo il nostro lavoro proprio sfruttando questo lin- guaggio confidenziale. Ma andiamo ad analizzare meglio le possi- bilità che ci offre Facebook: - Pagina aziendale o profilo personale? Sinceramente, a meno che non siate già fotografi conosciuti nel vostro ambito, non credo abbia senso aprirne una. Direi il con- trario ad un fotografo matrimonialista che vuole promuovere un pacchetto particolare per le cerimonie di primavera sul proprio territorio. Un fotografo documentarista o un reporter di cronaca difficilmente hanno un prodotto da “piazzare” sul mercato di Face- book al di fuori della propria immagine e del proprio lavoro. Per come è impostato l’algoritmo di Face- book è veramente difficile riuscire a ottene- re interazioni con i post degne di nota senza ricorrere alle sponsorizzazioni a pagamento, che però non ci porterebbero certo all’ap- puntamento con una redazione. Usate solo il vostro profilo personale, dun- que, e ora vediamo come farlo nel migliore dei modi. - Seguite le pagine che possono essere utili al vostro lavoro. Un buon fotogiornalista sa che oggi tante informazioni utili vengono condivise proprio su questo Social Network. Se si sta seguendo un argomento è buona norma collegarsi alle pagine ufficiali degli attori della storia che vogliamo raccontare, attivare le notifiche per la pagina vi farà ris- parmiare tempo. Seguite tutte le pagine che credete possa- no stimolare la vostra mente di fotografi: pagine per concorsi, aggiornamenti tecno- logici, fotografi che vi ispirano, scuole di fo- tografia, agenzie fotogiornalistiche e testate editoriali. Se sarete in grado di ottenere un buonfeedsullavostrahome,anchescrollare la bacheca sarà un esercizio d’informazione, FACEBOOK un’occasione per la scoperta, uno stimolo per un nuovo progetto. - Le Dirette e le Stories: le Stories nascono con Snapchat, per poi essere assorbite all’interno di Instagram e Facebook. Si tratta di pubblicazioni video o foto della durata di sole 24 ore. Sicuramente vi servirà produrre delle buone Stories per Instagram, ma non è detto che sia una buona idea repostarle anche su Facebook. Su quest’ultimo non stanno riscontrando lo stesso successo che stanno avendo con Instagram.
  • 17. 32 33 Se la fotografia fosse un Social Network sarebbe senza ombra di dubbio Instagram. Nata nel 2010, a soli 3 anni dalla nascita del primo iPhone, questa piattaforma si acca- parra nei primi 2 mesi di vita un milione di utenti. Alla fine del 2017 conta 800 milioni di utenti attivi. Questi numeri dovrebbero aiutarvi a capire le dimensioni del fenomeno che, insieme alla mobile photography, ha rivoluzionato il mondo della fotografia. Ma andiamo per ordine e capiamo meglio di cosa stiamo parlando: - Instagram è un Social Network impostato in modo abbastanza rigido ed essenziale: ad oggi (ma non è sempre stato così) gli utenti possono pubblicare post con foto o video, (o piccoli album) corredati di testo, hashtag e geolocalizzazione. E’ poi possibile seguire gli altri utenti, commentare, mettere like, taggare ed effettuare ricerce per luogo, hashtagotag.L’unicolinkchepoteteinserire è nella vostra bio, che è limitata a pochi caratteri. La pubblicazione dei contenuti è strettamente temporale e consequenziale: i post si susseguono uno dopo l’altro (il primo è la pubblicazione più recente), organizzati in una griglia da tre colonne. - Instagram si è poi dotato anche delle Sto- ries: video, foto, boomerang, sondaggi e di- rette della durata di 24 ore (anche se è pos- sibile salvarle per metterle in evidenza sul proprio profilo rendendole così sempre dis- ponibili). Danno la possibilità di aggiungere testo descrittivo, lo swipe up per inserire un link, la geolocalizzazione, oltre che hashtag e tag. Dall’acquisizione su Instagram il loro l’uti- lizzo è sempre in crescita, sono l’aspetto più utilizzato e creativo del Social Network al momento e possono essere sfruttate in modo innovativo per pubblicare un servizio fotografico. Ma qual’è un buon contenuto per una Sto- ry o una Diretta? Contestualizzando queste nuove forme di comunicazione nel lavoro del fotogiornalista, è chiaro che è un modo INSTAGRAM
  • 18. 34 35 efficiente e veloce per informare dell’even- to che si sta seguendo o il servizio che si sta svolgendo, è un modo per rendere noto ciò su cui si sta lavorando. Spesso raccontare il “dietro le quinte” del proprio mestiere è utile per informare i col- leghi sull’aria che tira in una determinata situazione: stanno avvenendo degli scontri alla manifestazione oppure il corteo è pacifico? E’ una situazione “fotografabile” oppure se mi reco sul posto c’è un alto rischio di tornare a casa senza una foto buona? Spulciare le Stories dei colleghi ci fa rispar- miare tempo e ci permette di individuare immediatamente se c’è qualcuno sul posto per poterlo contattare per chiedere infor- mazioni. Le Stories, proprio come potete vedere nell’immagine della pagina precedente, permettono anche di presentare le proprie foto con una “impaginazione” accattivante e sono al contempo utili per dare un’occhia- ta rapidissima alle iniziative degli attori del nostro ambiente lavorativo. Per quanto riguarda le dirette, sfruttatele solo se vi trovate in una situazione dove sta succedendo qualcosa di veramente ri- levante. Generalmente le dirette vengono utilizzate per fare una chiaccherata dal vivo con i propri follower, ma il rapporto che il fotogiornalista crea con il proprio seguito si basa su presupposti diversi rispetto a quello degli Influencer con il proprio pubblico. - Instagram apre le strade a nuovi approc- ci creativi di storytelling: la sua struttura si presta perfettamente ai racconti continui nel tempo e frammentati. Ci sono tanti modi creativi per sfruttare la griglia con cui è orga- nizzato il profilo a proprio vantaggio. - Ogni quanto pubblicare? La community di Instagram abbandona velocemente i profili poco attivi, quindi il consiglio è di pubbli- care come minimo 3 post a settimana. Ovviamente, però, è fondamentale che tutte le foto pubblicate siano di buona qualità e coerenti con il resto del profilo. Se non disponete di contenuti con queste caratteristiche, sarà dunque preferibile as- pettare di avere del buon materiale invece che pubblicare delle immagini non in linea con il vostro lavoro su Instagram. - Instagram ha poi anche il suo servizio di messaggistica privata, Direct: un modo in più per interagire direttamente con gli altri utenti e creare relazioni più forti.
  • 19. 36 37 - Profilo aziendale o personale? Si con- siglia fortemente di passare il proprio pro- filo da personale ad aziendale. Lo switch è semplice e passa per la creazione (o il col- legamento, se già esistente) a una pagina Facebook. Se non volete attivare anche la pagina Facebook basterà crearla e metterla immediatamente offline. I vantaggi del profilo aziendale sono molteplici: permette l’accesso alle Insights, di valutare le Impressions (il numero di volte che un determinato contenuto è stato tras- messo su altri dispositivi, a prescindere dal- le effettive interazioni avvenute con il post), valutare le visualizzazioni del profilo. Ma cosa ancor più importante, dopo la pri- ma settimana dallo switch al profilo azien- dale, avrete accesso alle Insights relative a orario di visualizzazione dei vostri fol- lowers, la loro età, provenienza e genere. Questo vi aiuterà a pianificare giorni e orari di pubblicazione, ottimizzando le possibilità d’interazione con i vostri post. - E’ bene utilizzare Instagram anche come forma d’ispirazione: effettuare ricerche tra- mite geolocalizzazione e hashtag aiuta a capire le tendenze del social network, a sco- prire nuovi stili comunicativi e interfacciarsi con la community. - È importante studiare quali hashtag utiliz- zareinbasealsettoreincuisiopera:perogni tema (reportage, travel, cronaca, territori etc.) esistono community che si aggregano proprio sotto un hashtag comune e hanno spesso un profilo dedicato al repost dei mi- gliori scatti degli utenti. Individua hashtag e community coerenti con i tuoi contenuti (es. @igersitalia #igersitalia ). Sulla scelta degli hashtag è importante valutare anche la loro diffusione: se scegliamo per le nostre foto hashtag usati sulla piatta- forma migliaia di volte, la nostra foto resterà per un tempo brevissimo nei primi risultati di ricerca dell’hashtag, perché ogni minuto vengono pubblicate tante foto che lo con- tengono. Va da sè che se il nostro profilo scarseggia di followers e likes è consigliabile usare hashtag minori e usare quelli più fre- quenti solo quando anche i nostri numeri personali saranno cresciuti. - E’ fondamentale creare continuità temati- ca nel nostro profilo. Dedicarsi esclusivamente a un settore (mas- simo due, purchè affini) ci aiuterà ad entrare nelle community e a fidelizzare i nostri fol- lower. - Altro aspetto che ci aiuta in questo è la coerenza visiva: l’editing delle nostre foto deve essere sempre simile in modo da ren- dere il nostro profilo stilisticamente uni- forme. Possiamo sfruttare l’editing anche per differenziare i progetti o i reportage che pubblichiamo, decidendo di improntare unacoerenzastilisticasolotraiblocchid’im- magini che rientrano nello stesso lavoro. Questo è un modo intelligente di sfruttare l’organizzazione rigida dei contenuti det- tata da Instagram; se optiamo per questa soluzione ricordiamo però di mantenere comunque un filo conduttore tra tutte le nostre pubblicazioni. In sostanza, anche per Istagram, valgono tutte le regole per un buon editing o per un buon portfolio. - Non utilizzate i bot! Esistono app che, connettendosi al vostro account, interagiscono al posto vostro lasciando ai post di altri utenti like e commenti automa- tizzati, in modo da riceverne altrettanti. Altri vendono direttamente pacchetti di follower e likes. Questi meccanismi non funzionano poichè i bot possono comportarsi in modo inade- guato. Inoltre, per il più delle volte i profili che iniziano a seguirci o mettono like alle nostre foto non torneranno mai più a farci visita e anzi, toglierano il follow alla nostra pagina poco dopo averla messa. Infine, gli utenti riconoscono le interazioni originate da queste piattaforme, e non han- no interesse a mettersi in contatto con chi le usa. Ora hai tutte le carte per creare un profilo Instagam professionale, per gestire gli altri Social Network e per operare la tua strategia di Personal Branding. In bocca al lupo e buona luce!
  • 20. 38 39 TESTI A CURA DI Flavia Scalambretti Ricercatrice iconografica presso AGF, Fotografa e Socialmedia Expert Classe 1990. Mi sono avvicinata alla fotografia guardando diapositive su un tavolo luminoso quando ero molto piccola. Negli anni del liceo è arrivata in regalo la prima macchina fotografica e ho cominciato a studiare fotografia da autodidatta, per poi svolgere i corsi di reportage e post-produzione presso Officine Fotografiche a Roma. A pochi esami dalla Laurea sono entrata come stagista nello staff di AGF, Agenzia giornalistica fotografica. Qui mi occupavo di digitalizzare l’ar- chivio storico analogico, verificare le pubblicazioni, rispondere alle ricerche dei clienti, didascalizzare le foto che i nostri reporter ci inviano in ftp, e per la prima volta vi sono fatta un’idea tangibile del grande meccanismo che è un’agenzia fotogiornalistica. Dal 2011 lavoro in AGF come ricercatrice iconogra- fica, web marketing e social media. Ho conseguito la laurea in Scienze della Comunica- zione svolgendo la tesi “Prospettive del Fotogior- nalismo nella società digitalizzata”. flavia.scalambretti@gmail.com f.scalambretti@agf-foto.it https://www.linkedin.com/in/flaviascalambretti/ https://www.behance.net/flaviascalambretti https://www.instagram.com/flaviascala/ https://www.facebook.com/flavia.scalambretti?ref=bookmarks
  • 21. 40 41 • LANDSCAPE https://sproutsocial.com/landscape sito Perfetto per ottimizzare e ridimensionare le immagini per i social network: basta fare l’up- load, selezionare il social network a cui è destinata l’immagine e il formato, e effettuare il download. • CANVA https://www.canva.com/ App, versione free per Google Play e App Store o online, offre piani a pagamento con ab- bonamento annuale o mensile (12,95 € /mese per team), oltre offrire piani per aziende. Ottimo strumento per ridimensionare le immagini ottimizzandole per i social network o le newsletter, oltre che offrire la possibilità di creare infografiche, manifesti, e altri elaborati grafici utili per le attività di marketing. • EASY RELEASE https://itunes.apple.com/it/app/easy-release-model-release/id360835268?mt=8 https://play.google.com/store/apps/details?id=com.applicationgap.easyrelease&hl=it App, 10,99 € su App Store, 11,99 € su Google Play, offre acquisti in-app. ConsentediraccoglieretuttiidatielefirmerichiestesulproprioiPhone,epoiinviaall’utente un file PDF e JPEG della liberatoria. Utile e facile da usare: consente di recuperare infor- mazioni sul modello ed il testimone dai propri contatti. TOOLS
  • 22. 42 43 Inoltre, consente di recuperare i dati relativi al luogo degli scatti da una lista di dati utilizzati precedentemente. Fornisce in dotazione modelli di liberatorie standard per modello e per proprietà in 13 lingue. • GOOGLE ALERTS https://www.google.it/alerts App e desktop, free per App Store e Google Play Invia una notifica quando viene pubblicato un contenuto che coincide con le proprie key- word, utile per seguire tematiche specifiche. • VSCO https://vsco.co/ App e sito, Free per App Store e Google Play (ma dovrete acquistare i pacchetti di filtri tra- mite acquisti in-app). I filtri più professionali sul mercato delle app probabilmente li troverete qui. Realistiche rivisitazioni delle peculiarità della pellicola, i filtri VSCO si associano agli stru- menti di postproduzione fotografica di base, con l’utile possibilità di salvare la propria Recipe, per poterla applicare tale e quale ad altri scatti. Preziosissimo strumento per creare continuità stilistica e cromatica tra le nostre fotografie. VSCO è inoltre una community di fotografi, dove è possibile pubblicare le proprie fotografie e scambiare interazioni con gli altri utenti. • HIPSTAMATIC http://hipstamatic.com/camera/ App, 3,49 € per App Store (ma dovrete acquistare i pacchetti di filtri tramite acquisti in-app), non disponibile per Google Play. E’ un’app che permette di modificare le vostre immagini e aggiungere filtri intensi dall’aspetto retrò. • ENLIGHT https://www.apple.com/it/search/enlight?src=globalnav App, 4,49 € per App Store, non disponibile per Google Play. Una delle app pluripremiate dell’App Store, è ricchissima di strumenti e potenzialità. Livelli, pennello correttivo e timbro clone da utilizzare con il dito sullo smartphone, filtri e postpro- duzione, per una delle applicazioni fotografiche più complete sul mercato mobile. Free per App Store e Google Play (ma dovrete acquistare i pacchetti di filtri tramite acquisti in-app).
  • 23. 44 45 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE Walter Guadagnini, Una storia della fotografia del XX e XXi secolo, Zanichelli Grazia Neri, La mia fotografia, Feltrinelli Claudio Marra, Fotografia e arti visive, Carocci Editore AA.VV, L’uso delle immagini, Num 23 di Progetto Grafico, Edizioni Aiap Charlotte Cotton, La fotografia come arte contemporanea, Einaudi Fred Ritchin, Dopo la fotografia, Einaudi Ando Gilardi, La stupidità fotografica, Johan e Levi John J. Morris, Get the Picture, Contrasto edizioni John Berger, Sul guardare, Bruno Mondadori edizioni Giovanna Calvenzi, Le cinque vite di Lisetta Carmi, Bruno Mondadori edizioni AA.VV, Ed It, Sspam Luigi Ghirri, Lezioni di fotografia, Quodlibet Susan Sontang, Davanti il dolore degli altri, Oscar Mondadori U. Lucas e T. Agliani, La realtà e lo sguardo. Storia del fotogiornalismo in Italia, Torino, 2015, Einaudi M. Heiferman. Photography changes everything, New York, 2012, Aperture Foundation I. Alison iRevolution, appunti per una storia della mobile photography, Roma, 2015, Postcard
  • 24. 46 47 RINGRAZIAMENTI Interational Journalism Festival 2018 Venerdì 13 Aprile 2018, Perugia Un ringraziamento speciale a tutto lo staff dell’International Journalism Festival di Perugia , per aver organizzato la manifestazione e averci dato l’opportunità di partecipare. https://www.festivaldelgiornalismo.com/ https://www.facebook.com/journalismfest https://twitter.com/journalismfest https://www.instagram.com/journalismfest/
  • 25. ADDRESS Via Salaria 332, 00199 Roma ONLINE www.agf-foto.it redazione@agf-foto.it CALL (+39) 06 841 57 15